FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro delle infrastrutture e dei trasporti.
- Per sapere - premesso che:
il quotidiano La Repubblica nella sua edizione del 10 giugno 2012 ha pubblicato una corrispondenza dell'inviato Antonio Fraschilla, significativamente intitolata: «Comiso, pagati per non far nulla nell'aeroporto dei fantasmi»;
nel citato articolo si riferisce, tra l'altro, che sessanta vigili del fuoco da un anno sono stati distaccati alla caserma di Ragusa per occuparsi della sicurezza dello scalo di Comiso, pronto dal 2007, ma ancora chiuso;
lo scalo, costato 36 milioni di euro è chiuso a causa di un «pasticcio» burocratico tra Stato, regione ed Enac;
i vigili del fuoco sono pagati, «per girarsi i pollici tutto il giorno», secondo l'efficace definizione dell'ex sindaco di Comiso Giuseppe Digiacomo, che guida la protesta degli amministratori locali della zona e il mese scorso ha digiunato una settimana chiedendo un intervento sullo «scandalo dell'aeroporto costruito e mai entrato in funzione»;
a quanto risulta, lo scalo non è operativo perché nessuno vuole pagare i controllori di volo: non il Governo che non lo considera un aeroporto nazionale, non la regione che non ha fondi, non l'Enac perché non è uno scalo strategico, e nemmeno i privati che hanno vinto la gara per gestirlo e non hanno intenzione d'investire altro denaro;
l'aeroporto è chiuso, ma intanto 60 vigili del fuoco da oltre un anno continuano ad essere distaccati «per assistenza allo scalo di Comiso» in una caserma che ha già di ruolo 149 dipendenti;
secondo quanto calcolato dalle rappresentanze sindacali «in media ogni vigile guadagna circa 3.000 euro lordi al mese, quindi i 60 colleghi che ci hanno inviato in più nella nostra caserma a oggi sono costati 2,3 milioni di euro»;
per aggiungere sprechi agli sprechi, nei mesi scorsi i vigili del fuoco hanno partecipato a un corso di formazione particolare per soccorsi aeroportuali;
lo spreco non finisce qui: sono stati acquistati due grandi mezzi che servono per i soccorsi in caso d'incendio negli scali - circa 400 mila euro l'uno - e risultano da due anni chiusi nei garage delle caserme di Verona e Catania;
lo scalo chiuso dal 2007 da quando è stato inaugurato dal vice Presidente del Consiglio pro tempore Massimo D'Alema da cinque anni è una cattedrale nel deserto; nel frattempo il comune, sognando incassi d'oro, ha costituito una società di gestione per il 35 per cento pubblica e il resto affidata ai privati con tanto di gara: a vincerla con un'offerta di 18 milioni di euro è stata la Intersac, composta dalla Sac che gestisce lo scalo di Catania e dal gruppo editoriale Ciancio-Sanfilippo;
la Intersac ha già versato al comune il canone per l'occupazione del suolo per i prossimi 40 anni: 3,2 milioni di euro;
appare agli interroganti ingiustificabile che, nell'Italia delle emergenze e dei terremoti, con i vigili del fuoco che a livello nazionale lamentano la carenza del personale nelle zone a più alto rischio, si sia creata a Comiso una «sacca» di lavoro «dorato» quanto inutile -:
se quanto sopra esposto ed evidenziato corrisponda a verità;
in caso affermativo, come si spieghi quello che agli interroganti appare un incredibile sperpero di denaro pubblico;
quali urgente iniziative, per quanto di competenza, il Governo ritenga di dover promuovere, adottare o sollecitare.
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