ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18555

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 718 del 14/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: BARBATO FRANCESCO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 14/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 14/11/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 20/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Fasi iter:

MODIFICATO PER MINISTRO DELEGATO IL 20/11/2012

SOLLECITO IL 19/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18555
presentata da
FRANCESCO BARBATO
mercoledì 14 novembre 2012, seduta n.718

BARBATO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri, al Ministro della difesa, al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

il trinitrotoluene meglio noto come «tritolo» e spesso abbreviato con la sigla «TNT» è un nitroderivato aromatico ottenuto per nitrazione del toluene;

il 20 giugno 1989 il giudice Giovanni Falcone si trovava in vacanza sulla costa dell'Addaura in Sicilia, in una villa che aveva affittato per l'estate. Falcone si trovava con la sua scorta e la villa affacciava sulla spiaggia. Quella sera a casa di Falcone c'erano anche i magistrati svizzeri Claudio Lehmann e Carla Dal Ponte, che in quei mesi stavano indagando su un traffico di denaro dalla Sicilia alla Svizzera. Nell'occasione furono scoperti dagli uomini della scorta in perlustrazione sulla spiaggia una borsa contenente cinquantotto candelotti di dinamite. L'episodio passerà alle cronache come il fallito attentato all'Addaura;

il 23 maggio 1992 il magistrato Giovanni Falcone muore insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti di scorta Rocco Dicillo, Vito Schifani e Antonio Montinaro nella strage denominata di «Capaci», nella quale furono impiegati circa cinquantotto candelotti di tritolo, quasi 1800 chilogrammi;

il 19 luglio 1992 in via D'Amelio a Palermo muore il magistrato Paolo Borsellino con gli agenti di scorta Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cosina e Claudio Traina in un attentato nel quale furono impiegati circa 100 chilogrammi di tritolo;

nel 2011 organi di stampa nazionali e locali informano i lettori che sono stati trovati nel giardino della casa di Massimo Ciancimino, vicino ai serbatoi dell'acqua, ben 13 candelotti e 21 detonatori;

il 9 novembre 2012 a seguito dell'operazione «Goral», il quotidiano Il Mattino edizione Napoli informa che a Torre del Greco (Napoli), contestualmente all'azzeramento dei vertici ed eserciti dei tre clan, è stato portato alla luce «anche uno sconcertante dettaglio che riguarda l'approvvigionamento di tritolo, quel tritolo che gli «scissionisti» del clan Di Gioia hanno utilizzato per punire i commercianti che continuavano a pagare il pizzo e quelli che si erano schierati contro la camorra, denunciando i clan di Ercolano»; inoltre si apprende dai verbali delle deposizioni di alcuni pentiti che il tritolo lo prendevano «lungo i litorali della costa torrese dove è ancora possibile ritrovare residuati bellici. Nell'articolo si fa riferimento ad un attentato punitivo ai danni di un commerciante torrese del settore alimentare spiegando che il tritolo impiegato negli «ordigni così micidiali che non solo i due affiliati avevano paura di maneggiarli, ma che nell'esplodere provocarono la distruzione di una pasticceria e di alcune auto in sosta nei paraggi, ma anche traumi acustici alle persone residenti in zona. Poteva essere una strage»;

il 12 novembre 2012 è stato tratto in arresto un pescatore di anni 57, di Santa Flavia, per le stragi di mafia del 1993-1994 a Firenze, Roma e Milano, su disposizione del gip del tribunale di Firenze, Anna Favi. Per gli inquirenti sarebbe colui che fornì gli ingenti quantitativi di tritolo utilizzati tra l'altro per gli attentati di via Fauro a Roma, di via dei Georgofili a Firenze e di via Palestro a Milano. L'uomo avrebbe fornito l'esplosivo anche per la strage di Capaci del 23 maggio del 1992, Ad accusare il pescatore è stato il neo collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza, ex uomo di fiducia dei boss di Brancaccio;

