ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16788

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 658 del 28/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: TURCO MAURIZIO
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 28/06/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 28/06/2012
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 28/06/2012
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 28/06/2012
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 28/06/2012
ZAMPARUTTI ELISABETTA PARTITO DEMOCRATICO 28/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI delegato in data 28/06/2012
Stato iter:
07/08/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 07/08/2012
DE MISTURA STAFFAN SOTTOSEGRETARIO DI STATO - (AFFARI ESTERI)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 26/07/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 07/08/2012

CONCLUSO IL 07/08/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16788
presentata da
MAURIZIO TURCO
giovedì 28 giugno 2012, seduta n.658

MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

sul sito web del periodico Libero Reporter è pubblicato un articolo a firma di Ferdinando Pelliccia, dal titolo «Pirateria marittima: pagato un riscatto per rilascio Bruno Pelizzari»;

in cui si legge «Escludo che sia stato pagato un riscatto, l'Italia non paga riscatti». Con queste parole il 21 giugno 2012 il Ministro degli affari esteri, Giulio Terzi rispondeva a chi gli domandava del rilascio di Bruno Pelizzari e Deborah Calitz. Il primo un italo-sudafricano e la seconda sudafricana erano stati tenuti prigionieri in Somalia per quasi 20 mesi. Ebbene a quanto pare sarebbero stati invece, pagati 700 mila dollari per il rilascio di Bruno Pelizzari e Deborah Calitz. I due turisti-velisti erano stati catturati il 26 ottobre del 2010 al largo della costa della Tanzania dai pirati somali. Al momento della cattura erano a bordo dello yacht «Choizil» preso a nolo insieme allo skipper inglese, Peter Eldridge. Quest'ultimo, nel corso del dirottamento, riuscì a scappare. Eldridge venne poi, recuperato da una nave da guerra francese, la «FS Floreal» della forza navale europea, che seguiva a breve distanza lo Yacht sequestrato. L'imbarcazione venne poi, dirottata verso le coste Somale. I due ostaggi dovrebbero essere stati tenuti prigionieri a terra in qualche luogo remoto del territorio somalo a nord di Mogadiscio in quanto, dopo il sequestro, vennero sbarcati e lo yacht abbandonato. Probabilmente il Pelizzari e la Calitz sono passati di mano, venduti o scambiati, almeno un paio di volte durante la prigionia. Per il rilascio di Bruno e Debbie era stato inizialmente chiesto alle loro famiglie in Sudafrica 10 mln di dollari poi, di fronte al fatto che queste non erano in grado di pagare una cifra così alta si erano detti disposti ad accettare 500 mila dollari per poi, di nuovo alzare la posta a 4 mln di dollari. Delle trattative e della raccolta fondi si era occupata principalmente una delle 5 sorelle di Bruno, Vera Hect. Questo anche in seguito al fatto che le autorità di Johannesburg come tante altre, almeno ufficialmente, si sono fin dall'inizio dichiarate non disposte a trattare con i pirati somali ne tantomeno a pagare un riscatto. In un recente contatto Vera aveva riferito di essere riuscita a mettere insieme attraverso donazioni di privati solo 200 mila dollari. Ufficialmente il 21 giugno scorso il loro rilascio era stato presentato, sia dalle autorità italiane sia somale, come un successo delle forze di sicurezza somale che avevano compiuto un blitz militare riuscendo a liberare i due turisti velisti prigionieri in Somalia. Quel giorno il ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi, in merito alla liberazione aveva affermato: «Desidero ringraziare tutte le Istituzioni che grazie al loro lavoro tenace hanno consentito di giungere al risultato di oggi, al quale hanno fornito un contributo determinante anche le autorità somale del Governo Federale Transitorio». Il Ministro degli affari esteri pur rifiutandosi di dare elementi sulla dinamica del rilascio, avvenuto, come poteva del resto, se non c'era stato alcun blitz, aveva spiegato che il rilascio era avvenuto grazie all'intervento armato delle forze di sicurezza e dell'esercito locali. Sulla stessa «falsa» riga il Ministro della difesa somalo, Hussein Arab Isse aveva reso noto che le forze di sicurezza somale, assieme all'esercito avevano tratto in salvo una coppia sudafricana rapita 18 mesi fa. «L'operazione di salvataggio è iniziata mercoledì notte ed è andata avanti fino a questa mattina...», aveva spiegato il Ministro durante una conferenza stampa in cui erano presenti anche i due ostaggi liberati. Era chiaro a tutti, però, che il loro rilascio era stato certamente preceduto dal pagamento di un riscatto o meglio come lo stesso Pelizzari avrebbe confidato ad un giornalista, seguito ad una soluzione negoziata che è la stessa cosa. Finora i predoni del mare non hanno mai rilasciato una nave o un ostaggio senza non aver ricevuto in cambio il pagamento di un riscatto come contropartita. Ma a rendere ancora meno credibile la versione resa nota era anche il fatto che, per usare le parole del Ministro somalo, «i due sono stati liberati in modo sicuro». Se fossero stati veramente ostaggi dei miliziani islamici questi difficilmente si sarebbero fatti strappare dalle mani gli ostaggi integri basta vedere i casi precedenti. La notizia del pagamento di un riscatto è invece, molto più credibile come lo è anche la somma che sarebbe stata pagata, ossia i 700 mila dollari. In genere i pirati somali preferiscono catturare le grandi petroliere o i cargo, per il cui rilascio chiedono poi, dai 5 ai 10 milioni di dollari. Quando però, una «battuta» di caccia si mostra infruttuosa, per «recuperare» almeno le spese, ripiegano catturando piccole navi a vela da crociera. In genere per il rilascio dei «velisti-turisti» catturati le gang del mare somale chiedono circa 400 mila dollari a persona. Nel caso del Pelizzari e della Calitz gli ostaggi erano due e quindi 700 mila dollari deve essere stata appunto la cifra «negoziata» per ottenere il loro rilascio;

si ribadisce che il Ministro ha smentito il pagamento di qualsivoglia riscatto -:

se i fatti narrati sul periodico Libero Reporter nell'articolo in premessa corrispondano al falso.(4-16788)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 7 agosto 2012
nell'allegato B della seduta n. 678
All'Interrogazione 4-16788 presentata da
MAURIZIO TURCO

Risposta. - Si confermano le dichiarazioni rilasciate dal Ministro Terzi il 21 giugno 2012, come richiamate dallo stesso interrogante.

Il Sottosegretario di Stato per gli affari esteri: Staffan de Mistura.