ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/18076

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 701 del 11/10/2012
Firmatari
Primo firmatario: DI PIETRO ANTONIO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 11/10/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI
Ministero/i delegato/i a rispondere e data delega
Delegato a rispondere Data delega
PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 11/10/2012
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'ECONOMIA E DELLE FINANZE delegato in data 06/11/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-18076
presentata da
ANTONIO DI PIETRO
giovedì 11 ottobre 2012, seduta n.701

DI PIETRO. -
Al Presidente del Consiglio dei ministri.
- Per sapere - premesso che:

l'11 luglio 2012 Vittorio Grilli è stato nominato Ministro dell'economia e delle finanze, succedendo al Presidente del Consiglio dei ministri Mario Monti che ricopriva tale incarico ad interim dal momento dell'insediamento del Governo (16 novembre 2011);

il 29 settembre, attraverso gli organi della stampa, sono state pubblicate le intercettazioni telefoniche del luglio 2011 tra Vittorio Grilli, all'epoca direttore generale del tesoro, e Massimo Ponzellini, all'epoca presidente della Banca popolare di Milano, all'epoca sotto ispezione della Banca d'Italia a causa dell'emersione di diverse irregolarità nell'attività;

ad avviso dell'interrogante, dal tenore delle conversazioni risulta chiara la volontà di Vittorio Grilli di chiedere a Massimo Ponzellini una sponsorizzazione in ambito politico che agevolasse la sua nomina a governatore della Banca d'Italia - all'epoca, infatti, l'attuale Ministro appariva in lizza, insieme ai nomi di Fabrizio Saccomanni e Lorenzo Bini Smaghi, per la successione a Mario Draghi;

ad avviso dell'interrogante, la telefonata effettuata dal Grilli al Ponzellini è molto grave, in quanto è inaccettabile che il Grilli tentasse di scavalcare i concorrenti alla poltrona ambita chiedendo aiuto, in segreto - e ciò è testimoniato dalla sua richiesta di silenzio invocata nelle conversazioni - al presidente di una Banca già ufficialmente sotto ispezione e che poi, come eventuale Governatore, avrebbe dovuto regolare; dal tenore delle conversazioni, ad avviso dell'interrogante, risultano completamente stracciati i doveri di autonomia e la garanzia di indipendenza richiesti dalla carica cui il Grilli - per fortuna invano - aspirava;

qualche settimana prima della pubblicazione delle suddette intercettazioni telefoniche, gli organi della stampa hanno pubblicato una notizia uscita dalla procura di Napoli: dalle indagini in corso sul presidente di Finmeccanica Giuseppe Orsi - inquisito per corruzione e riciclaggio internazionale in ordine, tra le altre cose, alla vicenda della superconsulenza di 51 milioni nella commessa degli elicotteri Agusta ottenuta in India - sarebbe emersa l'esistenza di contratti di consulenza stipulati tra una azienda del gruppo Finmeccanica o Finmeccanica stessa e la signora Lisa Lowestein, esperta d'arte nonché ex moglie del Ministro Grilli;

ad avviso dell'interrogante giova ricordare che nel dicembre 2011 l'allora presidente di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, ha rassegnato le sue dimissioni, dopo essere rimasto travolto dall'inchiesta giudiziaria sugli appalti dell'Ente nazionale di assistenza al volo (Enav), che lo vede coinvolto insieme alla moglie Marina Grossi, amministratrice delegata della controllata Selex-Sistemi Integrati, oltre al suo collaboratore e braccio destro Lorenzo Borgogni, ex responsabile alle comunicazioni esterne di Finmeccanica, indagato e autosospesosi per la stessa vicenda;

le inchieste giudiziarie che riguardano il gruppo italiano Finmeccanica - azienda ritenuta strategica dal Governo e fiore all'occhiello del tessuto industriale italiano - si susseguono e ne minano la credibilità e la forza a livello internazionale: va segnalato in proposito che nel 2011 la quotazione del titolo di Finmeccanica in borsa era di circa 9,2 euro mentre ora è scesa a 2-3 euro;

