PICIERNO. -
Al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:
la sera del 17 maggio 2012, i coniugi Salvatore Di Pietro e Teresa Del Salvio, rispettivamente di 52 e 55 anni, sono stati vittime di un brutale sequestro, finito in tragedia, a Maracaibo in Venezuela;
i due coniugi, originari di Santa Maria Capua Vetere in provincia di Caserta, si erano trasferiti da alcuni anni con i tre figli nel Paese sudamericano, dove gestivano un'attività commerciale nell'Avenue Fuerzas Armadas del quartiere Isla Dorada di Maracaibo;
stando all'incerta ricostruzione degli eventi, dopo un'ordinaria giornata di lavoro nel negozio, i Di Pietro sarebbero saliti a bordo della loro vettura per tornare a casa. Nei pressi della loro abitazione sarebbero stati fermati, con lo scoppio di alcuni colpi d'arma da fuoco, da tre individui - in base a quanto ripreso da alcune telecamere in zona - che li avrebbero costretti a salire prima su un'altra auto, e poi su di una imbarcazione per raggiungere un'isola vicina;
cosa sia accaduto nei momenti successivi al sequestro, definito dalla commissario Odalis Caldera - segretaria di sicurezza e ordine pubblico dello Stato Zulia - come un «crimine atipico» per le modalità e i poco chiari obiettivi dei sequestratori, è stato ricostruito a fatica. Dalle prime notizie giunte dal Venezuela, sembrerebbe che per le condizioni climatiche avverse, e forse per l'agitazione a bordo dovuta a una ribellione del Di Pietro, l'imbarcazione non abbia retto alle sollecitazioni, affondando a circa 150 metri dalla riva. Mentre i tre sequestratori sono riusciti a fuggire a nuoto, i coniugi casertani sono stati ritrovati senza vita sulla spiaggia Guajira dello Stato Zulia, la mattina di venerdì 18 maggio. Il corpo della Del Savio era legato agli arti superiori e inferiori, mentre il Di Pietro aveva una manetta allacciata al polso sinistro, presumibilmente perché incatenato all'imbarcazione;
emergono nelle ultime ore nuovi ed oscuri elementi, che calano un velo di mistero sulla torbida vicenda. In particolare, il medico legale, incaricato di periziare le salme, sembrerebbe aver escluso la morte per annegamento. Inoltre, il Di Pietro sarebbe stato vittima già altre volte di sequestro di persona;
il consolato generale d'Italia a Caracas sarebbe stato attivato solo nella tarda serata di sabato 19 maggio. Difatti, come riferiscono i familiari delle vittime, lo stesso console avrebbe esternato il proprio stupore dopo essere stato interpellato dai familiari, a distanza di 48 ore dalla tragedia;
ad oggi il Ministero degli affari esteri non ha ancora ufficializzato l'accaduto -:
di quali notizie sia in possesso in relazione al tremendo duplice omicidio in oggetto, e quali iniziative intenda assumere per sollecitare, mediante gli opportuni canali diplomatici, le autorità venezuelane a far piena luce sull'accaduto;
se e quali iniziative diplomatiche intenda attivare al fine di ottenere i dovuti chiarimenti circa la mancata e tempestiva comunicazione dell'accaduto alla rappresentanza italiana presso Caracas, e quali siano le motivazioni per cui il Ministero non abbia ancora ufficializzato la morte dei due connazionali in Venezuela.
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