CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 28 marzo 2012
630.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Mercoledì 28 marzo 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Intervengono il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura, e il sottosegretario di Stato alla giustizia, Andrea Zoppini.

La seduta comincia alle 14.10.

Sui lavori della Commissione.

Stefano STEFANI, presidente, propone che la Commissione inizi i suoi lavori con la sede referente relativa all'avvio dell'esame dei nuovi provvedimenti assegnati.

La Commissione concorda.

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Partecipazione italiana al sesto aumento di capitale della Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa.
C. 5044 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Enrico PIANETTA (PdL), relatore, illustra il provvedimento in titolo, segnalando che la Banca di sviluppo del Consiglio d'Europa (CEB), istituita nel 1956, è una delle più antiche istituzioni finanziarie internazionali europee e l'unica a vocazione esclusivamente sociale. La CEB rappresenta oggi un importante strumento della politica di solidarietà e di coesione sociale europea. Attraverso i propri prestiti partecipa, infatti, al finanziamento di progetti sociali, risponde a situazioni di emergenza, concorre al miglioramento delle condizioni di vita e alla coesione sociale nelle regioni più svantaggiate del continente europeo.
Riferisce che i campi d'intervento, stabiliti nel 2006 dal Consiglio d'amministrazione dell'istituzione, riguardano il settore dell'integrazione sociale, la gestione dell'ambiente, ed il sostegno delle infrastrutture pubbliche a vocazione sociale. Alla Banca partecipano oggi quaranta Stati che coprono un'area geografica che si estende dalla Turchia all'Islanda e dal Portogallo alla Georgia. Per allargare la sua sfera d'azione la Banca ha rafforzato negli ultimi anni la cooperazione con le maggiori istituzioni europee, in particolare con la Commissione europea, e con altre banche regionali e istituzioni finanziarie multilaterali, tra cui la Banca europea per gli investimenti, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS) e la Banca mondiale.
Segnala che il 4 febbraio 2011, previa raccomandazione del Consiglio di amministrazione, il Consiglio di direzione della CEB ha adottato la risoluzione n. 386, con la quale è stato approvato il sesto aumento di capitale della Banca per un ammontare massimo pari a 2.200 milioni di euro, che, una volta ultimata positivamente la sottoscrizione entro il termine stabilito (30 giugno 2012), porterebbe il capitale totale sottoscritto da 3,3 miliardi di euro a 5,5 miliardi di euro. Tale aumento prevede un'incorporazione delle riserve nel capitale liberato di 246 milioni di euro, senza alcun versamento da parte degli Stati membri. La parte di capitale liberato sul capitale sottoscritto resterebbe invariata all'11,19 per cento.
Per quanto concerne la quota dell'Italia, che insieme a Francia e Germania è il maggior azionista della Banca, al 31 dicembre 2010 il nostro Paese dispone del 16,64 per cento del capitale sottoscritto, pari a euro 549.692.000; la pertinente quota dell'aumento di capitale proposto ammonterebbe a euro 366.078.000, di cui euro 40.964.000 per incorporazione delle riserve nel capitale liberato ed euro 325.114.000 di capitale cosiddetto «a chiamata».
Il capitale sottoscritto dall'Italia, a seguito dell'aumento, ammonterebbe dunque a euro 915.770.000, esattamente equivalente, in proporzione, a quello attualmente detenuto.
Gli impegni assunti in occasione dei precedenti aumenti di capitale della Banca erano strutturati in forma analoga, tanto che finora l'Italia è stata chiamata a versare esclusivamente le quote iniziali di propria pertinenza; la quota di capitale versato dall'Italia si è incrementata esclusivamente per effetto dell'incorporazione di riserve.
In linea con quanto previsto dalla legislazione di settore, non è stato quantificato il relativo onere finanziario, giacché la sottoscrizione di una quota di capitale «a chiamata» non comporta esborsi finanziari effettivi. Essa ha, in sostanza, una funzione di garanzia che i Paesi sottoscrittori forniscono per accrescere la credibilità e la solidità della CEB.
L'aumento di capitale, che potrà essere sottoscritto fino al 30 giugno 2012, sarà effettivo non prima del 31 dicembre 2011 a condizione che almeno il 67 per cento dei titoli di partecipazione siano stati sottoscritti a quella data dai Paesi membri.

