CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 8 febbraio 2012
604.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO
Pag. 17

RISOLUZIONI

Mercoledì 8 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Marta Dassù.

La seduta comincia alle 9.

7-00763 Vernetti: Sulla repressione della popolazione tibetana.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione della risoluzione n. 8-00160).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta di ieri.

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che nella seduta di ieri il rappresentante del Governo ha preannunciato talune proposte di riformulazione.

Il sottosegretario Marta DASSÙ, con riferimento al primo punto del dispositivo della risoluzione in titolo, propone che sia riformulato al fine di impegnare il Governo a sollecitare, nel quadro dell'imminente Vertice UE-Cina, un passo formale affinché nella Repubblica Popolare Cinese vengano immediatamente interrotte le violenze nei confronti della popolazione e dei religiosi tibetani e che si crei nelle aree popolate dalla minoranza tibetana un clima di dialogo e tolleranza. Quanto al secondo punto del dispositivo, ne propone la riformulazione affinché il Governo sia impegnato a chiedere, in sede europea, la ripresa del dialogo fra il Governo della Repubblica Popolare cinese e gli inviati del Dalai Lama, finalizzato all'individuazione di una soluzione condivisa, in grado di

Pag. 18

permettere alla comunità tibetana in Cina di poter godere di una genuina autonomia, e a riaprire il Tibet al mondo esterno permettendo un accesso libero e senza condizioni ai media internazionali. Propone quindi la soppressione del terzo punto in quanto riassorbito dalle precedenti proposte di riformulazione. Infine, per quanto riguarda il quarto punto, invita il presentatore a riformularlo prevedendo che l'impegno riguardi il sorvegliare, attraverso le istanze dedicate delle Nazioni Unite, in particolare l'Alto Commissariato ONU, la situazione del rispetto delle minoranze tibetane.

Gianni VERNETTI (PD) osserva che le proposte di riformulazione del Governo tendono ad escludere il versante bilaterale dal quadro degli impegni, concentrando ogni iniziativa italiana nella sede multilaterale europea. A suo avviso, la dimensione bilaterale, soprattutto per i Paesi di maggior peso, conserva la sua centralità nei rapporti con la Cina per cui è consigliabile mantenere nel testo della risoluzione un richiamo al canale bilaterale, al fine di potere disporre di due strumenti di azione. Richiama l'esperienza di successo fatta dall'Italia sulla moratoria della pena di morte, che non si sarebbe potuta conseguire restando vincolati ad un approccio europeo, attese le differenze di posizione tra i diversi Stati membri.
Nel concordare sulle proposte di riformulazione del secondo punto della parte dispositiva e sulla soppressione del terzo punto, condivide anche le proposte riferite al quarto punto se integrate dal riferimento al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Ritiene, infatti, che l'Alto Commissariato per i diritti umani non abbia acquisito alla propria agenda la priorità della situazione umanitaria in Cina. Infine, sempre in riferimento a tale punto, ritiene opportuno mantenere il richiamo al rispetto dei diritti umani in Tibet e prevedere non tanto un'attività di sorveglianza da parte del Governo sull'agenda delle istanze onusiane, quanto un'azione di promozione, in analogia all'impegno assunto dal nostro Paese sul tema delle mutilazioni genitali femminili.

Il sottosegretario Marta DASSÙ nell'esprimere soddisfazione per l'accoglimento da parte dell'onorevole Vernetti di larga parte delle proposte di riformulazione del Governo, in merito al primo punto della parte dispositiva ritiene di non potere condividere il mantenimento del riferimento alla sede bilaterale. Sottolinea, infatti, che tale riferimento implica una presa di distanza dall'Unione europea come attore di politica estera, a fronte della linea di piena adesione alle indicazioni europee sui temi economici. Richiama le parole del Presidente del Consiglio dei ministri, professor Monti, quando ha sottolineato che «noi siamo l'Europa» e segnala che anche il Rappresentante Permanente d'Italia a Bruxelles ha rappresentato l'opportunità di dare la giusta enfasi al ruolo europeo nel dialogo con la Cina. Concorda, infine, con le proposte dell'onorevole Vernetti circa l'azione di promozione del Governo sulle agende delle agenzie onusiane in tema di diritti umani e con il doveroso richiamo al Consiglio per i diritti umani.

