CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 maggio 2012
657.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale
COMUNICATO
Pag. 120

  Martedì 29 maggio 2012. — Presidenza del presidente Enrico LA LOGGIA. — Intervengono il Ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi, e il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, Vieri Ceriani.

  La seduta comincia alle 13.40.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, comunica che il Presidente del Senato ha chiamato a far parte della Commissione il senatore Alfredo Mantica, in sostituzione del senatore Alberto Balboni, dimissionario.

Documento di cui all'articolo 5, comma 4, del Regolamento della Commissione, in materia di attuazione del federalismo fiscale.
(Seguito dell'esame e conclusione).

  La Commissione prosegue l'esame del documento rinviato, da ultimo, nella seduta del 22 maggio 2012.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte di aver predisposto una ulteriore nuova formulazione della proposta di documento, nella quale sono stati inseriti, oltre che gli emendamenti che erano stati accolti nella seduta del 22 maggio scorso, anche ulteriori emendamenti, eventualmente riformulati (vedi allegato 1). Segnala altresì che il punto 12-bis della nuova formulazione riprende una questione sollecitata dall'ANCI. Avverte infine che il senatore Belisario ha predisposto una riformulazione dei propri emendamenti 22 e 31 (vedi allegato 2). Propone quindi di procedere alla votazione esclusivamente degli emendamenti per i quali ciò sia espressamente richiesto.

  La Commissione concorda.

  Il deputato Roberto SIMONETTI (LNP), nell'illustrare il contenuto dell'emendamento Paolo Franco 37, interamente sostitutivo del documento, evidenzia le differenze fondamentali rispetto al testo proposto dal Presidente della Commissione. In primo luogo segnala una diversa visione Pag. 121strategica dell'IMU, che deve essere eliminata in relazione all'abitazione principale. La quota del cinquanta per cento a valere sugli altri immobili non deve inoltre essere destinata allo Stato, ma rimanere nelle disponibilità degli enti locali. Per quanto riguarda il federalismo demaniale, si chiede la piena attuazione del decreto legislativo approvato dal Governo con il parere favorevole della Commissione, con il trasferimento dei beni agli enti territoriali, mentre nel documento si propone una revisione della disciplina in questione anche alla luce di una decisa azione di riduzione del debito pubblico: in sostanza verrebbe meno il principio di dotare gli enti territoriali di un proprio patrimonio. Altri punti centrali della proposta emendativa riguardano la valorizzazione dello strumento dell'addizionale IRPEF, l'istituzione del Senato federale e la riduzione del numero dei parlamentari, il ritorno al sistema di tesoreria unica previgente rispetto alle modifiche introdotte dal Governo Monti, nonché al sistema di elezione diretta per gli enti intermedi, quali le province.
  Ringrazia in ogni caso la Presidenza per aver posto in votazione la proposta interamente sostitutiva del testo del documento, considerandola come emendamento, in conformità con quanto richiesto dal Gruppo della Lega Nord.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, dichiara di comprendere le motivazioni della proposta interamente sostitutiva avanzata dai membri del Gruppo della Lega Nord, pur non condividendole.

  La Commissione respinge l'emendamento Paolo Franco 37.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce gli emendamenti Paolo Franco 1, Lanzillotta 2, 3, 4 e 5, nonché la nuova formulazione dell'emendamento D'Ubaldo 6, già accolta dal presentatore nella seduta del 22 maggio scorso.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) insiste per la votazione dell'emendamento D'Ubaldo 6, come riformulato, dichiarando il dissenso del proprio Gruppo su tale emendamento dal momento che la legge delega non ha per fondamento la perequazione, quanto piuttosto la responsabilità dei singoli enti rispetto all'utilizzo delle risorse provenienti dal proprio territorio.

  La Commissione approva l'emendamento D'Ubaldo 6, come riformulato.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce gli emendamenti Lanzillotta 7, come riformulato, e Lanzillotta 8.

  Il deputato Rolando NANNICINI (PD), illustrando il proprio emendamento 9, ritiene eccessiva la sanzione prevista per violazione da parte dei comuni del patto di stabilità interno nella formulazione disposta recentemente con il decreto-legge n. 16 del 2012, in quanto è stato eliminato il riferimento al limite massimo del tre per cento delle entrate correnti registrate nell'ultimo consuntivo quale importo di riduzione del fondo perequativo, che era sembrato un giusto punto di equilibrio in sede di esame dello schema di decreto legislativo n. 149 del 2011 su premi e sanzioni. In realtà porre un limite percentuale non risultava appropriato, in quanto l'ente locale sarebbe stato assoggettato ad una riduzione pari all'importo massimo del tre per cento delle proprie entrate correnti, a prescindere dall'ammontare dello scostamento rispetto all'obiettivo programmato. Poiché tuttavia il Governo non ha provveduto ad individuare un altro meccanismo più appropriato, con l'emendamento in esame propone la determinazione di un importo massimo della sanzione che deve essere commisurata all'entità della spesa corrente. Considera peraltro inesatta la formulazione introdotta come ultimo periodo del punto 5) del dispositivo della proposta di documento, in quanto le sanzioni da comminare in caso di violazione del patto di stabilità interno non sono e non possono essere oggetto delle discussioni Pag. 122che hanno luogo a livello europeo. Chiede pertanto che l'emendamento 9 a sua firma sia posto in votazione.

