ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/14314

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 564 del 21/12/2011
Firmatari
Primo firmatario: BOSSA LUISA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 21/12/2011
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
PICCOLO SALVATORE PARTITO DEMOCRATICO 21/12/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 21/12/2011
Stato iter:
18/06/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 18/06/2012
ORNAGHI LORENZO MINISTRO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 18/06/2012

CONCLUSO IL 18/06/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-14314
presentata da
LUISA BOSSA
mercoledì 21 dicembre 2011, seduta n.564

BOSSA e PICCOLO. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:

la situazione del cantiere di scavo del sito archeologico di Longola, in località Poggiomarino, provincia di Napoli, è preoccupante:

vi sono stati, nei mesi scorsi, numerosi problemi: un incendio di parte dei depositi, con conseguente distruzione del materiale contenuto in cassette di plastica; ripetuti allagamenti dei depositi (le grandi vasche costruite per il depuratore e riutilizzate) dovuti alle esondazioni del fiume Sarno, con conseguente capovolgimento delle pile di cassette contenenti materiali derivati dall'attività di scavo (migliaia di reperti) e perdita irreparabile di importanti informazioni; gusti alle pompe idrovore rimaste a lungo senza manutenzione;
lo stesso scavo, fermo per diversi anni per problemi di varia natura, è ripartito dopo la chiusura di uno dei due saggi aperti, senza essere arrivati allo strato sterile e quindi senza essere riusciti a capire il periodo iniziale e le relative caratteristiche dell'insediamento protostorico;

il materiale venuto alla luce nell'operazione è copiosissimo e interessante. Sono state ritrovate due antichissime canoe. Una è ora restaurata e in mostra a città della scienza, a Napoli, senza essere mai stata mostrata al territorio dal quale proviene. Un'altra canoa monossile potrebbe non essere mai recuperata, per esplicita decisione di chi sovrintende allo scavo;

in questi giorni, dopo solo pochi mesi di lavoro effettivo di scavo, e ancora una volta senza essere arrivati allo strato sterile, sarà ricoperto anche l'altro saggio, e non è stato reso pubblico nessun programma relativo ad indagini ulteriori;

la logica sottesa alle azioni condotte appare assai discutibile, anche perché non tiene in alcun conto le osservazioni arrivate dal territorio, dall'amministrazione comunale, dalle associazioni, che, in un'ottica di sussidiarietà orizzontale e in un processo di cittadinanza attiva, vorrebbero poter contribuire al formarsi delle decisioni riguardanti il loro territorio e le opportunità di sviluppo;

il sito di Longola porta i segni della rigogliosa prima civiltà della Valle del Sarno (quella Sarrasta), e l'importanza della sua fruizione per la cultura e l'economia dei luoghi è notevole;

dalle associazioni del territorio arriva la richiesta di una mobilitazione per rifiutare l'abbandono del sito e chiedere una urgente e concreta valorizzazione, con l'allestimento di un contenitore museale cittadino per l'esposizione delle migliaia di reperti, che devono ritornare al territorio dal quale sono emersi, per nutrirne la memoria storica e l'identità civica -:

se sia a conoscenza della situazione del sito archeologico di Longola, in località Poggiomarino, provincia di Napoli;

quali siano i progetti per la tutela e la valorizzazione di tale importante insediamento storico-culturale, se sia nelle intenzioni del Governo promuovere una iniziativa, d'intesa con i soggetti istituzionali e associativi del territorio, per il rilancio dell'intera, antica, «Valle dei Sarrasti». (4-14314)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata lunedì 18 giugno 2012
nell'allegato B della seduta n. 651
All'Interrogazione 4-14314 presentata da
LUISA BOSSA