Gianni VERNETTI (PD) dichiara di accogliere anche la proposta di riformulazione relativa al primo punto del dispositivo, rilevando che la presentazione della risoluzione in vista del Vertice tra Unione europea e Cina implica una profonda consapevolezza sulla centralità europea nel dialogo con Pechino.

Francesco TEMPESTINI (PD) esprime soddisfazione per la convergenza emersa nel corso del dibattito in Commissione tra istanze parlamentari e governative anche sui punti del testo maggiormente impegnativi. Quanto alla questione del contesto multilaterale, ritiene che con la risoluzione in titolo il nostro Paese assuma una responsabilità specifica nel consesso europeo, di cui è destinato a restare titolare nei rapporti con l'interlocutore cinese. Ritiene, infine, che la riformulazione del quarto punto nel senso indicato da ultimo dal

Pag. 19

collega Vernetti sia utile a ripristinare lo spirito iniziale della risoluzione.

Matteo MECACCI (PD) concorda con il collega Tempestini sul fatto che il Vertice della prossima settimana costituisce il fulcro della risoluzione, ma considera che sui temi dei diritti umani e della politica estera sia necessario un protagonismo italiano anche a livello bilaterale. Rinviando la questione ad una prossima occasione di approfondimento, ritiene che il primo punto della parte dispositiva dovrebbe contemplare un richiamo alla delegazione dell'Unione europea in Cina quale soggetto preposto alla gestione del dialogo e ad indicazioni di metodo circa l'intervento italiano nei confronti dell'Unione europea.

Enrico PIANETTA (PdL) apprezza il passo in avanti compiuto nella qualità del testo della risoluzione, che permette all'Italia di svolgere un ruolo di promozione della tematica dei diritti umani nei confronti dell'Unione europea.

Stefano ALLASIA (LNP) concorda con le considerazioni del collega Vernetti, raccomandando tuttavia polemicamente al rappresentante del Governo di respingere una visione del nostro Paese prono alle indicazioni di Bruxelles, anche perché tale visione contrasterebbe con l'azione di promozione riportata nel dispositivo della risoluzione.

Paolo CORSINI (PD) dichiara di condividere l'esito del dibattito sul testo della risoluzione, alla quale aggiunge la propria firma, e rileva che occorre più Europa nelle nostre scelte di politica estera, condividendo le affermazioni del sottosegretario Dassù. L'omissione di ogni riferimento al versante bilaterale è da leggere come un elemento che arricchisce il nostro Paese.
Ritiene, inoltre, che la questione tibetana vada inquadrata nell'ottica più ampia della situazione in Cina. A suo avviso questo Paese rappresenta una sorta di «monstrum» che mette assieme una dittatura di matrice comunista, erede di una tradizione di dispotismo orientale, e un capitalismo non regolato. L'Europa deve quindi agire unita come una grande potenza per evitare che il cosiddetto «secolo cinese» sia caratterizzato da una forte compressione dei diritti umani. Giudica, infine, eccessive la cautele dettate da preoccupazioni di carattere commerciale, ricordando che la debolezza della presenza economica italiana in Cina si deve anche all'assenza di una politica comune europea.

Franco NARDUCCI (PD) manifesta l'intenzione di apporre la propria firma al testo della risoluzione, come riformulata, e si associa alle considerazioni dei colleghi circa la necessità di una maggiore presenza europea sulla scena mondiale, ricordando in proposito le critiche rivolte in passato all'Alto Rappresentante Ashton per la sua scarsa incisività.

Fiamma NIRENSTEIN (PdL) esprime il suo apprezzamento per l'iniziativa del collega Vernetti e per l'equilibrio del testo riformulato. Evidenzia la grande diversità di vedute tra Europa e Cina su molte questioni fondamentali, ritenendo però che si aprano degli spazi di intervento a partire dalle contraddizioni che sta vivendo la società cinese a causa dallo sviluppo capitalistico in assenza di democrazia. Richiama in proposito, da un lato, la grave posizione di sostegno al regime siriano, dall'altro la mancata repressione di alcune recenti proteste sociali presso la città di Wuhan.