  Il senatore Walter VITALI (PD), pur condividendo le motivazioni esposte dal collega Nannicini, ritiene che la formulazione introdotta nella proposta di documento della Presidenza non abbia carattere dilatorio, né intenda aggirare la questione in esame. La materia delle sanzioni, infatti, è stata definita sulla base di un accordo Governo e comuni e il Governo italiano, come più volte dichiarato, intende affrontare in sede europea anche alcuni aspetti del patto di stabilità con ricadute determinanti sulla finanza dei comuni, tra cui, in primo luogo, lo scomputo dagli obiettivi del patto delle spese in conto capitale.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI sottolinea che il Governo non può che concordare con la formulazione contenuta nella proposta di documento della Presidenza. Concorda che la disciplina delle sanzioni può avere effetti fortemente penalizzanti sui comuni; ritiene peraltro che tale disciplina sia necessaria al fine di rendere credibile la manovra di finanza pubblica. Ricordando l'impegno del Governo in sede comunitaria per ottenere una revisione del patto di stabilità, sottolinea lo stretto collegamento e la necessaria simmetria tra patto di stabilità nazionale e patto di stabilità interno.

  Il deputato Marco CAUSI (PD) ritiene che il tema posto dal collega Nannicini sia di grande rilievo: nel 2011 solo il 4,4 per cento dei comuni ha sforato il patto, mentre molti comuni hanno conseguito risultati di saldo assai migliori rispetto agli obiettivi posti dal patto medesimo. Sottolinea che il mancato rispetto dei vincoli è spesso derivato dal fatto che alcuni comuni hanno preferito violare il patto di stabilità piuttosto che interrompere investimenti in corso di realizzazione, in quanto l'ammontare della sanzione comminata sarebbe risultato inferiore all'ammontare delle spese contrattuali e giudiziarie che avrebbero sostenuto a seguito della chiusura dei cantieri.

  Il senatore Marco STRADIOTTO (PD) invita la Commissione a essere coerente con se stessa alla luce dell'equilibrio raggiunto con il precedente Governo nell'esame del decreto legislativo n. 149 del 2011 attraverso la fissazione del limite massimo del tre per cento. Diversamente si rischia di creare le condizioni per portare il comune al dissesto e nell'esercizio successivo dovergli assegnare ulteriori risorse. Dichiara, pertanto, il proprio voto favorevole sull'emendamento Nannicini 9.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, sottolinea che l'ultimo periodo introdotto al punto 5) del dispositivo dell'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento prospetta la possibilità di rivedere tali disposizioni sanzionatorie.

  Il deputato Antonio MISIANI (PD) invita il Governo a un ripensamento sul tema, ricordando che il patto di stabilità è stato nel complesso sempre rispettato dal comparto dei comuni. Segnala inoltre che l'attuale normativa può portare al dissesto quei piccoli comuni che hanno sforato i saldi a causa della realizzazione di determinate opere. Auspica un ritorno alle modalità sanzionatorie precedenti attraverso la fissazione di un tetto percentuale quale limite massimo della sanzione. Il tetto potrà essere riferito alle entrate ovvero, come pare più opportuno, al complesso delle spese soggette ai vincoli del patto di stabilità interno.

  Il deputato Rolando NANNICINI (PD) ribadisce la richiesta di porre in votazione il proprio emendamento 9.

  La Commissione respinge l'emendamento Nannicini 9.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce l'emendamento Lanzillotta 10, come ulteriormente riformulato. Pag. 123
  Avverte inoltre che nell'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento è stato inserito il nono capoverso della premessa e l'ultimo periodo del punto 6) del dispositivo che, sollecitando il Governo a riconsiderare la disciplina dell'IMU, intendono perseguire le finalità degli emendamenti Franco 11 e Belisario 21. Chiede pertanto ai firmatari dei suddetti emendamenti di esprimersi sul testo della ulteriore nuova formulazione della proposta di documento, eventualmente ritirando gli emendamenti presentati.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) ritiene che la formulazione proposta dalla Presidenza non soddisfa le finalità dell'emendamento 11 a propria firma, dal momento che quest'ultimo si prefigge lo scopo di ripristinare l'assetto disegnato dalla legge delega, attraverso l'abolizione dell'IMU sulla prima casa e la garanzia che il gettito derivante dall'applicazione dell'imposta sugli immobili diversi dalle abitazioni principali sia assegnato interamente ai comuni. Precisa inoltre che, a differenza della formulazione proposta dalla Presidenza, l'emendamento prevede la reintroduzione della compartecipazione all'IRPEF in favore dei comuni.
  Ricorda come tale impostazione sia assolutamente coerente con la legge n. 42 del 2009 e il testo del decreto sul federalismo fiscale municipale esaminato dalla Commissione. Fa presente inoltre che le finalità dell'emendamento a propria firma trovano riscontro nelle dichiarazioni dei segretari del PDL e del PD, e in particolare dell'onorevole Alfano, che hanno auspicato che il ripristino dell'IMU sulla prima casa sia soltanto temporaneo. Rileva al riguardo che gli esponenti dei medesimi partiti presenti nella Commissione sembrano disattendere tali indicazioni, mostrando poca coerenza con le posizioni assunte in passato e con l'impianto complessivo del federalismo che è stato approvato anche con il loro voto.
  Insiste pertanto per porre in votazione il proprio emendamento 11.

