ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16611

scarica pdf
Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 651 del 18/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: JANNONE GIORGIO
Gruppo: POPOLO DELLA LIBERTA'
Data firma: 15/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE delegato in data 15/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16611
presentata da
GIORGIO JANNONE
lunedì 18 giugno 2012, seduta n.651

JANNONE. -
Al Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare.
- Per sapere - premesso che:

durante la rappresentazione del rapporto ENEA, il commissario Giovanni Lelli ha spiegato: «Con questo Rapporto l'ENEA intende fornire un punto di riferimento per tutto il settore energetico del Paese, contribuendo alla definizione della politica energetica nazionale attraverso l'elaborazione di analisi e scenari utili per il decisore politico. Da questi scenari emerge l'esigenza prioritaria di ridurre la dipendenza energetica dall'estero effettuando scelte strategiche nel settore energetico orientate alla green economy, che richiedono un processo di trasformazione tecnologica, peraltro già in atto. È necessario puntare sulla diversificazione delle fonti, su una maggiore diffusione delle rinnovabili, sul potenziamento delle infrastrutture e di un sistema di smart grids, sull'incentivazione dell'efficienza energetica e sul risparmio di energia nel settore residenziale e industriale. Efficienza energetica, fonti rinnovabili e sviluppo delle reti rappresentano pertanto gli strumenti chiave per ridurre le emissioni di CO2, in linea con gli obiettivi europei per l'attuazione di un processo di decarbonizzione del sistema energetico e economico»;

il rapporto energia e ambiente analizza anche l'andamento dei negoziati sul clima, il mercato delle emissioni, la fiscalità energetica e la carbon tax. Gli scenari mettono in evidenza l'evoluzione del fabbisogno dell'energia primaria e l'evoluzione del mix energetico nella generazione elettrica, lo sviluppo della domanda di energia negli usi finali, le politiche per la mitigazione delle emissioni di gas serra e il ruolo dell'efficienza energetica nella riduzione delle emissioni. Un approfondimento è dedicato al ruolo dell'innovazione tecnologica per l'affermazione di una green economy che faccia da volano per il miglioramento della competitività del sistema energetico nazionale, per superare la grave crisi economica dei mercati. Grazie agli investimenti in innovazione tecnologica si assiste ad una crescita globale della produzione di energia da fonti rinnovabili, con una forte preminenza nelle tecnologie del solare. Le dinamiche del commercio internazionale delle rinnovabili risultano determinate dalla capacità di competitività tecnologica e di evoluzione dei sistemi produttivi in grado di adeguarsi al mix energetico derivante da fonti rinnovabili. L'Italia è tra i Paesi che hanno maggiormente fatto ricorso a politiche di incentivi per lo sviluppo delle rinnovabili, ma questo processo è avvenuto in maniera contraddittoria perché la crescita del fotovoltaico ha causato un peggioramento del deficit commerciale delle tecnologie per le rinnovabili, con un aumento delle importazioni. Ciò è dovuto al fatto che non c'è stato sufficiente impegno nella ricerca del settore e nella capacità di stimolare nuove filiere industriali, diversamente da quanto è accaduto in altri paesi europei;