Arturo Mario Luigi PARISI (PD) dichiara di sottoscrivere la risoluzione.

Gianni VERNETTI (PD) riformula, nella sua qualità di primo firmatario, il testo della risoluzione sulla base delle proposte avanzate dal rappresentante del Governo e nei termini precedentemente richiamati aggiungendo che, con riferimento al secondo punto della parte dispositiva, la menzione della sede europea viene sostituita con quella del Vertice tra

Pag. 20

Unione europea e Cina, come indicato nel primo punto (vedi allegato).

Il sottosegretario Marta DASSÙ, nel manifestare definitivamente l'assenso del Governo al dispositivo della risoluzione come riformulata, sottolinea che occorre un'Europa forte se intendiamo fare valere i nostri valori nel consesso internazionale. In merito alla proposta dell'onorevole Mecacci, osserva che il livello del Vertice tra Unione europea è superiore a quello cui agiscono le delegazioni della Commissione europea.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva quindi la risoluzione n. 7-00763, come riformulata, che assume il n. 8-00160.

La seduta termina alle 9.30.

SEDE REFERENTE

Mercoledì 8 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI.

La seduta comincia alle 15.45.

Ratifica ed esecuzione del Trattato relativo all'adesione della Repubblica di Croazia all'Unione europea.
C. 4935 Governo.

(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Stefano STEFANI, presidente e relatore, illustra il provvedimento in titolo segnalando che il Trattato di adesione della Croazia rappresenta l'atto conclusivo del processo di progressiva integrazione del Paese nell'Unione europea, avviato nel giugno 2004, dopo che la prospettiva europea dell'intera regione dei Balcani occidentali era stata riconosciuta nel 2000 dal Consiglio europeo di Feira e confermata nel 2003 a Salonicco.
Sottolinea che l'Italia può considerare la conclusione di tale Trattato un successo della sua politica estera, che ha coronato gli sforzi del Governo e del Parlamento che hanno in ogni sede sostenuto l'urgenza di procedere in tale direzione non solo per la Croazia, ma per tutti gli Stati dell'area, ed in particolare per la Serbia mentre per la Bosnia Erzegovina non sussistono al momento condizioni altrettanto favorevoli.
A suo avviso, vi è consapevolezza sul fatto che la crisi dell'ex Jugoslavia potrà dirsi esaurita soltanto nel giorno in cui sarà stata pienamente realizzata l'integrazione europea della Regione.
L'adesione della Croazia, attesa per il 1o luglio 2013, è un ulteriore tassello del processo di riunificazione del continente sotto i valori della pace, della democrazia, della stabilità e dello sviluppo economico. Un segnale incoraggiante, nonostante i tempi particolarmente critici che l'Unione europea sta vivendo, è venuto dal referendum svoltosi nello scorso mese di gennaio, che ha registrato l'approvazione del Trattato da parte dei due terzi dell'elettorato croato. Questo dato testimonia la fiducia che i cittadini croati ripongono nell'Unione europea e che non deve essere delusa. Parimenti incoraggiante è l'intesa a cui sono pervenute sia la Croazia che la Slovenia nel rimettere ad un arbitrato internazionale la decisione sulla controversia relativa alle acque territoriali, accettandola anticipatamente.
Rileva che l'Italia sente la responsabilità di essere in testa ai Paesi che ratificheranno per primi l'adesione della Croazia. Ringrazia a questo proposito tutti i gruppi parlamentari che hanno consentito l'inserimento del provvedimento nell'ordine del giorno della Commissione, pur in pendenza del voto di fiducia.
Fa presente che nelle more del perfezionamento del processo di ratifica, la Croazia acquisisce il ruolo di «osservatore attivo» nell'Unione europea e che la Commissione europea continuerà a monitorare il rispetto degli impegni assunti nel corso del negoziato, con particolare riferimento al settore giudiziario e ai diritti fondamentali.