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Va ricordato, infine, che l'Italia ha sottoscritto tutti i precedenti cinque aumenti di capitale della CEB intervenuti negli anni 1978, 1982, 1988, 1991 e 2001.
Considerato il rilievo sociale e politico degli obiettivi perseguiti dalla CEB e l'effettiva necessità di allargare la dotazione dei mezzi propri di tale istituzione, auspica che questo provvedimento possa essere rapidamente adottato per consentire al nostro Paese di mantenere il suo ruolo all'interno di questa importante istituzione finanziaria multilaterale.

Giorgio LA MALFA (Misto-LD-MAIE) ricorda che la CEB, come peraltro anche la BERS, è nata per dare sostegno ai Paesi economicamente più fragili dell'Europa e che oggi deve essere sostenuta anche in considerazione della particolare fase di difficoltà finanziaria attraversata dall'Unione europea.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento, che sarà trasmesso alle Commissioni competenti per l'espressione dei pareri. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione penale sulla corruzione, fatta a Strasburgo il 27 gennaio 1999.
C. 5058 Li Gotti, approvata dal Senato.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, illustra il provvedimento in titolo, rilevando che la Convenzione penale del Consiglio d'Europa sulla corruzione, aperta alla firma il 27 gennaio 1999, è in vigore a livello internazionale dal 1o luglio 2002 e che, ad oggi, 42 Stati del Consiglio d'Europa l'hanno ratificata.
Sottolinea che l'Italia ha sottoscritto la Convenzione già il 27 gennaio 1999, ma che nessun governo ha poi dato effettivo seguito alla ratifica. Nella XIV e nella XV legislatura sono stati presentate alcuni progetti di legge con il medesimo oggetto, delle quali tuttavia non è mai iniziata la discussione.
Segnala che l'approccio del Consiglio d'Europa in questa materia è caratterizzato dalla multidisciplinarietà, in quanto la corruzione è un fenomeno multiforme che richiede azioni di tipo differente, non solo giuridico. Il Consiglio d'Europa ha quindi inteso approntare un ampio ventaglio di strumenti tendenti a una reciproca complementarietà raccordandoli a un unico organo di controllo: il Gruppo di Stati contro la corruzione (GRECO).
La Convenzione penale, composta da quarantadue articoli, prevede l'incriminazione di fatti di corruzione attiva e passiva tanto di funzionari nazionali, quanto di funzionari stranieri, internazionali e sovranazionali; di corruzione attiva e passiva nel settore privato; del cosiddetto traffico di influenza; del riciclaggio dei proventi di atti di corruzione, nonché l'incriminazione di infrazioni spesso connesse a fenomeni di corruttela, quali le infrazioni contabili. Gli Stati aderenti sono poi tenuti ad approntare sanzioni e misure efficaci e dissuasive, inclusa la privazione della libertà personale a fini di estradizione.
La Convenzione comprende anche disposizioni in materia di favoreggiamento, immunità, determinazione della giurisdizione degli Stati, responsabilità delle persone giuridiche, istituzione di organismi specializzati anticorruzione, protezione delle persone che collaborano con inchieste o procedimenti giudiziari, raccolta delle prove e confisca dei proventi. La Convenzione prevede, inoltre, il rafforzamento della cooperazione internazionale tramite assistenza reciproca, estradizione e scambi di informazioni nelle indagini e nel perseguimento dei reati di corruzione.