  Il deputato Maurizio LEO (PdL) pur concordando in linea generale con le preoccupazioni esposte dal senatore Franco, ritiene che la formulazione proposta dalla Presidenza sia soddisfacente, in quanto si prefigge espressamente l'obiettivo di riordinare la disciplina dell'IMU prevedendo la possibilità di ridurre il peso dell'imposta sulla prima casa, fino ad arrivare sia a forme di esenzione parziale, sia all'ampliamento dei casi in cui l'imposta possa essere azzerata, in relazione alle condizioni sociali ed economiche dei contribuenti. La revisione della disciplina dell'IMU, che è caratterizzata da una estrema complessità, si rende necessaria a suo avviso anche per superare quelle difficoltà applicative, che sono emerse in questi giorni in relazione agli adempimenti a cui i contribuenti devono provvedere per il pagamento dell'imposta.

  Il deputato Marco CAUSI (PD) ricorda il lavoro svolto dalla Commissione in occasione dell'esame del decreto legislativo n. 23 del 2011 e la forte e decisa opposizione del gruppo del PD ad un modello di fiscalità municipale privo di una vera e propria autonomia impositiva dei comuni. Rammenta altresì come nel corso del dibattito si è più volte posta l'attenzione sul fine ultimo del federalismo fiscale ossia la responsabilizzazione degli amministratori locali, esigenza che può dirsi soddisfatta, a suo giudizio, soltanto attraverso un'imposta che sia legata al territorio. A tale proposito ricorda che il gruppo del PD formulò anche, in alternativa a un'imposta patrimoniale, l'ipotesi di introdurre un'imposta sui servizi con una base imponibile molto più ampia rispetto all'abitazione, che gravasse sugli effettivi utilizzatori dei servizi offerti dai comuni.
  In relazione al regime delle detrazioni di imposta sull'IMU, così come strutturato nella normativa vigente, ritiene che esso debba essere rivisto e rimodulato in funzione dell'effettiva capacità economica dei contribuenti.

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) pur apprezzando lo sforzo di mediazione della Presidenza ritiene non soddisfacente la formulazione proposta, dal momento che Pag. 124la Commissione è chiamata a verificare l'attuazione del federalismo fiscale come disegnato dalla legge delega, che espressamente esclude l'applicazione dell'IMU sulla prima casa.

  Il deputato Rolando NANNICINI (PD), con specifico riferimento al regime delle detrazioni, fa presente che a decorrere dal 2014 se si vuole mantenere tale regime occorre reperire risorse pari a 4,1 miliardi di euro annui.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI, precisa che la detrazione di base pari a 200 euro per l'abitazione principale è stabilita a regime, mentre l'ulteriore detrazione per i figli a carico è stata introdotta fino al 2013. Pertanto, se si vorrà mantenere l'attuale regime, l'onere sarà limitato a tale ulteriore detrazione.

  Il deputato Marco MARSILIO (PdL) preannuncia, contrariamente alle indicazioni del proprio Gruppo, il proprio voto favorevole sull'emendamento Paolo Franco 11, pur riconoscendo che rispetto al testo iniziale della proposta di documento sono stati fatti notevoli progressi. Permane tuttavia a suo avviso un nodo concettuale che deve essere definitivamente sciolto in relazione all'abitazione principale. Reputa infatti che in una democrazia la prima casa dovrebbe essere un valore essenziale da salvaguardare anche sotto il punto di vista fiscale, escludendola da qualsiasi imposizione tributaria.

  Il senatore Marco STRADIOTTO (PD) richiama il principio del beneficio quale principio cardine del federalismo fiscale, in base al quale attraverso il meccanismo «pago-vedo-voto» dovrebbe innescarsi quel circuito virtuoso tra amministrati e amministratori, con il quale i primi esercitano un controllo diretto sull'operato dei secondi, favorendone una maggiore responsabilizzazione. Ritiene che sottraendo l'abitazione principale dall'IMU si fa venir meno questo meccanismo di base, pregiudicando l'intero funzionamento del federalismo fiscale, che non può fondarsi soltanto, a suo avviso, sulle addizionali IRPEF. Nell'ottica federalista infatti l'autonomia impositiva dei comuni deve essere fondata su una imposta di carattere territoriale, affinché gli amministratori locali siano valutati in relazione all'utilizzo delle risorse per fornire i servizi ai cittadini che vivono su quello stesso territorio.
  Rileva inoltre che l'attuale regime delle detrazioni, in presenza di rilevanti e non giustificate differenze nella determinazione delle rendite catastali nelle diverse parti del territorio nazionale, determina effetti distorsivi di gettito tra i comuni. Precisa infatti come in alcuni comuni di piccole dimensioni una detrazione di 200 euro possa apparire troppo elevata, tale da determinare una esenzione totale dall'imposta per quasi la metà della popolazione del comune interessato.

  Il senatore Enzo BIANCO (PD) nel concordare con le osservazioni esposte dal senatore Stradiotto, dichiara di condividere la formulazione proposta dalla Presidenza. Segnala altresì alla Presidenza di non poter partecipare al seguito dei lavori della Commissione e alla votazione sul documento, a causa della coincidenza temporale con i lavori della 1a Commissione del Senato sulla riforma costituzionale.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, a conclusione del dibatti sull'emendamento Paolo Franco 11, osserva che, per quanto sia sicuramente lecito prefiggersi obiettivi più ambiziosi, la formulazione adottata nella proposta di documento non può non ritenersi soddisfacente, in quanto sollecita il Governo a portare a compimento in modo soddisfacente, anche rivedendo alcune delle scelte compiute, un elemento essenziale del federalismo fiscale quale è l'ordinamento della finanza dei comuni.