per le cronache del 12 novembre 2012 gli «ingenti quantitativi di tritolo sono ricavati dal recupero in mare di residuati bellici, successivamente utilizzati dal commando mafioso per il compimento delle stragi a Roma in via Fauro il 14 maggio del 1993; Firenze, in via dei Georgofili il 27 maggio; Milano, in via Palestro il 27 luglio del 1993; Roma-San Giovanni in Laterano e San Giorgio al Velabro il 28 luglio 1993) e Roma, allo Stadio Olimpico il 23 gennaio 1994. D'Amato è accusato di strage, devastazione e di detenzione di ingenti quantitativi di esplosivo, per aver concorso agli attentati, tra l'altro, con i boss Totò Riina, Bernardo Provenzano, Filippo e Giuseppe Graviano e Matteo Messina Denaro. Secondo l'accusa, l'esplosivo recuperato da D'Amato venne consegnato al commando predisposto dal boss Francesco Tagliavia. Tagliavia è stato l'ultimo boss ad essere stato condannato in primo grado a Firenze, nel 2011, per le stragi. Gli investigatori risalirono a Tagliavia grazie alle testimonianze di Spatuzza»;

Cosimo D'Amato, non è mai entrato in inchieste su «Cosa nostra», ha solo piccoli precedenti per contrabbando e per false dichiarazioni sull'identità: «è stato lui, secondo la Dia fiorentina, che lo ha arrestato, a consegnare, nel tempo, circa 800 chili di tritolo ai «commando» mafiosi che hanno messo a segno gli attentati. In totale, gli inquirenti hanno calcolato che per le stragi sono stati usati quasi 1.300 chili di esplosivo, anche T4 e pentrite (http://www.asca.it);

sarebbe stato appurato da indagini investigative condotte dalla direzione investigativa antimafia di Napoli che la camorra negli ultimi venti anni si sarebbe approvigionata di tritolo dai residuati bellici disseminati lungo la costa partenopea, e che, negli ambienti della criminalità organizzata la cosa fosse nota ai più;

quest'anno sono appunto venti anni esatti dalle stragi di Capaci e di Palermo (via D'Amelio);

non si escluderebbe, collegando i dati, un filo tra Campania e la Sicilia;

non è dato di sapere se la tecnica di impiegare tritolo da residuati bellici sia stata mutuata dalla camorra e trasferita alla mafia o viceversa;

le operazioni di approvvigionamento di materiale esplosivo da residuati bellici non sono tecniche facilmente erudibili a guisa di autodidattismo ma svolte sotto l'egida di personale qualificato e formato a tali procedure per la pericolosità ed i delicati passaggi richiedenti tra l'altro anche strumenti non facili da reperire sul mercato balistico -:

sarebbe quanto mai necessario disporre, mediante il più alto personale tecnico professionale disponibile e le più avanzate tecnologie esistenti sul mercato, una verifica/esame balistico-chimica della natura compositiva del tritolo impiegato in tutti i casi citati per compararlo quello usato dai clan camorristici napoletani e dintorni (Torre del Greco) e quello usato in Sicilia nelle diverse stragi o mancati attentati (vedasi Addaura) ma anche con la tipologia di tritolo rinvenuta nel Giardino di Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino condannato per associazione mafiosa nonché con il tritolo di provenienza bellica dei fondali napoletani e siciliani;

di quali elementi disponga il Governo in ordine a eventuali verifiche circa gli aspetti appena evidenziati e quali iniziative per quanto di competenza, intenda eventualmente assumere al riguardo;

di quali notizie disponga il Governo, mediante ricerche interne negli archivi, circa un eventuale monitoraggio dei residuati bellici dal secondo dopo guerra ad oggi disposto dai vari Ministri della difesa succedutisi negli anni e quali iniziative intenda assumere nell'eventualità che detto monitoraggio non sia mai stato effettuato. (4-18555)