Pag. 21

L'Accordo si compone del Trattato di adesione vero e proprio, dell'Atto di adesione, con relativi allegati e protocolli, e dell'Atto finale, con le dichiarazioni e lo scambio di lettere tra l'Unione europea e la Repubblica di Croazia.
Rammenta che gli strumenti di ratifica dovranno essere depositati entro il 30 giugno 2013, presso il Governo della Repubblica italiana, tradizionalmente depositario dei trattati comunitari.
Le condizioni di adesione della Repubblica di Croazia sono disciplinate dall'Atto di adesione, nella cui prima parte figurano i principi generali, mentre nella seconda parte sono indicati gli adattamenti dei trattati europei resisi necessari. La parte terza concerne le disposizioni modificative che incidono sulle politiche comunitarie. La parte quarta è invece dedicata alle disposizioni temporanee e transitorie applicabili alla Croazia nei diversi settori. La parte quinta dell'Atto di adesione reca le disposizioni applicative e finali, nel cui ambito si dispone che il Governo della Repubblica italiana rimetta alla Croazia copia certificata dei trattati europei come vigenti.
Segnala in particolare che la Commissione europea sarà integrata con un nuovo membro di cittadinanza croata a decorrere dalla data di adesione.
L'Atto di adesione è, infine, corredato di nove allegati e di un Protocollo che costituiscono parte integrante dell'Accordo. Attira in particolare l'attenzione dei commissari sull'allegato II relativo alla Convenzione di Schengen; il Protocollo riguarda invece il contributo croato agli obiettivi di Kyoto sui cambiamenti climatici. All'Atto finale, che riepiloga i testi adottati e ribadisce l'accordo politico raggiunto, sono allegate una serie di dichiarazioni, tra cui quella austro-tedesca sulla libera circolazione dei lavoratori e quella croata relativa alla disposizione transitoria sulla liberalizzazione del mercato dei terreni agricoli.
Lo scambio di lettere conclusivo è invece volto a disciplinare le procedure di informazione e consultazione nel periodo intercorrente tra la firma del Trattato e la sua entrata in vigore.
Nel rilevare che dal presente Accordo non derivano nuovi oneri a carico del bilancio nazionale, ne raccomanda la più celere approvazione in considerazione dei particolari rapporti bilaterali che ci legano alla Croazia e dell'indiscusso progresso per la stabilizzazione della regione balcanica che tale Accordo sancisce.

Franco NARDUCCI (PD) esprime, a nome del suo gruppo, soddisfazione per l'avvio dell'iter di ratifica dell'Accordo in titolo malgrado il calo di consenso nei confronti dell'Unione europea registrato tra i cittadini croati. Se la crisi economica internazionale o la vertenza sulla Krajna possono motivare tale calo, gli indicatori internazionali relativi alla performance della Croazia rappresentano motivi di fiducia sulle potenzialità del Paese.

Enrico PIANETTA (PdL), a nome del suo gruppo, si associa alle parole di apprezzamento e soddisfazione del relatore e del collega Narducci. Richiamando la celebre frase di Churchill sul fatto che «i Balcani hanno prodotto più storia di quanto non siano in grado di consumare», ritiene che l'integrazione della Croazia costituisca un passo fondamentale per la riunificazione politica del continente e il suo rafforzamento. A fronte del dato sulla bassa partecipazione al referendum del 22 gennaio scorso, inferiore al cinquanta per cento degli aventi diritto, e del complessivo contesto di crisi, auspica un'inversione di tendenza anche in vista della formalizzazione della domanda di adesione, prevista per il 1 luglio prossimo. Sottolinea l'importanza di assicurare rapida attuazione al processo di allargamento, che contribuisce a consolidare una società europea fondata sui valori democratici e sulla capacità di fare fronte alle sfide globali.

Aldo DI BIAGIO (FLIpTP) esprime la sua personale soddisfazione, anche come cittadino italo-croato e come presidente dell'associazione interparlamentare di

Pag. 22

amicizia tra i due Paesi, per il raggiungimento dell'obiettivo dell'ingresso della Croazia nell'Unione europea. Ricordando che molti colleghi si sono adoperati per questo risultato, ringrazia il Ministero degli affari esteri italiano per l'impegno profuso ed auspica che l'Italia possa continuare a svolgere un ruolo di protagonista e ad essere un interlocutore affidabile per tutti i Paesi della regione.
Sottolineando che l'adesione croata appare in controtendenza rispetto all'attuale dinamica dei rapporti nell'Unione europea, auspica una ripresa dello spirito europeo e un esito positivo del negoziato anche per gli altri Paesi balcanici, in particolare per la Serbia. Conclude preannunciando l'orientamento favorevole del suo gruppo sul provvedimento in esame.