il 2 ottobre «Il Sole-24 Ore» ha pubblicato in prima pagina un articolo di Luigi Zingales che invitava il Ministro Grilli a reagire e a chiarire la sua posizione compromessa: «.....l'assordante silenzio..... che circonda le vicende del ministro del Tesoro Vittorio Grilli....... Con dottorato a Rochester, un periodo di insegnamento a Yale, e una lunga esperienza al ministero del Tesoro, Grilli è il più tecnico dei ministri tecnici..... Ma proprio per il suo valore di simbolo di meritocrazia e competenza, Grilli deve essere al di sopra di ogni sospetto. O, comunque, deve essere in grado di fugare i dubbi. Prima c'è stata la rivelazione di un presunto contratto di un'azienda del gruppo Finmeccanica alla moglie Lisa Lowestein. L'allora signora Grilli era un'esperta di arte. Sarebbe difficile spiegare una consulenza fornita dal gruppo Finmeccanica. Se, poi, la consulenza c'è davvero e poggia su precise competenze, è interesse di tutti, a partire da Grilli, che si sappia come stanno le cose, visto che l'attuale ministro, all'epoca direttore generale del Tesoro, di fatto nominava i vertici di Finmeccanica... ... in Svizzera l'ottimo governatore Philipp Hildebrand si è dimesso perché la moglie (a sua insaputa) aveva effettuato una compravendita di dollari che si poteva configurare come un abuso di informazione privilegiata del marito. Perché in Italia dovrebbe essere diverso? ... ... Giuseppe Orsi, amministratore delegato di Finmeccanica, ha smentito. Ma ha smentito di avere pagato lui una consulenza a Lisa Lowenstein. La sua smentita non esclude che altre società del gruppo Finmeccanica possano averlo fatto. Il ministro Grilli, a sua volta, ha rigettato le accuse, chiamandole "fango". Basterebbe una semplice dichiarazione del tipo "finché era mia consorte la signora Lowenstein non ha mai ricevuto alcuna consulenza da società del gruppo Finmeccanica o altre società controllate dal ministero del Tesoro"... ... Se viceversa esiste, si chiariscano i contenuti e le motivazioni. Poi, nei giorni scorsi, sono emerse le telefonate tra il ministro del Tesoro e Massimo Ponzellini, all'epoca presidente della Banca Popolare Milanese e oggi agli arresti domiciliari con l'accusa, tra l'altro, di corruzione privata. Da queste telefonate risulterebbe che Grilli abbia chiesto l'intercessione del presidente per ottenere l'appoggio (o almeno la non opposizione) di Bersani alla sua possibile nomina a governatore della Banca d'Italia. Anche se non ci piace che un tecnico si faccia la sua campagna personale con i vari politici, non siamo così moralisti da scandalizzarci per questo. Ma quello che non possiamo accettare è che per questa campagna Grilli abbia usato il presidente di una banca che poi, come governatore della Banca d'Italia, sarebbe andato a regolare. Pensiamo veramente che Ponzellini non avrebbe chiesto nulla in cambio dei suoi servigi? Altro che cattura del regolatore, qui si configura come un pericoloso do ut des. Se poi c'è stata davvero una ingenuità da parte del neoministro è bene che lo ammetta. Anche perché tutto questo non sarebbe avvenuto con una banca qualsiasi, ma con la Bpm, una banca che nel marzo 2011 era stata ispezionata da Bankitalia e rischiava il commissariamento. Una Banca che oggi i magistrati accusano di aver finanziato illegalmente politici e partiti. Una Banca che sembra al centro di un sistema che definire clientelare è poco. Pure questa notizia può essere falsa, lasciata trapelare apposta per indebolire l'opera di moralizzazione che il neo ministro sta giustamente perseguendo. Ma proprio per questo ogni minimo dubbio va chiarito. Il ministro del Tesoro, tecnico di un governo tecnico, deve chiarire la sua posizione, alternativamente - anche nel silenzio generale - si avvalora un clima di crescente sfiducia nel Paese. Se passa l'immagine che tutti i governanti, siano essi politici o tecnici, sono uguali, si corrono rischi seri»;

ad avviso dell'interrogante con grave ritardo, il Ministro Grilli ha affidato le sue considerazioni a «Il Sole 24 Ore» il 3 ottobre 2012: in ordine a molteplici articoli di stampa che mettevano in dubbio la sua correttezza ha dichiarato la sua estraneità riguardo alle consulenze dell'ex moglie, smentito di esservisi mai speso e ricordato le smentite già arrivate dai rappresentanti di Finmeccanica; ha poi addebitato, in tal modo giustificandole, il tono delle conversazioni con Ponzellini al loro rapporto «amicale e privato», parole che, ad avviso dell'interrogante, non spogliano la questione dagli aspetti imbarazzanti, in quanto qualsiasi azione di lobbying, anche basata «sull'amicizia», indebolisce l'indipendenza e mina l'integrità necessarie alle persone chiamate a ricoprire altissime cariche istituzionali;

ad avviso dell'interrogante quando ci si rivolge chiedendo un favore a chi sarà oggetto della propria attività di regolazione e vigilanza, si introduce un vulnus con riguardo alla possibilità di esercitare serenamente il proprio mandato e ciò vale in ogni caso, anche se sussistono presunte buone intenzioni, rapporti «amicali» o, peggio, mera ingenuità;

giova ricordare che le secche dichiarazioni di smentita rilasciate agli organi della stampa da parte dei soggetti coinvolti nelle vicende esposte non solo non fugano i dubbi né pongono, in particolare, il Ministro al di sopra di ogni sospetto, ma appaiono completamente contraddette e confliggenti con le registrazioni delle conversazioni telefoniche, ora di dominio pubblico;

