CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 febbraio 2012
609.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e XI)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Martedì 21 febbraio 2012. - Presidenza del presidente della XI Commissione Silvano MOFFA. - Interviene il ministro per la pubblica amministrazione e la semplificazione, Filippo Patroni Griffi.

La seduta comincia alle 12.35.

Schema di decreto del Presidente del Consiglio dei ministri concernente la definizione del limite massimo riferito al trattamento economico annuo onnicomprensivo per i pubblici dipendenti indicati nell'articolo 23-ter del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito con modificazioni dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214.
Atto n. 439.

(Seguito dell'esame e rinvio).

Silvano MOFFA, presidente e relatore per la XI Commissione, ricorda che nella precedente seduta, nella quale è proseguito il dibattito sul provvedimento in esame, è stata formulata al Governo la richiesta di fornire alle Commissioni riunite, possibilmente entro la seduta odierna, un elenco contenente la platea delle posizioni interessate dall'intervento di cui allo schema di decreto, con l'indicazione delle relative retribuzioni onnicomprensive, nonché un elenco recante tutte quelle posizioni che - alla luce dell'interpretazione letterale della norma di riferimento - risulterebbero escluse dall'applicazione dello stesso schema di decreto, pur superando il parametro massimo indicato all'articolo 3 del provvedimento medesimo.

Il ministro Filippo PATRONI GRIFFI informa di aver richiesto al Ministero dell'economia e delle finanze, senza però ottenere fino a questo momento risposta, l'elenco dei trattamenti onnicomprensivi superiori a quello del primo presidente della Cassazione - che, per inciso, secondo i dati da ultimo forniti dal Ministero della giustizia, risulta ammontare nel 2011 a circa 294 mila euro, anziché a circa 304 mila, come indicato nello schema in esame - e di aver quindi diramato nella giornata di ieri una circolare per chiedere a tutte le pubbliche amministrazioni interessate dalla norma di comunicare i dati in questione entro giovedì 23 febbraio prossimo.

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Aggiunge che, allo stato, sulla base dei dati a disposizione del dicastero per la pubblica amministrazione e la semplificazione, che sono però in attesa di conferma, si può stimare che nell'elenco in questione rientrino alcune autorità amministrative indipendenti, e in particolare l'Autorità garante per la concorrenza e il mercato, l'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni e la Consob; al contempo, non sembrerebbero rientravi i dirigenti generali dei ministeri, mentre vi rientrerebbero alcuni capi dipartimento o segretari generali.
Confida in ogni caso di poter fornire alle Commissioni riunite dati certi ed esaurienti entro la giornata di giovedì, sulla base delle informazioni che saranno trasmesse al suo dicastero dalle pubbliche amministrazioni interpellate, e innanzitutto dal Ministero dell'economia e delle finanze.

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), ricordato che i dati in questione dovrebbero essere già pubblici in base alla legge, ritiene che il Governo, non quello in carica, ma quello cessato, e in particolare l'allora ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione, dovrebbero dare conto della mancata attuazione delle disposizioni di legge su questa materia.
Rilevato quindi che c'è evidentemente una fortissima resistenza delle pubbliche amministrazioni a fornire i dati relativi alle retribuzioni di vertice, esprime l'avviso che si debba assolutamente perseverare, in quanto l'attuazione della disciplina sul contenimento delle retribuzioni a carico delle finanze pubbliche è indispensabile per dare all'opinione pubblica il senso che l'operazione di risanamento intrapresa dal Governo chiede sì sacrifici, ma lo fa con equità: a suo avviso, si tratta quindi di un passaggio essenziale per la credibilità della complessiva azione del Governo.
Ritiene pertanto che, se entro giovedì prossimo il Ministero dell'economia e delle finanze non avrà ancora fornito i dati richiesti, le Commissioni dovrebbero investire del problema lo stesso Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua qualità di Ministro dell'economia e delle finanze.