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Ritiene quindi che si tratti di uno strumento ambizioso, volto a coordinare la penalizzazione di un gran numero di pratiche di corruzione.
Osserva che, malgrado i commenti encomiastici che ne hanno accompagnato l'approvazione, il provvedimento di ratifica - così come licenziato dal Senato il 14 marzo scorso - è una scatola vuota, dal momento che è stata cancellata la necessaria disciplina interna di adeguamento. Come è noto, tale disciplina riguarda aspetti molto delicati, ad esempio in ordine reato di concussione: il concusso, oggi vittima del reato, ne diventerebbe soggetto attivo, quanto meno in relazione alla fattispecie di concussione per induzione, mentre la concussione per costrizione potrebbe essere assimilata alla figura dell'estorsione.
Altre nuove fattispecie concernerebbero la corruzione, attiva e passiva, nel settore privato; il traffico di influenza; l'auto-riciclaggio. Anche alcune tipologie di condotta in materia contabile risulterebbero passibili penalmente incidendo sul «falso in bilancio».
Allo stato, pertanto, l'Italia rischia l'ennesima pessima figura sul piano internazionale, ratificando formalmente un accordo ma senza dotarsi dei necessari strumenti di attuazione.
Rileva che si legge sui giornali che tale normativa dovrebbe essere approntata dal disegno di legge anticorruzione, nelle more della presentazione del pacchetto di misure più volte annunciate dal Governo. Ma non risultano chiari i modi e i tempi del raccordo di tale nuova disciplina con la procedura di ratifica non solo di questa Convenzione penale, ma anche di quella civile, trasmessa dal Senato sempre priva dell'adeguamento e non ancora licenziata da questa Commissione per il ritardo nell'espressione dei pareri da parte delle Commissioni competenti in sede consultiva.
Ricorda che in tutti e due i casi, l'iniziativa legislativa è stata parlamentare e che il Governo non ha ritenuto di presentare propri disegni di legge come pure più volte sollecitatogli.
In astratto, sarebbe ipotizzabile che il Parlamento approvasse entrambe le proposte di legge di autorizzazione alla ratifica e che il deposito del relativo strumento sia sospeso fino all'emanazione delle nuove norme anticorruzione. Ma sino a quando si dovrebbe attendere, visto che il provvedimento, approvato dal Senato, sarà modificato dalla Camera e tornerà quindi a Palazzo Madama?
A suo avviso, la soluzione più corretta sarebbe da parte del Governo la presentazione di un disegno di legge che autorizzasse congiuntamente la ratifica delle due convenzioni e contenesse le norme di adeguamento dell'ordinamento interno. In subordine, la soluzione più rapida sarebbe inserire nell'iter delle due proposte di legge di ratifica le modifiche di competenza, in modo da consentire l'adempimento degli obblighi internazionali al più presto, invece di attendere una riforma messianica dell'interna legislazione di contrasto alla corruzione.
Si ritiene certo che il rappresentante del Governo vorrà cogliere questa occasione per fare chiarezza con un atto di rispetto nei confronti del Parlamento.

Il sottosegretario Andrea ZOPPINI fa presente che il Ministro della giustizia si è impegnato a presentare le prospettate proposte normative per il 16 aprile prossimo e sottolinea che il Governo si è astenuto dal presentare un disegno di legge per rispetto al ruolo e al lavoro parlamentare in corso di svolgimento. Ad avviso del Governo, il percorso delineato costituisce lo strumento più valido per dare ratifica ed attuazione alla rilevante Convenzione in oggetto.

Gennaro MALGIERI (PdL) sottolinea che se l'Italia dal 1999 non ha proceduto alla ratifica della Convenzione è a causa del mancato adeguamento del proprio ordinamento interno. Quanto al provvedimento in esame, a suo giudizio si procede ad una ratifica che da un lato colma un inadempimento internazionale dell'Italia ma che dall'altro espone il Paese ad una perdita di immagine ove si confermasse

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l'impossibilità di dare attuazione alla Convenzione. Alla luce delle dichiarazioni del rappresentante del Governo, propone pertanto che la Commissione sospenda l'iter di esame del disegno di legge in titolo.

Francesco TEMPESTINI (PD) condivide l'eventualità di rinviare il seguito dell'esame del provvedimento.

Il sottosegretario Andrea ZOPPINI, rinnovando il rispetto del Governo per l'autonomia del Parlamento, si associa alle considerazioni svolte.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.30.

