ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18536

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 718 del 14/11/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 14/11/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA GIUSTIZIA
  • MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA GIUSTIZIA delegato in data 14/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18536
presentata da
GIORGIO JANNONE
mercoledì 14 novembre 2012, seduta n.718

JANNONE. -
Al Ministro della giustizia, al Ministro dell'economia e delle finanze.
- Per sapere - premesso che:

il carcere vive in Italia un periodo particolarmente difficile, non soltanto sullo scandalo di 66.000 detenuti stipati in 45.000 posti, ma ancor più sul fatto che 7 detenuti 10 tornino poi a delinquere se hanno espiato la loro pena tutta in carcere, mentre soltanto una percentuale tra il 12 per cento e il 19 per cento incorre in questa recidiva se durante la detenzione in carcere ha avuto la possibilità di fare veri lavori per conto di imprese o cooperative esterne che li assumono grazie agli incentivi fiscali e contributivi introdotti nel 2000 dalla legge «Smuraglia», dal senatore allora promotore della legge;

dal 2000 la legge è stata rifinanziata sempre con gli stessi fondi: 4,6 milioni di euro l'anno, che a causa dell'effetto dell'inflazione e della crisi, stanno diventando una cifra veramente irrisoria, che, al momento, consente di entrare in questo circuito lavorativo soltanto a 2.257 detenuti su 66.000. E siccome i soldi per quest'anno riescono a coprire soltanto fino ad agosto, i posti di lavoro si sono già ridotti. In Lombardia, ad esempio, i detenuti impiegati da ditte esterne sono stati nei primi 6 mesi dell'anno 310 contro i 470 del primo semestre 2011; e comincia a dover fare i conti con la situazione anche il caso-pilota di Padova, visitato nei giorni scorsi dal Ministro della giustizia, carcere nel quale i detenuti impiegati dal «Consorzio Rebus» gestiscono il call center delle asl venete, assemblano valige di una nota marca, costruiscono 150 bici l'anno, digitalizzano i servizi delle camere di commercio, ricevono premi internazionali per il famoso panettone culmine della loro pregiata pasticceria;

va persino peggio all'altra tipologia di lavoro che in teoria dovrebbe essere assicurata a tutti i condannati e che invece solo per 13.691 detenuti ha dato luogo a miniperiodi da «lavoranti» per le necessità pratiche dentro il carcere come spesini, scopini, scrivani, porta vitto, gabellieri, manutentori: lavoro certo meno significativo di quello di chi opera per ditte esterne con ben altre pretese di tempi e standard qualitativi, che dunque non funziona da «ponte» tra la fine della pena e il ritorno nella società, ma che almeno allevia per qualche ora al giorno il sovraffollamento nelle celle, non lascia inattivi i detenuti e offre loro la possibilità di mettere da parte qualche quattrino. Ma anche qui le mercedi sono ferme al 1994, e il capitolo «industria» del bilancio della direzione dell'amministrazione penitenziaria (Dap), con il quale vengono retribuiti i detenuti che lavorano nelle officine gestite dall'amministrazione penitenziaria per arredi e biancherie dei nuovi padiglioni in realizzazione, ha subito un taglio addirittura del 71 per cento in due anni, in picchiata dagli 11 milioni di euro del 2010 ai 3,1 milioni del 2012;

è un'amnesia sociale ancor più miope se si pensa a tutti gli sterili «allarmi sicurezza» lanciati ad ogni eclatante delitto in questa o quella metropoli. Altro che esercito nelle città: ogni punto percentuale di recidiva che si riuscisse ad abbassare vorrebbe infatti dire quasi 700 ex detenuti restituiti alla società senza che delinquano più e senza dunque che infliggano ai cittadini i costi dell'insicurezza. E vorrebbe anche dire un risparmio netto per lo Stato di 35 milioni di euro l'anno, visto che le stime più contenute indicano in 140 euro al giorno il costo del mantenimento di un detenuto. Per fare un raffronto, il primo provvedimento dell'attuale Governo, nei primi tre mesi di applicazione ha fatto passare dalle celle ai domiciliari appena 312 detenuti e ha impedito che altri 3.000 vi entrassero per una manciata di ore con il noto fenomeno delle «porte girevoli»; il segmento del piano-carceri in via di attuazione investe 228 milioni di euro per avere entro il 2014 circa 3.800 posti in più nelle carceri tra ristrutturazioni e ampliamenti degli istituti. Sottrarre invece alla recidiva un pari numero di detenuti richiederebbe una ventina di milioni l'anno, ma solo in costi fissi ne farebbe risparmiare più di 250 allo Stato -:

quali iniziative i Ministri interrogati intendano adottare al fine di integrare con maggiori risorse economiche il fondo destinato alle attività di reintegrazione sociale dei detenuti;

quali iniziative il Ministro della giustizia intende adottare al fine di migliorare i programmi di lavoro esterno alle strutture carcerarie, cui possono partecipare alcune tipologie di detenuti. (4-18536)