ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/12972

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 512 del 03/08/2011
Firmatari
Primo firmatario: DI STANISLAO AUGUSTO
Gruppo: ITALIA DEI VALORI
Data firma: 03/08/2011


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO DELLA DIFESA
  • MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO DELLA DIFESA delegato in data 03/08/2011
Stato iter:
19/12/2012
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 19/12/2012
DI PAOLA GIAMPAOLO MINISTRO - (DIFESA)
Fasi iter:

RISPOSTA PUBBLICATA IL 19/12/2012

CONCLUSO IL 19/12/2012

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-12972
presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO
mercoledì 3 agosto 2011, seduta n.512

DI STANISLAO. -
Al Ministro della difesa, al Ministro degli affari esteri.
- Per sapere - premesso che:

la convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare del 1982 (ratificata anche dall'Italia, ai sensi della legge 2 dicembre 1994, n. 689), all'articolo 100, richiede a tutti gli Stati di collaborare per la repressione delle attività piratesche, e, al successivo articolo 101, limita la fattispecie ai soli atti commessi in acque internazionali o in luoghi non sottoposti alla giurisdizione di qualunque Stato, con la precisazione che le azioni di pirateria sono tali quando commesse da singoli o da gruppi, a fini privati;

l'articolo 105 consente agli Stati di sequestrare una nave pirata o una nave catturata e tenuta sotto il controllo dei pirati e di procedere all'arresto dell'equipaggio pirata;

la moderna pirateria marittima è un fenomeno caratterizzato dall'elevata instabilità politica ed economica di regioni in cui le capacità degli Stati rivieraschi di imporre il rispetto delle leggi sono ridotte o addirittura assenti;

la pirateria si manifesta oggi soprattutto nei mari dell'Asia sud-orientale e meridionale e dell'America meridionale ed ha il proprio epicentro nel golfo di Aden e nel tratto di mare antistante le coste della Somalia;

attraverso canale di Suez, dove operano i pirati somali, transitano ogni anno tra 22.000 e 25.000 imbarcazioni, ovvero il 75 per cento del flusso globale dei container mercantili marittimi e 3,3 milioni di barili di greggio al giorno, equivalenti al 30 per cento del fabbisogno energetico mondiale;

si tratta di un contesto in cui il 60 per cento del commercio estero italiano viaggia per mare e oltre 2.000 unità navali sono controllate da interessi italiani, 900 delle quali flottano ogni anno in acque ad alto rischio di pirateria;

secondo l'osservatorio sulla pirateria istituito dall'International maritime bureau, nel 2010 sono stati registrati 445 assalti che hanno causato la cattura di 53 navi e il sequestro di 1.181 operatori marittimi (con un incremento del 12,5 per cento sul 2009 e più del 60 per cento rispetto al 2008), mentre, per quanto riguarda il 2011, nei primi sei mesi sono stati annoverati 243 attacchi nel mondo e sono state contate 439 persone prese in ostaggio dai pirati somali;

l'aumento del rischio connesso agli attacchi pirateschi e la situazione di diffusa insicurezza per i traffici marittimi - in relazione ai quali si stima per la comunità mondiale una perdita economica complessiva oscillante tra i 13 e i 16 miliardi di dollari - ha portato inevitabilmente ad un innalzamento dei costi di trasporto delle merci dovuto principalmente all'incremento dei premi assicurativi - quadruplicati negli ultimi due anni - e delle indennità dei marittimi operanti nelle acque ad alto rischio pirateria, marittimi ai quali, anche in Italia, è stata riconosciuta una speciale indennità di guerra;

il recente «report of the special advisor (Jack Lang) to the secretary-general on legal issues related to piracy off the coast of Somalia» presentato il 25 gennaio 2011 (nel periodo di studio 2008-2010) individua: circa 1.890 sequestri di persona, 105 sequestri di natanti; un incremento sensibile del tasso di violenza durante gli attacchi alle imbarcazioni; un innalzamento da 1 a 5 milioni di dollari delle richieste di riscatto medio per la liberazione della nave ed un prolungamento del periodo di detenzione che oggi si attesta a circa 120 giorni;

le soluzioni da individuare e realizzare per il contrasto del fenomeno piratesco, secondo il consigliere speciale delle Nazioni Unite sulla pirateria devono essere inquadrate immediatamente in un piano globale, capace di «combattere, prevenire e sopprimere la pirateria» prima che «l'escalation di professionalizzazione ed operatività dei pirati raggiunga un punto di non ritorno» oltre il quale l'azione internazionale risulterebbe verosimilmente inefficace;

l'Italia partecipa alle operazioni della NATO e dell'Unione europea e alla missione European union training mission in Somalia, il cui obiettivo politico-militare punta a rafforzare il Governo federale di transizione attraverso l'addestramento di forze di sicurezza; essa opera all'interno del Contact group on piracy off the coast of Somalia, l'organo delle Nazioni Unite incaricato di sviluppare la cooperazione e il coordinamento tra i Paesi e le organizzazioni internazionali e risolvere radicalmente le cause del fenomeno della pirateria;

