CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 13 dicembre 2011
579.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni (I)
COMUNICATO
Pag. 75

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 13 dicembre 2011.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 11.35 alle 11.45.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

  Martedì 13 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Donato BRUNO. – Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Saverio Ruperto.

  La seduta comincia alle 11.45.

Sull'ordine dei lavori.

  Raffaele VOLPI (LNP) intende richiamare l'attenzione su una questione della massima rilevanza. La scorsa settimana, dopo che la Commissione ha espresso il proprio parere sul decreto-legge n. 201 del Pag. 762011, recante disposizioni urgenti per la crescita, l'equità e il consolidamento dei conti pubblici, esprimendo tra l'altro riserve di costituzionalità sull'articolo 23, comma 7 – che ventila l'adozione di un «provvedimento di urgenza» qualora la Commissione governativa per il livellamento retributivo Italia-Europa non completi i propri lavori entro la fine dell'anno – su alcuni siti internet è stata diffusa la notizia secondo cui la Commissione avrebbe votato contro la riduzione delle indennità dei parlamentari, l'importo della quale, tra l'altro, è stato riportato spesso in termini inesatti sui giornali e su internet. A seguito di questo, molti componenti la Commissione – forse tutti – sono stati «bersagliati» sulle rispettive caselle di posta elettronica istituzionali di messaggi contenenti insulti e minacce.
  Quanto accaduto è imputabile, a suo avviso, al fatto che manca – per responsabilità della Presidenza della Camera, che l'ha trascurata – una seria comunicazione istituzionale da parte della Camera dei deputati per spiegare all'opinione pubblica come stanno davvero le cose. Invita quindi il presidente della Commissione a chiedere al Presidente della Camera di intervenire per rettificare le informazioni diffuse dai media e su internet in relazione sia al contenuto del parere espresso dalla Commissione mercoledì scorso sia all'ammontare delle retribuzioni dei parlamentari.

  Roberto ZACCARIA (PD), premesso di aver ricevuto anche lui insulti e minacce sulla propria casella di posta elettronica, concorda che è oggi più che mai necessaria un'attenta comunicazione istituzionale da parte dei Presidenti delle Camere. Serve spiegare ai cittadini qual è l'ammontare della retribuzione dei parlamentari e delle indennità integrative e quanto è stato fatto negli ultimi anni in termini di riduzione di queste voci; serve altresì chiarire che il rilievo sull'articolo 23, comma 7, del decreto-legge formulato nel parere espresso dalla Commissione mercoledì scorso era necessario, atteso che la disposizione in questione presenta profili di assai dubbia costituzionalità sui quali era dovere istituzionale della Commissione affari costituzionali richiamare l'attenzione delle Commissioni di merito.
  Occorre, d'altra parte, a suo avviso, essere consapevoli che la comunicazione istituzionale del Presidente della Camera, pur necessaria, non servirà probabilmente a stemperare l'attuale clima di violenta ostilità contro la politica, che è provocato da più fattori: basti pensare che informazioni sbagliate sui «costi della politica» e sui «privilegi della casta» vengono oggi diffuse non solo da siti internet marginali, ma anche da giornali a larghissima diffusione nazionale e da editorialisti molto noti che, in modo forse non semplicemente negligente, riportano informazioni distorte o parziali.

  Giorgio CONTE (FLpTP), pur condividendo il richiamo del deputato Volpi, che nasce dalle pesanti aggressioni verbali e dalle minacce cui sono stati sottoposti i componenti della Commissione a seguito del parere espresso la scorsa settimana, fa presente che difficilmente il Presidente della Camera potrebbe rettificare tutte le informazioni false che vengono diffuse dai giornali e su internet, anche perché in molti casi l'inesatta rappresentazione dei fatti non deriva da insufficiente conoscenza degli stessi – che sono facilmente verificabili da chi sia in buona fede in quanto pubblicati sui siti internet di Camera e Senato – ma da una deliberata volontà di mistificare la realtà.

