ATTO CAMERA

INTERROGAZIONE A RISPOSTA SCRITTA 4/07941

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 349 del 07/07/2010
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPARUTTI ELISABETTA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 07/07/2010
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
BELTRANDI MARCO PARTITO DEMOCRATICO 07/07/2010
BERNARDINI RITA PARTITO DEMOCRATICO 07/07/2010
FARINA COSCIONI MARIA ANTONIETTA PARTITO DEMOCRATICO 07/07/2010
MECACCI MATTEO PARTITO DEMOCRATICO 07/07/2010
TURCO MAURIZIO PARTITO DEMOCRATICO 07/07/2010


Destinatari
Ministero destinatario:
  • MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI
Attuale delegato a rispondere: MINISTERO PER I BENI E LE ATTIVITA' CULTURALI delegato in data 07/07/2010
Stato iter:
22/01/2013
Partecipanti allo svolgimento/discussione
RISPOSTA GOVERNO 22/01/2013
ORNAGHI LORENZO MINISTRO - (BENI E ATTIVITA' CULTURALI)
Fasi iter:

SOLLECITO IL 12/10/2010

SOLLECITO IL 01/12/2010

SOLLECITO IL 12/01/2011

SOLLECITO IL 03/02/2011

SOLLECITO IL 03/03/2011

SOLLECITO IL 06/04/2011

SOLLECITO IL 15/04/2011

SOLLECITO IL 23/05/2011

SOLLECITO IL 06/07/2011

SOLLECITO IL 21/09/2011

SOLLECITO IL 16/11/2011

SOLLECITO IL 15/02/2012

SOLLECITO IL 28/05/2012

SOLLECITO IL 04/07/2012

SOLLECITO IL 27/07/2012

SOLLECITO IL 22/10/2012

SOLLECITO IL 06/12/2012

RISPOSTA PUBBLICATA IL 22/01/2013

CONCLUSO IL 22/01/2013

Atto Camera

Interrogazione a risposta scritta 4-07941
presentata da
ELISABETTA ZAMPARUTTI
mercoledì 7 luglio 2010, seduta n.349

ZAMPARUTTI, BELTRANDI, BERNARDINI, FARINA COSCIONI, MECACCI e MAURIZIO TURCO. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:



secondo un articolo di Gian Antonio Stella pubblicato su corriere.it di martedì 6 luglio 2010, il Museo civico di storia naturale di Verona, aperto nel 1861 nella scia di collezioni ancora più antiche, come il museo Calzolari del 1550 o il Moscardo del 1611, è organizzato sul modello viennese in quattro sezioni: geologia e paleontologia, zoologia, botanica e preistoria. Quest'ultima sezione, grazie ai ricchissimi ritrovamenti sui monti Lessini e negli insediamenti di palafitte sul lago di Garda e nella Bassa veronese, risulta una delle più celebri del pianeta;



tuttavia, le quattro stanze un tempo dedicate alla preistoria sono state ridotte (con l'aggiunta di una aula per la didattica) a una sola di una cinquantina di metri quadrati. Inoltre, il sito internet del museo è stato sostituito da un link nel portale del Comune dove accanto a due foto non solo non si fa cenno ai tesori esposti (l'incisione del leone e dello stambecco trovati al Riparo Tagliente, le ceramiche e i bronzi delle palafitte del Garda o della necropoli di Franzine Nuove) ma neppure all'esistenza stessa della sezione nella sede centrale di palazzo Pompei, ma solo alla direzione e al magazzino (non aperti al pubblico) dell'Arsenale. Infine, lo spazio assai modesto rispetto all'importanza della raccolta (ad esempio, gli studi sul Dna di un neandertaliano trovato a Riparo Mezzena e la scoperta che aveva la pelle chiara, gli occhi azzurri e i capelli rossi sono finiti in copertina su «Science») costringe a tenere nei depositi migliaia di oggetti tra cui tutti quelli trovati negli ultimi 20 anni, compresi pezzi straordinari quali quelli recuperati dallo scavo subacqueo di Lazise;



