ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/16466

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 645 del 06/06/2012
Firmatari
Primo firmatario: MURER DELIA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 06/06/2012


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELL'INTERNO
  • MINISTERO PER LA COOPERAZIONE INTERNAZIONALE E L'INTEGRAZIONE
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELL'INTERNO delegato in data 06/06/2012
Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-16466
presentata da
DELIA MURER
mercoledì 6 giugno 2012, seduta n.645

MURER. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro per la cooperazione internazionale e l'integrazione.
- Per sapere - premesso che:


nella primavera dello scorso anno sulle coste italiane è arrivata una straordinaria ondata di migrazione dal Nord Africa; decine di migliaia di profughi tunisini e dell'Africa settentrionale, in fuga da situazioni di conflitto, sono approdati in Italia;


a molti di essi, il Governo concesse un permesso di soggiorno straordinario, per motivi umanitari, della durata di sei mesi; il provvedimento fu emanato con un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 5 aprile 2011, recante «misure umanitarie di protezione temporanea da assicurarsi nel territorio dello Stato a favore di cittadini appartenenti ai Paesi del Nord Africa», con riferimento specifico a quelli affluiti nel territorio nazionale dal 1o gennaio 2011 alla mezzanotte del 5 aprile;


tale permesso fu rinnovato con un successivo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri (6 ottobre 2011), con il quale è stata disposta la proroga del termine di scadenza dei predetti permessi di ulteriori sei mesi;


il 15 maggio 2012, con un nuovo decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, è stata concessa una ulteriore proroga dei permessi di soggiorno per motivi umanitari a favore di cittadini nordafricani, con le stesse caratteristiche elencate nel primo decreto del 5 aprile 2011;


le motivazioni della proroga così come elencate nel decreto fanno riferimento anche «al proficuo rapporto di collaborazione in essere con le autorità del nuovo Governo tunisino nell'azione di contrasto alla tratta degli esseri umani e all'immigrazione clandestina, nonché sul complesso delle politiche migratorie»;


inoltre il decreto rileva come «una ulteriore proroga delle misure umanitarie di protezione temporanea possa rafforzare il processo di graduale inserimento dei predetti migranti tunisini nel tessuto sociale ed economico del Paese, consentendo, al contempo, di sviluppare, per quanti di loro siano interessati, programmi per il rientro volontario nei Paesi di origine o di provenienza»;


dai Paesi del Nord Africa, nell'ondata migratoria della primavera del 2011, non sono, però, sbarcati solo tunisini, e non tutti sono sbarcati entro la mezzanotte del 5 aprile, così come indicato nei decreti che hanno riconosciuto il permesso umanitario;


ci sono diversi casi di migranti che sono scappati dal Nord Africa durante quella stessa stagione di tensioni, che sono di altre nazionalità e si trovavano in Africa per lavoro; a loro non viene riconosciuto né lo status di profugo politico né quello di migrante per motivi umanitari, pur essendo parte integrante di quello stesso flusso conseguente alla stessa ondata di tensioni sociali nel Nord Africa;


a titolo di esempio si cita il caso di alcuni migranti del Bangladesh, che vivevano stabilmente in Libia, e da quel Paese sono fuggiti durante la sanguinosa guerra civile;


questi migranti, inseriti in percorsi di integrazione a Villa Groggia (Venezia), sono sbarcati tutti lo stesso giorno, il 30 maggio 2011, a Pozzallo (Ragusa); sono passati quasi tutti da Campobasso prima di essere inviati a Tessera (centro BOA), dove adesso risiedono; sono identificati sotto la dicitura «emergenza nord africa», sono una decina di uomini, di età tra 25 e 35, di famiglie numerose, sovente già sposati con figli piccoli, poco scolarizzati e poco pratici del nostro alfabeto, in grande difficoltà ad apprendere a leggere e scrivere in italiano;


questi migranti sono stati accolti con la formula della protezione umanitaria, tentano di ottenere lo status di profughi; già ora hanno il permesso di lavorare, ma i ristretti tempi di permanenza loro riconosciuti dai documenti delle autorità di polizia italiani, rendono praticamente impossibile loro di trovare un impiego qualsiasi (dalle attività alberghiere, alle pulizie, all'agricoltura);


a molti di loro è già stato rifiutato lo status di profughi, con la motivazione che in Libia sono andati a lavorare e che qui in Italia non possono dimostrare di avere motivazioni che non siano economiche per chiedere di restare nel Paese;


a quanti hanno sostenuto di avere anche motivazioni politiche (temono per la loro vita perché aderiscono al BNP, partito sconfitto dalla Awami League) è stato risposto nel verbale di rifiuto della richiesta di rifugiato che ciò non costituisce un vero rischio;


man mano che arriva loro la risposta negativa tendono a presentare, a caro prezzo, ricorso all'ufficio territoriale di Gorizia (competente in materia nei loro confronti), col risultato che la scadenza del loro permesso è rinviata per permettere loro di attendere il risultato del ricorso;


nell'attesa, di una definizione del loro status, questi ed altri migranti nelle stesse condizioni rischiano di scivolare nella clandestinità, in un'area grigia di marginalità, mettendo a rischio tutti i progetti di integrazione -:


se siano a conoscenza che esistono profughi dall'ondata migratorio dal Nord Africa della primavera del 2011 che non sono stati inseriti nella proroga di cui al decreto del Presidente del Consiglio dei ministri del 15 maggio 2012 e che attendono di conoscere il loro destino; se e come e in che tempi il Governo intenda affrontare le questioni sopra menzionate. (4-16466)