Gianclaudio BRESSA (PD), nel ringraziare il ministro Patroni Griffi per la sollecitudine con cui si è attivato per ottenere i dati richiesti dalle Commissioni riunite, si dichiara esterrefatto che il Ministero dell'economia e delle finanze, ed in particolare la Ragioneria generale dello Stato, non li abbiano prontamente forniti, non potendo esservi dubbi che tali dati siano in possesso del Ministero: a suo avviso, si tratta di un fatto scandaloso e di un affronto al Parlamento, che non può essere lasciato passare sotto silenzio.
Si associa pertanto alla richiesta dell'onorevole Lanzillotta che, se entro giovedì i dati non saranno stati resi noti, si dovrà chiedere un intervento del Presidente del Consiglio dei ministri nella sua qualità di Ministro dell'economia e delle finanze. Sottolinea, infatti, come le Commissioni debbano poter disporre di informazioni certe per poter valutare nel modo più completo possibile lo schema in esame, anche al fine di eventualmente formulare al Governo quegli indirizzi in merito a possibili deroghe, che il ministro Patroni Griffi ha rilevato in un suo precedente intervento non essere indicati nella norma di legge.

Renato BRUNETTA (PdL) si associa alle manifestazioni di amarezza e di protesta dei deputati Lanzillotta e Bressa per la mancata collaborazione del Ministero dell'economia e delle finanze ed in particolare della Ragioneria Generale dello Stato. Dopo aver ricordato che il decreto legislativo n. 150 del 2009 e i relativi provvedimenti attuativi hanno previsto, tra l'altro, la pubblicità delle retribuzioni onnicomprensive dei dirigenti della pubblica amministrazione, fa sapere che, in qualità di ministro, ha più volte sollecitato i diversi ministeri a dare attuazione alla disciplina in questione, incontrando reazioni diverse. Per quanto riguarda il Ministero dell'economia e delle finanze, questo

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ha tenuto su questo punto un atteggiamento sistematicamente non collaborativo. Aggiunge di avere anche più volte chiesto al Ministero della giustizia e alla Corte di cassazione, anche in questo caso senza ottenere risposta, l'importo della retribuzione onnicomprensiva del primo presidente: si dichiara, quindi, lieto che almeno su questo punto si sia potuta fare chiarezza.
Conclude, rilevando che senza dubbio disporre dei dati in questione è indispensabile per realizzare un intervento convincente ed efficace di contenimento delle retribuzioni della pubblica amministrazione e che quello della mancanza di trasparenza in materia di retribuzioni degli alti dirigenti è uno scandalo che deve finire.

Matteo BRAGANTINI (LNP) dichiara la sua costernazione per la mancanza di dati sul trattamento economico dei dirigenti e per il fatto che, di conseguenza, le Commissioni riunite non sono in grado di conoscere quali di loro superino il tetto fissato dallo schema in esame. A suo avviso, la disposizione dell'articolo 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011 non deve riguardare solo i funzionari delle amministrazioni pubbliche, ma anche i consulenti: la platea dei soggetti va estesa, l'azione deve essere portata avanti in modo più incisivo e la fissazione del tetto non deve prevedere esclusioni. Non condivide, in questo senso, il rinvio previsto nel decreto-legge di proroga di termini, così come modificato dal Senato, per l'applicazione delle disposizioni del decreto-legge «Salva Italia» alle società a totale partecipazione dello Stato.
Ritiene, infine, che il limite al trattamento economico debba estendersi a chiunque riceva soldi dallo Stato, comprese, ad esempio, le testate giornalistiche.

Pierluigi MANTINI (UdCpTP) osserva che la discussione in atto dovrebbe avere toni più pacati e meno forti; la mancanza di trasparenza non è un tema che nasce oggi e non si può quindi attribuire al ministro Patroni Griffi. Il ministro, a suo giudizio, ha espresso con parole chiare la scarsa collaborazione ricevuta dai ministeri nella raccolta dei dati, aspetto che ha sentito affermare solo oggi al suo predecessore. Ritiene, dunque, che le Commissioni riunite possano tranquillamente attendere che il ministro fornisca i dati richiesti alla data indicata.
Si dichiara, poi, in disaccordo con l'onorevole Bragantini per quanto riguarda l'estensione del tetto ai consulenti. Ricorda, infatti, che tra le consulenze rientrano quei servizi professionali assegnati a gara a cui non si può, a suo avviso, applicare un tetto.