alcuni anni fa, il comune di Verona ha deciso di indire un concorso internazionale per sistemare l'Arsenale militare e trasferirvi il Museo di storia naturale. Il progetto messo a punto dal vincitore, l'architetto inglese David Chipperfield, poiché prevedeva una spesa enorme, è stato pagato con la vendita di alcuni palazzi donati nei secoli al municipio: prima il Castel San Pietro, comprato dalla fondazione Cariverona, in seguito il Palazzo Forti, il palazzo Gobetti, il palazzo Pompei e l'ex convento francescano di San Domenico. Il convento «rappresenta una preziosa testimonianza artistica dell'architettura del XVI-XVII secolo». Palazzo Gobetti «è uno dei palazzi più caratteristici della rinascenza veronese, con armoniosa facciata quattrocentesca, balconi traforati e portale dagli stipiti finemente scolpiti». Palazzo Forti, dono «all'amata Verona» di un ricco ebreo morto un anno prima delle leggi razziali, ospita la Galleria d'arte moderna;



infine, proprio palazzo Pompei e palazzo Gobetti erano sedi del Museo di storia naturale;


tutti questi palazzi storici sono stati venduti a ribassi d'asta clamorosi (per il «Forti», la Cariverona invece di pagare i 65 milioni pretesi dal comune ne ha pagati 33; Palazzo Gobetti, messo in vendita per 10 milioni, è stato venduto a 6 e mezzo scarsi; il centralissimo palazzetto del Bar Borsa, in vendita per 6 milioni e mezzo, è stato ceduto per 4,8 alla «Valpadana Costruzioni»); eppure, due settimane fa è emerso che di quei soldi, al comune, non è arrivato alcun versamento;



nel frattempo, tutto il materiale preistorico, che non potendo essere esposto per mancanza di spazio era in deposito parte a Castel San Pietro e parte nel palazzo Gobetti, è stato sgomberato dagli edifici venduti e accatastato in due stanzoni al piano terra e al primo piano dell'Arsenale che, al momento, è costituito da due magazzini semi-diroccati;


mentre i reperti al piano superiore, per quanto messi a rischio da umidità e sbalzi di temperatura, si sono conservati decentemente, quelli al piano inferiore hanno subito una sorprendente metamorfosi: molti sono diventati blu, subendo un danno così grave che, a detta del conservatore Laura Longo, «in tanti casi non valgono più nulla: massicciata per le strade». Gilberto Artioli, del dipartimento di Geoscienze di Padova, ipotizza che il magazzino al piano terra fosse impregnato di qualche sostanza non ancora ben definita;



un titolo dell'Arena è dedicato al tema: «Palazzo Gobetti regala rotatorie a San Michele». Vi si legge che grazie alla vendita del palazzo che ospitava parte del museo di storia naturale, il Comune «ha stanziato 900mila euro per la costruzione di due rotatorie a San Michele» e «un milione e 100mila per il campo sportivo Audace» -:



quali misure intenda adottare il Ministro a tutela dell'immenso patrimonio del Museo civico di storia naturale di Verona;



se non ritenga opportuno assumere le necessarie iniziative normative per porre un limite all'utilizzo del patrimonio culturale nazionale da parte degli enti locali. (4-07941)
Atto Camera

Risposta scritta pubblicata martedì 22 gennaio 2013
nell'allegato B della seduta n. 739
All'Interrogazione 4-07941 presentata da
ELISABETTA ZAMPARUTTI

