ATTO CAMERA

MOZIONE 1/01022

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Dati di presentazione dell'atto
Legislatura: 16
Seduta di annuncio: 626 del 26/04/2012
Firmatari
Primo firmatario: ZAMPA SANDRA
Gruppo: PARTITO DEMOCRATICO
Data firma: 26/04/2012
Elenco dei co-firmatari dell'atto
Nominativo co-firmatario Gruppo Data firma
MUSSOLINI ALESSANDRA POPOLO DELLA LIBERTA' 26/04/2012
CAPITANIO SANTOLINI LUISA UNIONE DI CENTRO PER IL TERZO POLO 26/04/2012
PAGANO ALESSANDRO POPOLO DELLA LIBERTA' 26/04/2012
DI GIUSEPPE ANITA ITALIA DEI VALORI 26/04/2012
TURCO LIVIA PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012
DE TORRE MARIA LETIZIA PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012
SCHIRRU AMALIA PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012
MATTESINI DONELLA PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012
SBROLLINI DANIELA PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012
BRANDOLINI SANDRO PARTITO DEMOCRATICO 26/04/2012


Stato iter:
IN CORSO
Atto Camera

Mozione 1-01022
presentata da
SANDRA ZAMPA
testo di
giovedì 26 aprile 2012, seduta n.626

La Camera,

premesso che:

il 23 ottobre 2008 la Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza ha deliberato un'indagine conoscitiva volta ad approfondire la condizione dei minori stranieri non accompagnati e a ricostruirne il percorso, a partire dal momento in cui abbandonano i centri di prima accoglienza per gli immigrati (dopo essere stati identificati come minori e pertanto esclusi dalla procedura di espulsione dal territorio italiano), fino al momento in cui trovano una residenza stabile (ove questo avvenga), all'interno del sistema dell'accoglienza familiare previsto anche per i minori italiani in stato di temporaneo abbandono;

nell'ambito dell'indagine sono stati auditi: il Ministro dell'interno pro tempore Roberto Maroni, il presidente dell'organismo centrale di raccordo minori comunitari non accompagnati prefetto Mario Ciclosi, il prefetto di Agrigento Umberto Postiglione, il presidente del Comitato per i minori stranieri Giuseppe Silveri, il delegato dell'ANCI alle politiche migratorie Fabio Sturani, il già sostituto procuratore presso il tribunale per i minorenni di Roma Simonetta Matone, l'assessore della regione Sicilia con delega alla famiglia, politiche sociali e autonomie locali Francesco Scoma, rappresentanti dell'Associazione Telefono azzurro, di Save the children - Italia e dell'Associazione Giovanni XXIII, il direttore generale dell'immigrazione e delle politiche di integrazione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali Natale Forlani e infine Ernesto Tomei, professore associato di radiologia dell'università degli studi di Roma «La Sapienza»;

l'articolo 22 della convenzione di New York prevede che «gli Stati parti adottano misure adeguate affinché il fanciullo il quale cerca di ottenere lo statuto di rifugiato, oppure è considerato come rifugiato ai sensi delle regole e delle procedure del diritto internazionale o nazionale applicabile, solo o accompagnato dal padre o dalla madre o da ogni altra persona, possa beneficiare della protezione e della assistenza umanitaria necessarie per consentirgli di usufruire dei diritti che gli sono riconosciuti della presente Convenzione e dagli altri strumenti internazionali relativi ai diritti dell'uomo o di natura umanitaria di cui detti Stati sono parti»;

l'articolo 37 della convenzione di New York recita fra l'altro che: «gli Stati parti vigilano affinché nessun fanciullo sia sottoposto a tortura o a pene o trattamenti crudeli, inumani o degradanti, o sia privato di libertà in maniera illegale o arbitraria; l'arresto, la detenzione o l'imprigionamento di un fanciullo devono essere effettuati in conformità con la legge, costituire un provvedimento di ultima risorsa e avere la durata più breve possibile; ogni fanciullo privato di libertà sia trattato con umanità e con il rispetto dovuto alla dignità della persona umana e in maniera da tener conto delle esigenze delle persone della sua età». In particolare, ogni fanciullo privato di libertà «sarà separato dagli adulti, a meno che si ritenga preferibile di non farlo nell'interesse preminente del fanciullo; i fanciulli privati di libertà hanno il diritto ad avere rapidamente accesso a un'assistenza giuridica o a ogni altra assistenza adeguata, nonché il diritto di contestare la legalità della loro privazione di libertà dinanzi un Tribunale o altra autorità competente, indipendente e imparziale»;