  La Commissione respinge l'emendamento Paolo Franco 11.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che comunque saranno mantenuti nella proposta di documento il nono capoverso della premessa e le parti inserite al punto Pag. 1256) del dispositivo che intendevano riprendere i contenuti dell'emendamento Paolo Franco 11.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI chiede che, con riferimento al nono capoverso della premessa, le parole da: «il quale» fino a «Restituendo» siano sostituite dalle seguenti: «il quale peraltro già oggi consente l'esenzione dall'imposta per più di un terzo dei contribuenti. Attribuendo». Con tale modifica, infatti, si evita di qualificare il sistema di detrazioni come sistema rigido e uniforme a livello nazionale.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, accoglie la proposta di riformulazione suggerita dal Governo.
  Avverte quindi che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce l'emendamento Lanzillotta 12, l'identica nuova formulazione degli emendamenti Paolo Franco 13 e Belisario 15, gli emendamenti Belisario 14 e Lanzillotta 16.
  Avverte altresì che la formulazione del punto 3) del dispositivo intende assorbire l'emendamento Paolo Franco 17.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) ritira il proprio emendamento 17.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce l'emendamento Belisario 18.

  Il senatore Giuliano BARBOLINI (PD) ricollegandosi a quanto già esposto nel corso dell'esame dell'emendamento Nannicini 9, precisa che il proprio emendamento 19 ha lo scopo di sollecitare il Governo a rivedere il sistema sanzionatorio in relazione al mancato rispetto degli obiettivi del patto di stabilità interno. In particolare, attraverso una modifica del decreto legislativo n. 149 del 2011, si intende prevedere che la riduzione del fondo sperimentale di riequilibrio o del fondo perequativo in misura pari alla differenza tra il risultato registrato e l'obiettivo programmatico predeterminato, sia ripartita nella misura di un terzo in ciascuno degli esercizi successivi all'inadempienza. Ricorda che l'emendamento ripropone la soluzione che era stata individuata al Senato nel corso dell'esame del decreto legge n. 16 del 2012 per consentire un rientro graduale dallo sforamento dei vincoli del patto. Ricorda altresì che su tale meccanismo, poi modificato nel corso dell'esame presso la Camera, si era espressa positivamente anche la Ragioneria generale dello Stato.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI, fa presente che presso la Camera è stata elaborata una soluzione che rappresenta un valido punto di equilibrio tra rigore e flessibilità, in quanto non si è semplicemente soppresso il percorso di rientro triennale introdotto dal Senato, ma sono state introdotte una serie di misure dirette a favorire gli enti locali in difficoltà. Cita, a titolo esemplificativo, la norma che ha previsto una maggiore flessibilità degli obiettivi del patto di stabilità interno con riferimento alle spese per il personale o alla possibilità per alcune tipologie di pagamenti di ricorrere a intermediari finanziari ovvero, infine, la riserva ai comuni di un miliardo di euro dello stanziamento destinato al pagamento dei fornitori. Per questo ritiene che la disciplina introdotta alla Camera, a seguito dell'accordo tra Governo e ANCI, debba essere valutata nel suo complesso e, come tale, rappresenti una soluzione più articolata e soddisfacente rispetto a quanto era stato prospettato in precedenza.

  Il senatore Giuliano BARBOLINI (PD) dichiara di essere disponibile a ritirare il proprio emendamento 19, a condizione che al punto 5) del dispositivo dell'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento, all'ultimo periodo, dopo le parole «la possibilità di rivedere» siano inserite le seguenti: «, in termini anche di più appropriata gradualità e proporzionalità,».

  Enrico LA LOGGIA, presidente, accoglie la proposta di riformulazione del senatore Barbolini.

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  Il senatore Giuliano BARBOLINI (PD), ritira quindi l'emendamento 19 a propria firma.

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) insiste per la votazione del proprio emendamento 21.

  La Commissione respinge l'emendamento Belisario 21.

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) illustra la nuova formulazione del proprio emendamento 22 (vedi allegato 2)

  La Commissione respinge l'emendamento Belisario 22, come riformulato.

  Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) accoglie la nuova formulazione proposta dalla Presidenza del proprio emendamento 23 (vedi allegato 2).

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) insiste per la votazione del proprio emendamento 24.

  La Commissione respinge l'emendamento Belisario 24.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento recepisce l'emendamento Belisario 25, con cui si chiede di sopprimere il punto 9) della precedente formulazione della proposta stessa. Deve pertanto ritenersi precluso l'emendamento Paolo Franco 26.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) insiste per la votazione del proprio emendamento 20, rilevando che il punto 10) del dispositivo dell'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento è contraddittorio in quanto chiede dapprima di verificare i motivi della mancata emanazione dei decreti attuativi del federalismo demaniale e, subito dopo, subordina l'attuazione dello stesso federalismo demaniale alla priorità della riduzione del debito pubblico. Più in generale osserva che le numerose integrazioni introdotte nella proposta di documento della Presidenza rischiano in più punti di dare luogo a indicazioni contraddittorie. Richiama a titolo di esempio il punto 3) del dispositivo, laddove dopo aver introdotto il termine di sei mesi per l'adozione degli atti necessari per la determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, si prevede il coinvolgimento formale della Commissione, con l'inevitabile effetto di ritardare tale adozione.

