CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 8 maggio 2012
648.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 77

COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

RISOLUZIONI DI ASSEMBLEE PARLAMENTARI INTERNAZIONALI

  Martedì 8 maggio 2012. — Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

  La seduta comincia alle 14.10.

Risoluzione 1862 (2012), approvata dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa nella sessione del 23-27 gennaio 2012, concernente il funzionamento delle istituzioni democratiche in Ucraina.
Doc. XII-bis, n. 1.
(Esame istruttorio e rinvio).

  Il Comitato inizia l'esame istruttorio della risoluzione in titolo.

  Furio COLOMBO, presidente, segnala che il Parlamento europeo ha approvato nel mese di ottobre 2011 una risoluzione sugli sviluppi politici in Ucraina in relazione alla condizione di detenzione dell'ex Primo ministro Tymoshenko e di altri esponenti del governo uscente.

  Luca VOLONTÈ (UdCpTP), relatore, fa presente che già da tempo l'Ucraina è sottoposta a monitoraggio da parte del Consiglio d'Europa e che i Rapporteur di tale organizzazione svolgeranno missioni a Kiev, anche a seguito dell'approvazione della risoluzione in titolo. A dimostrazione della rilevanza del tema all'ordine del giorno, sottolinea che nella giornata odierna inizierà la discussione in Assemblea di mozioni relative alla tutela dei diritti umani e politici in Ucraina, con particolare riferimento alla vicenda dell'ex Primo ministro Yulia Tymoshenko e di altri esponenti politici, che trovano nella risoluzione del Consiglio d'Europa il proprio punto di riferimento.
  Segnala che il documento in esame è stato adottato dall'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa lo scorso 26 gennaio 2012 e ricorda di far parte di tale organismo in qualità di presidente del gruppo dei popolari-cristiano democratici.
  Nel dare conto dei contenuti della risoluzione, fa presente che essa dedica Pag. 78ampio spazio alle azioni penali intentate a carico di esponenti del precedente governo ucraino, in ragione delle rilevanti ripercussioni negative che tali azioni rivestono rispetto al processo di integrazione del Ucraina in Europa.
  In particolare, il Consiglio d'Europa esprime la propria preoccupazione in merito alle vicende processuali che riguardano l'ex Primo Ministro, Yulia Tymoshenko, l'ex Ministro dell'Interno, Juriy Lutsenko, l'ex Ministro della Difesa ad interim, Valeriy Ivashchenko, l'ex primo Viceministro della Giustizia, Yevhen Korniychuk, ritenendo che il campo di applicazione degli articoli 364 (abuso di ufficio) e 365 (abuso di pubblici poteri) del codice penale ucraino, utilizzati nei procedimenti a carico degli ex membri del Governo, sia troppo vasto, permettendo così una penalizzazione retroattiva del normale processo di decisione politica. Si invita quindi ad emendare quanto prima i due articoli dal codice penale, nonché a derubricare i capi d'accusa a carico degli ex esponenti governativi fondati su tali disposizioni.
  Sottolinea che il Consiglio d'Europa aveva già espresso in passato preoccupazioni e rilievi su tali questioni, auspicando un processo di riforma del codice penale ucraino al fine di circoscrivere l'eccessivo margine di discrezionalità concesso nel dare attuazione delle due norme. L'attuale maggioranza di governo a Kiev aveva anche offerto riassicurazioni circa la propria volontà di procedere in tale senso, salvo disattendere tutte le aspettative. A titolo d'esempio, fa presente che il meccanismo di nomina del procuratore generale da parte del capo dell'esecutivo aggrava la portata dei due citati articoli del codice penale.
  Segnala che la risoluzione deplora le numerose manchevolezze riscontrate nei procedimenti in questione, ritenendole frutto di lacune sistemiche del sistema giudiziario ucraino e ritiene che esse possano aver inficiato la possibilità per gli imputati di ottenere un giusto processo. Il documento ricorda che tali lacune costituiscono da tempo fonte di inquietudine per l'Assemblea del Consiglio d'Europa. Nella risoluzione si esprime, inoltre, preoccupazione per la scarsa indipendenza della magistratura, l'eccessivo ricorso alla custodia cautelare e la sua durata, la disparità tra gli strumenti a disposizione dell'accusa e della difesa. Il documento contiene inoltre numerosi rilievi e osservazioni in relazione alla legislazione e al processo elettorale, anche in considerazioni della scadenza del prossimo autunno, in cui sarà rinnovato il Parlamento.
  Nelle conclusioni si afferma che l'attuazione delle raccomandazioni contenute nella risoluzione, in particolar modo quelle relative alle azioni penali intentate contro alcuni esponenti del precedente governo, costituirebbe un segnale di impegno da parte delle autorità nei confronti delle norme e dei valori del Consiglio d'Europa. In caso contrario sorgerebbero serie perplessità riguardo l'impegno delle autorità nei confronti dei principi della democrazia e dello stato di diritto. Si invita pertanto la Commissione di monitoraggio a seguire la situazione con attenzione e a proporre le azioni necessarie, incluse eventuali sanzioni, nel caso in cui le richieste dell'Assemblea del Consiglio d'Europa non trovino adempimento.
  Osserva in proposito che molto raramente l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha adottato risoluzioni di questo tipo, che prevede conseguenze rilevanti in assenza dell'adozione delle misure richieste. Ricorda inoltre che lo Standing Committee dell'Assemblea, il 9 marzo scorso, ha ribadito la sua preoccupazione, richiamato i punti salienti della risoluzione ed invitato ulteriormente il Governo ucraino ad agire prontamente. Si tratta di decisioni assunte a larga maggioranza anche in ragione dell'indifferenza con cui le autorità di Kiev reagiscono alle iniziative del Consiglio d'Europa.
  Sottolinea che pur essendo stata approvata ormai da oltre tre mesi, la risoluzione in esame mantiene, purtroppo, inalterata la sua attualità. Le precarie condizioni di salute degli ex esponenti governativi attualmente in stato di detenzione, a cominciare da quelle di Yulia Pag. 79Tymoshenko, sono ulteriormente peggiorate nelle ultime settimane. Ricorda in proposito che nel mese di marzo anche la Corte europea dei diritti dell'Uomo ha richiesto alle autorità ucraine di assicurare alla ex premier adeguate cure mediche in una istituzione appropriata. Negli ultimi giorni sono state diffuse anche notizie relative a maltrattamenti e percosse che suscitano ulteriore apprensione.
  L'attenzione internazionale sul suo caso e su quello degli altri ex ministri sta nel frattempo crescendo. Rammenta che questo Comitato, anche su suo suggerimento, ha svolto nelle scorse settimane l'audizione di Eugenia Tymoshenko, figlia di Yulia, che è stata inoltre ospite del Consiglio di Europa.
  Personalmente ritiene sia necessario mandare segnali politici forti e il più possibile univoci al Governo ucraino, in relazione al fatto che la liberazione e le cure di Yulia Tymoshenko e degli altri esponenti politici rappresentano una priorità europea. Si tratta di una giusta battaglia per i diritti umani e di civiltà politica per tenere questo Paese dentro il contesto europeo e per garantire il rispetto degli standard europei.

