PALAGIANO. -
Al Ministro dell'interno, al Ministro della salute.
- Per sapere - premesso che:
l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) considera il suicidio come un problema complesso, non ascrivibile ad una sola causa o ad un motivo preciso. Esso sembra piuttosto derivare da una complessa interazione di fattori biologici, genetici, psicologici, sociali, culturali ed ambientali;
in tutte le nazioni, il suicidio è attualmente tra le prime tre cause di morte nella fascia di età 15-34 anni. Coinvolge quindi, in maniera particolare, i giovani;
quella di togliersi la vita non è una decisione che arriva da un giorno all'altro, per questo motivo l'ambiente sociale, affettivo e lavorativo, e le abitudini di vita, incidono in maniera spesso determinate su questa estrema decisione;
tra i fattori di rischio socioculturali si annovera, secondo uno studio condotto da La Sapienza - Università di Roma, «l'esposizione ad atti di suicidio anche attraverso i media»;
i media sono senza dubbio lo specchio sul mondo, specie per i giovani che sempre più spesso utilizzano la Rete per comunicare, informarsi, vivere;
oggi il web è il mezzo attraverso il quale la maggior parte delle persone recepisce informazione, prima ancora dei classici mezzi di informazione di massa;
attraverso la rete è possibile riuscire a mettersi in contatto con moltissime persone e, proprio per questo, con esperienze di vita diverse e spesso estreme;
da una ricerca attraverso i più importanti motori di ricerca è emerso che esistono moltissimi siti web dove è possibile reperire informazioni dettagliate sulle diverse «tecniche» di suicidio. In alcuni di questi siti sono addirittura riportati i pro ed i contro di un metodo rispetto all'altro e descritte nei minimi particolari le tipologie di suicidio e gli effetti;
esistono anche dei blog che raccontano storie di suicidio, spesso in prima persona, in cui - attraverso un linguaggio affabile e accattivante - si accompagna il lettore all'atto estremo;
oltre ai portali dedicati, sono innumerevoli i video, reperiti in particolare su You Tube, in cui è possibile vedere scene di suicidio. È ovvio che il più delle volte si tratta di falsi, ma sono pur sempre la messa in scena di un atto che è tutt'altro che divertente, ma anzi provocato da autentica disperazione;
molti sono anche i forum che si occupano del tema. Forum in cui persone chiedono consigli su come suicidarsi. Il più delle volte questi spazi di discussione virtuale sono liberamente visionabili da chiunque si trovi in rete;
uno studio inglese, pubblicato sul British Medical Journal, condotto da un gruppo di studiosi degli atenei di Bristol e Oxford ha evidenziato il contributo che il web offre a chi pensa al suicidio;
digitando dodici parole inerenti il suicidio in quattro diversi motori di ricerca si è arrivati ad ottenere più o meno gli stessi risultati: in cima alla ricerca sono sempre gli stessi tre siti ad apparire, siti che incitano la pratica suicida. Il 20 per cento dei siti apparsi nella prima pagina della ricerca sono pro suicidio, antisuicidio solo il 13 per cento;
da quanto risulta allo scrivente alcune persone, in Italia, vivendo in un momento di profonda sofferenza e fragilità emotiva, hanno trovato, attraverso la rete, la motivazione finale alla decisione di togliersi la vita -:
se non intenda avviare uno studio, sul modello di quello condotto dalla scuola inglese, per valutare anche quale sia il reale impatto di questo materiale virtuale sul tasso di suicidi nel nostro Paese;
se non intendano assumere iniziative volte a limitare la diffusione di certi siti web, rispettando la libertà di espressione garantita dalla nostra Carta costituzionale ma allo stesso tempo tutelando la vita - così come questo Governo ha la prerogativa di fare - di tutte quelle persone che si trovano in un momento di profonda sofferenza ed instabilità psicologica e che potrebbero essere influenzate dalla visione di certe immagini, o dalla lettura di certi dettagli sulla maniera «migliore» di porre fine alla propria vita. (4-06733)