Giulio SANTAGATA (PD), con l'auspicio di affrontare il tema con pacatezza e serenità, intende rappresentare al ministro l'esigenza di evitare che il provvedimento in esame si trasformi in una sorta di «manifesto», che rischia peraltro di ritorcersi contro coloro che lo hanno predisposto. In particolare, giudica molto complicato, in primo luogo per il Governo, cercare di spacciare lo schema di decreto in esame come giusto, rigido, equo e onnicomprensivo, per poi far passare il messaggio per cui, in realtà, sarebbe il Parlamento a non volerlo portare fino in fondo. Poiché non compete alle Camere fornire i dati sul campo di applicazione delle disposizioni in esame, dichiara di preferire che le Commissioni riunite si concentrino, piuttosto, sul «cuore» del problema, che consiste nel verificare se effettivamente il «tetto» agli emolumenti sia applicabile sin d'ora ai trattamenti in essere.
Per queste ragioni, ritiene auspicabile che il Governo dica chiaramente al Parlamento se non è in grado di fornire i dati richiesti, in quanto l'unico obiettivo che le Camere debbono porsi - una volta verificata tale circostanza - è che si proceda speditamente alla definizione di un provvedimento che funzioni, facendo al meglio il proprio lavoro.

Massimiliano FEDRIGA (LNP) si dichiara sconcertato dal comportamento del Governo, che ha trasmesso alle Camere,

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per l'espressione del parere, un provvedimento in relazione al quale, solo oggi, si scopre che lo stesso Esecutivo non possiede alcun dato di informazione, neanche sulla possibile platea dei destinatari. Esprime, dunque, il proprio totale disappunto per uno schema di decreto che è stato definito senza sapere nemmeno a chi si riferisca, auspicando che, quanto meno entro il prossimo giovedì 23 febbraio, il Governo fornisca i dati richiesti. Al riguardo, tuttavia, avverte sin d'ora che il suo gruppo non accetterà alcun rinvio del voto parlamentare oltre i termini previsti e che, pertanto, non si assumerà la responsabilità di un eventuale «blocco» del provvedimento per la mera carenza di dati, tanto più che i dubbi sull'ambito di applicazione sono da ricercare «a monte» dello schema di decreto, ossia nell'articolo 23-ter del decreto-legge n. 201 del 2011, che è stato votato dai numerosi gruppi che oggi sostengono il nuovo Esecutivo.

Raffaele VOLPI (LNP) si associa a quanto affermato da altri colleghi in merito alla mancata disponibilità di dati. Dissente dall'onorevole Mantini riguardo ai toni forti della discussione; la frenesia è semmai del Governo, che vuole fare tutto e subito. Non ritiene poi accettabile che lo stesso Governo, come è avvenuto per il disegno di legge in materia di lotta alla corruzione, chieda del tempo alle Commissioni per approfondire dei provvedimenti e all'esterno dia al Parlamento la colpa dei ritardi nell'approvazione delle leggi. Osserva, inoltre, che sarebbe stato meglio se il Governo avesse adottato contemporaneamente anche lo schema di decreto per il contenimento delle retribuzioni degli amministratori delle società controllate dallo Stato. Al riguardo, chiede al ministro se sia vero che esiste una società controllata dal Ministero dell'economia e delle finanze che si propone di fare agli amministratori contratti integrativi da dirigenti.

Mario TASSONE (UdCpTP) sottolinea come tutti gli intervenuti abbiano posto l'accento sull'importanza degli elementi conoscitivi in un corretto rapporto tra Governo e Parlamento. Ringrazia il ministro Patroni Griffi per la sua chiarezza, che lo differenzia dall'onorevole Brunetta, che la stessa chiarezza l'ha usata solo ora e non quando era ministro.
Riguardo al problema delle consulenze, ricorda di averlo già posto intervenendo in un'altra seduta: è un problema che sussiste, ma - a suo avviso - devono rientrare nei limiti posti dallo schema in esame anche altri soggetti, come le agenzie interinali. Fa notare, peraltro, che il problema centrale è la strategia che vuole perseguire il Governo ed è il Ministro che deve indicare la strada sulla quale proseguire.