  Matteo MECACCI (PD) nel ritenere proficuo che sulla questione oggetto della risoluzione si intensifichino le iniziative parlamentari, sia a livello nazionale che regionale, osserva che l'esame in corso trae in qualche modo origine anche dall'audizione di Eugenia Tymoshenko, figlia di Yulia, svoltasi presso il Comitato sui diritti umani nel mese di marzo.
  Riferisce che anche l'Assemblea parlamentare dell'OSCE, di cui è membro, sta monitorando con attenzione le vicende politiche ucraine. In particolare nel corso di un dibattito in sede di Commissione diritti umani sulla situazione dei penitenziari e la carcerazione preventiva, è stata sentita anche Eugenia Tymoshenko. Più in generale si pone il problema della presidenza di turno dell'OSCE, che dovrebbe essere attribuita all'Ucraina nel 2013. Osserva che all'interno dell'Organizzazione si sta sviluppando un dibattito sull'opportunità di questa scelta nell'attuale contesto politico e ritiene probabile che la questione sarà sollevata nel corso della sessione dell'Assemblea parlamentare prevista per il prossimo luglio.
  Ricordando le numerose irregolarità che caratterizzarono le elezioni politiche del 2004 poi annullate, al cui monitoraggio prese parte, e pur prendendo atto che le ultime elezioni sono state sostanzialmente corrette, invita ad un considerazione scrupolosa dell'appuntamento elettorale del prossimo 29 ottobre. Rileva che in ogni caso il processo elettorale sarebbe gravemente inficiato dallo stato di detenzione di esponenti politici di rilievo e soprattutto della leader dell'opposizione.