prima di esporre altri fatti che, ad avviso dell'interrogante, adombrano un sistema di rapporti clientelari e relazioni improntate al do ut des che coinvolgono alcuni vertici delle istituzioni politiche ed economiche, è doveroso sottolineare che il Ministero dell'economia e delle finanze è uno dei più importanti e influenti dicasteri del Governo italiano che ha il compito di controllare le spese, le entrate dello Stato, nonché sovrintendere alla politica economica e finanziaria, ai processi e agli adempimenti di bilancio, esercita le funzioni e i compiti spettanti allo Stato in materia di politica economica, politica finanziaria e di bilancio, svolge i compiti di vigilanza su enti e attività e le funzioni relative ai rapporti con le autorità di vigilanza e controllo previsti dalla legge; dal Ministro dipende funzionalmente la Guardia di finanza; il Ministro presiede il CICR (Comitato interministeriale per il credito e il risparmio), organismo che attribuisce compiti di alta vigilanza sul credito e sulla tutela del risparmio, interviene sulla regolamentazione dell'attività degli istituti di credito e degli intermediari finanziari, deliberando i criteri che regolano l'attività di vigilanza della Banca d'Italia; il Ministro effettua le nomine negli enti pubblici controllati; il Ministero detiene numerose partecipazioni: Alitalia - Linee aeree italiane SpA (49,90 per cento); ANAS SpA (100 per cento); ARCUS SpA (100 per cento); Cassa depositi e prestiti SpA (70); Cinecittà Luce SpA (100 per cento); Coni Servizi SpA (100 per cento); Consap SpA (100 per cento); Consip SpA (100 per cento); Expo 2015 SpA (40); ENAV SpA (100 per cento); Enel SpA (31,24); Eni SpA (3,93 per cento, ma la Cassa depositi e prestiti SpA detiene una partecipazione del 26,40 per cento); Finmeccanica SpA (30,20); Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa SpA (100 per cento); EUR SpA (90); Ferrovie dello Stato italiane SpA (100 per cento); Fintecna SpA (100 per cento); Fondo italiano d'investimento SGR SpA (12,50); GSE SpA (100 per cento); Istituto poligrafico e Zecca dello Stato SpA (100 per cento); Italia lavoro SpA (100 per cento); Poste italiane SpA (100 per cento); Rai Radiotelevisione italiana SpA (99,56); Rete autostrade mediterranee SpA (100 per cento); Sace SpA (100 per cento); Sicot Srl (100 per cento); Società per lo sviluppo del mercato dei fondi pensione SpA (56,01); Sogei SpA (100 per cento); Sogesid SpA (100 per cento); Sogin SpA (100 per cento); STMicroelectronics holding NV (50); Studiare sviluppo Srl (100 per cento) -:

il Ministero dell'economia e delle finanze è, inoltre, l'autorità che per legge esercita la supervisione sull'operato delle fondazioni e a questo proposito giova ricordare i giudizi sempre molto positivi espressi dal Ministro Grilli proprio sul loro operato e considerate elemento di certezza per il sistema bancario italiano; egli ha anche asserito che «le fondazioni sono rigorose e solidali al tempo stesso»;

ad avviso dell'interrogante cresce il sospetto, già emerso nei rapporti del Ministro Grilli con Ponzellini, di una sottovalutazione, da parte del Ministro, dei problemi inerenti al rapporto fra autorità di regolazione e soggetti regolati;

