CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 24 aprile 2012
644.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 138

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 24 aprile 2012.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.20 alle 13.30.

SEDE CONSULTIVA

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del vicepresidente Paola FRASSINETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, architetto Roberto Cecchi.

  La seduta comincia alle 13.30.

Variazione nella composizione della Commissione.

  Paola FRASSINETTI, presidente, avverte che è entrato a far parte della Pag. 139Commissione l'onorevole Colucci, Questore anziano della Camera dei deputati, al quale rivolge un caloroso saluto di benvenuto.

Documento di economia e finanza 2012.
Doc. LVII, n. 5 e Allegati.
(Parere alla V Commissione).
(Esame e conclusione – Parere favorevole con condizioni e osservazione).

  La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

  Maria COSCIA (PD), relatore, ricorda che la presentazione del Documento di economia e finanze (DEF) all'Unione europea si inserisce nel processo di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri, il cosiddetto semestre europeo. In particolare, la nuova procedura, già adottata lo scorso anno, prevede il seguente percorso: a gennaio la Commissione dell'Unione europea presenta l'analisi annuale sulla crescita; a febbraio il Consiglio europeo elabora le linee guida di politica economica e di bilancio a livello comunitario e a livello di Stati membri; ad aprile gli Stati membri sottopongono, con il DEF, i Programmi nazionali di stabilità e i Programmi nazionali di riforma elaborati nell'ambito della nuova Strategia Europea 2020 per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva; a giugno la Commissione UE elabora le raccomandazioni di politica economica e di bilancio rivolte ai singoli Stati e, nella seconda metà dell'anno, gli Stati approvano le leggi di bilancio, tenendo conto delle raccomandazioni. Infine, nell'analisi annuale sulla crescita dell'anno successivo, la Commissione dà conto dei progressi conseguiti dagli Stati membri nell'attuazione delle raccomandazioni. Ricorda che il DEF 2012 è stato deliberato dal Consiglio dei ministri il 18 aprile ed è articolato in tre sezioni: il Programma di Stabilità per l'Italia (Parte I), l'analisi e le tendenze della Finanza pubblica (Parte II), il Programma Nazionale di Riforma (Parte III). Nel documento si afferma la necessità di coniugare rigore finanziario nei conti pubblici con l'equità sociale e la crescita. In particolare, si evidenzia che per la crescita sono, ovviamente, molto importanti le risorse finanziarie e un loro uso efficace ed efficiente, ma conta anche e molto il capitale umano e sociale di cui dispone il sistema economico nazionale. Per quanto riguarda le materie di competenza della VII commissione, sottolinea che la crescita dipende quindi anche dalla cultura, dall'istruzione, dalla formazione e dalla ricerca, dalla capacità e dal talento, dalla propensione all'innovazione e al cambiamento del sistema pubblico e del sistema delle imprese e della produzione. Osserva che nel Programma per la Stabilità, parte I, si dà conto della spesa per l'istruzione in rapporto al PIL nel periodo 2005-2060, evidenziando come la stessa presenta una significativa riduzione nei primi anni di previsione per effetto delle misure di contenimento della spesa per il personale, a cui segue un andamento gradualmente decrescente nei venti anni successivi, dovuto alla riduzione strutturale della popolazione scolastica. Il rapporto riprende a crescere leggermente dopo il 2050 attestandosi al 3,6 per cento del PIL nel 2060. Su questo punto ritiene che, in coerenza con quanto prima affermato, sarebbe opportuno indicare, rispettando il necessario rigore nella gestione dei conti pubblici, almeno un ragionevole incremento di spesa per realizzare investimenti selettivi e mirati a raggiungere gli obiettivi previsti nella strategia europa. Aggiunge che nella II parte, il Programma Nazionale delle riforme (PNR), in una apposita griglia ricapitola le misure adottate nel corso del 2011 e nei primi mesi del 2012 e presenta, poi, un'agenda di interventi programmati.
  Rileva, altresì, con riguardo all'istruzione scolastica e universitaria, che il PNR 2012 conferma, come già il PNR 2011, e in linea con gli indirizzi del Consiglio europeo dell'1 e 2 marzo 2012, la necessità di investire, nel rispetto della stabilità della finanza pubblica, sul capitale umano e sul miglioramento dell'efficacia dell'istruzione, quali fattori importanti per la crescita del Paese. Due sono gli obiettivi previsti nell'ambito della strategia Europa 2020: riduzione Pag. 140della dispersione scolastica e aumento dei laureati. Per l'obiettivo n. 6, istruzione scolastica, che riguarda gli abbandoni scolastici, la strategia Europa 2020 prevede la riduzione ad un valore inferiore al 10 per cento entro il 2020. Sul punto, il PNR evidenzia che, nonostante il lento e graduale miglioramento, il valore registrato nei primi 3 trimestri del 2011 è pari al 18,4 per cento, che sale al 22,3 per cento nel mezzogiorno e al 23,2 per cento nelle regioni dell'area convergenza. Evidenzia che gli obiettivi nazionali fissati sottolineano la volontà di avvicinarsi all'obiettivo europeo confermando quelli già preventivati nel PNR 2011: il 17,9 per cento per il 2013, al 17,3 per cento per il 2015, e al 15-16 per cento per il 2020. Sul punto ritiene sia possibile avvicinarsi ancora di più all'obiettivo europeo. Ciò in considerazione del fatto che il PNR 2012, oltre alle azioni mirate già avviate negli anni precedenti finalizzate alla riduzione degli abbandoni scolastici, evidenzia le maggiori risorse reperite a supporto di tali ed altre azioni come la riprogrammazione dei Fondi strutturali realizzata attraverso il Piano di azione coesione. In particolare, all'interno di tale Piano sarà avviato un intervento che prevede la realizzazione di prototipi di azioni integrate affidate a reti di scuole a altri attori del territorio – servizi sociali, centri sportivi, centri di aggregazione giovanile e solidale, associazionismo e volontariato, etc. Alla realizzazione dell'obiettivo sono destinati 24,9 milioni di euro, che sono parte dei complessivi 974,3 milioni di euro destinati dal Piano ad azioni a favore dell'istruzione. Si prevede, inoltre, l'assegnazione di ulteriori 45 milioni di euro destinati a circa 1000 istituti scolastici. Evidenzia, inoltre, che sempre nell'ambito dell'obiettivo n. 6, il PNR ricorda che nel 2011 è stato avviato un piano di edilizia scolastica per dotare soprattutto le regioni meridionali di strutture conformi ai più moderni standard didattici e per ridurre la spesa delle amministrazioni locali per locazione passiva di edifici non idonei all'uso scolastico. I 222,4 milioni di euro stanziati sono stati tutti impegnati in 541 istituti. Ricorda, altresì, che, con delibera CIPE 20 gennaio 2011, sono state finanziate opere per la messa in sicurezza degli edifici scolastici, per 456 milioni, e per la costruzione di nuovi plessi scolastici all'avanguardia per consumo energetico, per 100 milioni. Inoltre, nel programma 2012, sono previsti ulteriori interventi finanziati a valere sui POR per 383,9 milioni di euro che consentiranno di coprire i fabbisogni di circa 700 scuole. Con riferimento all'obiettivo n. 7 – Istruzione universitaria – per il quale la Strategia Europa 2020 prevede che la percentuale delle persone tra 30 e 34 anni che hanno completato l'istruzione terziaria o equivalente sia pari almeno al 40 per cento nel 2020 – gli obiettivi rimangono gli stessi indicati nel PNR 2011, ossia, a fronte dell'attuale livello del 19,8 per cento – e di una media europea del 33,6 per cento –, il 22,3 per cento al 2013, il 23,6 per cento al 2015 e il 26-27 per cento al 2020.
  Rileva che sull'argomento il documento evidenzia il forte divario di genere, a netto vantaggio delle donne, e la forte dispersione regionale, con tassi superiori al 25 per cento in alcune regioni del Centro Nord e inferiori al 15 per cento in alcune regioni del Sud. Complessivamente, peraltro, nel periodo 2000-2010 la quota di laureati è aumentata di 8,2 punti. Al contempo, tuttavia, esauritisi gli effetti dei primi anni della riforma dei cicli universitari in attuazione del Processo di Bologna, dal 2004/2005 si assiste ad un calo delle immatricolazioni universitarie. Su questo tema auspica siano rafforzate le azioni per migliorare gli obiettivi prefissati nella direzione di un maggiore avvicinamento all'obiettivo del 40 per cento stabilito dalla Strategia Europea. Aggiunge che il PNR prevede la prosecuzione dell'attuazione del processo di riforma universitaria avviato dalla legge n. 240 del 2011. In particolare, le direttrici di azione sono individuate con riferimento all'avvio delle procedure concorsuali per l'abilitazione scientifica nazionale; all'attuazione delle procedure di accreditamento degli atenei e dei corsi di studio; alla revisione del sistema contabile degli atenei, supportandoli Pag. 141nella introduzione del bilancio unico e della contabilità economico-patrimoniale; alla riforma dei dottorati di ricerca; al rafforzamento del diritto allo studio; alla promozione dei processi di internazionalizzazione della rete formativa terziaria, al contempo favorendo una maggiore integrazione fra l'offerta universitaria e quella degli Istituti tecnici superiori. Osserva, peraltro, con riguardo al settore della ricerca, che nelle raccomandazioni 2011 il Consiglio, in relazione al Bottleneck n. 5 – Innovazione e ricerca – ha ravvisato la necessità di «migliorare il quadro per gli