MANCUSO, BARANI, GIRLANDA, DE LUCA e CROLLA. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
la Falun Dafa (letteralmente pratica della ruota della legge), o anche Falun Gong, è un movimento spirituale cinese fondato da Li Hongzhi nel 1992;
la Falun Gong riprende un'antica forma di Qigong, che risale all'antica tradizione cinese ed è una pratica per purificare corpo e mente attraverso cinque esercizi, di cui quattro con movimenti lenti ed armoniosi ed un quinto di meditazione;
in solo otto anni dalla sua introduzione al pubblico, la Falun Dafa si è sviluppata ed è diventata la forma più popolare di Qigong nella storia della Cina;
la Falun Dafa si differenzia dalle altre pratiche di Qigong in quanto non enfatizza solo la pratica fisica, ma soprattutto la coltivazione del carattere morale di una persona nella vita quotidiana, in accordo con gli elevati principi universali di verità, benevolenza e tolleranza, insegnati dal maestro Li Hongzhi, fondatore e unico maestro della Falun Dafa;
nella Falun Gong non esiste nessuna iscrizione formale né un'organizzazione: il numero reale dei praticanti in tutto il mondo non è noto proprio per la mancanza di iscrizioni o tesseramenti;
il movimento afferma di non avere un'organizzazione gerarchica, ma solamente dei praticanti, di norma più attivi, che assicurano un minimo di coordinamento con gli altri gruppi e danno assistenza a chi vuole praticare; essi agiscono su base volontaria per assicurare la continuità dei luoghi di pratica;
nel 1992 Li Hongzhi presenta al grande pubblico la Falun Dafa. Per 7 anni le autorità cinesi rimangono indifferenti riguardo al movimento e nel 1995 Li Hongzhi comincia a diffondere il movimento all'estero;
il 25 aprile 1999, in seguito ad arresti di praticanti di Falun Gong avvenuti a Tientsin, circa diecimila praticanti di Falun Gong organizzano una manifestazione davanti alla sede del governo cinese (Zhongnanhai). Una delegazione viene ricevuta dal premier Zhu Rongji che dà ampie garanzie ai delegati. La manifestazione si scioglie e tutti tornano alle loro abitazioni;
il 20 luglio 1999 Jiang Zemin afferma che il movimento rappresenta una minaccia alla stabilità sociale e politica della Cina, lancia una campagna di repressione su grande scala, e istituisce l'ufficio 610;
nell'ottobre 1999 una legge legalizza la repressione e rende illegali tutte le organizzazioni definite eretiche. La legge è retroattiva e in questo modo tutti i praticanti si sentono minacciati;
Jiang Zemin, che concentrava nelle sue mani le cariche di segretario del Partito comunista cinese, Presidente della Repubblica Popolare della Cina e capo dell'esercito, il 20 luglio 1999, iniziò la repressione a livello nazionale della Falun Gong, riferendosi alla pratica come a un «culto malvagio» che diffonde superstizioni per ingannare la gente. Jiang, condannò il gruppo attraverso i media controllati dallo stato, prendendo una posizione che il Governo cinese promuove tutt'oggi;
quante siano le vittime non è possibile determinarlo con precisione, vista l'impossibilità di fare investigazioni accurate nei campi di detenzione. Le morti di 3571 persone delle carceri sono secondo i sostenitori stati uccisi dalle guardie carcerarie;
le autorità cinesi sostengono che queste morti sono frutto dei suicidi o del rifiuto di cure mediche e di cibo da parte degli adepti di Li;
la risoluzione H. Con. 188, approvata all'unanimità (420-0) dal Congresso degli Stati Uniti afferma: «La Falun Gong è un credo personale pacifico e non violento e una pratica con milioni di aderenti nella Repubblica Popolare Cinese e altrove. [...] La propaganda da parte dei media controllati dallo stato nella RPC ha inondato il pubblico nel tentativo di generare odio e discriminazione»;
il partito comunista cinese afferma che la pratica ha spostato il suo obiettivo dalla coltivazione spirituale al movimento politico, basando questa affermazione sull'esistenza di numerosi siti web di sostegno alla Falun Gong;
gli insegnamenti della Falun Gong proibiscono qualunque attività politica e i praticanti affermano di non essere interessati al potere;
ad oggi il regime cinese ha rinchiuso decine di migliaia di praticanti del Falun Gong nei centri di detenzione, negli ospedali psichiatrici, nei centri di lavoro e di lavaggio del cervello, torturandoli con metodi di indicibile crudeltà, confermati più volte dall'ispettore del Comitato diritti umani delle Nazioni Unite Manfred Nowak;
secondo «stime documentate», riferite dalla ricercatrice Arne Schwarz alla 21
a sessione del Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra, sono 65.000 i morti tra i praticanti del Falun Gong in Cina, i cui corpi da ormai più di 13 anni forniscono la materia prima per il fiorente mercato degli organi -:
se il Governo intenda farsi promotore presso l'Unione europea di un'azione diplomatica verso il Governo cinese, per chiedere la liberazione di tutti i membri della Falun Gong incatenati per il solo fatto di esserne adepti e senza avere commesso altri reati, se non d'opinione.
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