ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18267

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 708 del 24/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: TOTO DANIELE
Gruppo: FUTURO E LIBERTA' PER IL TERZO POLO
Data firma: 24/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 24/10/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18267
presentata da
DANIELE TOTO
mercoledì 24 ottobre 2012, seduta n.708

TOTO. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:

nel corso di un incontro svoltosi il 18 ottobre 2012 presso la prefettura di Napoli, al quale partecipavano numerosi sindaci del casertano, varie autorità civili e militari, amministratori di enti locali, il sacerdote di una parrocchia sita nel comune di Caivano, in provincia di Napoli, nonchè i prefetti di Caserta e di Napoli, occorreva, a causa di un'inopinata esternazione di quest'ultimo, dottor De Martino Andrea, un episodio increscioso quanto sbalorditivo;

il sunnominato funzionario statale, improvvisamente interrompendo l'intervento che il sacerdote presente alla riunione, don Maurizio Patriciello, era intento a svolgere, lo redarguiva con modi grevi e resi ancor più ostici da un'imbarazzante topica grammaticale, imputandogli la reità di lesa maestà nei confronti della dottoressa Carmela Pagano, collega del nominato funzionario statale, per averla più volte appellata «signora» in luogo di «prefetto» o di «signor prefetto» come, a sua opinione, il sacerdote avrebbe dovuto, invece, «omaggiare» la dottoressa Pagano, per «rispetto», esternava il funzionario, «delle Istituzioni»;

i mezzi di comunicazione hanno diffuso la notizia e la registrazione audiovisiva dell'episodio che, nella sua dozzinale manifestazione, ha destato scalpore, riprovazione e sdegno nei commentatori degli organi di stampa ma anche presso l'opinione pubblica;

in effetti, per un malinteso e deprimente, a parere dell'interrogante, senso di «rispetto» delle istituzioni, sorprendentemente superficiale e vacuamente formale, e con una manifesta insensibilità e inappropriatezza valutativa, aggravate dall'estraneità di contesto, per essere stata convocata la riunione su delicatissime questioni, intorno alle quali l'azione dello Stato, a tutela del popolo sovrano, si è appalesata sin troppo inadeguata, e che avrebbero dovuto preoccupare e indurre, il funzionario statale per primo, a ben altra solerte attenzione, il medesimo, repentinamente, evidentemente compulsato da un'inopportuna interpretazione del proprio ruolo, reclamato, col preteso motivo del «rispetto istituzionale», alla stregua di una deferente e nostalgica «eccellenza», contestava, al malcapitato sacerdote, la riferita, supposta colpa «in dicendi» con veemenza, improvvida e concitata. Di più, il funzionario si esprimeva, come agevolmente può constatarsi dalla visione e dall'ascolto del reperto audiovisivo, rintracciabile su una quantità sterminata di siti web, con un linguaggio cacofonico nella forma e nella sintassi, e perciò stesso irrispettoso, a parere dell'interrogante, anche del decoro istituzionale;

si è purtroppo costretti più volte a registrare circostanze, come quella rappresentata, che danno eloquente prova di un'intollerabile sproporzione tra la personalità di soggetti che ricoprono ruoli più o meno importanti e le esigenze, le implicazioni, le situazioni le responsabilità riconnesse a quei ruoli e, più specificatamente, le attitudini, le duttilità, le qualità, le affinità instate dalle mansioni e dai compiti loro propri. Con una frequenza e con un rilievo di funzioni preoccupanti, è dato di constatare, talora, l'inadeguatezza, talaltra, la conflittualità congenita tra la condotta di taluni rappresentanti delle istituzioni e le cariche da essi rivestite. Quello di specie appare, a opinione dell'interrogante, un caso di inadeguatezza per «afasia culturale» avendo, il detto funzionario, manifestato, di tutta evidenza, un'epistemologia delle relazioni tra istituzioni e cittadini apoditticamente concepita sul piano di un'arcaica e inane dignità formale, deleteriamente aggrappata a un'idea di sudditanza dei cittadini al cospetto di «dignitari» istituzionali. Una visione, in altri termini, offensiva, questa sì, di soggetti «esposti», com'è il caso di don Maurizio Patriciello, per colpa di croniche e diffuse incapacità delle istituzioni e degli uomini che le rappresentano, a rischi e pericoli insiti in impropri ma necessitati ruoli di «supplenze», rispetto ai quali il funzionario avrebbe egli stesso meritato, nella sua veste di rappresentante delle istituzioni manchevoli, carenti, latitanti, l'esecrazione di qualunque cittadino -:

se il Ministro sia al corrente della circostanza narrata e se non ritenga, alla luce del riferito episodio e della sua pubblica e vastissima eco, di valutare l'additata condotta del menzionato funzionario, dottor Andrea De Martino, e, ove ne condivida la disapprovazione, di, eventualmente, attivare le procedure per la sua destinazione ad altri incarichi, implicanti solo relazioni interne all'amministrazione di appartenenza, al fine di prevenire analoghe intemperanze, almeno in presenza di soggetti ad essa estranei;

se il Ministro interrogato non ritenga di adottare ogni utile e opportuna iniziativa di audit interno per rilevare l'ampiezza e la consistenza del fenomeno, nel quale quello in esame si inscrive, con l'obiettivo di agire affinchè i dipendenti dell'amministrazione siano educati o, a seconda dei casi, rieducati, a un corretto senso dell'autoreferenzialità perchè ciascuno scorga, senza indugio, nell'incarico espletato, non il profilo di una supposta ed erronea superiorità di status rispetto ai cittadini ma quello di servizio ai medesimi, in quanto membri del popolo sovrano costituzionalmente legittimati ad esercitarne le prerogative, i quali possono anche, malauguratamente, incorrere in involontarie e formali inesattezze lemmatiche, comunque scusabili, mentre non può essere dato di tollerare nei loro servitori alcuna sostanziale «inesattezza», della natura di quelle oggetto della riunione nel corso della quale è occorso il deplorevole episodio di cui si è reso protagonista il nominato funzionario. (4-18267)