  Giuseppe CALDERISI (PdL), concorda sulla necessità di intervenire, ma ritiene che, prima ancora che di una comunicazione istituzionale volta a chiarire l'ammontare effettivo e la composizione della retribuzione dei parlamentari, sia oggi necessaria una difesa della funzione parlamentare, che è essa stessa messa in discussione. Serve far capire che l'indennità parlamentare non è un privilegio e che contestare questa equivale a colpire la democrazia. Nell'opinione pubblica è infatti Pag. 77invalsa la tendenza a un indiscriminato egualitarismo, laddove è un saldo principio costituzionale che situazioni differenti debbano essere regolate in modo differente, anche sotto il profilo retributivo. Non è del resto un caso che la stessa Costituzione preveda la corresponsione ai parlamentari di un'indennità stabilita con legge. Anche questo, a suo avviso, deve essere spiegato all'opinione pubblica. Diversamente si arriverà a chiedersi a cosa servano le stesse elezioni, dal momento che oggi chi è eletto non ha gli strumenti per governare: a differenza di altri ordinamenti, quello italiano non attribuisce a chi governa i poteri necessari per realizzare concretamente il proprio programma, ad esempio quello di chiedere lo scioglimento anticipato delle Camere, quello di fissare l'agenda parlamentare, quello di porre il veto su leggi di spesa, e così via. In sostanza, si rischia che la democrazia stessa vada «in cortocircuito».

  Mario TASSONE (UdCpTP) condivide la richiesta del deputato Volpi, ritenendo oggi più che mai necessario stimolare la riflessione pubblica sul ruolo e sull'importanza del Parlamento. Ritiene sia un fatto, d'altra parte, che, per salvaguardare la propria immagine davanti all'opinione pubblica, il Presidente della Camera abbia omesso di assumere iniziative a tutela della Camera dei deputati e della funzione parlamentare, come sarebbe stato invece suo dovere di fronte ad un attacco gravissimo, alimentato deliberatamente da giornalisti come Rizzo e Stella, che rischia di compromettere lo stesso sistema democratico.

  Roberto GIACHETTI (PD) ritiene che per capire quanto sta accadendo occorra tenere conto del momento drammatico che il Paese attraversa, con una crisi economica che ha già colpito un grande numero di famiglie con disoccupazione e impoverimento e che si inasprisce minacciando di colpirne duramente tantissime altre. La politica e il Parlamento devono, a suo avviso, essere consapevoli che sono oggi oggetto di questa ostilità e di questa campagna di delegittimazione anche per propria responsabilità: perché non hanno saputo e non sanno risolvere i problemi degli italiani che oggi si manifestano con tanta gravità. È certamente giusto rettificare le informazioni sbagliate che vengono riportate dai media, ma è necessario anche essere consapevoli che, se il Parlamento fosse efficiente nel legiferare e gli italiani si sentissero ben governati, retribuzioni anche maggiori di quelle oggi percepite dai parlamentari non sarebbero probabilmente oggetto di contestazione. Non si tratta, d'altra parte, di una responsabilità di questa sola legislatura.
  A suo parere, è quindi necessario che la politica eviti di arroccarsi in una posizione meramente difensiva, senza mettere in discussione se stessa. Non c’è dubbio che sia importante che i Presidenti di Camera e Senato si avvalgano della loro funzione di rappresentanza delle Camere all'esterno per chiarire, nell'ambito di una studiata comunicazione istituzionale, le ragioni del Parlamento e le iniziative fin qui assunte in relazione ai costi della politica. Ma occorre anche intervenire per correggere le tante oggettive storture di un sistema nel quale – anche questo, a suo avviso, deve essere detto – le retribuzioni di alcuni dirigenti pubblici sono più alte di quelle dei parlamentari. In questo senso, ad esempio, si orienta l'articolo aggiuntivo 8.011 da lui presentato al disegno di legge C. 4434 (Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e dell'illegalità nella pubblica amministrazione) che prevede misure per limitare la durata del collocamento fuori ruolo di magistrati, avvocati e procuratori dello Stato e per stabilire il principio che chi svolge una funzione pubblica ha diritto a un solo stipendio, anche se dipende da un'amministrazione ed è distaccato presso un'altra.

  Pierluigi MANTINI (UdCpTP) reputa fuor di dubbio che anche i parlamentari Pag. 78debbano fare qualche sacrificio in un momento come questo, in cui chi governa chiede sacrifici al Paese. Quanto alla denunciata mancanza o insufficienza di comunicazione istituzionale da parte dei Presidenti delle Camere in questa lunga stagione di antipolitica – che non data da questa legislatura e che, a suo giudizio, è in larga misura organizzata e pianificata – ritiene giusto che gli stessi svolgano un ruolo più attivo verso l'esterno, anche chiedendo rettifiche di informazioni inesatte apparse sugli organi di stampa.
  Quanto alle retribuzioni dei parlamentari – premesso che sarebbe auspicabile che alla Commissione governativa per il livellamento retributivo Italia-Europa fosse dato il tempo di terminare i propri lavori, anche a garanzia della serietà degli accertamenti istruttori che sta svolgendo – ritiene necessario procedere alla loro revisione, salvaguardando in ogni caso la dignità della funzione parlamentare: in particolare, occorre affrontare il problema del soggiorno a Roma e quello dei collaboratori dei parlamentari. Andrebbero poi rivisti sia il sistema di rimborso delle spese elettorali, che, considerato l'ammontare, è di fatto un finanziamento pubblico dei partiti, sia la prassi in base alla quale i parlamentari versano al partito parte della propria indennità.

