FARINA COSCIONI, MAURIZIO TURCO, BELTRANDI, BERNARDINI, MECACCI e ZAMPARUTTI. -
Al Ministro per i beni e le attività culturali.
- Per sapere - premesso che:
il quotidiano Il Mattino, nella sua edizione del 28 novembre 2009 pubblicava un articolo intitolato «Museo, sale negate e pavimenti a pezzi», del giornalista Paolo Barbuto; nel citato articolo si riferisce delle incredibili e avvilenti condizioni in cui versa il tempio si Iside di Pompei;
la situazione viene descritta dal giornalista nel seguente modo: «...un piccolo inferno di degrado e abbandono che stona terribilmente con la magnificenza del luogo. Pavimenti spaccati e ridotti a un mucchio di cocci, sale chiuse perché le lampadine sono fulminate, collezioni vietate per mancanza di personale, reperti blindati per motivi «ambientali». E nel mezzo di questa situazione, un duello sindacale a colpi di comunicati, proteste e rivendicazioni (...). Al centro dello scalone monumentale la statua di Ferdinando primo, scolpita dal Canova, è la stessa che sta nella terza pagina della guida. Solo che in quella foto la statua è completamente bianca. Questa qui è ricoperta da tre dita di polvere su testa, spalle e braccio proteso: «Sorry, mi dispiace», si difende un addetto, e prova a spiegare che le pulizie su quel gigantesco monumento non possono essere eseguite dalla ditta ufficiale che non è tenuta a spolverare fin lassù (...) Per dare uno sguardo ai reperti del tempio di Iside di Pompei, bisogna fare in fretta. La giornata grigia promette poca luce e da quella sala, quando il sole va via, devono andare via anche i turisti. Non c'è illuminazione elettrica. Anzi, ci sarebbe, ma le decine di faretti che pendono dal soffitto sono tutti fulminati. «Forse - ipotizza un addetto del piano - c'è un problema su tutta la linea elettrica. Ma comunque anche per cambiare le lampadine occorre una procedura speciale. L'elettricista che si occupa del museo non sale oltre il metro e mezzo senza le strutture adeguate. Ma qui dentro i soffitti sono alti cinque metri». Nel grande salone della meridiana è in allestimento una mostra d'arte moderna. Il vetro che protegge la meridiana è ancora in parte scheggiato: ricordo di una cena durante la quale a un invitato scivolò una bottiglia. Come in tutte le strutture museali del mondo, si organizzano manifestazioni che producano introiti. Gli incidenti possono accadere, le assicurazioni pagano, ma questa vicenda risale a quaranta giorni fa, e quel vetro scheggiato doveva essere già stato sostituito. La sezione degli affreschi è bella e, per la maggior parte, rifatta di fresco. Ma sul fondo, quando la parte appena rinnovata s'interseca con quella preesistente, bisogna prestare attenzione. Il pavimento in cotto rosso s'è prima gonfiato e poi si è spaccato. Adesso c'è una montagnella di pezzi di cotto, come un mosaico da rimettere insieme. La zona disastrata, al centro della sala, è protetta da cordoni rossi, di quelli che si usano per tenere lontano il pubblico dalle opere più importanti. Più avanti c'è un'altra spaccatura, si trova all'ingresso di una sala che, naturalmente, è vietata al pubblico. E qui si apre un capitolo delicato, quello del museo vietato. È chiusa al pubblico tutta la zona dedicata all'antico Egitto. Reperti e mummie sono blindati da un paio d'anni: in quelle sale c'è un forte odore chimico che probabilmente proviene dai pannelli sistemati sui muri. Quando un paio di dipendenti e un visitatore sono svenuti, è stato deciso di chiudere tutto per capire cosa fare. In due anni non s'è ancora capito. Anche la sala dei vasi Greci è chiusa a tempo indeterminato. La zona della preistoria, invece, apre di tanto in tanto, così come l'ala numismatica e quella della collezione di Napoli antica. E qui si spalanca un altro capitolo, quello della carenza di personale, che ha scatenato le polemiche degli ultimi giorni. Gli ex assistenti tecnici museali, dal primo gennaio 2008 trasformati in Ava, addetti all'accoglienza dei visitatori, hanno denunciato la sospensione delle attività didattiche. S'è scatenata una bagarre sindacale in cui da un lato la Uil sostiene che c'è una manovra di impoverimento dei contenuti o di ridimensionamento di una parte del personale, dall'altra la Soprintendente Salvatore spiega che il provvedimento è legato alla necessità di rendere più funzionale il museo, dall'altra ancora la Cgil che chiede di rasserenare i toni:
«L'interesse di tutti è un museo che accolga bene i visitatori - spiega il rappresentante Cgil Eduardo Tammaro - i dipendenti, soprattutto quando hanno tutti la stessa qualifica e le stesse mansioni, dovrebbero essere uniti per avere maggiore tutela e garantire servizi migliori» -:
se quanto riportato in premessa sia vero e, in caso affermativo, quali iniziative si intendano assumere per far fronte alla grave situazione descritta in premessa. (4-05237)