CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 14 febbraio 2012
606.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
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COMITATO PERMANENTE SUI DIRITTI UMANI

RISOLUZIONI DEL PARLAMENTO EUROPEO

Martedì 14 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

La seduta comincia alle 13.15.

Esame istruttorio della Risoluzione del Parlamento europeo del 5 luglio 2011 sulla Costituzione ungherese rivista.
Doc. XII, n. 809.

(Seguito esame istruttorio e rinvio).

Il Comitato prosegue l'esame istruttorio della risoluzione in titolo, rinviato nella seduta dell'11 gennaio scorso.

Renato FARINA (PdL), intervenendo sull'ordine dei lavori, lamenta il ritardo dell'inizio della seduta, a causa del protrarsi di un incontro svolto dalla presidenza del Comitato che, a suo avviso, non avrebbe dovuto avere priorità rispetto ad una convocazione già diramata, ma avrebbe potuto comunque interessare tutti i componenti del Comitato stesso.

Furio COLOMBO, presidente e relatore, nello scusarsi per il ritardo dovuto essenzialmente a ragioni tecniche, rende noto al Comitato di avere incontrato, a fini istruttori ed in via informale, il deputato ucraino Andriy Kozhemiakin, che gli ha illustrato la grave violazione dei diritti umani in corso nel suo Paese a causa della detenzione dell'ex premier Yulia Timoshenko. Ritiene la

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questione meritevole di particolare attenzione da parte del Comitato ed auspica che tutti i suoi componenti condividano l'interesse mostrato dal collega Farina.

Renato FARINA (PdL) ringrazia per la precisazione resa dal presidente.

Luca VOLONTÈ (UdCpTP) fa presente che la delegazione italiana presso l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa segue da tempo la vicenda della signora Timoshenko, la cui figlia è stata audita presso l'Assemblea stessa. Auspica pertanto un adeguato raccordo interparlamentare anche per valorizzare le competenze maturate dai componenti del Comitato su singoli argomenti.

Furio COLOMBO, presidente e relatore, assicurando il collega Volontè circa la sua disponibilità a coordinare l'attività del Comitato con gli altri organismi interparlamentari impegnati nella protezione dei diritti umani, passa all'ordine del giorno e fa presente che la Commissione europea ha avviato il 17 gennaio scorso tre procedure d'infrazione urgenti nei confronti dell'Ungheria riguardanti l'indipendenza della banca centrale, le istituzioni responsabili della protezione dei dati personali e le misure legate all'ordine giudiziario. Premesso che le autorità ungheresi hanno un mese di tempo per rispondere alla Commissione, la Vicepresidente della Commissione europea, Viviane Reding, e Commissaria per la Giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, ha dichiarato che: «soltanto modifiche concrete alla legge in questione, o la loro immediata sospensione, potranno porre rimedio alle riserve che la Commissione nutre sul piano giuridico».
Rileva che, in relazione all'indipendenza della banca centrale nazionale, le violazioni individuate nella lettera di messa in mora riguardano numerosi aspetti sia della legge istitutiva che della nuova Costituzione. Tra l'altro, desta preoccupazioni il fatto che il ministro dell'economia possa partecipare direttamente alle riunioni del consiglio monetario, dando al governo il potere di influenzare la banca dall'interno e che l'agenda delle riunioni deve essere inviata al governo in anticipo, limitando la possibilità della banca centrale di tenere dibattiti riservati. La Commissione nutre, inoltre, dubbi sulle regole relative al licenziamento del governatore e dei membri del consiglio monetario.
Rispetto alle minacce all'indipendenza dell'autorità giudiziaria, la Commissione, in primo luogo, non ha individuato alcuna giustificazione oggettiva per trattare i magistrati in maniera diversa rispetto ad altri gruppi, in particolare in un momento in cui l'età pensionabile in tutta l'Europa viene progressivamente innalzata. La Commissione chiede inoltre all'Ungheria ulteriori informazioni relative alla nuova legge sull'organizzazione dei tribunali. In base a tale legge, il presidente della nuova Corte di giustizia accentra i poteri relativi alla gestione operativa dei tribunali, alle risorse umane, al bilancio e all'assegnazione delle cause. Per la gestione operativa dei tribunali non è più previsto il processo decisionale collegiale, né sono previste altre salvaguardie adeguate. Una sola persona ha quindi il potere di adottare tutte le decisioni importanti in materia di autorità giudiziaria, compresa la nomina dei giudici. Inoltre, alla fine del 2011 è stato posto termine anzitempo al mandato del presidente della Corte suprema, eletto nel giugno 2009 per un periodo di sei anni.
L'infrazione legata al responsabile del controllo della protezione dei dati si riferisce alla recente decisione dell'Ungheria di creare una nuova agenzia nazionale per la protezione dei dati, che dal 1o gennaio 2012 sostituisce l'attuale autorità responsabile della protezione dei dati. Di conseguenza, sarà posto termine anzitempo al mandato di sei anni del garante della protezione dei dati attualmente in carica, nominato nel 2008. Non sono previste misure ad interim fino al 2014, ossia fino alla scadenza del mandato dell'attuale garante. Le nuove regole danno inoltre la possibilità al primo ministro e al presidente di licenziare arbitrariamente il nuovo responsabile.
Fa presente che il 18 gennaio, giorno successivo all'apertura della procedura di