investimenti del settore privato nella ricerca e nell'innovazione, estendendo gli incentivi fiscali, migliorando le condizioni per il venture capital e sostenendo sistemi di appalto innovativi». In risposta a tale indicazione, il PNR evidenzia che si è proceduto lungo una pluralità di direttrici. Una prima direttrice ha riguardato misure per accrescere l'efficacia dei finanziamenti pubblici alla ricerca nel quadro degli orientamenti strategici fissati con il Programma Nazionale di Ricerca 2011-2013, mentre una seconda ha riguardato la spesa privata per la ricerca, con interventi sia dal lato dell'offerta che della domanda. Sotto il primo profilo, in particolare, è stata resa più facile l'attività dei giovani ricercatori, è stata promossa la collaborazione fra università e imprese, ed è stata introdotta una quota di finanziamento premiale per i progetti migliori. Altre novità hanno riguardato i finanziamenti per la ricerca universitaria, relativamente ai Progetti di ricerca di interesse nazionale – PRIN e al Fondo per gli investimenti della ricerca di base – FIRB. Al riguardo ricorda, in particolare, che il decreto ministeriale 12 gennaio 2012, attualmente all'esame della Corte dei conti, ha fissato le procedure per il finanziamento dei PRIN 2010-2011, introducendo alcune novità rispetto agli anni precedenti; in particolare, la procedura di selezione è curata sia dalle università, nella prima fase, sia dal Ministero, nella seconda. Il programma si prefigge di finanziare progetti che per complessità e natura richiedono di norma la collaborazione di più studiosi e di più organismi di ricerca, nazionali o internazionali, e le cui esigenze di finanziamento eccedono la normale disponibilità delle singole istituzioni, riconoscendo priorità, in termini di premialità valutativa, ai progetti che prevedano collaborazioni internazionali, e che si riconducano agli obiettivi di Horizon 2020. Inoltre, il PNR ricorda che il decreto-legge n. 5 del 2012, convertito dalla legge n. 35 del 2012, ha disposto alcune misure di semplificazione delle procedure di verifica relative alla ricerca di base – in particolare eliminando la valutazione ex ante – e ha confermato la destinazione del 10 per cento del FIRST (Fondo per gli investimenti nella ricerca scientifica e tecnologica) a giovani ricercatori, innovando la procedura. Al riguardo, ricorda che lo stesso decreto-legge ha previsto anche l'utilizzo di valutazioni e graduatorie già adottate in sede comunitaria in relazione a progetti di esclusiva ricaduta nazionale, e la ripartizione del FIRST con un vincolo di destinazione del 15 per cento delle risorse complessive per il finanziamento degli interventi presentati nel quadro di programmi comunitari o di accordi internazionali. Nell'ambito della seconda direttrice di intervento, relativa alla spesa privata per la ricerca, con particolare riferimento alla ricerca applicata, si inserisce, fra gli altri, il progetto nazionale Smart Communities.
  Rileva, altresì, che dal punto di vista delle risorse il PNR evidenzia che alle politiche per la ricerca e l'innovazione contribuiscono in misura significativa i programmi operativi co-finanziati dai Fondi strutturali per 20,8 miliardi, di cui 14,2 miliardi destinati alle regioni dell'obiettivo Convergenza. Infine, nell'ambito della ricerca, osserva che particolare rilievo è attribuito all'Agenda digitale. Al riguardo, sottolinea, per quanto qui interessa, che sul versante istruzione l'Italia ha attivato un vasto piano di trasformazione degli ambienti di apprendimento. Tra gli altri interventi disposti, ricorda l'introduzione nelle scuole delle lavagne interattive multimediali e i progetti per la realizzazione nelle università di servizi on-line: da Pag. 142ultimo, il decreto-legge n. 5 del 2012 ha disposto l'obbligo di iscrizione telematica alle stesse università. Ritiene opportuno rilevare, peraltro, che, con riferimento all'obiettivo indicato in materia dalla Strategia Europa 2020 – ossia, un accrescimento degli investimenti pubblici e privati fino al 3 per cento del PIL – l'obiettivo italiano rimane quello indicato nel PNR 2011, ossia raggiungere, a fronte del livello 2009 dell'1,26 per cento, un livello dell'1,53 per cento. Sul punto, osserva quanto sia importante ai fini della crescita intelligente rafforzare le misure per avvicinarsi di più all'obiettivo fissato dall'Europa. In riferimento a tale obiettivo, tuttavia, il PNR evidenzia che, per quanto la causa della bassa quota di spesa in ricerca realizzata dalle imprese risiede nella struttura dimensionale del sistema produttivo italiano, in base agli ultimi dati disponibili, relativi al 2009, sono risultate in aumento rispetto al 2008 sia la spesa relativa alla ricerca di base (2,2 per cento), aumentata soprattutto nelle università e nel settore delle istituzioni pubbliche, sia quella relativa alla ricerca applicata (5,2 per cento). Anche sul fronte del personale l'aumento è stato maggiore per le università (3,4 per cento), rispetto alle imprese (2,9 per cento). Il numero dei ricercatori è cresciuto del 5,3 per cento, con un aumento più sostenuto nelle università (8,2 per cento). Anche per tale ambito, nella «Griglia delle misure del PNR», vengono ricapitolati gli interventi adottati con vari decreti-legge relativi, in particolare, ad incentivi fiscali per il rientro in Italia dei ricercatori, all'istituzione in via sperimentale, per il 2011 e il 2012, di un credito di imposta a favore delle imprese che finanziano progetti di ricerca in università o in enti pubblici di ricerca, ai contratti di programma per la ricerca strategica (punto 149), a varie misure di semplificazione. Infine, con riferimento alle nuove azioni per incentivare la ricerca il PNR evidenzia che la prosecuzione delle azioni del PON Ricerca e competitività, di competenza del MIUR, determinerà, nel 2015, una spesa complessiva stimata in 5 miliardi di euro, di cui 1,8 di parte privata. In tale ambito, occorrerà promuovere la competitività internazionale della ricerca, aumentando la capacità di utilizzare le risorse europee; sviluppare un'azione integrata della ricerca, nell'ambito della piattaforma delle smart cities and communities; sostenere e qualificare la ricerca pubblica per l'economia della conoscenza e dell'innovazione; incentivare forme di sinergia fra ricerca pubblica e privata. Aggiunge infine, con riguardo al settore dei beni e attività culturali, che in relazione alla raccomandazione del Consiglio relativa ad un migliore e più rapido uso dei fondi strutturali dell'Unione europea, al fine di ridurre le disparità regionali (Bottleneck n. 7), il PNR evidenzia che i criteri e il metodo del Piano di azione coesione trovano applicazione – in particolare come esempio di attuazione degli obiettivi di accelerazione e maggiore orientamento al risultato della politica di coesione – al progetto strategico denominato «Grande progetto Pompei», già avviato. Evidenzia, inoltre, che a marzo 2012 il CIPE ha assegnato 76 milioni di euro del Fondo per lo sviluppo e la coesione a favore del Ministero per i beni e le attività culturali per il finanziamento di interventi di recupero, restauro e valorizzazione di sedi museali di rilievo nazionale. Si tratta, in particolare, di 23 milioni di euro per il progetto Grande Brera, 18 milioni per il Palazzo Reale di Napoli, 7 milioni per la Reggia di Capodimonte, 7 milioni per il completamento delle Grandi Gallerie Dell'Accademia a Venezia, 4 milioni per il polo museale di Melfi-Venosa, 2,5 milioni per il polo museale di Cagliari, 1,5 milioni per il polo museale di Sassari, 5 milioni per il polo museale di Taranto, 2 milioni per il polo museale di Palermo, 6 milioni per il museo archeologico di Reggio Calabria. Con riferimento alle misure già adottate con vari decreti-legge, nella Griglia delle misure del PNR ricorda gli interventi finanziari e di sblocco delle assunzioni per Pompei e la cultura (punto 35), le misure di semplificazione per la verifica dell'interesse culturale (punto 125), le agevolazioni fiscali per gli investimenti privati e le erogazioni liberali, nonché Pag. 143le misure di tax credit per gli investimenti in cinematografia (punti 143 e 144), l'innalzamento a 70 anni della soglia per la presunzione dell'interesse culturale degli immobili pubblici (punto 146).
  Evidenzia altresì che, nel corso del 2012, l'azione di riprogrammazione dei fondi strutturali avviata con il Piano di azione coesione darà priorità, per quanto qui interessa, alla valorizzazione dei grandi poli culturali come motore di sviluppo territoriale. Evidenzia, infine, che il PNR è completato dall'allegato relativo alle misure adottate dalle regioni. Per concludere, nell'esprimere una valutazione positiva sui contenuti del documento, propone di esprimere un parere favorevole con condizioni riferite agli obiettivi della strategia europea 2020. Le condizioni sono le seguenti: siano aumentati gli obiettivi nazionali di riduzione degli abbandoni scolastici di almeno 2-3 punti, obiettivi ragionevolmente perseguibili tenuto conto delle azioni già programmate nell'ambito del Piano di Azione di Coesione, con particolare riferimento alle quattro regioni (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia) ove è maggiore la concentrazione della dispersione scolastica; siano migliorati gli obiettivi nazionali circa l'aumento dei giovani laureati prevedendo un maggiore avvicinamento all'obiettivo del 40 per cento nel 2020 stabilito dalla Strategia Europea; siano potenziati gli investimenti per la ricerca e lo sviluppo nella direzione dell'obiettivo europeo del 3 per cento del PIL. Illustra quindi una proposta di parere favorevole con condizioni (vedi allegato 1).