la crescita dei consumi globali di energia si concentra da oltre dieci anni nei paesi emergenti come Cina e India, trainata dai consumi di carbone della Cina che costituiscono quasi la metà della domanda mondiale di questa fonte. Il petrolio continua ad essere la fonte più utilizzata: nel 2009, ha costituito il 33 per cento della domanda primaria, seguito dal carbone (27,1 per cento) e dal gas (20,9 per cento). Le fonti rinnovabili, con una crescita media annua dell'1,8 per cento dal 1990, arrivano a soddisfare il 13 per cento dell'offerta primaria di energia mentre il nucleare soddisfa il 6 per cento della domanda totale. Dopo la flessione dovuta alla crisi, il 2010 fa già segnare una crescita dei consumi che, secondo il World Energy Outlook 2011 dell'International energy agency, verrà soddisfatta, fino al 2035, in misura prevalente da combustibili fossili. Per contrastare il rischio di cambiamenti climatici il Consiglio europeo ha adottato l'obiettivo per l'UE di ridurre entro il 2050 le emissioni di gas serra di almeno l'80 per cento rispetto ai livelli del 1990. Come tappe intermedie verso l'obiettivo al 2050, le emissioni dovrebbero essere ridotte almeno del 40 per cento rispetto al 1990 entro il 2030 e del 60 per cento entro il 2040. L'analisi indica anche che per il 2020 l'obiettivo attuale di riduzione delle emissioni del 20 per cento andrebbe rafforzato al 25 per cento. Il raggiungimento di tale obiettivo implica per 2050 la quasi completa decarbonizzazione della produzione elettrica, un processo di efficientamento e di innovazione che potrebbe rafforzare al contempo sicurezza degli approvvigionamenti e competitività dell'Europa;

nel 2010 la domanda di energia primaria in Italia ha visto una crescita del 4,1 per cento rispetto al 2009, trainata dalla seppur lieve ripresa economica (1,3 per cento: si inverte il trend degli ultimi quattro anni, anche se i consumi del 2010 restano inferiori del 5 per cento rispetto al 2005. Riguardo alle fonti si conferma la decrescita del ricorso al petrolio a vantaggio del gas e il significativo aumento delle fonti rinnovabili. Nel 2010 il peso della fattura energetica del nostro Paese è stato di oltre 50 miliardi di euro e più recenti stime dell'Unione petrolifera per il 2011 indicano valori oltre i 60 miliardi di euro. La ripartizione degli impieghi finali per settore evidenzia il peso crescente del settore civile (dal 30,3 per cento del 2007 al 35,4 per cento del 2010); il settore industriale, la cui quota è in netto calo negli ultimi cinque anni (-5 per cento copre il 23,2 per cento dei consumi finali; il settore dei trasporti, dopo il crollo dovuto alla crisi, subisce nel 2010 un'ulteriore lieve contrazione. Le misure adottate nel contesto del nuovo quadro d'azione europeo, sono tese a completare il processo di liberalizzazione del settore elettrico e del gas, a promuovere l'efficienza energetica (Piano nazionale per l'efficienza energetica) e a sviluppare l'uso delle fonti rinnovabili (Piano di Azione Nazionale per le Energie Rinnovabili), anche per consentire la necessaria diversificazione delle fonti energetiche;

l'ENEA ha analizzato la possibile evoluzione del sistema energetico nazionale secondo tre scenari: riferimento (assume il quadro delle politiche e misure in vigore al dicembre 2009 e descrive l'evoluzione del sistema in linea con il trend attuale); politiche correnti (descrive gli effetti delle politiche energetiche in atto); roadmap (indica lo sforzo aggiuntivo necessario per ridurre le emissioni serra in linea con la Roadmap 2050 dall'UE). Nel 2009, per effetto della crisi economica, l'Italia si è notevolmente avvicinata al target di emissioni indicato dal protocollo di Kyoto. Tuttavia questa tendenza è da considerarsi temporanea; infatti, come indicato dallo scenario di riferimento, in assenza di politiche e misure, le emissioni riprendono ad aumentare già nel breve periodo non consentendo di raggiungere gli obiettivi di riduzione previsti al 2020. L'azione congiunta delle misure per l'efficienza energetica e per la diffusione delle tecnologie per le rinnovabili, determina nello scenario a politiche correnti una riduzione della domanda e una conseguente riduzione delle emissioni serra che permette di raggiungere gli impegni assunti in sede comunitaria;

