GALLI. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della giustizia.
- Per sapere - premesso che:
nel corso della trasmissione «Chi l'ha visto?» di mercoledì 10 ottobre 2012 alle ore 21,15 in onda sulla rete nazionale Rai 3, venivano trasmesse le immagini video concitatissime, ed alquanto sconcertanti, in cui alcuni agenti in borghese - che si presumono della Polizia di Stato - prelevavano un bambino di dieci anni da una scuola di Padova, e lo trascinandolo per le estremità, tra le urla disperate del piccolo, strattonandolo in maniera indecorosa, e si evidenzia inoltre come il bambino venisse caricato a forza su un auto, immobilizzato nei movimenti, che urlava «non respiro»;
il video, della durata di circa un minuto e mezzo, mostra una donna che corre verso un gruppo di persone e comincia ad urlare, poi il ragazzino sollevato a forza e portato verso un'auto dove poi è stato caricato. Per tutto il tragitto, il piccolo tenta di divincolarsi dalla stretta di un uomo che lo tiene per le spalle e di un altro che gli stringe le caviglie. Infine si sente una voce di donna, presumibilmente l'autrice del video che il bimbo chiama «zia», che rivolge domande ad un'altra donna, che le risponde di essere un ispettore e apostrofandola con le parole «lei non è nessuno»;
l'opera degli agenti, in esecuzione di un provvedimento emesso dalla sezione minori della Corte d'appello di Venezia, è stato reso difficile dall'opposizione di alcuni famigliari della madre del ragazzino che hanno cercato di impedire al padre, che era presente, di portare il figlio alla comunità indicata dall'autorità giudiziaria;
l'intervento degli agenti è stato eseguito presso la scuola - come è stato precisato in serata - in quanto i tentativi fatti in passato presso la casa materna e dei nonni non avevano avuto l'esito sperato perché il bambino si nascondeva alla vista degli assistenti sociali e del personale sanitario di volta in volta intervenuto;
la polizia in considerazione del fatto che la corte d'appello ha recentemente rigettato un ricorso finalizzato alla sospensione del provvedimento di affidamento al padre presentato dalla madre, anche su indicazione di un consulente della stessa Corte d'appello, aveva quindi individuato il plesso scolastico quale un luogo idoneo all'esecuzione del provvedimento. D'altra parte, come si apprende chiaramente da sito nel quale viene pubblicata l'immagine di parte del provvedimento, si legge al punto 9) «in mancanza di spontaneo accordo e/o esecuzione degli adempimenti suindicati, le decisioni del caso e l'attuazione delle disposizioni cogenti saranno adottate dal padre affidatario, che potrà avvalersi - se strettamente necessario - dell'ausilio dei servizi sociali e della forza pubblica, da esplicarsi nelle forme più discrete e adeguate al caso;
si può presumere che tale applicazione violenta di un atto che il tribunale ha legittimamente adottato a tutela del minore - l'affidamento in via esclusiva al padre, con inserimento in una comunità - e che ha indubbiamente tenuto in nessun conto la tutela del minore stesso date le modalità di esecuzione, derivi non solo uno stato di trauma nel minore interessato, ma anche in tutti gli altri bambini che hanno assistito a tale scena, ingenerando una sfiducia e una diffidenza in uno Stato che esercita con violenza le proprie prerogative, seppur legittime, come nei confronti delle forze dell'ordine che tale Stato rappresentano;
si può anche ragionevolmente presumere che sarà difficile recuperare fiducia nello Stato e nelle sue emanazioni per questi bambini, costretti loro malgrado ad essere oggetto e ad assistere a tale trattamento violento e disumano -:
se si intenda provvedere all'accertamento di quanto avvenuto e delle responsabilità di tale atto, eseguito in contrasto con quanto indicato nel provvedimento come indicato in premessa;
come sia possibile che l'intervento dei servizi sociali nei confronti di un bambino di dieci anni possa essere stato eseguito l'utilizzo di metodi tanto violenti e traumatizzanti;
come sia stato possibile che tale azione sia stata effettuata utilizzando personale non specializzato nel trattamento di minori;
come sia possibile che agenti della forza pubblica agiscano nei termini registrati nel filmato, quale tipo di qualifica e formazione abbiano questi agenti, e se il Ministro interrogato intenda attuare una subitanea verifica in merito alle attitudini a svolgere la propria funzione delle persone coinvolte in questa storia di arroganza e disumanità.(4-18075)