ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18541

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 718 del 14/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 14/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI delegato in data 14/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18541
presentata da
GIORGIO JANNONE
mercoledì 14 novembre 2012, seduta n.718

JANNONE. -
Al Ministro del lavoro e delle politiche sociali.
- Per sapere - premesso che:


la realtà lavorativa italiana vede un variegato insieme di contratti di lavoro precari, lavoratori a termine «involontari», partite iva e collaborazioni fittizie o inquadramenti part-time, con giovani che tentano di inserirsi in un contesto dove si urla «largo ai giovani» ma ognuno tende a conservare tenacemente il proprio posto fisso. Secondo un'indagine condotta dal centro studi Datagiovani, che analizza l'andamento del precariato giovanile negli ultimi otto anni, nel 2009 è avvenuto il sorpasso tra percentuale di occupati adulti rispetto ai giovani, con un divario che nel primo trimestre del 2012 si attesta intorno ai 5 punti percentuali. Il segnale di deterioramento del mercato del lavoro giovanile è rappresento proprio dalla crescita del precariato, la cui incidenza tra gli under 35 è raddoppiata in otto anni, passando dal 20 per cento del 2004 al 39 del 2011 e nel primo trimestre 2012 si sarebbe già sfondato il muro del 40 per cento. Un giovane su due con meno di 24 anni è precario, circa il 23 per cento tra i 25 e i 34 anni, contro percentuali pressoché dimezzate per le classi d'età più mature. Si tratta di un fenomeno più evidente tra le donne, dove la crescita, negli ultimi otto anni, è quasi doppia rispetto agli uomini. L'indagine fa una distinzione tra le tipologie di precariato: degli oltre 3,5 milioni di precari italiani nel 2011 (il 15,5 per cento degli occupati totali) i lavoratori a termine involontari (che vorrebbero cioè un contratto a tempo indeterminato) sono circa 2,2 milioni; i lavoratori part-time involontari sono oltre 1,1 milioni, quasi l'80 per cento donne; è in diminuzione il fenomeno dei dipendenti «mascherati» da collaboratori (162mila) o partite iva (77mila);

per quanto riguarda la preparazione al mondo del lavoro ed il livello di istruzione degli occupati, si nota che la laurea non è più un lasciapassare per accedere a un'occupazione stabile. A meno che non si tratti di una laurea «tecnica»: oggi il «saper fare» conta più del semplice «saper». Infatti i laureati in ingegneria, architettura o scienze mediche hanno una probabilità di precarizzazione intorno al 10 per cento, pari alla metà dei laureati in discipline umanistiche o dei diplomati in istituti magistrali, licei artistici e linguistici. Per chi si è diplomato in un istituto tecnico la probabilità di precarizzazione è del 12,6 per cento non distante da quella di un medico o un ingegnere. L'altro scotto da pagare per i precari è la disparità di salario: un precario percepisce dal 20 per cento al 33 per cento in meno nella retribuzione netta mensile rispetto a un collega non precario. Sarà per questo che le aziende italiane sembrano restie a concludere contratti «definitivi», agevolate da leggi nate per aumentare la cosiddetta flessibilità;


datagiovani ha rilevato che l'Italia rispetto a tutti i principali Paesi europei partiva nel 2001 da una incidenza di contratti a termine molto più bassa: 9,6 per cento nel complesso, contro il 12,4 per cento della unione europea a 27 e della Germania, il 14,9 per cento della Francia e il 32 per cento della Spagna. Nella fascia 15-24 anni l'Italia era ampiamente sotto la media dell'Unione: il 23,3 per cento contro il 35,9 per cento. Poi nel 2004 si è avuto il giro di boa. Con l'entrata in vigore della legge Biagi, il numero dei contratti a termine è cresciuto in modo vertiginoso, fino ad arrivare al 50 per cento dei contratti nel 2011 è trattato di aumento di quasi il 27 per cento Giovani, con un costo del lavoro notevolmente ridotto negli ultimi anni e senza alcuna certezza di assunzione -:



quali iniziative il Ministro intenda adottare al fine di dare avvio ad una riforma generale del mercato del lavoro in cui stabilire un ben determinato limite temporale alle varie forme di precariato per inquadreale, in seguito, in contratti di assunzione a tempo indeterminato.
(4-18541)