a partire dagli inizi del 2011, in relazione all'esplodere della cosiddetta «primavera araba», che ha interessato gran parte della fascia dei Paesi nordafricani (in particolare Tunisia e Egitto), i flussi migratori provenienti dal Maghreb sono aumentati notevolmente di volume profilando una vera e propria emergenza umanitaria. Se nel 2010 il totale dei minori giunti nel nostro Paese ammontava a 1.035, di cui 698 non accompagnati, dal primo gennaio 2011 al 24 settembre, cioè in nove mesi, ne sono arrivati 4.012, di cui ben 3.739 non accompagnati. Alla data del 27 settembre 2011 i minori non accompagnati segnalati al Comitato per i minori stranieri erano 6.946, di cui 926 identificati e 6.020 non identificati;

la maggioranza dei minori stranieri non accompagnati proviene dal territorio africano, ma negli ultimi anni sono aumentate le presenze di minori egiziani e afghani, mentre per quanto riguarda i marocchini la crescita è stata più contenuta; inoltre, è aumentato il numero di minori palestinesi (o sedicenti tali) e dei minori provenienti dal Corno d'Africa, somali ed eritrei, o dal Sudan;

un'altra consistente categoria di minori stranieri non accompagnati proviene invece dall'Asia centrale (in particolare dall'Afghanistan) e raggiunge l'Italia attraverso la Grecia e la Turchia, via mare (a bordo di navi per il trasporto merci, in condizione di clandestinità) o via terra (spesso nascondendosi a bordo di camion). Questi adolescenti fuggono da fame e persecuzioni e hanno pertanto tutti i requisiti giuridici per vedersi riconosciuto lo status di rifugiato e diritto a tutta la protezione loro dovuta, in quanto minori, presso le autorità italiane. Nella realtà purtroppo nulla di tutto ciò avviene;

per quanto riguarda l'età media di questi ragazzi, la fascia più alta d'età dichiarata è 17 anni e rappresenta il 37 per cento degli arrivi. La seconda fascia di età, che rappresenta il 20-21 per cento dei ragazzi, è quella dei 16 anni, mentre i ragazzi di 15 anni rappresentano l'11 per cento. Pertanto, è possibile concludere che la maggior parte dei ragazzi appartiene ad una fascia medio-alta di minore età;

in occasione della grave emergenza umanitaria verificatasi nei primi mesi del 2011 un alto numero di minori nordafricani è stato temporaneamente ospitato all'interno delle strutture del centro di identificazione ed espulsione di Lampedusa, dove è stato rilevato, anche da parlamentari, l'estrema precarietà delle condizioni di permanenza riservate a questi adolescenti (spesso privi di spazi adeguati o in condizioni di promiscuità che non tenevano adeguatamente conto del loro specifico status di minori) incompatibili pertanto con il dettato succitato dell'articolo 37 della convenzione di New York: permanenza per periodi di tempo indeterminati, assimilabili per molti versi ad una forma di detenzione, senza la garanzia di un alloggio separato e consono alle necessità dei minori, spesso in condizioni di promiscuità con gli adulti;