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infrazione, si è svolto in sede plenaria del Parlamento europeo un dibattito sugli sviluppi politici in Ungheria. Durante la discussione, i leader di diversi gruppi politici hanno espresso le loro preoccupazioni non solamente rispetto alla natura delle nuove riforme, ma, più in generale, sull'indebolimento dei valori democratici. Altri deputati si sono pronunciati in maniera opposta, giudicando alcune posizioni troppo radicali.
Il premier Orbán, intervenendo nel corso del dibattito, ha dichiarato che i problemi specifici sollevati dalla Commissione possono essere risolti rapidamente, spiegando che le misure prese dal suo governo nell'ultimo anno e mezzo sono state necessarie in quanto nel 2010 l'Ungheria era sull'orlo del collasso economico e oggi vive un processo di stabilizzazione.
Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, dopo un incontro con il premier ungherese a Bruxelles, lo scorso 24 gennaio, ha dichiarato che è essenziale che il governo ungherese rispetti pienamente tanto nello spirito quanto nella lettera le leggi ed i valori fondamentali della Unione europea.
Segnala che il 9 febbraio scorso la Commissione del Parlamento europeo per le libertà civili, la giustizia e gli affari interni ha organizzato un'audizione pubblica per valutare la situazione dei diritti civili nel paese. Nel corso della lunga seduta sono intervenuti rappresentanti delle istituzioni europee e internazionali e rappresentanti della società civile e del Governo ungherese.
In tale ambito, il Commissario europeo per la società della comunicazione, Neelie Kroes, che il 19 gennaio 2012 ha inviato una lettera al governo ungherese sulla situazione dei media in quel Paese, ha citato come preoccupante la recente perdite della licenza per alcune frequenze da parte della radio di opposizione Klubradio, ed ha ricordato che nel dicembre scorso la Corte costituzionale ungherese aveva indicato la nuova legge sui media come causa di una restrizione della libertà di stampa.
Osserva, infine, che l'insieme degli avvenimenti citati conferma a suo avviso la rilevanza del tema del quale si sta occupando il Comitato e la necessità di effettuarne un adeguato approfondimento, benché non si sia ancora manifestata né da parte del Governo né dello stesso Parlamento una sensibilità pari alla gravità della situazione ungherese, che mostra lo stato di «anemia democratica» a cui l'Europa rischia di rassegnarsi.