  La Commissione respinge l'emendamento Paolo Franco 20.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce l'emendamento Belisario 27.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) insiste per la votazione del proprio emendamento 28 in materia di tesoreria unica.

  La Commissione respinge l'emendamento Paolo Franco 28.

  Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) ritira il proprio emendamento 29.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, avverte che l'ulteriore nuova formulazione del documento recepisce l'emendamento Lanzillotta 30.
  Dichiara quindi di accogliere la nuova formulazione dell'emendamento Belisario 31 (vedi allegato 2).

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) accoglie la riformulazione proposta dalla Presidenza del proprio emendamento 32 (vedi allegato 2).
  Accoglie altresì la riformulazione proposta dalla Presidenza del proprio emendamento 33 (vedi allegato 2).
  Insiste quindi per la votazione del proprio emendamento 34.

  La Commissione respinge l'emendamento Belisario 34.

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  Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) insiste per la votazione del proprio emendamento 35. Osserva infatti che la Commissione deve prendere posizione a favore dei contribuenti, anziché degli enti di spesa. Non risulta infatti comprensibile che enti come le province, che sono oggetto di soppressione o comunque di radicale revisione della loro struttura e funzionamento, possano continuare ad utilizzare i propri poteri impositivi per inasprire il carico fiscale che grava sui contribuenti.

  Il deputato Rolando NANNICINI (PD) osserva che le province realizzano interventi importanti, quali quelli relativi all'assetto del territorio o alle istituzioni scolastiche, sulla base di piani pluriennali. La sospensione del gettito fiscale significherebbe l'impossibilità di attuare tali interventi.

  Il deputato Roberto SIMONETTI (LNP) rileva che l'approvazione dell'emendamento in questione comporta di fatto l'impossibilità per le province di predisporre il proprio bilancio di previsione. Si tratta quindi di una proposta del tutto inattuabile, che dimostra come il proponente non sia consapevole dei meccanismi fondamentali di funzionamento di enti quali le province.

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV) dichiara di condividere, a differenza dei colleghi Nannicini e Simonetti, l'emendamento proposto dalla collega Lanzillotta. Non si può a suo giudizio mantenere la titolarità di poteri fiscali per enti che si intende sopprimere e che in alcuni casi sono già commissariati.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI osserva che l'emendamento proposto dall'onorevole Lanzillotta deve intendersi riferito non al complesso del gettito fiscale di spettanza delle province, ma i poteri delle province di intervenire per modificare in aumento le aliquote o altri elementi da cui dipende l'entità di tale gettito.

  Il deputato Maurizio LEO (PdL) concorda con l'interpretazione del sottosegretario Ceriani, osservando che la proposta di emendamento non può riferirsi al gettito fiscale ordinario, ma alla facoltà delle province di accrescerlo, utilizzando l'autonomia impositiva ad esse affidata. In questo senso ritiene condivisibile l'emendamento, osservando che le province, piuttosto che sull'aumento delle imposte, devono agire sulla riduzione della spesa.

  Il senatore Lucio Alessio D'UBALDO (PD) rileva che in molti casi sono le province stesse a determinare l'imposta, per cui sopprimere tale facoltà significa sopprimere il gettito stesso di diverse imposte, riducendo le province all'impossibilità di funzionare.

  Il senatore Walter VITALI (PD) rileva che il testo di documento proposto dalla Presidenza reca al punto 7) del dispositivo una ampia e articolata indicazione delle linee fondamentali della riforma che è all'esame del Senato per quanto riguarda la riorganizzazione del sistema degli enti intermedi. Tale riforma è resa tanto più necessaria dall'impraticabilità della previsione di cui all'articolo 23 del decreto-legge 201 del 2011, per cui le regioni devono rivedere le attribuzioni delle province, anche riconducendole alle regioni stesse, con l'effetto di incrementare notevolmente i costi per l'esercizio di tali attribuzioni. Pur ritenendo adeguato quanto previsto dal punto 7) del dispositivo ritiene che l'emendamento proposto dalla collega Lanzillotta possa essere accolto, inserendolo al medesimo punto 7) e prevedendo che, qualora non sia approvata entro il 31 dicembre 2012 la riforma attualmente in discussione, si proceda ad una sospensione dei poteri fiscali delle province. Osserva infine che, in assenza di una simile riformulazione, l'inserimento dell'emendamento in questione avrebbe l'effetto di manifestare sfiducia nei confronti del Parlamento e del Governo con riferimento alla loro capacità di pervenire in modo tempestivo alla riforma delle istituzioni di governo di area vasta.

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  Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) ritiene che il proprio emendamento debba essere mantenuto come punto autonomo del dispositivo. Osserva inoltre che non basta che la riforma sia approvata entro il 31 dicembre 2012, perché è necessario anche che sia operativa all'inizio del 2013.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI, dopo aver espresso l'auspicio che entro l'anno in corso si pervenga ad una adeguata riforma delle province, ribadisce che l'emendamento non può riferirsi ai poteri di tali enti di percepire il gettito fiscale, ma a quelli di variare la disciplina di talune imposte, con effetto di aggravare il carico. Invita pertanto il presentatore a riformulare il proprio emendamento in modo da chiarire questo aspetto, anticipando che in questo caso il Governo esprimerebbe parere favorevole.

  Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI) nel fare propria l'interpretazione del sottosegretario Ceriani, rileva peraltro che il termine di paragone rispetto al quale valutare se vi è stato un aggravio del carico fiscale non può essere individuato nell'anno 2012, dal momento che molte province in tale anno hanno aumentato le addizionali fino al massimo consentito dalla legge. Riformula quindi il proprio emendamento 35 nei termini seguenti: «Al dispositivo, dopo il punto 15), aggiungere il seguente: «15-bis) ove, al 1o gennaio 2013, non risulti operativa la riforma relativa alla riorganizzazione del sistema degli enti intermedi di cui al punto 7), sospendere, a decorrere dalla suddetta data, i poteri delle province di manovrare la propria fiscalità nel senso di aumentare il carico fiscale rispetto al 2011» (vedi allegato 2).

  Il sottosegretario Vieri CERIANI concorda con la riformulazione dell'emendamento Lanzillotta 35.

  La Commissione approva l'emendamento Lanzillotta 35, come riformulato (vedi allegato 2).

  Il senatore Rolando NANNICINI (PD) propone una riformulazione del proprio emendamento 36 nel senso di precisare che il mancato rispetto del patto di stabilità si riferisce agli anni successivi al 2010. Ritiene altresì opportuno precisare che il limite del 5 per cento deve essere determinato in rapporto al complesso delle spese soggette al patto di stabilità interno, anziché alle spese correnti (vedi allegato 2).

  Il sottosegretario Vieri CERIANI esprime il parere contrario del Governo anche sulla nuova formulazione dell'emendamento Nannicini 36 per le ragioni già indicate nel corso del dibattito.

  La Commissione approva l'emendamento Nannicini 36, come riformulato.

  Enrico LA LOGGIA (PdL), presidente, avverte che, a seguito dell'approvazione della nuova formulazione dell'emendamento Nannicini 36, deve considerarsi venuto meno l'ultimo periodo del punto 5) del dispositivo dell'ulteriore nuova formulazione della proposta del documento.
  Invita quindi a procedere alle dichiarazioni di voto sulla ulteriore nuova formulazione della proposta di documento, come risultante dalle riformulazioni accolte e dagli emendamenti approvati nel corso della seduta.

  Il senatore Walter VITALI (PD), intervenendo in sede di dichiarazione di voto, ricorda quanto il federalismo possa essere utile per il Paese, soprattutto in questi momenti di grave crisi. Ritiene che il documento che la Commissione si accinge ad approvare rivesta un forte valore politico, perché sollecita il Governo ad accelerare l'attuazione della legge n. 42, in modo da completarla entro la fine della legislatura in corso.
  A suo giudizio sono cinque i punti che qualificano in misura particolare il documento in esame. In primo luogo le considerazioni sull'IMU, un'imposta per la quale si rende necessaria, una volta acquisito il gettito della prima rata, la revisione Pag. 129della disciplina, in particolare al fine di correggere la sovrapposizione tra una quota destinata ai comuni e una destinata allo Stato.
  In secondo luogo il documento sollecita fermamente il Governo a pervenire al completamento della riforma entro la legislatura in corso.
  Altrettanto importante, a suo avviso, è la sollecitazione relativa all'insediamento, quanto prima possibile, della Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, che è chiamata a svolgere un ruolo essenziale di raccordo tra Governo e autonomie territoriali.
  In quarto luogo il documento illustra con chiarezza i motivi per cui bisogna arrivare quanto prima possibile alla definizione dei costi e dei fabbisogni standard, nonché dei livelli essenziali dei servizi.
  Infine, un punto altrettanto essenziale del documento è rappresentato dalla evidenziazione della necessità di mettere a regime il patto di stabilità interno.
  Dichiara pertanto il voto favorevole sul documento del gruppo del Partito Democratico.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP), intervenendo in sede di dichiarazioni di voto, annuncia che il gruppo della Lega Nord riproporrà alle Assemblee di Camera e Senato i propri testi alternativi e che chiederà una modifica della denominazione della Commissione in «Commissione per l'attuazione del centralismo fiscale». Sottolinea come il proprio gruppo abbia cercato di salvaguardare la legge delega n. 42 del 2009, che invece oggi la Commissione sta seppellendo. Relativamente al documento che sta per essere approvato con il voto contrario della Lega Nord, osserva che esso presenta diverse contraddizioni, anche in riferimento ai contenuti della legge delega. Ad esempio nella premessa si afferma che la perequazione verso i territori con minor capacità fiscale per abitante che la Costituzione affida allo Stato, al fine di garantire coesione e solidarietà tra aree forti e aree deboli del Paese, è uno dei pilastri della legge 42, quando invece i pilastri della legge delega sono la responsabilità e l'autonomia finanziaria degli enti territoriali. Per quanto riguarda l'IMU nella premessa si afferma la necessità di assegnare ai comuni una maggiore libertà di gestione dell'imposta, mentre poco dopo si fa riferimento ad un sistema rigido ed uniforme a livello nazionale.