COMUNICAZIONI DEL PRESIDENTE

Mercoledì 28 marzo 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

La seduta comincia alle 14.30.

Sulla missione in Croazia (20-22 marzo 2012).

Stefano STEFANI, presidente, nel depositare una relazione sulla missione in titolo (vedi allegato 1), rileva che la visita a Zagabria ha registrato la grande soddisfazione della Croazia per la tempestiva ratifica italiana del trattato di adesione all'Unione europea. Gli incontri si sono svolti al massimo livello, oltre che con le omologhe commissioni, con il Presidente del Sabor, con il primo ministro Milanovic e l'ex premier Kosor. Segnala che da parte croata ci si augura che la tempestività italiana possa essere da esempio per gli altri Stati membri. I croati si attendono analoga sollecitudine nella ratifica dell'accordo culturale, che la Commissione si accinge a licenziare.
Osserva che i croati sono orgogliosi di aver sperimentato con esito positivo il metodo del negoziato unico su tutti i capitoli, come pure il superamento del contenzioso con la Slovenia relativamente al golfo di Pirano, e considerano il loro ingresso nell'UE un successo per tutta l'area, dichiarando pieno appoggio alla candidatura della Serbia.
Sottolinea che c'è unanimità tra l'attuale maggioranza di centro-sinistra e quella uscente di centro-destra nel portare avanti il cammino europeo e nel riconoscere il ruolo dell'Italia che si vorrebbe più incisivo rispetto a quello di Francia e Germania. Fa presente che la proposta italiana di sviluppare la politica mediterranea ha trovato ampio consenso nella Commissione esteri del Sabor. Siamo stati invitati a partecipare al Croatia Summit nel prossimo mese di luglio.
Evidenzia che la maggiore preoccupazione croata è la Bosnia Erzegovina, ancora molto instabile, dove si ritiene che la componente croata, nonostante il principio paritario sancito nella Costituzione rispetto a serbi e bosniacchi, corra il serio pericolo di essere marginalizzata e ridotta alla condizione di minoranza. Sul piano bilaterale, si ritengono ormai superati gli antichi contenziosi e si auspica l'incremento degli investimenti italiani. L'Italia è oggi il primo partner commerciale, ma soltanto il settimo investitore. I settori più interessanti, oltre al turismo, sarebbero: energia, cantieristica, ferrovie.
La collaborazione con l'Italia è ricercata per sviluppare il progetto della macro-regione adriatica in seno all'UE. I croati puntano a rilanciare il porto di Fiume.
A margine della missione, la delegazione ha incontrato i rappresentanti dell'Unione italiana, che hanno sollecitato il rifinanziamento degli interventi a favore della minoranza italiana in Slovenia e in Croazia, i cui fondi scadono a fine 2012.

Alessandro MARAN (PD) ritiene che le relazioni tra Italia e Croazia abbiano raggiunto in questa fase il momento di apice grazie al sostegno assicurato dal nostro

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Paese nel corso di tutto il processo di adesione di Zagabria all'Unione europea senza mai avanzare questioni pregiudiziali, connesse alla questione degli esuli. Richiama quindi gli incontri svolti tra i Capi di Stato italiano, croato e sloveno e la visita a Pola del Presidente Napolitano in cui sono state poste le basi per il definitivo superamento di ogni questione problematica nei rapporti tra tali Paesi. Quanto all'esito degli incontri avuti nel corso della missione, sottolinea che è stato chiesto alla parte croata di procedere verso la restituzione dei beni confiscati, avviando l'esame delle domande ad oggi presentate. Ritiene che per l'Italia la Croazia rappresenti un partner strategico, trainante per gli altri Paesi dell'area, perché in tale Paese si è compiuto con successo un percorso di democratizzazione analogamente a quanto è avvenuto nell'altro Paese protagonista del conflitto degli anni Novanta, ovvero la Serbia. Occorre, a suo avviso, sviluppare e sostenere una visione regionale, proficua per lo sviluppo dell'Unione europea e che non sospinga la Serbia verso una marginalità densa di rancori antieuropei. In questo processo è ancora una volta centrale l'azione dell'Unione europea.