Renato FARINA (PdL) condivide la decisione di occuparsi dell'assetto costituzionale ungherese, anche in ragione della notevole presenza del tema sui mezzi di informazione, ma ritiene eccessiva l'enfasi con la quale viene trattato l'argomento.
Osserva che il paese magiaro ha accettato di mettere in discussione i punti più controversi del testo costituzionale e che il suo governo ha recentemente aderito al nuovo trattato che rafforza l'Unione economica e monetaria europea. Rileva in proposito che l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa ha rinviato il dibattito sull'Ungheria per lasciare spazio al dialogo in corso.
Ritiene che assai maggiore attenzione andrebbe riservata all'impatto che le speculazioni finanziarie hanno sull'autodeterminazione dei popoli e sulla tutela dei diritti umani in senso ampio. Ricorda che nel dibattito sui diritti umani sviluppatosi nel secondo dopoguerra molto spazio è stato dedicato alle questioni sociali intese come lotta alla povertà e ai potentati economici.
Giudica quindi essenziale contrastare quello che si potrebbe definire «fascismo finanziario», privo di qualunque legittimità democratica, e discutere il tema connesso della compressione dei diritti fondamentali di popoli, individui e famiglie, ritenendo che si tratti di un fenomeno assai più grave e rilevante delle decisioni assunte da un governo liberamente eletto come quello ungherese.
Coglie l'occasione per segnalare al Comitato il contrasto in atto tra l'episcopato cattolico statunitense e l'amministrazione Obama sulla vertenza relativa all'obbligo di fornire servizi sanitari comprendenti la

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sterilizzazione e la contraccezione con strumenti considerati abortivi. Sottolinea che la vicenda presenta delicate implicazioni dal punta di vista etico e della tutela della libertà di coscienza oggetto anche di una specifica risoluzione dell'Assemblea parlamentare Consiglio d'Europa. Invita pertanto a valutare l'opportunità di audire in proposito l'ambasciatore statunitense in Italia.

Luca VOLONTÈ (UdCpTP), manifestando apprezzamento per il lavoro svolto finora dal Comitato, ritiene che sia necessario collocare le vicende politiche ungheresi nel loro giusto contesto. Osserva in proposito che il governo magiaro ha manifestato ampia disponibilità a modificare le disposizioni connesse alla procedure di infrazione in corso e che i precedenti rilievi sulle minacce alla libertà di espressione devono considerarsi ormai risolti dopo le modifiche intervenute e il successivo assenso comunitario.
Invita quindi i colleghi a prendere in considerazione l'ipotesi di sospendere l'esame delle vicende istituzionali magiare in attesa del pronunciamento della Commissione europea e della Commissione di Venezia sui punti controversi. Ribadisce in ogni caso la necessità di affrontare il tema in maniera oggettiva, senza strumentalizzazioni politiche o clamore mediatico, riconoscendo anche la valenza del lungo percorso costituzionale ungherese.
Condivide le osservazioni espresse dal collega Farina sulla vicenda delle prestazioni sanitarie negli USA, precisando che la questione ha interessato anche la Chiesa ortodossa e non solo quella cattolica.
Invita infine il Comitato a monitorare il processo costituzionale nei Paesi della sponda meridionale del Mediterraneo rispetto a questioni come la libertà religiosa e di matrimonio, evidenziando l'importanza geopolitica di quell'area per il nostro Paese e la rilevanza del tema.

Jean Leonard TOUADI (PD) manifesta apprezzamento per il dibattito in corso e condivide la proposta di seguire con attenzione le decisioni assunte dalla Commissione europea e dalla Commissione di Venezia. Ritiene comunque fondamentale il monitoraggio di tutte le vicende che mettono in discussione il rispetto della democrazia e delle libertà fondamentali all'interno dell'Unione, in primo luogo per essere credibili quando si interviene su questi temi al di fuori dell'Europa.
Ricorda che gli accordi di Helsinki sui diritti umani sono stati uno strumento fondamentale usato dalla dissidenza in tutti i Paesi dell'Est europeo per aprire uno spiraglio che, insieme al fallimento del modello economico, ha portato alla caduta del muro di Berlino.
A suo avviso, l'Europa deve evitare di adottare acriticamente visioni economiche che sottraggono sovranità ai governi liberamente eletti e minacciano diritti economici fondamentali. Osserva infine che un equo bilanciamento di diritti e doveri, un'adeguata articolazione dei poteri, la libertà di informazione e la tutela dei diritti delle minoranze rappresentano principi non negoziabili che devono caratterizzare tutti gli Stati membri dell'Unione, pur accordando tempo sufficiente per effettuare i necessari adeguamenti nelle fasi di transizione.

Enrico PIANETTA (PdL) ringrazia il relatore per le ulteriori informazioni fornite e ritiene che vi siano diversi segnali di una possibile conciliazione degli elementi di contrasto tra l'Unione europea e l'Ungheria. Concorda pertanto sulla proposta del collega Volontè di attendere il pronunciamento della Commissione europea e della Commissione di Venezia sui punti controversi.