  Pierfelice ZAZZERA (IdV) illustra una proposta di parere alternativo di cui raccomanda l'approvazione (vedi allegato 2), esprimendo innanzitutto forte preoccupazione per l'assenza di numerosi colleghi in occasione dell'esame di un documento fondamentale per la programmazione economica del Paese. Osserva, al riguardo, come secondo il giudizio del Fondo monetario internazionale (FMI) racchiuso nei documenti del Word outlook e del Fiscal monitor di recente illustrati a Washington, le misure di risanamento adottate non bastano a pareggiare il bilancio entro il 2013, in quanto il deficit e il debito pubblico crescono, mentre ciò che manca è la crescita dell'economia. Rileva, in particolare, come la vera debolezza dell'economia del Paese consista nell'elevatissimo livello della pressione fiscale e nella continua crescita della spesa pubblica. Ricorda, infatti, che la pressione fiscale, dopo il picco raggiunto l'anno scorso con il 42,5 per cento del PIL, è prevista un'ulteriore crescita al 45,1 per cento del PIL, superando anche il 43,7 per cento toccato nel 1997 con l'introduzione dell'Eurotassa e non fermandosi fino al 2014, allorché raggiungerà il 45,3 per cento del PIL. Con riguardo specifico alle materie di competenza della Commissione cultura, osserva che il Documento di economia e finanza per il 2012 si pone l'obiettivo di incentivare la ricerca, promuovere la cultura per lo sviluppo e, nell'ambito dell'educazione universitaria, completare il processo di riorganizzazione del sistema universitario; rafforzare il diritto allo studio attraverso politiche integrate a sostegno degli studenti, favorendo più mobilità sociale ed equità; favorire i processi di internazionalizzazione della rete formativa terziaria. Osserva che il Governo intende proseguire l'azione di contrasto al dilagante fenomeno degli abbandoni scolastici e l'attuazione del piano di edilizia scolastica e, nell'ambito della ricerca e dell'innovazione, promuovere la competizione internazionale della ricerca, aumentando la capacità di imprese università, enti di ricerca e amministrazioni centrali o locali di usare le risorse europee e di creare nuovi mercati di prodotti e servizi innovativi, nonché sviluppare un'azione integrata nella ricerca, nell'ambito della piattaforma progettuale delle smart cities and communities, sostenendo la ricerca pubblica per l'economia della conoscenza e dell'innovazione, pur incentivando e valorizzando nel contempo forme di collaborazione e sinergia tra il settore di ricerca pubblico e quello privato. Al riguardo, osserva tuttavia come il Documento di economia e finanza per il 2012, a fronte dei citati elencati, non prevede risorse sufficienti Pag. 144rispetto a quelle che sono le reali esigenze. Rileva, in particolare, che i tagli degli ultimi anni hanno messo in ginocchio tutti i settori della cultura, dalla scuola all'università, alla ricerca, ai beni culturali. Ricorda quindi come si è proceduto a sottrarre sempre più risorse economiche dal sistema dell'istruzione nazionale, fino ad arrivare al taglio epocale di più di 8 miliardi di euro, effettuato in applicazione dell'articolo 64 della legge n. 133 del 2008.
  Propone, quindi, che siano reperite le risorse necessarie per restituire valore all'istruzione scolastica, per promuovere la formazione degli insegnanti, per valorizzare la professionalità docente e per sostenere l'innovazione didattica e la ricerca scientifica, nella consapevolezza che la scuola, l'università e la ricerca rappresentano uno dei più importanti fattori di crescita del Paese, eventualmente anche spostando le risorse attualmente impiegate per la spesa militare – ad esempio, per il programma relativo ai velivoli F-35 – al settore della cultura, dell'istruzione e della ricerca. Preannuncia quindi il voto contrario sulla proposta di parere del relatore, raccomandando l'approvazione della proposta di parere da lui presentata.

  Emilia Grazia DE BIASI (PD), condividendo la relazione esposta dall'onorevole Coscia, auspica che sia evidenziata l'importanza del tema dell'Agenda digitale, strumentale com’è allo sviluppo della ricerca e dell'innovazione tecnologica e, quindi, alla crescita di tutto il Paese. Auspica, tra l'altro, che le risorse destinate al settore della cultura, dell'istruzione e dell'università siano intese non come mera spesa, bensì come investimento per il futuro del Paese.

  Emerenzio BARBIERI (PdL) ringrazia la relatrice per il lavoro svolto che si è tradotto in una relazione molto seria e accurata, condividendo inoltre le osservazioni svolte dall'onorevole De Biasi. Con riguardo alla proposta di parere alternativo presentato dall'onorevole Zazzera, rileva come esso contenga alcuni dati imprecisi, riferiti tra l'altro alla data in cui dovrebbe essere raggiunto il parere del bilancio che il presidente Monti, ha confermato essere il 2013.

  Pierfelice ZAZZERA (IdV), replicando all'onorevole Barbieri, ricorda come le affermazioni contenute nella proposta di parere alternativo siano state confermate dallo stesso Fondo monetario internazionale.

  Emerenzio BARBIERI (PdL), rispondendo a sua volta all'onorevole Zazzera, ricorda come anche lo stesso Fondo monetario internazionale possa sbagliare, ricordando sul punto fra l'altro l'attuale contraddittorio esistente tra l'attuale istituzione e la Banca centrale europea. Preannuncia quindi il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere presentata dal relatore.