Risposta. - Con l'atto di sindacato ispettivo in oggetto indicato, l'interrogante chiede quali misure il Ministro intenda adottare per tutelare l'immenso patrimonio del museo civico di storia naturale di Verona oggi collocato presso i magazzini dell'Arsenale (per la cui realizzazione, secondo sempre quanto riportato dell'interrogante, sono stati venduti numerosi palazzi storici da parte del comune di Verona con notevoli ribassi d'asta), anche in considerazione della circostanza che alcuni reperti del predetto patrimonio, successivamente ad un trasloco, sono stati colpiti da un particolare fenomeno di viraggio cromatico.
Al riguardo si rappresenta quanto segue.
In relazione all'intervenuta alienazione, da parte del comune di Verona, dei beni culturali denominati «Palazzo Forti», «Palazzo Pompei», «Palazzo Gobetti» ed «ex Convento di San Domenico», citati dall'interrogante, va ricordato che la direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto ha emanato i relativi provvedimenti di autorizzazione ad alienare in cui risultano, nel dettaglio, le prescrizioni e condizioni imposte dal direttore regionale a tutela dei beni medesimi, ai sensi dell'articolo 55, comma 3, del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42.
In particolare:

Palazzo Gobetti: l'alienazione è stata autorizzata, con prescrizioni, dalla direzione regionale competente, con nota protocollo 117 del 9 gennaio 2006, su istruttoria della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, inoltrata alla direzione regionale con nota protocollo 16548 del 15 dicembre 2005.

Palazzo Forti: per quanto riguarda le parti ad uso residenziale e commerciale, l'alienazione è stata autorizzata, con prescrizioni, dalla competente direzione regionale con provvedimento 2 settembre 2009, su istruttoria della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, inoltrata alla direzione regionale con nota protocollo 10350 del 4 luglio 2008; per le restanti parti, è stata autorizzata dalla competente direzione regionale con provvedimenti 25 febbraio 2010 e 30 giugno 2010;

Palazzo Pompei: l'alienazione è stata autorizzata, con prescrizioni, dalla direzione regionale, con nota protocollo 116 del 9 gennaio 2006, su istruttoria della soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, inoltrata alla direzione regionale con nota protocollo 16341 del 12 dicembre 2005;