  Gianni VERNETTI (Misto-ApI) sottolinea che la risoluzione approvata dal Consiglio d'Europa è molto rilevante anche perché rappresenta lo strumento giuridico e politico più completo per analizzare e trattare il caso Tymoshenko. Evidenzia che gli articoli del codice penale ucraino, già richiamati, costituiscono un pretesto per veicolare forme di vendetta politica, in antitesi con quanto avviene nella prassi della comunità internazionale che dedica sempre particolare cura alla tutela della legittimità dei collegi chiamati a giudicare sulle responsabilità di leader politici, come avviene ad esempio nel caso dell'ex primo ministro della Sierra Leone Charles Taylor. Sottolinea che l'Ucraina è un Paese di notevole rilevanza, che in occasione della cosiddetta «Rivoluzione arancione» ha manifestato aspirazioni di natura euro-atlantica, poi disattese anche a causa della distrazione dell'Occidente e dell'atteggiamento burocratico di Bruxelles. Osserva che il contributo del Consiglio d'Europa è essenziale anche ai fini delle richieste che l'Unione europea dovrà formulare alle autorità di Kiev. Ricorda che l'audizione della figlia di Yulia Tymoshenko e gli incontri informali avuti con esponenti del Partito ucraino delle regioni sono stati illuminanti per comprendere quanta strada si debba ancora compiere per conseguire una visione condivisa in tema di standard umanitari e di rule of law. Pag. 80Quanto all'osservazione del collega Mecacci sulla regolarità delle ultime elezioni ucraine, sottolinea che l'appuntamento elettorale del prossimo autunno si preannuncia fondato su un artifizio legale che impedirà all'opposizione di prendere parte alla campagna elettorale e che getterà discredito sulla stessa legittimità della compagine di governo in carica. Auspica, in conclusione, che l'Italia, insieme agli altri maggiori Paesi europei, operi sia sul piano bilaterale che multilaterale per affrontare e risolvere la situazione.

  Enrico PIANETTA (PdL) concorda con le considerazioni del relatore: non vi è dubbio circa la natura vendicativa delle misure adottate nei confronti dell'ex premier Tymoshenko e di alcuni ministri del suo governo e concorda con il collega Vernetti quanto alla necessità che si operi affinché sul continente europeo si affermi una visione condivisa in materia di diritti e di libertà fondamentali. Auspica iniziative parlamentari per intensificare il monitoraggio sulle prossime elezioni in Ucraina e, soprattutto, che l'Unione europea faccia sentire la propria voce in modo più incisivo.

  Francesco TEMPESTINI (PD), nel dare risalto alla visione unanime che emerge dal presente dibattito, anche in vista dell'imminente discussione di mozioni che avrà luogo presso l'Assemblea, ritiene che il Parlamento italiano possa in questo caso testimoniare la non negoziabilità di una questione di principio, che è l'invalicabilità di taluni limiti in materia di diritti umani. Osserva che l'assertività del Parlamento contribuisce a rafforzare il ruolo del nostro Paese nel confronto con l'interlocutore ucraino. Sottolinea che questa presa di posizione non nasce da posizioni di pregiudizio nei confronti di quel Paese, ma dalla necessità di conservare una linea di coerenza su valori profondi, condivisi da tutte le forze politiche. Nella consapevolezza che i governi dispongono di margini di azione diversi, in cui si debbono necessariamente conciliare profili disomogenei, ai parlamenti nazionali è spesso concesso mantenere una linea di maggiore intransigenza, in questo caso con il sostegno del Consiglio d'Europa e dello stesso Parlamento europeo. Quanto al dibattito che avrà luogo presso l'Assemblea, auspica che esso possa condurre ad un testo condiviso e in linea con lo spirito della risoluzione in titolo.