  Maria COSCIA (PD), relatore, apprezzando il contributo dato alla discussione dall'onorevole Zazzera, rileva come nella sua proposta di parere alternativo vi siano dei punti di incontro in particolare riguardo gli obiettivi da raggiungere. Tenuto quindi conto della discussione, illustra una riformulazione della sua proposta di parere aggiungendo un'ulteriore condizione in merito all'importanza della spesa nel settore della cultura e un'osservazione sulla necessità di assicurare una maggiore conoscibilità degli interventi relativi all'Agenda digitale (vedi allegato 3)

  Paola FRASSINETTI (PdL), presidente, avverte che, essendo stata presentata dal deputato Zazzera, una proposta alternativa di parere, sarà posta in votazione la proposta di parere come riformulata dal relatore: se questa risulterà approvata, sarà preclusa la proposta alternativa.

  La Commissione approva quindi la proposta di parere favorevole con condizioni e osservazione, come riformulata dal relatore (vedi allegato 3).

  La seduta termina alle 14.05.

Pag. 145

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del vicepresidente Paola FRASSINETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, architetto Roberto Cecchi.

  La seduta comincia alle 14.05.

Schema di decreto ministeriale recante la tabella delle istituzioni culturali da ammettere al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2012-2014.
Atto n. 459.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno.

  Paola FRASSINETTI, presidente, avverte che l'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, ha deliberato nella riunione odierna che la Commissione non svolga sedute nel corso della prossima settimana, in concomitanza con la sospensione dei lavori parlamentari dell'Assemblea. Chiede quindi al Governo se, come di prassi, attenderà l'espressione del parere della Commissione, anche oltre il termine fissato per il 2 maggio 2012, prima dell'adozione definitiva degli schemi di atto n. 459 e 460 in esame.

  Il sottosegretario Roberto CECCHI conferma che il Governo, come di prassi, attenderà l'espressione del parere della Commissione, anche oltre il termine fissato per il 2 maggio 2012, prima dell'adozione definitiva degli schemi di atto indicati dalla presidente Frassinetti.