Margherita BONIVER (PdL), associandosi alle considerazioni del collega Pianetta, rileva il dato positivo dell'attrattiva ancora esercitata dall'Unione europea, di cui però denuncia la mancanza di una visione strategica rispetto al tema dell'allargamento. Cita come esempio in proposito il fatto che l'ingresso di un paese diviso come Cipro non ha prodotto l'auspicata soluzione del contenzioso in corso. Nella convinzione che l'integrazione europea dei Balcani occidentali sia obiettivo condiviso in una visione paneuropea, stigmatizza, invece, i continui ostacoli posti, soprattutto da Francia e Germania, all'ingresso della Turchia nell'Unione europea, ritenendo che il compimento di tale processo avrebbe potuto produrre molti vantaggi, anche in ragione della crescita dell'economia turca e dell'importante ruolo svolto da quel Paese in tutta l'area interessata dal cosiddetto «risveglio arabo».
Ritiene che il riconoscimento dell'indipendenza di Slovenia e Croazia nel 1991 sia avvenuto in maniera troppo frettolosa, con il conseguente strascico di un decennio di terribili conflitti, ricordando che da parte italiana si è in quell'occasione persa l'opportunità di una tutela più efficace della minoranza linguistica italiana presente in quei paesi. Auspica che analoga dimenticanza non sia avvenuta nei negoziati di adesione con la Croazia.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che è concluso l'esame preliminare del provvedimento. Come di consueto, se non vi sono specifiche segnalazioni da parte dei Gruppi, si intende che si sia rinunziato al termine per la presentazione degli emendamenti. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta, segnalando la calendarizzazione del provvedimento presso l'Assemblea già a partire dalla prossima settimana.

La seduta termina alle 16.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 8 febbraio 2012. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI.

La seduta comincia alle 16.

Sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull'adeguatezza e sull'utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri.
(Deliberazione di una proroga del termine).

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che lo scorso 6 aprile 2011 la Commissione ha deliberato lo svolgimento di un'indagine conoscitiva sulla riorganizzazione della rete diplomatico-consolare e sull'adeguatezza e sull'utilizzo delle dotazioni organiche e di bilancio del Ministero degli affari esteri, da svolgere congiuntamente all'omologa Commissione del Senato. Successivamente nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi il 1o febbraio 2012, è stato convenuto di richiedere al Presidente della Camera di valutare l'opportunità di prorogare il termine per la conclusione dell'indagine al 30 giugno 2012. Essendo stata acquisita l'intesa con il Presidente della Camera di cui all'articolo

Pag. 23

144 del Regolamento, propone di deliberare la proroga del termine dell'indagine conoscitiva in titolo a tale data.

La Commissione approva.

Franco NARDUCCI (PD), intervenendo sui lavori della Commissione con riferimento alla materia dell'indagine in titolo, coglie l'opportunità per sottoporre alla valutazione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, l'inserimento nel calendario del seguito della discussione della risoluzione n. 7-00638 sulla ristrutturazione della rete consolare, da lui presentata.

Stefano STEFANI, presidente, prende atto della richiesta del collega Narducci, che sottoporrà all'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi.

Su diritti umani e democrazia.
(Deliberazione di una proroga del termine).

Stefano STEFANI, presidente, ricorda che lo scorso 2 marzo 2011 la Commissione ha deliberato lo svolgimento di un'indagine conoscitiva su diritti umani e democrazia, affidata al competente Comitato permanente. Successivamente nella riunione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi il 1o febbraio 2012, è stato convenuto di richiedere al Presidente della Camera di valutare l'opportunità di prorogare il termine per la conclusione dell'indagine al 31 luglio 2012. Essendo stata acquisita l'intesa con il Presidente della Camera di cui all'articolo 144 del Regolamento, propone di deliberare la proroga del termine dell'indagine conoscitiva in titolo a tale data.

La Commissione approva.

La seduta termina alle 16.05.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16.05 alle 16.15.