Ex Convento di San Domenico: l'alienazione è stata autorizzata, con prescrizioni, dalla direzione regionale competente, con provvedimento del 25 settembre 2008 su istruttoria della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici delle province di Verona, Rovigo e Vicenza, inoltrata alla direzione regionale con nota protocollo 8252 del 30 maggio 2008.
Per quanto attiene, poi, al trasloco dei materiali ed al fenomeno del viraggio cromatico successivamente verificatosi, si evidenzia quanto segue.
In data 11 giugno 2009, su iniziativa della direzione regionale per i beni culturali e paesaggistici del Veneto, venne concluso un accordo tra la Soprintendenza per i beni archeologici del Veneto e il comune di Verona, nel quale le parti concordarono, tra l'altro, sulla necessità che il trasloco dei beni venisse effettuato con modalità tali da garantire condizioni di massima tutela e sicurezza, con assistenza di personale adeguato in tutte le sue fasi, nonché sulla necessità che i magazzini venissero dotati di sistemi idonei per quanto riguarda la sicurezza e la custodia. Le parti si diedero, inoltre, reciprocamente atto dell'esigenza che venisse completata, a cura del comune depositario, l'inventariazione dei materiali archeologici statali costituenti le collezioni del museo nel più breve tempo possibile e, comunque, entro dieci anni dalla stipula dell'accordo, impegnandosi, ciascuna per la propria competenza, ad avviare le procedure per il rilascio, anche per lotti, dell'autorizzazione ministeriale al deposito dei beni ai sensi dell'articolo 89, comma 6, del Codice dei beni culturali e del paesaggio.
Giova, pertanto, evidenziare, alla luce di quanto sopra esposto, come tutta la procedura posta in essere si sia svolta in conformità alla disciplina normativa applicabile.
A seguito del verificarsi del fenomeno di alterazione cromatica di parte dei materiali archeologici, furono effettuati approfondimenti: una prima ipotesi ricondusse il fenomeno al possibile inquinamento ambientale e, per tale motivo, il comune di Verona, soprattutto al fine di garantire la sicurezza degli operatori, richiese l'intervento del Servizio Prevenzione Igiene sicurezza ambienti di lavoro della competente ULSS di Verona. Tale ente, con relazione protocollo 23226 del 27 luglio 2010, rilevò valori minimi e ampiamente sotto soglia di sostanze organiche volatili negli ambienti (parti per miliardo a fronte di parti per milione), certificando la piena salubrità degli stessi.
È di fondamentale importanza evidenziare come il fenomeno del viraggio cromatico di parte delle selci depositate presso i magazzini dell'ex-Arsenale di Verona sia da qualificarsi come assolutamente eccezionale e del tutto imprevedibile.
I professori Andrea Tapparo e Gilberto Artioli dell'università di Padova, incaricati dalla soprintendenza per i beni archeologici del Veneto delle indagini e analisi finalizzate alla ricostruzione e spiegazione del fenomeno, hanno rilevato che la molecola pigmentante è finora sconosciuta. Successivamente, la relazione conclusiva sulle analisi dei materiali litici, a cura del dipartimento di chimica e chimica industriale dell'università di Pisa, redatta in data 14 luglio 2011, ha evidenziato come, a seguito del trattamento dei materiali con raggi X a scopo di analisi «si è persa la colorazione blu non è stata riacquistata neanche dopo alcune settimane. La colorazione blu non è ricomparsa neanche sottoponendo il campione a irraggiamento UV (lampada Wood)».
Allo stato, risulta, quindi, comprovata la reversibilità del fenomeno, tanto che la citata soprintendenza ha concordato con il comune di Verona la sottoposizione di un ulteriore campione di selci a specifici trattamenti con utilizzo della medesima strumentazione.
La suddetta relazione scientifica risulta, poi, rilevante anche al fine di ribadire non soltanto la eccezionalità e imprevedibilità del fenomeno, ma anche l'impossibilità di ricondurlo a cause connesse al contesto strutturale in cui i reperti in parola sono stati collocati.
Gli studiosi dell'università di Pisa riconoscono l'esistenza della nuova e sconosciuta molecola pigmentante, già individuata dai professori Andrea Tapparo e Gilberto Artidi dell'università di Padova nella già citata relazione a suo tempo presentata alla soprintendenza. Contrariamente a quanto ritenuto da questi ultimi, tuttavia, ritengono che la formazione di questa molecola non sia riconducibile ai tappetini in gomma su cui i reperti litici poggiavano ma alla riemersione di una sostanza in passato applicata sulle selci per motivi di studio.
Da ultimo, l'università di Padova - dipartimento di geoscienze - ha formulato una proposta di progetto di approfondimento e di ricerca su dei campioni di materiali che sono stati prelevati dai depositi, anche al fine di verificare l'ipotesi di reversibilità del fenomeno come delineata dall'università di Pisa.
Purtroppo, detta ultima attività si trova attualmente in fase di stallo a causa dell'indisponibilità finanziaria del comune di Verona, che non dispone dei fondi necessari.
Negli scorsi mesi, si è anche conclusa l'attività di ricognizione sistematica dei materiali interessati dal fenomeno del viraggio cromatico. La percentuale di quelli che risultano compromessi è, complessivamente, pari al 4,74 per cento, ma con differente grado di alterazione, quasi sempre minimo.
Deve, pertanto, essere ribadita la circostanza che qualsivoglia verifica preliminare dell'idoneità ambientale dei magazzini dell'ex Arsenale, peraltro non prevista da alcun protocollo o prassi operativa, non avrebbe potuto accertare, ex ante, la possibilità del successivo verificarsi di fenomeni tanto anomali.

Il Ministro per i beni e le attività culturali: Lorenzo Ornaghi.
Classificazione EUROVOC:
GEO-POLITICO:

VERONA, VERONA - Prov, VENETO

EUROVOC :

amministrazione locale

comune

ente locale

museo

patrimonio culturale