  Gabriella CARLUCCI (UdCpTP), relatore, osserva che lo schema di decreto in esame reca l'indicazione delle istituzioni culturali ammesse al contributo ordinario annuale dello Stato per il triennio 2012-2014, ai sensi della legge n. 534 del 1996. Al riguardo, premette che la legge n. 534 del 1996 ha riordinato la disciplina riguardante i contributi statali ad enti culturali, disponendo una razionalizzazione delle diverse ipotesi di erogazione, a decorrere dal 1o gennaio 1997. In particolare, l'articolo 1 della legge citata, ai sensi del quale è stato trasmesso lo schema di parere, ammette al contributo ordinario annuale dello Stato le istituzioni culturali che presentino domanda e siano incluse in apposita tabella, sottoposta a revisione ministeriale ogni tre anni, sentite le Commissioni parlamentari competenti, nonché il competente Comitato di settore del Comitato tecnico-scientifico per i beni librari e gli istituti culturali. I requisiti necessari per l'inclusione nella tabella sono individuati dall'articolo 2. Le istituzioni culturali interessate debbono, tra l'altro, essere istituite con legge dello Stato e svolgere compiti stabiliti da quest'ultima, oppure essere in possesso della personalità giuridica; non avere fine di lucro; svolgere in modo continuativo attività di ricerca e di elaborazione culturale documentata e fruibile; disporre di un rilevante patrimonio documentario (bibliografico, archivistico, museale, cinematografico, audiovisivo), pubblicamente fruibile in forma continuativa; fornire servizi di rilevante ed accertato valore culturale, collegati all'attività di ricerca ed al patrimonio documentario; sviluppare attività di catalogazione e applicazioni informatiche finalizzate alla costruzione di basi di dati rilevanti per le attività di programmazione dei Ministeri competenti nei settori dei beni culturali e della ricerca scientifica; operare sulla base di una programmazione almeno triennale; documentare l'attività svolta nel triennio precedente la richiesta di contributo e presentare i relativi conti consuntivi annuali approvati; disporre di sede ed attrezzature idonee e adeguate. Per il primo inserimento in tabella è, inoltre, prescritto che le istituzioni culturali siano costituite e svolgano attività da almeno 5 anni.
  Ricorda, quindi, che la circolare ministeriale del 4 febbraio 2002, n. 16 ha precisato le condizioni per l'ammissione ai contributi e gli adempimenti richiesti, stabilendo Pag. 146che l'attività di ricerca e di elaborazione culturale, l'attività di servizi e quella di promozione culturale, costituiscono i momenti più significativi al fine della connotazione e della qualificazione dell'istituto. Precisa, altresì, che la pubblica fruibilità del patrimonio comporta necessariamente la inventariazione, ovvero la catalogazione, nonché l'apertura al pubblico e l'eventuale collegamento al Servizio bibliotecario nazionale o ad altre reti nazionali ed internazionali. Le istituzioni che inoltrano richiesta per la prima volta devono trasmettere la documentazione da cui risulti il possesso della personalità giuridica, l'atto costitutivo e lo statuto, la relazione sull'attività svolta negli ultimi 5 anni, il programma di attività per il triennio, corredata degli ultimi 3 bilanci e del bilancio preventivo dell'anno in corso, la composizione delle cariche sociali. Le istituzioni che chiedono il rinnovo dell'inserimento in tabella devono inviare una sommaria descrizione dell'attività di ricerca, dei servizi e della promozione culturale svolta nell'ultimo triennio, nonché l'ultimo bilancio consuntivo. Le domande devono essere «spedite» entro il 30 maggio dell'ultimo anno di vigenza della tabella. Non sono prese in considerazione domande «pervenute» oltre la data indicata o con documentazione incompleta. L'articolo 3 della richiamata legge n. 534 del 1996 ha, poi, stabilito che, ai fini della determinazione del contributo, si deve tenere conto prioritariamente della consistenza del patrimonio librario storico e della crescita di quello corrente, valorizzato dall'adesione al Servizio bibliotecario nazionale o ad altre reti anche di carattere internazionale; della consistenza e dell'arricchimento del patrimonio archivistico, bibliografico, museale, cinematografico, musicale o audiovisivo, dichiarato di notevole interesse storico; dello svolgimento di attività e programmi di ricerca e di formazione di interesse pubblico, a livello nazionale o internazionale. L'articolo 4 ha attribuito al Ministero funzioni di controllo sulla destinazione dei fondi assegnati alle istituzioni culturali inserite nella tabella; le stesse, a tal fine, sono tenute a trasmettere al Ministero i bilanci preventivi e consuntivi, le relazioni sull'attività svolta e i programmi di quella da svolgere, nonché altri atti e documenti che il Ministero richieda, a pena di eventuale esclusione dal contributo, ovvero della sospensione della sua erogazione. Specificamente per quest'ultimo caso, l'articolo 5 dispone che, se la sospensione si protrae per sistematica inattività, l'istituzione è esclusa dalla tabella in sede di revisione della stessa. Ai sensi dell'articolo 6, non possono essere inserite nella tabella le istituzioni culturali che operino sotto la vigilanza di amministrazioni statali diverse dal Ministero. Le istituzioni comprese nella tabella possono, tuttavia, ricevere altri contributi per «compiti ed attività rientranti nelle specifiche attribuzioni della Presidenza del Consiglio dei ministri o di Ministeri diversi». I contributi erogati in base alla legge sono, in ogni caso, aggiuntivi rispetto ad altre fonti di finanziamento. Le somme sono stanziate sul capitolo 3671 dello stato di previsione del Ministero, la cui dotazione annuale è quantificata nella tabella C della legge di stabilità. Osserva, pertanto, che lo schema di decreto in esame, corredato da 7 allegati, individua gli istituti culturali da ammettere al contributo ordinario annuale di cui all'articolo 1 della legge n. 534 del 1996 per il triennio 2012-2014 e opera la ripartizione fra tali istituti, pari a 103, dell'importo complessivo di euro 5.430.000,00 per il 2012. Lo stesso decreto evidenzia che l'importo stabilito per il corrente anno finanziario potrà subire variazioni a seguito delle successive leggi finanziarie. Nel bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014 è stato assegnato al capitolo 3671 un importo pari a euro 5.950.000 per il 2012 – come si ricava dalla premessa dello schema di decreto, pertanto, gli ulteriori 520.000 euro saranno destinati ai contributi annuali di cui all'articolo 8 della legge n. 534 del 1996 – nonché di euro 3.293.000 per il 2013 e di euro 2.688.000 per il 2014.
  Con riguardo ai pregressi stanziamenti, ricorda che il decreto ministeriale 31 luglio 2000 (tab. 2000-2002) prevedeva un Pag. 147importo per il 2000 di 20 miliardi di lire (ripartite fra 159 enti); il decreto ministeriale 18 agosto 2003 (tab. 2003-2005) prevedeva un importo per il 2003 di euro 8.761.076, ripartito fra 166 enti; il decreto ministeriale 12 maggio 2006 (Tab. 2006-2008) prevedeva un importo per il 2006 di euro 8.151.462, ripartito fra 119 enti; il decreto ministeriale 17 novembre 2009 (Tab. 2009-2011) prevedeva un importo per il 2009 di euro 5.104.356,41, ripartito fra 121 enti. Al riguardo occorre, tuttavia, ricordare che a tale somma si sono aggiunti, sempre per il 2009 – come ricordato nella premessa dello stesso decreto ministeriale – euro 1.422.817,98 provenienti dal cap. 1321, ripartiti con provvedimento del 28 settembre 2009, per un totale di euro 6.527.174,39. Segnala che raffrontando le risorse provenienti dal cap. 3671 attribuite agli enti di cui all'articolo 1 della legge 534 del 1996 nel 2009 – primo anno di vigenza della tabella 2009-2011 – e le somme provenienti dal medesimo capitolo di cui si propone, con il presente schema, l'attribuzione per il 2012 – primo anno di vigenza della tabella 2012-2014 – si registra un aumento del 6,4 per cento. Se invece, si mettono a raffronto le risorse complessivamente attribuite nel 2009, quali provenienti, cioè, dai capitoli 3671 e 1321, si registra una diminuzione del 16,8 per cento. La relazione introduttiva evidenzia che sono pervenute nei termini al Ministero 213 domande di ammissione ai contributi (allegato 2), di cui 112 da parte di istituti presenti nella tabella riferita al triennio 2009-2011 (allegato 3, che riporta i 121 istituti di cui al decreto ministeriale 17 novembre 2009) e 101 nuove richieste. Nella specie, i seguenti quattro istituti presenti nella tabella 2009-2011 non hanno presentato domanda: Fondazione Casa Buonarroti di Firenze, Fondazione Ansaldo di Genova, Fondazione Napolinovantanove di Napoli e Fondazione Carlo Maurilio Lerici di Roma. I seguenti cinque istituti presenti nella tabella 2009-2011 hanno presentato la domanda oltre il termine del 30 maggio 2011: Accademia delle Scienze dell'istituto di Bologna, Accademia dei Georgofili di Firenze, Fondazione Luigi Einaudi per gli studi di politica ed economia di Roma e Museo storico della Liberazione di Roma e Fondazione Domus Galilaeana di Pisa. Con riguardo alle 213 domande presentate nei termini, 12 sono risultate inammissibili (di cui 2 inserite nella tabella 2009-2011). Ricorda che l'inammissibilità è dovuta, a seconda dei casi, a documentazione mancante della scheda descrittiva o dei bilanci, mancanza del riconoscimento della personalità giuridica, presenza della finalità di lucro in quanto definita SPA nello statuto. Quest'ultimo caso riguarda l'Istituto dell'enciclopedia Italiana G. Treccani, inserito nella tabella 2006-2008 e che per il triennio 2009-2011 non ha presentato domanda. Escluse le domande inammissibili, dei restanti 201 istituti ne sono stati ritenuti idonei 103, di cui 12 di nuovo inserimento e 91 già presenti nel decreto ministeriale 17 novembre 2009. Al riguardo, la relazione illustrativa evidenzia che la Commissione incaricata ha condotto l'istruttoria in conformità con i criteri indicati dall'articolo 2 della legge n. 534 del 1996 e dalla circolare n. 16 del 2002, tenendo conto della consistenza e dell'arricchimento dei patrimoni documentari, bibliografici, archivistici e museali e delle modalità della loro fruibilità; della produzione culturale, con particolare riguardo a quelle editoriale; della ricerca, attribuendo peculiare significato alla ricerca scientifica e alla capacità degli istituti di diffonderne i risultati a livello nazionale ed internazionale; della produzione di servizi, della promozione e della catalogazione – soprattutto collegata al Servizio bibliotecario nazionale – e della produzione di contenuti digitali. Per gli enti già presenti nella tabella 2009-2011, è stata effettuata una valutazione comparativa fra l'attività pregressa e la programmazione 2012-2014.
  Osserva che, ai fini della valutazione, la Commissione ha predisposto – e si tratta di un elemento di novità rispetto al passato – una griglia di indicatori di valutazione, individuando sei macrofattori, disaggregati in sottovoci. A ciascun macrosettore è stato assegnato un punteggio da un minimo di 0 a un massimo di 30 punti, Pag. 148per un totale complessivo di 100 punti. Al riguardo ricorda che, esprimendo il parere sulla tabella 2009-2011, nella seduta del 29 luglio 2009 la VII Commissione aveva apposto, fra le altre, la condizione relativa all'esplicitazione, per il futuro, del «criterio complessivo di riparto delle risorse, svolgendo al contempo valutazioni separate per ciascuna istituzione, suffragate da una motivazione maggiormente approfondita». Sulla base della griglia, sono state elaborate le schede di valutazione di ciascun istituto (allegato 4 dello schema). Nell'allegato 5 dello schema sono esposti i risultati complessivi della valutazione, in ordine decrescente, mentre nell'allegato 7 i risultati sono esposti in ordine di città sede dell'istituto. In base al punteggio conseguito, la Commissione ha attribuito un contributo da un minimo di 25.000 (corrispondente al punteggio minimo di 40 punti) ad un massimo di 280.000 euro (corrispondente al massimo di 100 punti). L'importo massimo è stato assegnato alla «Giunta centrale per gli studi storici e per le deputazioni di storia patria». Al riguardo, il decreto specifica che il contributo sarà annualmente ripartito secondo le proposte formulate dalla Giunta medesima. Il secondo importo più elevato per consistenza (190.000 euro) è stato attribuito alla Fondazione istituto Gramsci e all'Istituto Luigi Sturzo, entrambi di Roma, alla Fondazione Luigi Einaudi di Torino e al Museo Galileo – Istituto e museo di storia della scienza di Firenze. Rispetto al 2009, l'incremento percentuale maggiore riguarda il Gabinetto scientifico G.P. Vissieux per il 55,31 per cento, mentre la diminuzione percentuale più rilevante riguarda l'Istituto storico italiano per il medioevo. Con riferimento a quest'ultimo, nonché all'Accademia della Crusca di Firenze, alla Fondazione Ezio Franceschini di Firenze, e alla Società internazionale per lo studio del medioevo latino Onlus di Impruneta, la relazione illustrativa sottopone alla valutazione delle Commissioni parlamentari il loro inserimento in tabella, considerato che gli stessi sono stati «valutati positivamente e quindi inseriti nella suddetta tabella e già destinatari di finanziamenti per legge gravanti su questo Ministero». In particolare, ricorda che gli articoli 1 e 2 della legge n. 169 del 2011 hanno disposto, a decorrere dal 2012, un contributo annuo di 600.000 euro alla Società internazionale per lo studio del medioevo latino (SISMEL), di 450.000 euro alla Fondazione Ezio Franceschini, di 500.000 euro a favore dell'Istituto storico italiano per il medioevo. Per l'Accademia della Crusca, l'articolo 30, commi 6 e 7, del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito dalla legge n. 214 del 2011, ha autorizzato la spesa di 700.000 euro annui, a decorrere dal 2012. Sulla proposta di tabella elaborata dalla Commissione, il Comitato tecnico scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali, nella riunione del 5 marzo 2012 (allegato 6 dello schema), ha rilevato che «l'uso di parametri esclusivamente quantitativi e bibliometrici ha, di fatto, eliminato la possibilità di una valutazione qualitativa, ponendo sul medesimo piano attività e pubblicazioni fra loro incomparabili». In particolare, il Presidente ha citato i casi della Fondazione biblioteca Benedetto Croce (euro 25.000), della Fondazione centro nazionale Studi Manzoniani (euro 30.000) e dell'Istituto storico italiano per il Medioevo (euro 50.000), «che risultano essere collocati nella medesima fascia di contributo di altri pur rispettabili istituti che, tuttavia, non sopportano alcun paragone scientifico con gli stessi». Il Comitato ha pertanto espresso parere favorevole sulle valutazioni e sui finanziamenti attribuiti nella proposta di tabella, chiedendo però più adeguati stanziamenti per i tre istituti sopra citati. Segnala, quindi, che allo schema di decreto non risulta allegato il prospetto recante il riassunto dei dati preventivi e consuntivi relativi al bilancio e all'attività delle istituzioni culturali, che l'articolo 1, comma 2, della legge n. 534 del 1996 richiede sia trasmesso alle Commissioni parlamentari. Rileva, inoltre, l'opportunità di modificare il secondo periodo del decreto nei termini seguenti: «Il contributo previsto per la Giunta centrale per gli studi storici sarà annualmente ripartito Pag. 149fra le Deputazioni di storia patria secondo le proposte formulate dalla medesima Giunta». Si riserva di presentare una proposta di parere nel seguito dell'esame.