il 15 giugno 2011 la professoressa Del Vecchio, ordinario di diritto internazionale, in sede di audizione presso la Commissione difesa del Senato nell'ambito dell'«indagine conoscitiva sul possibile contributo delle Forze armate per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno della pirateria in acque internazionali», interpellata in merito ad una valutazione sulle peculiarità dell'utilizzo a bordo del naviglio civile di squadre armate composte da militari o da contractor privati, ha rilevato che, a livello internazionale, il quadro giuridico non appare ostativo all'impiego della difesa armata, purché esercitato nel rispetto del principio di proporzionalità dell'uso della forza;

altresì, è da tenere comunque in considerazioni le eventuali responsabilità dello Stato di bandiera nel caso di uso illegittimo della forza esercitato da parte del personale privato -:

come il Governo intenda adoperarsi per ripristinare il pieno utilizzo delle vie del mare, in particolare nell'area del Corno d'Africa, per le persone, il traffico commerciale e per le missioni di assistenza umanitaria;

se intenda proseguire e rafforzare la propria azione al fianco dei partner internazionali a sostegno della pacificazione e stabilizzazione economico-sociale e politica della Somalia, quale condizione determinante per sradicare e debellare il fenomeno della pirateria;

in sede ONU, all'interno del «gruppo internazionale di contatto sulla pirateria al largo delle coste somale» e del «gruppo di contatto sulla Somalia», se intenda attivarsi per realizzare un programma di coordinamento normativo interordinamentale volto a perseguire i responsabili di atti pirateschi - intesi come minaccia globale contro la comunità internazionale - mediante l'istituzione di un apposito tribunale penale internazionale e l'istituzione di un foro internazionale ad hoc per assicurare l'applicazione del diritto internazionale in materia di pirateria.(4-12972)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata mercoledì 19 dicembre 2012
nell'allegato B della seduta n. 736
All'Interrogazione 4-12972 presentata da
AUGUSTO DI STANISLAO