Mauro LIBÈ (UdCpTP) non si meraviglia della resistenza e delle frenate alle richieste di dati da parte del Ministro. Ritiene, infatti, che le Commissioni riunite debbano sostenere l'azione del ministro e che il Governo possa legittimamente chiedere al Parlamento la forza per realizzare quello che si è ripromesso.

Silvano MOFFA, presidente e relatore per la XI Commissione, con riferimento alla questione oggetto del dibattito sinora svolto, preso atto degli interventi effettuati da numerosi deputati, fa presente che i presidenti delle Commissioni riunite si riservano di inviare al Presidente del Consiglio dei ministri, nella sua veste di Ministro dell'economia e delle finanze, una nota per l'acquisizione di dati e informazioni, ferma restando l'esigenza che il rappresentante del Governo fornisca, nella seduta del prossimo giovedì 23 febbraio, gli elementi richiesti.

Gianclaudio BRESSA (PD) ricorda che nella precedente seduta il ministro Patroni Griffi ha dichiarato di essere disponibile a valutare iniziative legislative che, modificando la norma di riferimento, garantiscano il più possibile la legittimità dell'intervento attuativo, riservandosi di verificare in che termini sia possibile procedere in questo modo senza

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mettere a rischio il decreto in esame. Osserva che la norma base è forse insufficiente e lacunosa, in quanto risente del modo frettoloso in cui è stata inserita nel decreto-legge n. 201 del 2011 in sede di discussione del disegno di legge di conversione. Reputa fondamentale colmare le lacune della norma base, per evitare incertezze e assicurare che il decreto possa essere adottato il più presto possibile, con effetti immediati. Ritiene che le lacune possano essere facilmente colmate attraverso il parere parlamentare sullo schema di decreto attuativo, nonché attraverso un mirato intervento legislativo di correzione dell'articolo 23-ter del decreto-legge n. 201, che potrebbe essere realizzato nell'ambito del disegno di legge di conversione del decreto legge n. 5 del 2012, in materia di semplificazione e sviluppo, attualmente all'esame delle competenti Commissioni della Camera. A suo avviso, l'intervento legislativo dovrebbe definire in modo chiaro la platea dei destinatari dell'intervento, ampliandola per comprendere tutte le pubbliche amministrazioni, comprese le regioni a statuto ordinario e a statuto speciale; il parere parlamentare dovrebbe, invece, confermare che la decorrenza della misura è immediata, in quanto, come ha correttamente osservato il ministro Patroni Griffi nella precedente seduta, l'articolo 23-ter più volte citato costituisce norma imperativa atta ad inserirsi nei contratti prevalendo sulle clausole difformi ove queste prevedano trattamenti superiori al tetto.
Ritiene che il parere debba altresì intervenire sull'altra questione delicata - sulla quale è della massima importanza evitare un rimpallo di responsabilità tra Governo e Parlamento - vale a dire quella relativa alle deroghe, che la norma base consente, ma che il decreto adottato dal Governo non prevede perché, come ha chiarito il ministro Patroni Griffi, la legge non fornisce alcun criterio al riguardo. A suo avviso, il parere potrebbe rinviare ai criteri indicati dall'articolo 3, comma 44, della legge n. 244 del 2007, la quale prevedeva che il tetto ivi indicato non si applicasse alle retribuzioni corrispondenti alle posizioni di più elevata responsabilità, sia pure nel limite di un preciso contingente numerico: si potrebbe, dunque, riprendere tale formulazione, facendo però cadere la limitazione numerica, che appare eccessiva. Ritiene inoltre necessario precisare nel parere che il trattamento economico del primo presidente della Cassazione non deve essere considerato come parametro in vista di una rideterminazione di tutte le retribuzioni a carico delle finanze pubbliche, comprese quindi quelle inferiori al tetto; è, in altre parole, essenziale specificare che il trattamento in questione costituisce un limite e non un parametro. Per quanto riguarda, invece, la questione relativa al divieto di reformatio in peius, ricorda che la sentenza citata nella precedente seduta dalla deputata Madia ha già chiarito che non può in questo caso parlarsi di violazione del suddetto divieto.
Per quanto riguarda, infine, il comma 2 dell'articolo 23-ter, ricorda che esso era pensato con riferimento agli incarichi di diretta collaborazione dei ministri e aveva la finalità di porre un limite al cumulo delle retribuzioni dei consulenti esterni. Occorre, però, evitare che, quando i titolari degli uffici di diretta collaborazione sono dipendenti interni, l'applicazione della norma comporti per essi retribuzioni inferiori a quelle normalmente percepite, il che, oltre che irragionevole, non avrebbe ragion d'essere nell'ottica del provvedimento.
Conclude, ribadendo che i problemi evidenziati nel corso del dibattito possono essere risolti rapidamente con un intervento legislativo mirato e con un parere opportunamente formulato. In ogni caso, il provvedimento deve - a suo avviso - trovare immediatamente applicazione ed essere formulato in termini tali da evitare il più possibile di esporre l'amministrazione a condanne in sede giurisdizionale.