Risposta. - In riferimento all'interrogazione in esame, con la quale l'interrogante chiede informazioni circa le iniziative e i progetti che il Governo intenda adottare per la tutela e la valorizzazione del sito archeologico di Longola, in località Poggiomarino (Napoli) si rappresenta quanto segue.
Il sito di Poggiomarino è stato individuato nel 2000, in occasione della realizzazione di un impianto di depurazione avviato dal Commissario straordinario alle opere di bonifica del fiume Sarno.
Indagini geognostiche hanno verificato che l'area archeologica ha un'estensione complessiva di circa 7 ettari.
Si tratta di un villaggio fluviale dell'età del Bronzo, costituito da un aggregato di strutture lignee disposte su piccoli isolotti artificiali, lungo una serie di canali di derivazione del fiume Sarno. Il sito è oggetto di occupazione dall'età del Bronzo fino agli inizi dell'età arcaica (inizi VI sec. a.C.).
In seguito ai primi scavi, i lavori per il depuratore furono sospesi e delocalizzati. L'area d'interesse archeologico è stata espropriata, inizialmente a cura del Commissario straordinario, in seguito dalla soprintendenza, ed è attualmente affidata alla soprintendenza speciale per i beni archeologici di Napoli e Pompei.
Al suo interno vi sono, oltre alle aree di scavo, diversi manufatti in cemento armato, soprattutto alcune grandi vasche incomplete, frutto della precedente destinazione d'uso.
In tutta l'area la falda acquifera è molto alta; per questa ragione l'effettuazione dello scavo richiede una continua attività di emungimento delle acque, attraverso l'impiego di pompe idrauliche.
Lo scavo in corso ha riguardato le uniche due aree a vista dell'insediamento, dell'ampiezza complessiva di metri quadri 1.600.
Il primo saggio, dell'estensione di circa 800 metri quadri è stato ripulito, ricondotto ad un livello di leggibilità e reinterrato per garantire la conservazione delle evidenze archeologiche.
Nel secondo saggio, come da progetto, le indagini sono state condotte fino al raggiungimento delle quote sterili, diversamente da quanto indicato dall'interrogante.
I dati di scavo testimoniano che la più antica occupazione del sito risale, in questo settore dell'insediamento, tra il Bronzo finale e gli inizi dell'età del Ferro. Si rappresenta che i risultati di scavo sono ampiamente pubblicati in volumi e riviste di alto livello scientifico.
Per quanto concerne l'episodio di incendio citato, si segnala che esso si verificò nell'estate del 2010 e che la soprintendenza ha presentato opportuna denuncia alle autorità competenti.
Per quanto riguarda, viceversa, l'allagamento dei depositi richiamato nell'interrogazione, va ricordato che anche questo episodio si è verificato sempre nel 2010; in entrambi i casi, comunque, appare del tutto infondata la lamentata perdita di materiale e informazioni.
Per quanto concerne la valorizzazione del sito, si segnala che due fattori impediscono, al momento, di lasciare a vista l'area indagata:

il livello della falda richiede, per il mantenimento a vista delle emergenze (che si trovano a circa 5-6 di profondità), l'utilizzo di pompe idrovore, il cui funzionamento richiede costi quotidiani molto elevati e non sostenibili se non in presenza di un finanziamento ad hoc;

nel saggio ancora a vista, al termine dello scavo, che ha previsto l'asportazione degli elementi lignei per le necessarie campionature ed analisi nonché per la registrazione di tutta la sequenza stratigrafica, fino al raggiungimento dei livelli sterili, le emergenze rimaste in situ risultano piuttosto scarse e poco leggibili, quindi scarsamente fruibili.
Da quanto descritto emerge con evidenza come, almeno al momento, un progetto di valorizzazione del sito debba necessariamente prescindere dalla fruizione diretta delle emergenze archeologiche, la cui conservazione, dovuta al loro mantenimento nei secoli in ambiente umido, difficilmente può, al momento, essere assicurata in ambiente asciutto.
A tale scopo occorrerebbe predisporre un progetto di restauro in situ che, per la complessità operativa e tecnica, richiede notevoli tempi e costi di elaborazione, certamente non compatibili con l'attuale esigenza di tutela e salvaguardia delle emergenze archeologiche.
È invece praticabile, come già nelle intenzioni della Soprintendenza, l'ipotesi di una valorizzazione dei risultati dello scavo archeologico attraverso la creazione di un Parco di archeologia sperimentale, che preveda la ricostruzione delle preesistenze in superficie.
In tale prospettiva si sono attivate collaborazioni con Istituti di ricerca italiani ed esteri al fine di procedere allo studio delle migliaia di reperti recuperati (ceramica, reperti metallici, resti botanici e faunistici eccetera) premessa indispensabile per qualunque progetto di valorizzazione e musealizzazione.
Proprio nell'intento di divulgare la conoscenza dell'importante insediamento protostorico, la Soprintendenza ha accolto la richiesta di esporre reperti provenienti nello scavo ad Halle, in Germania, presso il Museo nazionale della Preistoria, nell'ambito della mostra dal titolo «Le catastrofi sotto al Vesuvio» e ha intenzione di promuovere un programma di valorizzazione che coinvolga l'amministrazione locale.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Lorenzo Ornaghi.