  Manuela GHIZZONI (PD), riservandosi di intervenire più diffusamente nel merito del provvedimento in esame nella prossima seduta, chiede innanzitutto di acquisire dal rappresentante del Governo il verbale del Comitato tecnico-scientifico per le biblioteche e gli istituti culturali presieduto da Tullio Gregory, dal quale si evince l'applicazione dei criteri seguiti per l'assegnazione dei punteggi, ritenendolo utile ai fini della discussione del provvedimento. Apprezza il fatto che il Ministero abbia inviato l'atto per l'esame in tempo utile, e non con il ritardo che ha contraddistinto gli anni passati, chiedendo al rappresentante del Governo chiarimenti in ordine ai criteri adottati per la valutazione delle attività degli istituti, novità apprezzabile ma perfettibile. In particolare, chiede di avere maggiori informazioni su quelle voci della griglia di valutazione, quale ad esempio la voce «promozione», che non corrispondono a dati oggettivi. A questo proposito, segnala che nella domanda compilata dagli enti per ottenere il finanziamento non vi è un'esatta corrispondenza con le voci previste invece dalla griglia di valutazione, tanto da far presumere che alcuni dei criteri utilizzati dalla Commissione siano stati definiti ex post. Ancora, chiede informazioni sulla voce relativa alle pubblicazioni, all'attività editoriale e alla ricerca scientifica, ritenendo che oltre a parametri quantitativi e bibliometrici – peraltro non adeguatamente valorizzati, come accade per le pubblicazioni – occorra considerare anche una valutazione qualitativa. Precisa, altresì, che tali informazioni saranno molto utili per il prosieguo della discussione, al fine di valutare opportunamente tanto l'esclusione di alcune istituzioni dal finanziamento quanto la consistenza dei punteggi attribuiti.

  Maria Letizia DE TORRE (PD) osserva come nella domanda compilata dagli enti per ottenere il finanziamento non vi sia un'esatta corrispondenza con le voci previste invece dalla griglia di valutazione; si presuppone che la suddetta griglia possa essere stata compilata successivamente alla lettura delle schede pervenute. Al riguardo, auspica invece che i criteri possano essere conosciuti e predeterminati prima del bando.

  Gabriella CARLUCCI (UdCpTP), relatore, osserva come i criteri di valutazione siano indicati dalla legge che regola l'erogazione dei contributi nonché dalla circolare applicativa.

  Manuela GHIZZONI (PD), intervenendo per una precisazione, ribadisce come alcuni punteggi siano attribuiti sulla base di criteri che non sono suscettibili di una valutazione oggettiva.

  Giovanni Battista BACHELET (PD) considera come la definizione dei criteri che è stata compiuta e applicata nell'erogazione dei contributi in esame costituisca già un grande passo avanti, rispetto al passato. Si tratta infatti di un provvedimento che è esaminato ad aprile – e non nel mese di dicembre, come in passato –, sulla base di criteri confrontabili. Rileva peraltro che, seppure si passi da una situazione di libero arbitrio ad una in cui sono applicati criteri predeterminati, è ineliminabile il rischio di valutazioni soggettive nell'applicazione dei criteri.

  Il sottosegretario Roberto CECCHI ringrazia innanzitutto i deputati intervenuti che hanno riconosciuto i passi avanti compiuti dal Governo, rispetto al passato, nella predisposizione dell'atto in esame. Ritiene infatti che la predeterminazione dei criteri effettuati per l'erogazione dei contributi rappresenti di per sé un grande cambiamento. Ricorda in ogni caso che la griglia dei criteri è stata predisposta sulla base di quanto previsto dalla legge e dalla conseguente circolare applicativa. Rileva in ogni caso che, per alcuni profili, ferma la sicura valutazione rigorosa svolta dal Comitato scientifico, potranno esservi state valutazioni necessariamente più discrezionali rispetto ad altre in relazione ai parametri Pag. 150da considerare. Si riserva comunque di presentare alla Commissione nella prossima seduta tutta la documentazione richiesta dai deputati.

  Gabriella CARLUCCI (UdCpTP), relatore, chiede al sottosegretario Cecchi di presentare alla Commissione anche il bilancio preventivo e quello consuntivo delle istituzioni che hanno ottenuto i contributi.

  Paola FRASSINETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di decreto ministeriale recante la tabella triennale 2011-2013 degli enti privati di ricerca nonché riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno 2011, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, con riferimento agli enti privati di ricerca.
Atto n. 460.

(Esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione inizia l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno.