è emersa inoltre una situazione di grave allarme sociale che riguarda i bambini o adolescenti stranieri privi di riferimenti familiari, una volta superata la fase della prima accoglienza e prima del successivo smistamento disposto dal magistrato competente verso la comunità familiare deputata a prendere in carico il minore. Fin dal momento dello sbarco (nella maggior parte dei casi si tratta di minori sbarcati nei porti siciliani, pugliesi o marchigiani) i minori sono condotti nei centri di prima accoglienza dove ha luogo la procedura di identificazione. Successivamente, la questura ne comunica la presenza all'autorità giudiziaria (tribunale dei minori), che li affida direttamente ad una struttura allogiativa: dopo questa prima fase (coordinata dal Ministero dell'interno e di recente affidata al soggetto attuatore delle misure di accoglienza per i minori stranieri non accompagnati del Ministero del lavoro e delle politiche sociali), il magistrato competente - con tempi variabili e commisurati al numero dei minori destinatari di analoghi provvedimenti - nomina il tutore, che normalmente è il dirigente del servizio sociale del comune dove ha sede la comunità alloggio. Successivamente a questa ulteriore fase, una parte di questi minori si allontana in molti casi senza lasciare traccia dalle comunità alloggio che li ospitano. Si tratta spesso di adolescenti arrivati in Italia senza una famiglia al seguito, ma non di rado con riferimenti telefonici di familiari o conoscenti disposti ad indirizzarli per la ricerca di un lavoro o di una qualche forma di inserimento sul territorio italiano o - più frequentemente - in altri Paesi europei, come la Francia o la Germania;

questo passaggio nella loro permanenza sul nostro territorio è quello che presenta i maggiori profili di vulnerabilità, poiché è in questa fase che questi minori sono esposti maggiormente a seri pericoli di sfruttamento da parte della criminalità organizzata o a gravi rischi per la loro stessa incolumità. La sparizione dei minori costituisce un fenomeno particolarmente concentrato nelle aree del Sud Italia, e specialmente in Sicilia: poiché in quelle zone non vi sono grandi opportunità di integrazione né contesti cosiddetti «familiari» che possano accogliere questi adolescenti. In questo percorso di allontanamento i minori fanno rapidamente perdere traccia di sé, anche grazie alla loro incerta identità, non attestata da alcun documento e spesso non adeguatamente verificata per mancanza di riferimenti certi;

secondo il presidente del Comitato per i minori stranieri, Giuseppe Silveri sul numero totale dei minori censiti sul nostro territorio (ovvero segnalati al Comitato dalle questure, dai comuni e dai tribunali) soltanto il 30 per cento risulta identificato. Pertanto, finché non si conoscono provenienza, età ed identità di questi minori, non solo diventa imponibile tutelarli, ma anche gestirne la presenza, favorirne l'integrazione, proteggerli dal lavoro irregolare e da ogni forma di sfruttamento;

prima dell'emergenza relativa ai movimenti della «Primavera araba» un alto numero di minori veniva infatti smistato da Lampedusa verso l'entroterra siciliano, gravando integralmente sul territorio e sulle limitate risorse finanziarie di comuni molto piccoli, del tutto impreparati a svolgere questa funzione di inserimento. Anche questo stato di cose ha probabilmente favorito, in alcuni casi, l'allontanamento degli adolescenti dalle comunità alloggio di questi comuni, non adeguate a garantire la loro integrazione, se non addirittura interessate (per ragioni di convenienza economica) a favorire un continuo ricambio dei minori già ospitati con nuovi arrivi. Nelle comunità alloggio dove sono ospitati questi minori peraltro non può vigere alcun regime di restrizione della libertà personale, per cui i ragazzi non subiscono alcun tipo di controlli. L'indagine ha posto in luce il fatto che, per finanziare le comunità alloggio in cui vengono ospitati i minori stranieri, i comuni dei territori limitrofi alle aree di sbarco degli immigrati senza regolare permesso di soggiorno subiscono un pesante carico finanziario in relazione alle loro limitate dimensioni;