Il sottosegretario Staffan de MISTURA, nel ringraziare la Commissione per la missione svolta, conferma l'eccellenza delle relazioni bilaterali con la Croazia e ritiene che la situazione stia evolvendosi nella giusta direzione anche perché l'Italia vanta a questo punto un credito per il ruolo considerevole giocato nel processo di adesione croata all'Unione europea. Al riguardo, ricorda i propri legami familiari con il territorio della Dalmazia e segnala di avere vissuto in prima persona le complesse vicende della comunità italiana che oggi vive in Croazia, che merita pertanto tutela da parte italiana così come il Ministero degli affari esteri è impegnato a fare.

Enrico PIANETTA (PdL), apprezzando quanto testé riferito dal presidente Stefani e dal collega Maran, chiede in che modo i colloqui avuti a Zagabria abbiano trattato la partecipazione della Croazia alla missione in Afghanistan e il dossier del nucleare iraniano.

Margherita BONIVER (PdL) ritiene importante acquisire maggiori elementi circa le prospettive per la restituzione dei beni agli esuli italiani, ricordando come la questione non sia stata adeguatamente affrontata sin da quando l'Italia ebbe a riconoscere il nuovo Stato croato immediatamente.

Alessandro MARAN (PD) precisa che gli interlocutori croati si sono limitati a preannunciare il versamento delle somme di denaro già stanziate a titolo di risarcimento ma hanno manifestato talune esitazioni circa la valutazione delle domande di restituzione ad oggi presentate.

Roberto ANTONIONE (Misto-LI-PLI) richiama i crediti che l'Italia dovrebbe ricevere da Slovenia e Croazia, non ancora riscossi per non pregiudicare ulteriori sviluppi negoziali. Ritiene, comunque, che sia intervenuto un fatto positivo con la sentenza della Corte suprema croata sulla legge di denazionalizzazione ai fini della restituzione agli esuli di specifiche tipologie di beni o, in alternativa, dell'elargizione di contributi economici per un valore equivalente.

Stefano STEFANI, presidente, conferma il quadro delineato dal collega Antonione. Quanto alle questioni sollevate dal collega Pianetta, fa presente che la Croazia partecipa all'impegno internazionale in Afghanistan in modo proporzionale alle sue dimensioni e alla consistenza della sua popolazione e valuta l'opzione del ritiro soltanto nell'ambito della programmazione definita in seno alla NATO. Quanto alla questione iraniana, segnala che le autorità di Zagabria condividono le stesse preoccupazioni dell'Italia in merito all'attuale allarmante situazione.
Nessun altro chiedendo di intervenire dichiara concluse le comunicazioni in titolo.

La seduta termina alle 14.45.

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SEDE REFERENTE

Mercoledì 28 marzo 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

La seduta comincia alle 14.45.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica di Croazia e il Governo della Repubblica italiana in materia di cooperazione culturale e d'istruzione, fatto a Zagabria il 16 ottobre 2008.
C. 3744 Rosato ed altri.
(Seguito esame e conclusione - Abbinamento del disegno di legge C. 5057 e adozione del testo base).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 2 novembre scorso.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, avverte che il Governo ha presentato il disegno di legge C. 5057, che risulta pertanto abbinato. Comunica che sono pervenuti i pareri favorevoli delle Commissioni Affari Costituzionali, Giustizia, Bilancio, Cultura e della Commissione parlamentare per le questioni regionali. Segnala la condizione apposta al parere della V Commissione ai fini del rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, ritenendo che le ulteriori condizioni formulate dalla Commissione parlamentare per le questioni regionali, volte a favorire la cooperazione regionale transfrontaliera, potranno formare oggetto di un ordine del giorno in Assemblea.
Avverte quindi di avere predisposto, in qualità di relatore e alla luce dell'intervenuto esercizio dell'iniziativa legislativa da parte del Governo e dei pareri resi, un testo unificato dei provvedimenti in titolo (vedi allegato 2), che propone di adottare come testo base, senza fissare il termine per la presentazione di emendamenti.