  Emerenzio BARBIERI (PdL), relatore, chiede innanzitutto al sottosegretario Cecchi di riferire le sue osservazioni al collega di Governo competente per materia, stigmatizzandone l'assenza. Osserva, quindi, che lo schema ministeriale in esame reca la tabella triennale 2011-2013 degli enti privati di ricerca nonché il riparto dello stanziamento iscritto nello stato di previsione della spesa del Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca per l'anno 2011, relativo a contributi ad enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi, con riferimento agli enti privati di ricerca. Ricorda, al riguardo, che l'articolo 32, comma 2, della legge n. 448 del 2001 (legge finanziaria 2002) ha dettato disposizioni volte al contenimento e alla razionalizzazione degli stanziamenti dello Stato in favore di enti, istituti, associazioni, fondazioni ed altri organismi. In particolare, rinviando ad un'apposita tabella (Tabella 1) l'individuazione degli enti e organismi destinatari di contributi statali, ha disposto che gli importi sono iscritti in un'unica unità previsionale di base (UPB) dello stato di previsione di ciascun Ministero e che il riparto è effettuato, annualmente, entro il 31 gennaio, dal Ministro competente, con proprio decreto, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle competenti Commissioni parlamentari. Il comma 3 ha stabilito che la dotazione delle UPB è quantificata annualmente nella tabella C della legge finanziaria (ora, legge di stabilità). Osserva che sono stati, pertanto, unificati in un'unica UPB (UPB 25.1.2.1 – cap. 5843) i contributi agli enti operanti nel campo della didattica e agli istituti scientifici speciali (ora, enti privati di ricerca), facenti capo, rispettivamente, al settore dell'istruzione e al settore dell'università e della ricerca. A seguito della riarticolazione del Ministero in due dicasteri (Pubblica istruzione – Università e ricerca scientifica), disposta dal decreto-legge n. 181 del 2006, le relative risorse, a partire dall'esercizio finanziario 2007, sono state riallocate nei due stati di previsione. Nella legislatura in corso si è disposta la riunificazione dei due Ministeri, ai sensi dell'articolo 1 del decreto-legge n. 85 del 2008. Peraltro, le somme assegnate agli enti operanti nel campo della didattica e agli enti privati di ricerca continuano ad essere allocate in capitoli distinti. In particolare, l'importo destinato agli enti privati di ricerca è allocato nel cap. 1679 dello stato di previsione del Ministero. I contributi agli istituti scientifici speciali, fino al 2007, sono stati concessi sulla base delle indicazioni recate dal decreto ministeriale 623 del 1996. Successivamente, è intervenuto il decreto ministeriale 8 febbraio 2008, n. 44, che ha significativamente modificato il quadro normativo, abrogando il decreto ministeriale 623 del 1996 e introducendo, in particolare, oltre alla modifica del riferimento soggettivo (da «istituti scientifici speciali» a «enti privati di ricerca»), l'efficacia Pag. 151triennale dell'elenco degli enti che possono fruire dei contributi per il funzionamento. Quanto all'ambito soggettivo, l'articolo 2 del decreto ministeriale prevede che sono legittimati a presentare domanda gli enti di ricerca che hanno ottenuto il riconoscimento della personalità giuridica da almeno 3 anni; svolgono, per prioritarie finalità statutarie e senza scopo di lucro, l'attività di ricerca finalizzata all'ampliamento delle conoscenze culturali, scientifiche, tecniche non connesse a specifici obiettivi industriali o commerciali e realizzate anche attraverso attività di formazione post-universitaria specificamente preordinata alla ricerca.
  Ricorda che non possono usufruire dei contributi gli enti pubblici di ricerca, le università statali e non statali, né i relativi consorzi e fondazioni, nonché gli enti che hanno ottenuto nel corso del medesimo esercizio contributi di funzionamento o altri contributi aventi medesime finalità e natura giuridica, a carico del bilancio dello Stato. Quanto alla procedura, l'articolo 1 del decreto ministeriale stabilisce che gli enti di ricerca in possesso dei requisiti indicati possono usufruire dei contributi per il funzionamento, previo inserimento in un elenco triennale, approvato con decreto del Ministro dell'università e della ricerca (ora, Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca). Ai sensi dell'articolo 3, comma 3, il decreto è adottato di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, previo parere delle Commissioni parlamentari. La selezione delle domande avviene sulla base di un bando pubblico, emanato alla scadenza di ciascun triennio dal medesimo Ministro. I criteri di valutazione e di ripartizione delle risorse sono indicati dall'articolo 3 del decreto ministeriale, che affida ad una commissione di 5 esperti tecnico-scientifici, nominata con decreto del Ministro per ciascun triennio, la valutazione delle domande, ai fini della formulazione di una proposta al Ministro. I criteri attengono a tradizione storica dell'ente, sua rilevanza nazionale e internazionale e sua attualità; qualità e rilevanza dei programmi di attività di ricerca svolti in modo continuativo, anche mediante collegamenti con altre istituzioni italiane e internazionali e, in particolare, con quelle dell'Unione europea; coerenza e congruità del contributo richiesto rispetto alle attività svolte e programmate e rispetto ai flussi di bilancio dell'ente; consistenza e qualificazione delle risorse umane; consistenza del patrimonio didattico, scientifico e strumentale. La nota illustrativa dello schema evidenzia che i criteri previsti dal decreto ministeriale n. 44 del 2008, rispetto a quelli già indicati dall'abrogato decreto ministeriale 623 del 1996, pongono maggiormente l'accento sulla coerenza e congruità del contributo richiesto sia rispetto alle attività svolte e programmate, sia rispetto ai flussi di bilancio dell'ente.
  Osserva che il contributo è erogato per il 50 per cento a titolo di anticipazione e per 50 per cento a saldo, previa dimostrazione delle spese sostenute e della positiva verifica delle relazioni tecnico-scientifiche e della rendicontazione. Il giudizio negativo sulle attività o la mancata rendicontazione nei tempi e nei modi stabiliti comportano la revoca dei finanziamenti e il recupero delle somme già erogate. L'ammontare del contributo annuale nel periodo di efficacia dell'elenco è determinato in rapporto allo stanziamento complessivo previsto dalla legge finanziaria (ora, di stabilità). Se lo stanziamento è maggiore del 20 per cento rispetto a quello dell'anno precedente, l'elenco può essere aggiornato. Rileva, quindi, che lo schema di decreto in esame, corredato da 6 allegati e dai verbali delle sedute della Commissione di valutazione, individua gli enti di ricerca privati da ammettere al contributo ordinario per il triennio 2011-2013 e opera la ripartizione fra gli stessi dell'importo disponibile per il 2011 pari, al netto degli accantonamenti disposti ai sensi dell'articolo 1, comma 507, della legge finanziaria 2007, a euro 4.489.851. La premessa dello schema di decreto evidenzia, che, a valere su tale stanziamento, euro 1.500.000 sono stati destinati all'Istituto di studi politici S. Pio V di Roma, ai sensi della legge n. 293 del 2003. Pertanto, la somma da ripartire – al netto di quella assegnata all'Istituto S. Pio Pag. 152V – è di euro 2.989.851 che, rispetto alla somma disponibile nel 2008 determinata dal decreto 28 ottobre 2009, pari – sempre al netto delle somme destinate all'Istituto medesimo – a euro 6.144.409,48, registra un decremento del 51,3 per cento. Osserva che, con riferimento alle somme effettivamente erogate nel 2010 – ultimo anno di vigenza della tabella –, pari (al netto di quelle assegnate all'Istituto S. Pio V) a euro 5.942.175, si registra un decremento del 49,7 per cento. Al riguardo, ricorda che l'articolo 7, comma 24, del decreto-legge n. 78 del 2010 ha disposto la riduzione, a decorrere dalla data della sua entrata in vigore, degli stanziamenti sui capitoli iscritti negli stati di previsione delle amministrazioni centrali vigilanti relativi al contributo dello Stato a enti, istituti, fondazioni e altri organismi per una quota pari al 50 per cento delle dotazioni dell'anno 2009.
  Il bando recante termini e modalità per la presentazione delle domande di contributo per il triennio 2011-2013 è stato emanato con Decreto Direttoriale 25 ottobre 2010. Sono pervenute 133 domande per un totale di contributo richiesto pari a euro 57.604.847. Nel numero indicato è inclusa la domanda dell'Istituto S. Pio V. Escludendo quest'ultima, delle 132 domande rimanenti, 74 provengono da enti già destinatari di finanziamenti nella tabella 2008-2010 e 58 da enti nuovi. Sul totale delle domande pervenute nei termini, una è stata dichiarata inammissibile perché l'ente non ha documentato il possesso della personalità giuridica da almeno un triennio.
  Segnala che le domande non ammesse a finanziamento sono 10, nessuna delle quali relativa ad enti presenti nella tabella 2008-2010. Al riguardo, il verbale della seduta della Commissione di valutazione del 27 gennaio 2011 evidenzia che la stessa Commissione, aperta la discussione sulle modalità di valutazione delle domande, nonché sui criteri di selezione delle stesse, dopo attento esame del Regolamento, ha deciso di attenersi scrupolosamente ai criteri indicati nell'articolo 3 dello stesso. Le motivazioni della non idoneità sono riconducibili alle seguenti tipologie: assenza di una significativa attività di ricerca (2 casi); attività e finalità non riconducibili alla ricerca (4 casi); scopo non coerente con quelli previsti dal decreto ministeriale n. 44 del 2008 (1 caso); attività solo marginalmente riconducibili al Ministero (1 caso); oggetto di studio delimitato (1 caso); specificità delle discipline e gestione delle risorse (1 caso). Al netto dell'Istituto S. Pio V, fra i 122 enti ammessi ai finanziamenti sono presenti tutti i destinatari di contributi nella tabella 2008-2010 che hanno presentato domanda per il triennio 2011-2013. Si tratta, come già ante indicato, di 74 enti, alcuni dei quali destinatari anche di contributi da parte del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi dell'articolo 1 della legge 534 del 1996. Quanto all'ammontare dei contributi, nella stessa seduta del 27 gennaio 2011 la Commissione ha stabilito che la relativa proposta fosse determinata in relazione alla qualità del giudizio espresso, nonché in riferimento alla coerenza e alla congruità della richiesta rispetto al complesso delle attività svolte. Osserva che il verbale del 24 maggio 2011 evidenzia che la Commissione, in particolare, ha fatto riferimento alla rilevanza della produzione scientifica, alla tradizione storica dell'ente, all'interesse scientifico e alla capacità di realizzazione dei progetti in corso. L'ammontare oscilla da un minimo di 8.000 euro a un massimo di 75.000 euro. Le somme più consistenti sono attribuite a: Fondazione AMGA, Fondazione COTEC, Fondazione Farmacogenomica Fiorgen, Fondazione Humanitas per la ricerca, Fondazione italiana sclerosi multipla onlus, Istituto di Ricerche farmacologiche Mario Negri (euro 75.000); Fondazione Parco tecnologico padano (euro 72.000); Create-Net, Fondazione Centro Studi Investimenti Sociali CENSIS (euro 70.000); Società Geografica italiana (euro 69.851). In corrispondenza di 4 dei 74 enti già destinatari di finanziamenti nella tabella 2008-2010 (AIRI Associazione Italiana per la Ricerca Industriale, Fondazione Rosselli, IIASS Istituto Internazionale Alti Studi Scientifici, Istituto di ricerche chimiche e biochimiche Pag. 153G. Ronzoni) si registra un incremento del contributo, seppur minimo, del 2,04 per cento. Per gli altri enti, invece, si registrano riduzioni, da un minimo dell'8,16 per cento della Fondazione Filippo Turati e della Fondazione Giacomo Brodolini, a un massimo del 93,81 per cento dell’European brain research institute – Ebri Rita Levi-Montalcini). Rileva, al riguardo, l'opportunità di incrementare l'importo del contributo assegnato alla Fondazione Ugo Spirito, ridotto del 31,97 per cento da 14.700 euro a 10.000 euro. Osserva, infine, come la composizione della Commissione giudicatrice non appaia riflettere quelle professionalità richieste per valutare enti ed istituti che non riguardano le competenze dei commissari. Auspica, pertanto, che per il futuro un medesimo istituto non possa ricevere contributi sia dal Ministero per i beni e le attività culturali sia dal Ministero per l'istruzione per l'attività e la ricerca.
  Si riserva di presentare una proposta di parere nel seguito dell'esame.