anche dal IV rapporto dell'ANCI arriva la conferma che la pronta accoglienza è un momento cruciale in cui è necessario intervenire tempestivamente con servizi di qualità, con risorse dedicate e professionalità specifiche, anche alla luce dei dati che dimostrano che è nei primi giorni che si verifica il maggior numero degli allontanamenti di questi minori dalle strutture di accoglienza. L'Anci ha avviato nel 2008 un programma che ha previsto l'inserimento lavorativo e l'affidamento familiare di questi minori non accompagnati grazie al coinvolgimento di ben 32 comuni. Al 31 dicembre nel programma 2011 hanno trovato ospitalità oltre 2750 minori, sia presso strutture ad essi destinate sia presso famiglie italiane e straniere, per un totale di più di 160.000 giornate di accoglienza complessivamente erogate. Nonostante il successo del programma, il suo finanziamento, concluso il 31 dicembre 2011, non è stato rinnovato,
impegna il Governo:
a garantire una efficace tutela dei diritti dei minori stranieri non accompagnati attraverso una tempestiva procedura di identificazione di questi soggetti fin dal momento della prima accoglienza ed una gestione coordinata delle presenze così verificate da parte di una vera e propria task force, formata da personale specializzato e rappresentanti delle organizzazioni non governative accreditate;

a creare una vera e propria task force, formata da personale specializzato e rappresentanti delle organizzazioni non governative accreditate, in grado di procedere tempestivamente all'identificazione dei minori stranieri non accompagnati fin dal momento della prima accoglienza, al fine di garantire un'efficace tutela dei diritti di questi soggetti;

ad espletare una procedura certa e uniforme su tutto il territorio nazionale, attestata dal rilascio di un vero e proprio documento d'identità e registrata nelle banche dati degli organi competenti alla gestione delle presenze dei minori stranieri, che si avvalga inoltre di tecnologie non invasive, utilizzate da personale specializzato, come il riconoscimento biometrico del minore straniero non accompagnato;

a promuovere collaborazioni bilaterali tra l'Italia e i Paesi di provenienza dei minori stranieri non accompagnati, al fine di conoscere gli specifici motivi che li spingono a migrare nonché le situazioni socioeconomiche di partenza è per poter attivare risposte nei Paesi di emigrazione (adozioni a distanza, percorsi di migrazione accompagnata, mantenimento dei rapporti con la famiglia di origine anche in vista di una eventuale opzione di ritorno nel proprio Paese, e altro);

a favorire una collaborazione a livello europeo per promuovere politiche a favore dei minori stranieri non accompagnati che attuino gli accordi internazionali, che siano coordinate tra i vari Paesi dell'Unione europea e diano risposte adeguate alle aspirazioni e ai diritti di scelta dei minori;

ad assumere iniziative per trasformare parte dei sussidi per l'accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, in particolare di quelli provenienti dalla Libia, in borse lavoro per minori ultrasedicenni al fine di favorire l'«inserimento socio-lavorativo di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità»;

ad assumere iniziative per rifinanziare il programma nazionale di protezione dei minori stranieri non accompagnati gestito dall'ANCI al fine favorire una valorizzazione ed un ampliamento di questa esperienza;

a attivare procedure di affidamento familiare temporaneo per i minori stranieri non accompagnati secondo le norme previste in materia dall'ordinamento;

a predisporre iniziative di formazione ad hoc per il personale (militare e non) impiegato presso i luoghi più strategici per i flussi migratori come porti e frontiere, in collaborazione con il personale delle organizzazioni non governative accreditate, facendo sì che tale formazione preveda la presa in carico del minore straniero non accompagnato, da parte del personale preposto, in base alle normative esistenti (diritto all'accoglienza da parte del minore, status di rifugiato per particolari nazionalità, divieto di respingimenti coatti e altro);

a prevedere procedure di gara pubblica per l'accreditamento delle comunità alloggio cui possono essere affidati i minori stranieri non accompagnati assicurando che tali procedure fissino requisiti oggettivi sia di carattere economico-gestionale che in termini di risorse umane;

a creare, in collaborazione con le organizzazioni non governative accreditate, percorsi di emigrazione assistiti per quei minori non accompagnati che transitano attraverso l'Italia, manifestando l'intenzione di raggiungere altri Paesi europei dove hanno residenza loro familiari.

(1-01022)
«Zampa, Mussolini, Capitanio Santolini, Pagano, Di Giuseppe, Livia Turco, De Torre, Schirru, Mattesini, Sbrollini, Brandolini».