Renato BRUNETTA (PdL), associandosi alle considerazioni svolte dall'onorevole Bressa, giudica necessario dare seguito con celerità al provvedimento in esame, pur

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nella consapevolezza dell'esistenza di taluni elementi di criticità. Ritiene, infatti, che si debba dare atto al Governo di avere correttamente interpretato le norme di legge alle quali dare attuazione, norme che, in talune parti, possono anche apparire ambigue: tali interpretazioni giuridiche, dunque, essendo assolutamente ragionevoli e corrette, meritano il pieno sostegno parlamentare.
Giudica, quindi, opportuno proseguire su due piani separati, ma paralleli, la futura azione su tale argomento. A suo avviso, per un verso occorre rinviare ad una successiva modifica legislativa - da inserire eventualmente nel primo provvedimento utile sottoposto all'attenzione del Parlamento - la questione della puntuale determinazione della platea dei destinatari del provvedimento, anche indicando, nel parere di competenza, le linee di indirizzo lungo le quali muoversi, trattandosi di modificare una disposizione legislativa di iniziativa parlamentare e non governativa. Per altro verso, si dichiara favorevole a chiarire direttamente nel parere parlamentare diverse questioni, a partire dall'immediata operatività delle disposizioni in esame, che si dovranno applicare anche ai rapporti in essere, nel presupposto che si debba assicurare la massima trasparenza in materia di trattamenti economici dei pubblici dipendenti.
Soffermandosi, inoltre, sulla questione delle deroghe, ritiene che la disposizione di legge approvata dalle Camere in sede di conversione del decreto-legge cosiddetto «Salva Italia» abbia dato al Governo la possibilità di scegliere talune figure da esonerare dal tetto agli emolumenti; in tal senso, qualora l'Esecutivo ne avvertisse l'esigenza, si potrebbe precisare, nell'ambito della proposta di parere, che tra i criteri da seguire per le deroghe vi sia anche l'esclusione di quelle posizioni apicali ad elevato livello di responsabilità.
Rilevata, infine, la necessità di porre fine a quel processo di sedimentazione opaca che ha progressivamente messo in discussione i principi della trasparenza nel settore della pubblica amministrazione, invita il Governo a procedere senza esitazioni nell'adozione dello schema di decreto in esame, che potrà essere emanato non appena acquisiti i pareri parlamentari; sarà poi compito di una successiva disposizione di legge, da inserire all'interno del decreto-legge in materia di semplificazione e sviluppo, in fase di conversione da parte del Parlamento, quello di proporre un parallelo «aggiustamento» normativo che sarà idoneo a coprire le eventuali criticità interpretative del decreto medesimo.

Silvano MOFFA, presidente e relatore per la XI Commissione, nessun altro chiedendo di intervenire, prospetta l'opportunità che nella seduta di giovedì 23 febbraio si concluda il dibattito sul provvedimento in titolo, in modo da consentire ai relatori di formulare, per la giornata di martedì 28 febbraio, una proposta di parere, da sottoporre alla votazione delle Commissioni riunite nella giornata di mercoledì 29 febbraio.

Le Commissioni convengono.

Silvano MOFFA, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.30.