Furio COLOMBO, presidente e relatore, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.55.

RELAZIONI AL PARLAMENTO

Martedì 14 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Furio COLOMBO.

La seduta comincia alle 13.55.

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Relazione sull'attività svolta dal Comitato interministeriale dei diritti dell'uomo nonché sulla tutela e rispetto dei diritti umani in Italia (anno 2010).
Doc. CXXI, n. 4.
(Esame istruttorio e rinvio).

Il Comitato inizia l'esame istruttorio del provvedimento in titolo.

Furio COLOMBO, presidente, in considerazione del poco tempo a disposizione, invita il collega relatore a svolgere il suo intervento nella prossima seduta.

Jean Leonard TOUADI (PD), relatore, in attesa di poter svolgere la propria relazione sul documento che illustra l'attività svolta dal Comitato interministeriale dei diritti dell'uomo e sulla tutela e rispetto dei diritti umani in Italia in riferimento all'anno 2010, invita i colleghi a considerare l'opportunità di audire il presidente del Comitato stesso, per acquisire informazioni relative a un periodo temporale più recente, anche in considerazione dell'estrema rilevanza di quanto accaduto nel 2011, specie in connessione agli avvenimenti della cosiddetta «primavera araba».

Luca VOLONTÈ (UdCpTP) e Enrico PIANETTA (PdL) condividono la proposta del collega Touadi.

Furio COLOMBO, presidente, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.

COMITATO PERMANENTE SUGLI OBIETTIVI DI SVILUPPO DEL MILLENNIO

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Martedì 14 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Enrico PIANETTA.

La seduta comincia alle 14.

Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce uno strumento per il finanziamento della cooperazione allo sviluppo.
(COM(2011)840 def.).

(Esame istruttorio e rinvio).

Il Comitato inizia l'esame istruttorio del provvedimento in titolo.

Mario BARBI, relatore, osserva che il provvedimento in esame è destinato a sostituire il regolamento n. 1905/2006, che scade il 31 dicembre 2013, e rientra nel pacchetto comprendente le proposte relative agli strumenti con cui l'UE finanzierà la sua azione esterna nel prossimo quadro finanziario 2014-2020. Capofila di queste proposte di regolamento sono la comunicazione congiunta della Commissione europea e dell'Alto rappresentante dell'Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza - Ruolo mondiale dell'Europa: un nuovo approccio al finanziamento dell'azione esterna dell'UE (COM(2011)865) e la proposta di regolamento che stabilisce norme e procedure comuni per l'esecuzione degli strumenti di azione esterna dell'Unione (COM(2011)842).
Ricorda che nella comunicazione sopra richiamata si afferma che l'Unione europea impernierà la sua attività con i partner esterni su quattro grandi priorità strategiche, differenziate tra loro su base geografica, che scaturiscono direttamente dal Trattato: strumento di cooperazione allo sviluppo - DCI; strumento europeo di vicinato - ENI; strumento di assistenza preadesione - IPA; strumento di partenariato - PI. Accanto ad essi vi sono i tre strumenti tematici: strumento europeo per la democrazia e i diritti umani - EIDHR; strumento per la stabilità - IfS; strumento per la cooperazione in materia di sicurezza nucleare - INSC.
Rileva che lo strumento per la cooperazione allo sviluppo (DCI) sarà imperniato sulla lotta contro la povertà, ma contribuirà anche al conseguimento di altri obiettivi dell'azione esterna dell'UE, in particolare la promozione di uno sviluppo