lo scenario roadmap, che riflette la traiettoria di riduzione delle emissioni dello scenario dell'Unione europea al 2050, ipotizza una accelerazione più spinta delle tecnologie per l'efficienza energetica, per le rinnovabili e per la cattura e confinamento della CO2 sia nel settore elettrico che industriale che consente di conseguire gli obiettivi di lungo periodo. Dall'entrata in vigore del protocollo di Kyoto nel 2005, l'Unione europea ha registrato un sempre più forte incremento della percentuale di energia prodotta da rinnovabili sui consumi finali lordi, con un impatto significativo sulla riduzione dell'intensità carbonica e sul disaccoppiamento tra crescita economica e «stress» ambientali. Nel 2010 l'Unione europea è arrivata a registrare una quota del 12,4 per cento di energia prodotta da rinnovabili sui consumi finali lordi di energia, «giungendo a soddisfare più della metà del target prefissato per il 2020. Nonostante le vicende della crisi internazionale, la crescita della produzione di energia da rinnovabili a livello mondiale ha conosciuto uno sviluppo del tutto straordinario lungo tutto il quinquennio 2005-2010. Gli investimenti mondiali in tecnologie per le rinnovabili hanno fatto registrare nel 2010 un valore complessivo di 211 miliardi di dollari (+32 per cento rispetto al 2009 e circa dieci volte rispetto al 2004, anno nel quale è iniziato il decollo). Complessivamente le tecnologie del fotovoltaico e dell'eolico hanno fatto registrare nel periodo 2005-2010 una accelerazione negli scambi commerciali ad un tasso di incremento medio annuo pari a circa 5 volte quello complessivo dei settori manifatturieri;

centrale negli ultimi anni è stato il ruolo delle tecnologie del fotovoltaico, con un sempre più forte protagonismo dei paesi asiatici. Nell'Unione europea l'adeguamento dell'offerta produttiva interna in questo settore è risultato insufficiente a soddisfare una domanda che, per l'intera area si è più che decuplicata tra il 2005 e il 2010. Ciò ha determinato un costante aumento delle importazioni in tutti i Paesi membri, ancorché con differenze significative tra le singole economie, facendo sì che la quota delle importazioni nel 2010 arrivasse a coprire il 62 per cento del totale mondiale del settore. In tale contesto, la situazione italiana risulta particolarmente critica. Se, infatti, lo sviluppo delle rinnovabili non ha seguito da noi tendenze troppo dissimili da quelle registrate mediamente in Europa, inclusa la politica degli incentivi, il nostro Paese si è mostrato piuttosto deficitario nell'impegno in ricerca (pubblica) e nella capacità di stimolare e sostenere nuove filiere industriali. Nel fotovoltaico, l'andamento del deficit commerciale dell'Italia è stato caratterizzato dallo straordinario aumento delle importazioni, ed è risultato sempre più divergente da quello relativo alla media dell'UE15. Si è raggiunto, infatti, nel 2010 un deficit superiore a 11 miliardi di dollari correnti (circa quattro volte e mezzo il valore del 2009): un quarto di tale deficit è da attribuirsi all'interscambio con la Germania mentre più del 40 per cento è dovuto alla Cina;

l'inasprirsi del vincolo estero, a seguito dell'aggravarsi delle situazioni di deficit commerciale, può risultare esiziale per la capacità di crescita dell'economia e, di conseguenza, dell'occupazione al suo interno. L'Italia mostra ancora una significativa debolezza nelle condizioni che possono dar vita ad una autonomia energetica su base tecnologica (quale è quella implicata dall'uso di fonti rinnovabili), e cioè nell'investimento pubblico in ricerca e nella struttura tecnologicamente arretrata del suo sistema industriale. Il perseguimento di una politica energetica di sviluppo delle rinnovabili in Italia, dovrà perciò accompagnarsi ad un maggiore slancio della spesa pubblica in ricerca energetica e a politiche industriali volte a orientare la specializzazione produttiva del sistema industriale verso settori a maggiore intensità tecnologica, così come avvenuto nei Paesi europei più avanzati -:

quali interventi il Ministro intenda adottare al fine di far raggiungere al nostro Paese la piena indipendenza energetica, ricorrendo ad un maggior sviluppo dell'utilizzo delle energie rinnovabili, con particolare attenzione a quanto programmato dal protocollo di Kyoto. (4-16611)