  Enrico LA LOGGIA, presidente, segnala che a seguito di una proposta del rappresentante del Governo il riferimento al sistema rigido e uniforme a livello nazionale è stato espunto dal testo. Tale espressione comunque si riferiva alla disciplina vigente, non a quella di cui il documento auspica l'introduzione.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP), in relazione all'individuazione dei costi e dei fabbisogni standard, ritiene che si tratti di una manovra dilatoria, poiché, sebbene il documento fissi l'adozione di tutti gli atti entro sei mesi dalla data di approvazione del presente documento, prevede anche il coinvolgimento formale della Commissione bicamerale, che determinerà un conseguente slittamento dei tempi. Segnala che il documento propone il passaggio da un sistema perequativo basato sui soli trasferimenti fiscalizzati – come nell'attuale fondo sperimentale di riequilibrio – a una perequazione del complesso delle risorse degli enti locali secondo i criteri dei fabbisogni standard e delle capacità fiscali standard, determinando pertanto la trasformazione di una perequazione ora basata sulle reali necessità degli enti locali ad una perequazione più ampia, tale da deresponsabilizzare gli enti stessi. Per quanto riguarda l'IMU, ferma restando la necessità di esenzione per la prima casa che ritiene fondamentale, nel documento non si afferma la necessità di superare la quota IMU sugli altri immobili riservata nella misura del 50 per cento allo Stato, che invece dovrebbe rimanere in capo agli enti locali. Per quanto riguarda il federalismo demaniale ritiene il documento contraddittorio, in quanto da un lato si chiede di verificare il motivo della mancata emanazione dei decreti del Presidente del Pag. 130Consiglio sui trasferimenti dei beni, dall'altro si indica quale priorità una decisa azione di riduzione del debito pubblico. Evidenzia contraddizioni anche per quanto riguarda le addizionali all'IRPEF, in quanto si dichiara di non pregiudicare l'autonomia finanziaria di regioni e comuni, ma contestualmente di riportare le addizionali a funzioni allocative riducendone l'impatto sulla progressività del sistema tributario. Per quanto riguarda il sistema di tesoreria unica il documento propone di verificare i reali effetti sui bilanci comunali, piuttosto che di sopprimere il recente intervento del Governo che di fatto espropria i comuni delle proprie disponibilità finanziarie. Sottolinea come il Governo ha praticamente abbandonato la compartecipazione regionale all'IVA, mentre è stata inserita nel documento la necessità di assegnare ulteriori risorse a Roma capitale.
  Per queste ragioni, in conclusione, ritiene che le indicazioni contenute nel documento approvato dalla Commissione non potranno che suscitare una forte indignazione nei sindaci. La Commissione, a suo giudizio, si accinge ad approvare un documento improntato a una visione centralistica e finalizzato, nella sostanza, a sottrarre ulteriori risorse agli enti locali e ai cittadini. I membri della Commissione che voteranno a favore di tale documento dovrebbero vergognarsi e, in ogni caso, saranno chiamati a rispondere delle loro posizioni di fronte agli elettori. Ribadisce quindi il voto contrario del Gruppo Lega Nord sul documento.

  Il senatore Felice BELISARIO (IdV), intervenendo in sede di dichiarazione di voto, ringrazia in primo luogo la Presidenza per lo spirito costruttivo che ha caratterizzato i lavori della Commissione nell'elaborazione del documento in esame. Esprime tuttavia un forte rammarico per i contenuti del documento, che appaiono meno ambiziosi rispetto al progetto di federalismo fiscale immaginato dalla legge delega. A suo giudizio, infatti, l'atto della Commissione avrebbe dovuto disegnare il percorso per il completamento della riforma federalista, al fine di realizzare l'uniformità nei livelli di servizio con costi omogenei su tutto il territorio nazionale.
  Ritiene pertanto inaccettabile la proposta di documento sotto molteplici aspetti, ad iniziare dalla questione delle province. Ricordando che il proprio partito ha proceduto alla raccolta delle le firme dei cittadini per proporre la soppressione di tali enti, segnala che i numerosi riferimenti alle province presenti nel documento sembrano contrastare con tale esigenza.
  Nel concordare con quanto affermato dal senatore Franco, in relazione alla visione centralista che il documento sembra abbracciare, reputa che con l'approvazione di questo atto di indirizzo si faccia una marcia indietro rispetto al progetto federalista disegnato dalla legge n. 42 del 2009.
  Preannuncia pertanto il voto contrario del Gruppo Italia dei Valori.