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economico, sociale e ambientale sostenibile, della democrazia, dello Stato di diritto, del buon governo e del rispetto dei diritti umani.
Passando allo specifico del provvedimento in esame, evidenzia preliminarmente che esso richiama esplicitamente le due comunicazioni della Commissione («Potenziare l'impatto della politica di sviluppo dell'Unione europea: un programma di cambiamento» e «Il futuro approccio al sostegno dell'Unione europea al bilancio dei paesi terzi») rispetto alle quali il Comitato ha avviato l'esame la scorsa settimana.
Lo strumento è articolato in tre modalità: nei programmi geografici, a sostegno della cooperazione bilaterale e regionale con i paesi in via di sviluppo non contemplati da altri strumenti; nei programmi tematici; nel programma panafricano, per sostenere l'attuazione del partenariato strategico Africa-UE in modo complementare ad altri strumenti di cooperazione avendo come obiettivo specifico una visione di portata transregionale e continentale e transcontinentale.
Sottolinea che l'inclusione del programma panafricano rappresenta una novità del presente regolamento. Giova in ogni caso ricordare che la maggior parte della cooperazione con i Paesi dell'Africa, dei Carabi e del Pacifico continuerà ad essere finanziata fuori bilancio nell'ambito del 11o Fondo europeo di sviluppo.
Complessivamente, si propone un'assegnazione di quasi 23,3 miliardi di euro complessive nei sette anni dal 2014 al 2020. L'attuale dotazione per il periodo 2007-2013 è di poco più di 17 miliardi, di cui 10 destinati ai programmi geografici, 5,6 a quelli tematici e 1,4 ai Paesi ACP produttori di zucchero e di banane. Tale ultima destinazione non è più presente nella proposta al nostro esame.
La parte più consistente delle risorse disponibili a partire dal 2014, quasi 14 miliardi, è destinata ai programmi geografici. Ricorda che le regioni interessate sono America latina, Asia, Asia centrale, Medio Oriente e Sud Africa; per ciascuna di esse il provvedimento reca in allegato i settori specifici di cooperazione.
Al programma tematico su beni pubblici e sfide globali sono destinati 6,3 miliardi. All'inclusione sociale e lo sviluppo umano è destinato il 20 per cento delle risorse, come indicato nella comunicazione da noi esaminata la scorsa settimana. Le altre destinazioni sono ambiente e cambiamenti climatici, energia sostenibile, sicurezza alimentare e agricoltura sostenibile, migrazione e asilo.
La proposta destina, infine, due miliardi per il programma tematico sulle organizzazioni delle società civili e le autorità locali e un miliardo per il programma panafricano. Rileva che quest'ultima cifra non appare molto rilevante ma, come già accennato, riguarda azioni che interessano il continente nel suo complesso ed è comunque da intendersi in sinergia sia con altre risorse comunitarie (in primis Fondo di sviluppo e strumento di vicinato) sia con fondi stanziati dai singoli Stati membri.
Osserva che in più parti della proposta di regolamento si sottolinea che l'assistenza dell'Unione si deve concentrare dove può essere più incisiva e che il processo di assegnazione delle risorse deve dare priorità ai paesi più bisognosi, in particolare quelli meno sviluppati, quelli a basso reddito e quelli in situazioni di crisi, post crisi, fragilità e vulnerabilità.
L'articolo 2, relativo agli obiettivi del regolamento, si apre enunciando il principio che, nell'ambito dell'azione esterna dell'Unione, la cooperazione è mirata principalmente a ridurre e, a termine, eliminare la povertà. Coglie l'occasione per segnalare che nella versione vigente altri obiettivi quali lo sviluppo e la promozione delle democrazia, del rispetto dei diritti umani e della buona governance appaiono meno in secondo piano rispetto al testo in esame.
L'articolo 5, relativo ai programmi geografici che sono i destinatari di oltre il 60 per cento delle risorse, opera una distinzione tra cooperazione regionale e cooperazione bilaterale, riservando quest'ultima