Risposta. - Il fenomeno della pirateria al largo delle coste somale è una delle più nefaste conseguenze della crisi istituzionale, sociale ed economica che affligge il Paese africano da vent'anni a questa parte.
Tale fenomeno, nel corso del tempo, è andato esponenzialmente crescendo, agevolato dal fragile contesto somalo che fa in modo che la rete della pirateria, in un ambiente di estrema povertà, basso rischio e alta remunerazione, prolifichi e si sviluppi, determinando sempre maggiori rischi economici e per la sicurezza.
Va da sé che offrire valide alternative sul piano economico, sociale e istituzionale, a chi vive e prospera di pirateria costituisce certamente un contributo efficace per combattere il fenomeno.
È dunque in quest'ottica che deve essere letto il sostegno del Governo italiano alla pacificazione e alla stabilizzazione della Somalia, tanto sul piano bilaterale quanto nei forum multilaterali al fianco dei partners internazionali.
La crisi della regione ha effetti destabilizzanti nel Corno d'Africa: sul piano internazionale, i problemi e le fratture che attraversano il quadrante geopolitico regionale sono: sicurezza e governabilità, povertà e sviluppo, islam e fondamentalismo, migrazioni e rifugiati, pastorizia e agricoltura, proliferazione delle armi leggere, competizione per l'uso delle risorse idriche.
Attraverso i pericolosi passaggi obbligati (choke points) marittimi dell'area transitano almeno il 20 per cento delle merci trasportate via mare su scala mondiale e il danno economico arrecato annualmente all'economia globale ammonta a svariati miliardi di dollari.
Sino ad oggi, l'impegno profuso dalla comunità internazionale nel contrasto sul mare al fenomeno della pirateria ha portato i suoi frutti: confrontando i dati del 2010/2011 con quelli del 2008/2009 è evidente che, nonostante il numero degli attacchi sia aumentato nel suo complesso, a causa di un inasprimento del fenomeno nell'Oceano indiano, la percentuale di successi è diminuita.
Il nostro Paese - sin dal manifestarsi dei primi casi di pirateria al largo delle coste somale, nel 2005 - si è distinto per l'impegno costante nel contrasto al fenomeno, nell'ambito di un'azione internazionale che vede, oggi, il coinvolgimento delle organizzazioni del comparto marittimo mondiale, attraverso un'opera di diffusione delle informazioni e di coordinamento delle iniziative a livello regionale.
Partecipiamo a due operazioni multinazionali di pattugliamento delle acque del golfo di Aden, una sotto egida dell'Unione europea, denominata «Atalanta» e un'altra, sotto egida della Nato, denominata «Ocean Shield».
A queste due operazioni si affiancano quelle di coalizione sotto egida statunitense denominata Combined Maritime Force ove partecipa anche l'Italia e in particolare la Marina militare con personale di staff operativo e quelle nazionali poste in essere da India, Cina, Iran, Russia, Giappone e altri Paesi.
L'Italia partecipa anche alla missione «European Union Training Mission» (Eutm) in Somalia con un massimo autorizzato di 19 unità e con l'obiettivo di contribuire, nell'ambito dell'Unione europea, al rafforzamento del Governo Federale di Transizione di Mogadiscio, attraverso l'addestramento delle sue forze di sicurezza in Uganda.
L'attività della missione EUTM, nata dall'esigenza di creare le condizioni necessarie per una stabilizzazione della grave situazione di crisi (principale causa del fenomeno della pirateria) in cui versa la Somalia e, più in generale, il Corno d'Africa, non è finalizzata soltanto al rafforzamento delle forze di sicurezza somale, ma si esplica anche nel fornire un indottrinamento basico sul diritto internazionale umanitario e, nella fattispecie, sulla salvaguardia dei diritti dei rifugiati, delle donne e dei bambini.
In coerenza con quanto precede, l'Italia ha guardato con interesse l'avvio della missione dell'Unione europea denominata EUCAP NESTOR, volta a realizzare attività di Regional Maritime Capacity Building nel Corno d'Africa e nell'Oceano indiano occidentale (Gibuti, Kenia, Seichelles e Somalia) e alla quale intende prendere parte.
È il caso di osservare che uno dei principali problemi legati al contrasto alla pirateria consiste nel perseguire giudizialmente i responsabili.
Risulta, infatti, molto complicato per tutti gli Stati procedere al giudizio e alla detenzione dei pirati nei Paesi di origine dell'unità che ha proceduto alla loro cattura e, nello stesso tempo, è impossibile consegnare i pirati alle autorità somale in quanto Paese che non offre alcuna garanzia giuridico-istituzionale e della salvaguardia dei diritti umani.
Attualmente è allo studio, da parte di un gruppo di lavoro (Legal working group) appositamente costituito dall'Onu nell'ambito del «Contact group on piracy off the coast of Somalia» (CGPCS) - al quale partecipiamo con rappresentanti difesa/esteri - per analizzare soluzioni ad hoc, la possibilità di istituire meccanismi giudiziari internazionali, tra cui prevale l'ipotesi di una Corte speciale somala che potrebbe, per il momento, operare nel territorio di un altro Stato (tribunale somalo delocalizzato), con o senza l'assistenza delle Nazioni unite.
Voglio sottolineare che nel quadro della forte azione svolta a livello internazionale dall'Italia contro il fenomeno della pirateria, la difesa ha assicurato e continuerà ad assicurare, assieme alle altre componenti del Governo, la massima collaborazione a tutela del personale delle navi mercantili che attraversano le aree a rischio da attacchi dei pirati.
Nel contesto in cui si è ormai diffusa la pirateria marittima si è reso necessario prevedere la possibilità d'imbarcare sui navigli commerciali, a richiesta degli armatori, team della Marina militare adeguatamente addestrati e dotati d'idoneo armamento ed equipaggiamento, destinati alla protezione della nave e dell'equipaggio, o, in alternativa, guardie giurate armate.
Per far fronte, quindi, all'esigenza operativa di completare le azioni poste in essere dalle navi militari a garanzia, in aree ad alto rischio di pirateria, della protezione di beni e dei marittimi imbarcati su mercantili nazionali, l'articolo 5 del decreto-legge n. 107 del 12 luglio 2011, convertito con la legge n. 130 del 2 agosto 2011, prevede anche la possibilità di impiegare dei nuclei militari di protezione (Nmp), da imbarcare sulle navi mercantili di bandiera nazionale che transitano in aree specificatamente individuate con decreto del ministero della difesa 1o settembre 2011.
Ai sensi della richiamata legge 130 del 2 agosto 2011, il giorno 11 ottobre 2011 è stato firmato il protocollo d'intesa tra la difesa e l'armatoria privata, per l'imbarco di nuclei militari di protezione a bordo delle navi mercantili battenti bandiera italiana negli spazi marittimi di cui al menzionato decreto.
Tale protocollo stabilisce le modalità e le condizioni secondo cui la difesa erogherà il servizio di protezione mediante l'impiego degli Npm. Al protocollo è allegata una convenzione, che sancisce gli obblighi degli armatori verso gli Nmp, i presupposti necessari per la fruizione del servizio, le modalità attuative nonché le responsabilità e funzioni del comandante dell'unità e del comandante dell'Nmp.
Peraltro, come noto, è stata recentemente approvata, presso la 4a commissione difesa del Senato, la risoluzione n. XXIV-46 che prevede tra gli impegni al Governo, anche quello di rivedere e di ottimizzare il protocollo d'intesa siglato tra il ministero della difesa e la confederazione italiana armatori (Confitarma).
Al riguardo, sono già in avanzato stato di definizione le modifiche a tale protocollo.
Vorrei, prima di concludere, rivolgere un pensiero ai nostri due fucilieri, assicurando che il Governo continua a riservare alla vicenda la massima attenzione, concentrandosi sulle indagini in corso, sull'eccezione di giurisdizione e d'immunità funzionale, proseguendo nel contempo nell'opera di sensibilizzazione dei Paesi amici, anche in seno alle principali organizzazioni internazionali, con l'immutato obiettivo di riportare in Italia i nostri marò.

Il Ministro della difesa: Giampaolo Di Paola.