  Il deputato Maurizio LEO (PdL), intervenendo in sede di dichiarazione di voto, ritiene che la proposta di documento rappresenti una equilibrata sintesi tra le diverse esigenze emerse in Commissione e possa effettivamente contribuire a rivitalizzare il percorso del federalismo fiscale, che sembrava in una fase di stasi.
  Entrando nel merito del documento, esprime particolare apprezzamento per le considerazioni relative all'IMU, che, trattandosi di una materia estremamente complessa, necessita di un efficace riordino, affinché l'imposizione possa concentrarsi sugli immobili diversi dalla prima abitazione, che, come precisato dai colleghi della Lega, riveste una fondamentale funzione sociale.
  Un secondo elemento positivo riguarda, a suo avviso, l'invito a rendere operativa la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, quale luogo di definizione degli obiettivi di finanza pubblica per comparto, anche in relazione ai livelli di pressione fiscale e di indebitamento. Analoga importanza ricopre la questione dell'impatto sulla spesa della definizione dei costi standard, la cui effettiva Pag. 131attuazione dovrebbe essere verificata anche attraverso un'audizione del presidente della Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale (COPAFF) e della SOSE.
  Reputa infine estremamente significativo, in un'ottica di riduzione della spesa, il riferimento alla normativa adottata su Roma capitale, con la previsione che l'assegnazione a Roma di ulteriori risorse finanziarie sia effettuata esclusivamente sulla base del criterio di fabbisogni standard, con espressa esclusione della spesa storica.
  Annuncia quindi il voto favorevole a nome del Gruppo Popolo della Libertà.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI ringrazia la Commissione per l'impegno dedicato alla definizione del documento. Ritiene peraltro opportuno precisare che quanto previsto dal punto 3) del dispositivo, laddove si chiede al Governo di adottare entro il termine di sei mesi dalla data di approvazione del presente documento tutti gli atti conseguenti e necessari ai fini della compiuta determinazione dei costi e fabbisogni standard e degli obiettivi di servizio, non può non tener conto che per l'adozione di tali atti è fissato dal decreto legislativo n. 216 del 2010 e dal decreto legislativo n. 68 del 2011 un termine di tre anni. Il termine di sei mesi contenuto nel documento non può pertanto che avere natura di termine ordinatorio e la sua introduzione viene intesa dal Governo come una sollecitazione a pervenire quanto più rapidamente possibile alla definizione dei costi e fabbisogni standard.

  La Commissione approva l'ulteriore nuova formulazione della proposta di documento, come risultante dalle riformulazioni accolte e dagli emendamenti approvati nel corso della seduta (vedi allegato 3).

  Enrico LA LOGGIA (PdL), presidente, avverte che devono ritenersi pertanto precluse le proposte alternative di documento presentate dal Gruppo Lega Nord e dal Gruppo Italia dei Valori.

  Il deputato Francesco BOCCIA (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, rileva che le valutazioni sull'operato della Commissione effettuate dal senatore Franco in sede di dichiarazione di voto devono considerarsi assolutamente inaccettabili. Se il senatore Franco ritiene che l'obiettivo perseguito dalla Commissione sia quello di attuare il centralismo, dovrebbe essere coerente con un simile giudizio e dimettersi dall'incarico di vicepresidente della Commissione stessa. In assenza di tale atto ritiene che non sussistano più le condizioni per appartenere ad una Commissione che viene squalificata da coloro stessi che sono chiamati a rappresentarla e pertanto dichiara di essere costretto a presentare le proprie dimissioni da membro della Commissione.

  Il senatore Paolo FRANCO (LNP) osserva che la parte politica alla quale appartiene il deputato Boccia è solita richiedere ad altri le dimissioni al fine di censurare le opinioni da questi espresse. Ribadisce quindi i giudizi formulati in sede di dichiarazioni di voto, ritenendo di non essere tenuto a darne giustificazione; saranno piuttosto il deputato Boccia e il suo gruppo a doversi giustificare con gli elettori per le scelte che compiono.

  Enrico LA LOGGIA (PdL), presidente, contesta fermamente che l'operato della Commissione si configuri come l'attuazione del centralismo. Senza voler in alcun modo mettere in discussione il diritto di ognuno ad esprimere le proprie opinioni, osserva quindi che in alcuni casi le opinioni espresse risultano oggettivamente lesive della dignità della Commissione e della stessa Presidenza.

  Il senatore Lucio Alessio D'UBALDO (PD) sollecita il Governo a fornire un chiarimento sul disaccordo tra Governo, da un lato, e ANCI e IFEL, dall'altro, sulle stime del gettito IMU, dal momento che è stato reso di dominio pubblico una differenza di valutazione di 2,5 miliardi di euro. L'entità della differenza impone di fare chiarezza sulle previsioni di gettito, Pag. 132anche al fine di evitare che i comuni si trovino con un ammanco di gettito di tale portata.

  Il sottosegretario Vieri CERIANI segnala di essere in grado immediatamente di fornire il chiarimento richiesto, osservando che la differenza di stima risulta a suo giudizio da una sorta di incidente mediatico in cui ANCI e IFEL sono incorsi in relazione ai lavori del convegno di Frascati. Fa presente, infatti, che IFEL ha inviato ai comuni un questionario chiedendo la loro previsione di gettito IMU. Sulla base delle risposte pervenute soltanto da una parte dei comuni interrogati, è stato effettuato un esame statistico, estrapolandone una previsione riferita all'universo dei comuni. Oltre ad evidenziare questo errore metodologico, osserva altresì che le previsioni utilizzate possono essere state condizionate dal particolare punto di vista degli enti che le hanno fornite. Ricorda che invece le previsioni del Governo sono state formulate sulla base di una procedura che è stata concordata in ogni sua fase con ANCI e IFEL. Ribadisce pertanto l'attendibilità di tale stima, osservando che un gettito inferiore a quello previsto deriverebbe da fenomeni di evasione ed elusione.

  Enrico LA LOGGIA (PdL), presidente, si riserva di comunicare il documento approvato, conformemente a quanto previsto dal comma 4 dell'articolo 5 del Regolamento della Commissione, ai Presidenti delle Camere e al Governo. Dichiara quindi conclusa la seduta.

  La seduta termina alle 15.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.55 alle 16.

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