  Furio COLOMBO, presidente, nell'associarsi alle riflessioni dei colleghi intervenuti al presente dibattito, ritiene che la condotta delle autorità di Kiev rispetto al caso Tymoshenko sia meritevole di toni indignati in un'ottica di valorizzazione dell'identità europea dell'Ucraina. Segnala, quindi, che secondo taluni organi di informazione italiani sarebbero in programma a Kiev iniziative di collaborazione commerciale tra Italia e Ucraina nell'ambito dell'evento «Italy come to you», in cui appare delicato, a suo avviso, il ruolo che potrebbe essere svolto dall'ambasciata italiana.

  Luca VOLONTÈ (UdCpTP), relatore, si associa alla considerazione del presidente Colombo, al fine di scongiurare che una particolare valorizzazione dell'evento da parte del rappresentante diplomatico italiano possa involontariamente attenuare il giudizio negativo sulla condotta tenuta dal governo ucraino.

  Matteo MECACCI (PD) concorda sulla necessità che la cooperazione commerciale tra l'Italia e l'Ucraina si svolga nella considerazione delle iniziative parlamentari in corso.

  Francesco TEMPESTINI (PD) condivide le considerazioni di cautela espresse dal presidente Colombo e dai colleghi, nella piena considerazione delle competenze e del ruolo propri del parlamento e del governo.

  Enrico PIANETTA (PdL) concorda con il collega Tempestini circa l'opportunità di rispettare a pieno gli ambiti e le competenze coinvolte.

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  Furio COLOMBO, presidente, richiamando la propria esperienza in qualità di direttore dell'Istituto italiano di cultura di New York e, dunque, la consapevolezza circa i toni enfatici che in genere simili eventi assumono, si associa alle riflessioni dei colleghi Tempestini e Pianetta.
  Non essendovi altri interventi, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.45.

RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

  Martedì 8 maggio 2012. — Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

  La seduta comincia alle 14.45.

Esame istruttorio della Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2011 sulla Costituzione ungherese rivista.
Doc. XII, n. 809.

(Seguito esame istruttorio e rinvio).

  Il Comitato prosegue l'esame istruttorio della risoluzione in titolo, rinviato nella seduta dell'11 gennaio scorso.