  Paola FRASSINETTI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 14.30.

INTERROGAZIONI

  Martedì 24 aprile 2012. — Presidenza del vicepresidente Paola FRASSINETTI. — Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali, architetto Roberto Cecchi.

  La seduta comincia alle 14.30.

5-06200 Ghizzoni: Sulle modalità di reclutamento dei ricercatori a tempo determinato da parte delle università e degli enti di ricerca.

  Il sottosegretario Roberto CECCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 4).

  Manuela GHIZZONI (PD), replicando, si dichiara parzialmente soddisfatta della risposta fornita dal rappresentante del Governo, apprezzando esclusivamente il riferimento alla predisposizione, all'interno del sito ufficiale del Ministero, di un link dedicato alla pubblicità dei bandi degli enti di ricerca, separato dalla sezione dedicata ai bandi delle università. Rileva, invece, che la risposta è inadeguata laddove si richiedeva che, come rilevato da un esame compiuto in data 9 febbraio 2012, ventotto università avevano indicato nei loro bandi specifiche tematiche di ricerca per ogni posto di ricercatore a tempo determinato, mentre tredici avevano indicato solo il settore concorsuale ed eventualmente i settori scientifico-disciplinari di riferimento per ciascun posto. Stigmatizza, pertanto, la mancanza di uniformità nell'applicazione, da parte degli Atenei, delle norme vigenti in materia di reclutamento della docenza universitaria e, in particolare, dell'articolo 24, comma 2, lettera a), che stabilisce che i bandi non siano correlati a specifici progetti di ricerca, né ad ambiti o temi di ricerca che non siano quelli individuabili mediante i settori scientifico-disciplinari. Sottolinea, in proposito, che appare inutile il richiamo, nella risposta del rappresentante del Governo, alla nota della direzione generale del Ministero del 2 agosto 2011, che, essendo precedente alla data di presentazione dell'interrogazione – nonché all'esame, effettuato in data 9 febbraio 2012, dei bandi reperibili nella sezione del sito del Ministero –, risulta quindi essere rimasta inevasa, non avendo determinato gli auspicati effetti di semplificazione e di uniformità di applicazione da parte degli Atenei. Osserva, infine, che, pur essendo previsto, nel citato articolo 24 della legge n. 240 del 2010 che, nella procedura di selezione per posti di ricercatore a tempo determinato, sono esclusi esami scritti e orali, ad eccezione di una prova orale volta ad accertare l'adeguata conoscenza di una lingua straniera, in alcuni regolamenti di ateneo sono previste diverse tipologie di prove orali. Auspica, pertanto, che il Pag. 154Ministero fornisca un'interpretazione uniforme delle norme citate, in modo da permetterne un puntuale e rigoroso rispetto da parte degli Atenei.

5-06436 Siragusa: Sul caso della preside Anna Maria Gammeri e del collaboratore scolastico Nicola Gennaro.

  Il sottosegretario Roberto CECCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 5).

  Maria COSCIA (PD), replicando in qualità di cofirmataria, si dichiara insoddisfatta della risposta fornita dal rappresentante del Governo, che, a suo avviso, non fornisce alcun chiarimento in merito alla vicenda illustrata nell'interrogazione. A tale proposito, pur consapevole delle lungaggini che caratterizzano i procedimenti giudiziari, osserva che sarebbe stato più opportuno adottare un provvedimento disciplinare di allontanamento della dirigente scolastica dall'istituto «Biscazza» di Messina, in quanto la sua permanenza nell'istituto medesimo solleva preoccupanti problemi di incompatibilità ambientale, che renderebbero necessario un supplemento di istruttoria da parte del Ministero.

5-06528 Dal Moro: Questioni relative al termine del mandato dei rettori in carica presso gli atenei universitari.

  Il sottosegretario Roberto CECCHI risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 6).

  Gian Pietro DAL MORO (PD), si dichiara insoddisfatto della risposta fornita dal rappresentante del Governo, che non fornisce informazioni aggiuntive rispetto alla situazione già nota al riguardo. In proposito, ricorda che, ai sensi della legge Gelmini, l'anno di proroga è ricondotto al momento in cui il nuovo statuto viene adottato con delibera del senato accademico (e non approvato); rileva che ciò si evince sia dal chiaro dato testuale della norma, sia dai principi generali che regolano l'ordinamento in materia di atti amministrativi aventi contenuto generale, come i regolamenti e gli statuti, sia dal fatto che la stessa legge, expressis verbis, quando si riferisce allo statuto adottato, richiama solo i commi 5 e 6, non considerando, dunque, la fase dell'approvazione o la fase integrativa dell'efficacia racchiusa nei successivi commi 7 e 8 e, di conseguenza, al controllo da parte del Ministero e/o alla pubblicazione sulla GURI. Osserva che il comma 9 dell'articolo 2 della legge Gelmini dispone espressamente che «il mandato dei rettori in carica al momento dell'adozione dello statuto di cui ai commi 5 e 6 è prorogato fino al termine dell'anno accademico successivo». Sottolinea che da ciò si evince, senza ombra di dubbio, in primo luogo che la legge, nel consentire la proroga dei mandati dei rettori in carica al momento dell'adozione dello statuto, si riferisce solo ed esclusivamente ai mandati per i quali non sia ancora intervenuto il termine naturale di scadenza e non si riferisce, pertanto, ai mandati già soggetti a precedenti proroghe. In secondo luogo, osserva che, dal contenuto dell'articolo citato, si evince che per «anno accademico successivo», cioè quello sino al quale è consentita la proroga, deve intendersi l'anno in cui è avvenuta l'adozione dello statuto da parte del senato accademico, a nulla rilevando il momento in cui lo stesso è stato trasmesso al Ministero o il momento in cui il Ministero ha esercitato il controllo o, ancora, il giorno di pubblicazione sulla GURI.»
  Aggiunge che con lettera del Direttore Generale del Ministero stesso si dichiara di «ritenere condivisibile» una interpetazione della legge difforme dal testo della legge stessa, osservando, quindi, che si tratta non di un atto ufficiale, ma di un parere personale che non può sovraordinare i comportamenti degli Atenei interessati, in quanto il Direttore generale del Ministero non ha alcun potere di interpretazione della legge né di modifica, Pag. 155né può sottrarre agli Atenei la loro autonomia riconosciuta per legge. Aggiunge, infine, che la nota del Ministero rappresenta un «imbroglio giuridico» messo in atto per «scippare» il sacrosanto diritto degli Atenei interessati ad eleggere i nuovi Rettori sulla base dei nuovi statuti. Sottolinea, infatti, che essa potrebbe essere contestata per evidente vizio di legittimità e soggetta a ricorsi, creando numerose incertezze sui provvedimenti successivamente adottati.

  Paola FRASSINETTI, presidente, dichiara concluso lo svolgimento delle interrogazioni all'ordine del giorno.

  La seduta termina alle 14.45.

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