Il sottosegretario Staffan de MISTURA si esprime favorevolmente sulla proposta di testo unificato presentata dal relatore.

La Commissione adotta il testo unificato predisposto dal relatore come testo base. Delibera, quindi, il conferimento del mandato al medesimo relatore, presidente Stefani, a riferire favorevolmente in Assemblea sul testo stesso.

Stefano STEFANI, presidente, si riserva di nominare i componenti del Comitato dei Nove sulla base delle designazioni dei gruppi.

La seduta termina alle 14.50.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 28 marzo 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Staffan de Mistura.

La seduta comincia alle 14.50.

Decreto-legge 21/2012: Norme in materia di poteri speciali sugli assetti societari nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché per le attività di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
C. 5052 Governo.

(Parere alle Commissioni V e VI).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Mario BARBI (PD), relatore, illustra il provvedimento in titolo, di cui segnala l'urgenza, essendo volto a scongiurare il deferimento dell'Italia alla Corte di giustizia dell'Unione europea con riferimento alla disciplina dei poteri speciali sancita dal decreto-legge n. 332 del 1994. L'intervenuto cambio di Governo ha infatti comportato una dilazione nel deposito del ricorso da parte della Commissione europea,

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nell'ambito di una procedura di infrazione aperta sin dal 2003.
Come è noto, la contestazione riguarda la violazione della libertà di stabilimento e della libertà di circolazione dei capitali e non ha interessato soltanto l'Italia, ma anche altri grandi paesi europei come ad esempio la Francia. Da parte europea, non si nega la legittimità degli Stati membri di prevedere tali poteri per motivi di «imperioso interesse generale», ma si invoca il rispetto del principio di proporzionalità.
In tale ottica, il decreto-legge provvede a riformulare le condizioni e l'ambito di esercizio dei poteri speciali dello Stato sulle società operanti nei settori della difesa e della sicurezza nazionale, nonché in taluni ambiti di attività definiti di rilevanza strategica nei settori dell'energia, dei trasporti e delle comunicazioni.
La principale novità rispetto alla normativa vigente si rinviene nell'ambito operativo della nuova disciplina, la quale consente l'esercizio dei poteri speciali rispetto a tutte le persone giuridiche che svolgono attività considerate di rilevanza strategica, e non più soltanto rispetto alle società privatizzate.
L'esercizio dei poteri speciali è posto in capo alla Presidenza del Consiglio, su deliberazione conforme del Consiglio dei ministri, ed è subordinato alla preventiva individuazione con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri delle attività di rilevanza strategica.
Il relativo potere di proposta spetta ai Ministri della difesa e dell'interno per il comparto difesa e sicurezza ed ai Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e delle infrastrutture, per il comparto energia, trasporti e comunicazioni.
In entrambi i comparti, è comunque previsto il concerto del Ministro degli esteri. Nel caso di società partecipate dal Ministero dell'economia e delle finanze, la deliberazione del Consiglio dei ministri è assunta su proposta del titolare di quel dicastero.
È da osservare, quindi, che a carico della Presidenza del Consiglio graverà un carico molto significativo di responsabilità e decisioni, anche per quanto concerne i flussi informativi da parte delle società interessate. Appare altresì rilevante la previsione dell'aggiornamento triennale al fine di garantire una disciplina dinamica della materia.
Le norme fissano puntualmente il requisito per l'esercizio dei poteri speciali, individuato nella sussistenza di una minaccia effettiva di grave pregiudizio per gli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale ovvero per gli interessi pubblici relativi alla sicurezza e al funzionamento delle reti e degli impianti e alla continuità degli approvvigionamenti.
La principale differenza sta nel fatto che, mentre per il settore della difesa e sicurezza nazionale è prevista l'opposizione all'acquisto di partecipazioni da parte di soggetti non italiani, per l'altro settore è prevista soltanto la possibilità di porre condizioni a soggetti non appartenenti all'Unione europea.
Osserva che la valutazione oggettiva della minaccia è esplicitamente ricondotta anche alla sussistenza di legami fra l'acquirente e paesi terzi che non riconoscono i principi di democrazia e dello Stato di diritto, che non rispettano le norme del diritto internazionale o che hanno assunto comportamenti a rischio nei confronti della comunità internazionale desunti dalla natura delle loro alleanze o hanno rapporti con organizzazioni criminali o terroristiche o con soggetti ad essi comunque collegati.
Sempre con riferimento ai profili di competenza della III Commissione, ritiene che sia da chiarire da parte del Governo se la clausola di reciprocità di cui all'articolo 3, comma 1, possa collidere con obblighi internazionali contratti in accordi bilaterali con Stati non appartenenti all'UE.
In conclusione, condivide l'orientamento generale seguito dal Governo di uniformarsi ai rilievi della Commissione europea migliorando il quadro normativo anche sotto i profili della procedura, della trasparenza e dell'oggettività, ma confermando la scelta di fondo di tutelare gli