  Furio COLOMBO, presidente e relatore, ricorda che l'esame istruttorio della risoluzione in titolo era stato sospeso in attesa del pronunciamento della Commissione europea e della Commissione di Venezia. Segnala in proposito che lo scorso 25 aprile la Commissione europea si è espressa in merito alle tre procedure d'infrazione urgenti nei confronti dell'Ungheria da essa avviate il 17 gennaio scorso.
  Riferisce che la Commissione ha accolto positivamente le misure adottate per garantire l'indipendenza della banca centrale, misure da ritenersi necessarie per permettere l'erogazione degli aiuti comunitari di cui il Governo magiaro aveva bisogno. La Commissione ha invece espresso la sua insoddisfazione per le risposte alle questioni sollevate circa l'indipendenza dell'istituzione per la protezione dei dati personali e del sistema giudiziario e ha pertanto stabilito di presentare un ricorso su questi due aspetti presso la Corte di giustizia dell'Unione europea.
  In merito alla prima questione, osserva che i problemi derivano principalmente dalla cessazione del funzionamento del precedente organismo prima della scadenza naturale del mandato del suo titolare. Rispetto alle minacce all'indipendenza dell'autorità giudiziaria, la Commissione ha chiesto alla Corte di Giustizia dell'Unione europea di pronunciarsi celermente sull'imminente pensionamento anticipato di 236 giudici, invitando in ogni caso il Governo ungherese a sospendere tale procedura. Più in generale, destano preoccupazione i poteri attribuiti al presidente della nuova Corte di giustizia ungherese e la possibilità di trasferire i giudici senza il loro consenso.
  Segnala al riguardo che la vicepresidente Reding ha annunciato l'intenzione di convocare prima dell'estate un incontro della rete dei presidenti delle Corti supreme dei Paesi membri dell'UE con il ministro della giustizia ungherese ed alti magistrati di quel Paese per approfondire il funzionamento del sistema giudiziario. Osserva che nel documento della Commissione si cita anche il dialogo in corso su questi temi tra la Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa e le autorità ungheresi, sulla base di una opinione della stessa Commissione di Venezia, espressa nella seduta plenaria del 17 marzo, che ha prospettato la necessità di modifiche costituzionali per assicurare l'indipendenza del sistema giudiziario ed un sistema efficace di checks and balances.
  Constata che il quadro legislativo ungherese appare caratterizzato da una certa evoluzione, grazie soprattutto alle iniziative adottate in sede di Unione europea e di altri organismi internazionali, ma che molte questioni rimangono irrisolte. Cita in proposito, oltre alle procedure di infrazione sopra illustrate, il tema della libertà dei media, oggetto di numerose prese di posizioni critiche da parte di Pag. 82autorevoli organi di informazione ed istituzioni indipendenti, e l'alterazione della normale dialettica politica e del principio di alternanza causata dall'ampio uso di leggi cardinali che richiederanno una maggioranza di due terzi per la loro modifica.
  Ricorda che tali preoccupazioni trovano spazio anche in una ulteriore risoluzione del Parlamento europeo, approvata lo scorso 16 febbraio, il cui esame potrebbe essere abbinato a quella già all'ordine del giorno del Comitato.
  Anche la vicenda delle dimissioni, per avere copiato la tesi di dottorato, del Presidente ungherese Pal Schmitt, sostituito peraltro da uno stretto collaboratore del premier Orban, Janos Áder, con la non partecipazione al voto delle opposizione di centro sinistra, a suo avviso non ha contribuito a migliorare l'immagine del Paese né a diminuire le tensioni tra i diversi schieramenti politici.
  In conclusione ritiene che occorra vigilare sul clima di intolleranza che sta attraversando il continente europeo, anche a causa del perdurare della gravissima situazione economica, e sul diffondersi di tentazioni nazionalistiche ed isolazioniste, fenomeno di cui l'Ungheria è stata una protagonista, ricordando in proposito anche il risultato elettorale del partito di estrema destra Jobbik. Osserva che un ulteriore grave e recentissimo segnale di allarme in tal senso è rappresentato dall'entrata nel Parlamento greco del partito Alba dorata, di tendenza neonazista.

  Luca VOLONTÈ (UdCpTP) suggerisce di audire il presidente della Commissione di Venezia del Consiglio d'Europa, Gianni Buquicchio, che potrà fornire elementi utili per approfondire i punti critici dell'attuale assetto costituzionale ungherese e le possibili soluzioni. Rileva in ogni caso che è in corso un'evoluzione positiva e che, come emerge anche da contatti da lui avuti personalmente, il Governo magiaro appare disposto ad accogliere molte delle raccomandazioni che gli sono rivolte sul piano internazionale.
  Concorda con il presidente Colombo sulla centralità del tema delle leggi cardinali, osservando che è in corso un processo di revisione di alcune di esse e che è in atto un tentativo di coinvolgere anche le forze di opposizione in tale esercizio.
  Complessivamente ritiene che nella situazione attuale coesistano elementi di speranza e di preoccupazione e che sia pertanto auspicabile continuare a seguire la vicenda costituzionale ungherese, ribadendo che un momento di confronto con la Commissione di Venezia possa aiutare a comprendere con maggiore precisione sia i tempi che i contenuti delle necessarie revisioni.

  Enrico PIANETTA (PdL) dichiara di condividere la proposta del collega Volontè. Ricorda inoltre che in una precedente seduta la collega Boniver aveva proposto di effettuare una missione in Ungheria per una conoscenza più diretta della vicende politiche che sono oggetto di notevole attenzione a livello continentale. Ritiene, infatti, che compito precipuo di un organismo parlamentare sia quello di raccogliere informazioni approfondite e sviluppare un dialogo il più ampio possibile.

  Furio COLOMBO, presidente e relatore, concorda pienamente con il collega Volontè sull'opportunità di audire il rappresentante della Commissione di Venezia per acquisire ulteriori informazioni sul possibile processo di revisione costituzionale. Accoglie altresì l'invito del collega Pianetta a valutare l'opportunità di una missione in Ungheria.
  Nessun altro chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.15.