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ai paesi partner più bisognosi e che non hanno le capacità finanziarie per realizzare lo sviluppo. I paesi beneficiari dell'assistenza bilaterale sono elencati all'allegato III. La relazione che accompagna la proposta di regolamento precisa che sono stati esclusi, in linea di principio, i paesi che realizzano oltre l'1 per cento del PIL mondiale e i paesi a reddito medio-alto secondo l'elenco dei beneficiari degli aiuti pubblici allo sviluppo dell'OCSE/DAC. Sono stati inoltre utilizzati altri criteri, quali l'indice di sviluppo umano, l'indice di vulnerabilità economica, la dipendenza dagli aiuti, la crescita economica e gli investimenti esteri diretti. Nell'allegato III sono quindi indicati 27 Paesi di cui 7 dell'America Latina, 13 dell'Asia, 4 dell'Asia centrale, 2 del Medio oriente e il Sud Africa.
Evidenzia il fatto che nel documento si insiste molto anche sul concetto di flessibilità. Il paragrafo 4 dell'articolo 10 prevede di lasciare parte dei fondi non assegnati per garantire allo strumento maggiore flessibilità e per poter reagire a fronte di eventi imprevisti. Si propone inoltre di potenziare la flessibilità ricorrendo agli atti delegati, conformemente all'articolo 290 del Trattato, per modificare alcuni elementi ritenuti non essenziali che incidono sulla conseguente programmazione, ad esempio gli allegati contenenti gli elenchi dei paesi ammissibili, i settori di cooperazione e le assegnazioni finanziarie indicative per programma per il periodo 2014-2020.
Osserva che la struttura del regolamento appare molto più agile rispetto al precedente. Rileva in proposito che tale fatto rapprenda un aspetto positivo rispetto alla tradizionale eccessiva verbosità dei documenti comunitari ma comporta anche alcuni rischi.
In primo luogo evidenzia la presenza alcune omissioni che a suo avviso andrebbero chiarite. A titolo esemplificativo cita l'apparente assenza di una disposizione, contenuta invece nel regolamento vigente, che esclude l'impiego delle risorse della cooperazione per qualunque forma di assistenza di tipo militare.
Più in generale paventa il rischio di una ridotta possibilità di controllo sulle scelte che vengono operate. A questo proposito, sempre a titolo esemplificativo, rimarca l'assenza di una tabella contenente una ripartizione delle risorse tra le diverse aree geografiche.
Come nota positiva sottolinea, perché il tema è stato spesso all'attenzione del Comitato, che l'articolo 10, paragrafo 2, prevede, al fine di favorire la complementarità e la coerenza tra le rispettive attività di cooperazione, lo svolgimento di consultazioni tra la Commissione europea, gli Stati membri e altri donatori e attori dello sviluppo, per cercare di conseguire una programmazione congiunta tra l'Unione e gli Stati membri.
Complessivamente osserva che si tratta di un documento complesso, composto da una relazione, un articolato, numerosi allegati e corredato anche da una elaborata scheda finanziaria, che tocca aspetti particolarmente rilevanti per l'attività del Comitato e della Commissione esteri.
Ricordando che la competente Commissione del Parlamento europeo non ha ancora iniziato l'esame della presente proposta di regolamento e che, in ogni caso, se ne prevede un iter abbastanza complesso, ritiene che il Comitato abbia la possibilità di svolgere un esame approfondito della proposta di regolamento, inquadrandola nel più generale approccio dell'Unione europea all'aiuto pubblico allo sviluppo, e di formulare indirizzi al Governo in termini concreti e costruttivi.
Segnalo, infine, che dovrebbe iniziare nella seduta odierna l'esame dell'insieme delle proposte di regolamento relative agli strumenti di azione esterna dell'Unione da parte della Commissione esteri del Senato e che la Commissione politiche dell'Unione europea di quel ramo del Parlamento ha formulato delle osservazioni in merito lo scorso 8 febbraio.

Enrico PIANETTA, presidente, esprimendo apprezzamento per il primato dell'Unione europea e dei suoi stati membri nel contributo all'aiuto pubblico allo sviluppo, si rincresce del fatto che a questo

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impegno non corrisponda un adeguato peso internazionale, come dimostrato anche nel corso del recente vertice di Busan.
Giudica positivamente la previsione di un meccanismo di consultazione per comprendere meglio le esigenze dei paesi partner, evitare le duplicazioni ed aumentare l'efficacia degli interventi.
Condividendo i rilievi del collega Barbi, in particolare sull'apparente scarsa considerazione sullo stretto legame tra sviluppo e promozione della democrazia e dei diritti umani, giudica positivamente l'agilità del documento in esame.
Ritiene che il Comitato debba proseguire nel esame della proposta di regolamento e valutare l'opportunità di elaborare un documento da sottoporre all'attenzione della Commissione in sede plenaria.

Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame istruttorio ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.30.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Martedì 14 febbraio 2012.

Incontro informale con il Vice Premier nonché Ministro degli affari esteri della Repubblica Ceca, onorevole Karel Schwarzenberg.

L'incontro informale si è svolto dalle 14.35 alle 15.10.