BERNARDINI, BELTRANDI, FARINA COSCIONI, MECACCI, MAURIZIO TURCO e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
secondo quanto riportato dal quotidiano Il Mattino di Padova il 5 novembre 2012, un detenuto tunisino di appena 26 anni, rinchiuso nel quarto blocco della casa di reclusione Due Palazzi, è deceduto inalando il gas contenuto in una bomboletta del fornellino da campeggio utilizzato dai carcerati per preparare un caffè o qualche bevanda calda;
l'uomo stava scontando una pena per detenzione di sostanze stupefacenti a scopo di spaccio. Si trovava in una cella da due ed era rimasto solo: il compagno era uscito per l'ora d'aria. Chi lo aveva incontrato sabato, giura che aveva l'aria tranquilla come sempre. Sono stati gli agenti di polizia penitenziaria a dare l'allarme e a sollecitare l'intervento dell'ambulanza: nel consueto «giro» di controllo, si sono accorti del giovane magrebino finito a terra, svenuto;
il direttore del Due Palazzi, il dottor Salvatore Pirruccio, ha dichiarato: «Sarà l'inchiesta della magistratura a fare luce su questa morte. Comunque sembra che la causa sia stata l'inalazione di gas: alcuni detenuti, essendo tossicodipendenti, cercano lo sballo anche con tale sostanza. Tuttavia basta perdere i sensi e si va oltre... Purtroppo il copione è sempre quello. Chi vuole uccidersi, in genere impiega sistemi diversi. Per quanto riguarda il sovraffollamento siamo a quota 880 detenuti, praticamente il doppio della capienza»;
fino al 31 ottobre 2012 sono state 136 le morti complessive nelle carceri italiane, fra cui 51 suicidi (erano rispettivamente 142 e 46 nel 2008) -:
di quali informazioni disponga il Ministro sui fatti riferiti in premessa e, in particolare, se non intenda avviare, nel rispetto e indipendentemente dall'inchiesta che sulla vicenda ha aperto la magistratura, un'indagine amministrativa interna volta a verificare eventuali responsabilità amministrative o disciplinari dell'amministrazione penitenziaria, anche alla luce della forte carenza di personale che limita inevitabilmente le possibilità di vigilanza sui detenuti;
se ritenga necessario assumere iniziative normative volte a modificare il regolamento sull'ordinamento penitenziario al fine di assicurare, attraverso una maggiore personalizzazione del trattamento, una «detenzione giusta», rispettosa del diritto alla vita e degli altri diritti fondamentali degli individui, se del caso, istituendo in ogni carcere degli appositi presidi specializzati per prevenire il rischio delle morti violente e le altre emergenze legate ai disagi psicologici dei detenuti, in specie di quelli tossicodipendenti. (4-18393)