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asset strategici nazionali che è del resto comune agli altri Stati membri dell'UE.

Il sottosegretario Staffan de MISTURA sottolinea che la clausola di reciprocità, di cui all'articolo 3, comma 1, del decreto-legge in oggetto, reca innanzitutto due clausole di salvaguardia per i casi di opposizione all'acquisto da parte di soggetti non italiani di partecipazioni in imprese di livello tale da compromettere gli interessi della difesa e della sicurezza nazionale, nonché di condizioni all'efficacia dell'acquisto all'assunzione di impegni prescritti dal Governo nei casi di minaccia effettiva di grave pregiudizio agli interessi nazionali. Al di fuori dei due casi citati, l'acquisto, da parte di un soggetto esterno all'Unione europea, di partecipazioni in società con attivi strategici, è consentito a condizioni di reciprocità.
Tale previsione non pregiudica l'adempimento degli obblighi internazionali vigenti a livello bilaterale con gli Stati extra UE, in quanto tali impegni assurgono a valenza di accordo internazionale, inteso quale contratto stipulato tra gli Stati, diretto a regolare una determinata sfera di rapporti tra i contraenti. In base al diritto pubblico internazionale, la citata clausola di reciprocità non produce pertanto effetti in presenza di accordi bilaterali o multilaterali perché essi hanno sempre una valenza superiore rispetto alla norma nazionale.

Mario BARBI (PD), relatore, presenta una proposta di parere favorevole (vedi allegato 3).

La Commissione approva la proposta di parere favorevole come formulata dal relatore.

Stefano STEFANI, presidente, esprime, a nome della Commissione, le proprie congratulazioni al collega Malgieri, eletto presidente della Commissione cultura dell'Assemblea dell'Unione per il Mediterraneo, a conclusione della sessione appena svoltasi a Rabat.

La seduta termina alle 15.

COMITATO PERMANENTE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

AUDIZIONI

Mercoledì 28 marzo 2012. - Presidenza del presidente Enrico PIANETTA.

La seduta comincia alle 15.15.

Audizione del Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli affari esteri, ministro plenipotenziario Elisabetta Belloni.
(Svolgimento ai sensi dell'articolo 143, comma 2, del regolamento, e conclusione).

Enrico PIANETTA, presidente, avverte che la seduta sarà trasmessa mediante l'impianto audiovisivo a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito. Introduce quindi l'audizione.

Elisabetta BELLONI, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli affari esteri, svolge una relazione sui temi oggetto dell'audizione.

Intervengono quindi per formulare osservazioni e porre quesiti i deputati Mario BARBI (PD), Gianni VERNETTI (Misto-ApI), Jean Leonard TOUADI (PD) e Francesco TEMPESTINI (PD).

Elisabetta BELLONI, Direttore Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari esteri, replica alle osservazioni formulate e ai quesiti posti e fornisce ulteriori precisazioni.

Enrico PIANETTA, presidente, ringrazia il Direttore generale per il consueto e puntuale contributo ai lavori parlamentari e dichiara quindi conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 16.45.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.