l'interrogante non è il solo ad avanzare il sospetto, corroborato da un articolo scritto da Tito Boeri e pubblicato nei giorni scorsi su «La Repubblica»: il sospetto è «....corroborato dalla disinvoltura con cui (Vittorio Grilli) ha in più occasioni enfaticamente celebrato le fondazioni bancarie, enti soggetti alla sua supervisione. Si potrebbe pensare che la mancata censura da parte del ministro di quelle fondazioni (come Compagnia San Paolo, Cariparo e fondazione Mps) che si sono indebitate pur di non perdere quote di controllo nelle banche conferitane, sia frutto anch'essa di un do ut des, che ripaga il passato sostegno delle fondazioni alla sua candidatura in via Nazionale. Il ministro ha oggi la possibilità di contribuire a fugare questi dubbi. In questi giorni si stanno definendo le modalità con cui le fondazioni bancarie continueranno a partecipare al capitale della Cassa Depositi e Prestiti (Cdp). Le fondazioni hanno sin qui avuto un trattamento molto vantaggioso, ottenendo, in cambio del loro contributo al capitale della Cdp, obbligazioni indicizzate con un rendimento del 3 per cento in termini reali all'anno e al tempo stesso poteri di controllo e nomina dei vertici della Cassa. Oggi alle fondazioni viene richiesto di offrire un conguaglio, stimato in circa 6 miliardi, che compensi il fatto che la Cdp ha aumentato il proprio patrimonio senza che le fondazioni abbiano condiviso il rischio corso con questi investimenti dagli altri azionisti, cioè dal contribuente, dato che la quota rimanente della Cassa è posseduta dal Tesoro. Le fondazioni si oppongono a pagare questo conguaglio e sembrano disposte a versare solo un sesto della somma richiesta, con un costo per il contribuente fino a 5 miliardi. Se Vittorio Grilli vuole dimostrare nei fatti di non avere alcuna sudditanza nei confronti delle fondazioni bancarie, può fare ciò che va nell'interesse del contribuente. Liquidi le fondazioni al prezzo di acquisto, riconoscendo che sono state degli obbligazionisti in questi anni. E cominci fin da subito a cercare altri sottoscrittori, veri sottoscrittori che mettono in Cdp soldi loro, indipendenti dal controllo del Tesoro. Permetterebbe alle fondazioni di concentrarsi davvero sulle attività di pubblica utilità, che dovrebbero essere il loro core business, e a una controllata dallo Stato di confrontarsi con veri azionisti, evitando al contempo un nuovo bagno di sangue per il contribuente»;

all'interrogante preme aggiungere che i banchieri e le fondazioni bancarie, esentate perfino dall'imposta municipale unica, in assenza di un intervento regolatore da parte del Governo, continueranno a realizzare profitti a scapito dei contribuenti e del Paese;

l'interrogante ritiene che l'insieme delle vicende e dei fatti esposti delineino un contesto ed una fattispecie che nei Paesi europei sono conosciuti, e puniti, quale reato di «traffico di influenze», reato che esisteva nel nostro Paese fino al 1990, anno in cui la legge n. 86 lo ha cancellato;

il traffico di influenze per l'Europa è un reato, è scritto nero su bianco nella direttiva cosiddetta «anticorruzione», adottata da tutti gli Stati membri meno che dall'Italia: tale reato riguarda gli scambi di favori, colpisce chi sfrutta la propria posizione e le prerogative che la sua carica gli attribuisce per fare gli interessi suoi e dei suoi amici e inerisce alla costruzione di ragnatele di e tra poteri, che inquinano le pubbliche amministrazioni, le nomine, i rapporti con le imprese, il mercato;

la speranza dell'interrogante è riposta nel disegno di legge cosiddetto «anticorruzione» - da oltre due anni in spola tra le due Camere e attualmente all'esame del Senato - ove si vedranno gli intendimenti del Governo e della maggioranza che lo sostiene;

il Ministro Grilli è attualmente lanciato in una campagna contro i manager corrotti - «Via i corrotti dalle aziende pubbliche. Grilli all'attacco» (La Repubblica, 29 Settembre 2012) - in armonia con la dichiarata volontà di rinnovamento che il Governo Monti intende perseguire, ma i fatti esposti inerenti al Ministro dell'economia e delle finanze in carica ne minano la credibilità e pongono un grave pregiudizio sul libero e sereno esercizio delle sue funzioni di Governo, in un ruolo di tale rilevanza;

in particolare negli anni recenti il nostro Paese ha visto scalfito, in via di fatto, l'ordinamento istituzionale ed erodersi, progressivamente, quel nucleo di valori, interessi e finalità politiche e sociali fondanti l'assetto costituzionale e democratico, a vantaggio di una personalizzazione del potere e di titolari delle istituzioni pronti più ad un uso personale e distorto delle loro prerogative che a servire il Paese;

a fronte delle ripetute esternazioni, i cittadini si aspettano un forte segnale di discontinuità e di garanzia del rispetto delle regole democratiche da parte del Governo in carica, che preservi le istituzioni da fatti e gestioni che possono apparire malsani e intervenga al recupero del loro alto senso, senza il quale la democrazia muore -:

quali siano gli orientamenti del Presidente del Consiglio sulle vicende esposte in premessa e se non le ritenga sufficienti per assumere le iniziative di competenza a salvaguardia della trasparenza e della correttezza di coloro cui sono affidati importanti incarichi pubblici, considerando, in particolare, la gravità dei danni economici e delle loro ricadute in termini di credibilità internazionale, ad esempio, in ordine al vertice della società Finmeccanica;

se non intenda adottare iniziative, anche normative, finalizzate all'esigenza di salvaguardare le istituzioni, le nomine e gli incarichi dal conflitto di ruoli;

se non intenda, a fronte delle vicende esposte in premessa, nel rigoroso rispetto delle procedure giuridiche in tema di incarichi pubblici e ferme restando le prerogative del Capo dello Stato, invitare alle dimissioni il Ministro Vittorio Grilli.
(4-18076)