  Beatrice LORENZIN (PdL) afferma preliminarmente di voler approfittare della presenza del governo e di una sede propria come quella parlamentare per affrontare un tema che non può essere lasciato impropriamente ai mezzi di comunicazione di massa. Si dichiara indignata per l'operazione di delegittimazione del Parlamento, consentita implicitamente dall'atteggiamento delle massime autorità dello Stato. Si tratta di un'operazione di depistaggio politico: infatti quando si afferma che l'indennità dei parlamentari italiani è di 11.600 euro a fronte dei 5.500 euro degli altri parlamentari europei, si mente sapendo di mentire. Infatti la cifra vera, relativa alla sola indennità senza rimborsi, è di 4.600 euro.
  Ricordando quanto sosteneva Karl Marx, si domanda se la politica debba essere riservata ai ricchi o al contrario un'attività umana esercitata in modo interclassista, senza limitazioni di censo o di provenienza sociale.
  In sostanza, ribadisce che la questione dei compensi dei parlamentari non può essere lasciata all'influenza dei mass-media; non deve sussistere una destrutturazione o delegittimazione del Parlamento. Certamente si deve intervenire sulla materia: ad esempio i collaboratori dei parlamentari potrebbero essere presi in carico direttamente dalla Camera oppure si potrebbe fissare un tetto ai rimborsi delle spese. Sottolinea la differenza nell'ordinamento italiano tra l'indennità – il vero stipendio – e i rimborsi spese, al proposito dei quali si dichiara favorevole, ai fini di una totale trasparenza, alla loro fatturazione.
  In conclusione la questione più rilevante da affrontare è quella della difesa della funzione del Parlamento e dei suoi rappresentanti.

  Sesa AMICI (PD) ritorna al tema all'origine della proposta avanzata dal collega Volpi: un parere di costituzionalità deliberato dalla I Commissione della Camera non può diventare nel circuito del web una decisione con cui i membri della medesima Commissione hanno impedito il taglio delle indennità dei deputati. È corretto fare dei passi presso il Presidente della Camera per sollecitare un intervento pubblico che chiarisca i termini della questione, anche se non ritiene che possa risolvere il problema del rapporto tra politica e opinione pubblica. Vi sono infatti in quest'ambito questioni che non sono mescolabili, come l'assetto istituzionale dello Stato e la crisi della politica.
  Condivide le riflessioni del collega Giachetti e osserva che in dieci anni si è Pag. 79interrotto il rapporto tra politica e cittadini, il Parlamento è stato delegittimato e sono cambiati la funzione e l'impegno che era alla base della scelta di molti di entrare in politica. Ma non tutti sono responsabili di questa situazione. Ricorda ai colleghi quante volte l'opposizione al precedente Governo ha affermato come la funzione del Parlamento fosse diventata una mera funzione notarile.
  È d'accordo con quanto sostenuto dai colleghi Calderisi e Giachetti che è necessario trovare soluzioni che non risultino semplici accorgimenti e che non bisogna tenere un atteggiamento difensivo, ma al contrario un atteggiamento che contribuisca a recuperare l'immagine della dignità del parlamentare.

  Maurizio BIANCONI (PdL) osserva di aver saputo da un telegiornale della televisione di Stato – il TG2 – di percepire 11.000 euro di indennità e di aver quindi inutilmente tentato di mettersi in contatto con il direttore di quella testata per ottenere chiarimenti. Rileva come non ci sia stato un comunicato stampa della Camera al proposito, come sarebbe stato doveroso.
  È d'accordo con i deputati Giachetti e Amici quando affermano che sulla questione non bisogna tenere un atteggiamento difensivo, anche se, a suo avviso, non sarà sufficiente a recuperare il rapporto tra parlamentari e opinione pubblica: paradossalmente, infatti, anche se i parlamentari decidessero di svolgere il loro compito gratuitamente, ci sarebbe chi li attaccherebbe, chiedendosi cosa ci sia allora in Parlamento da rubare.
  Per tornare all'origine della questione, osserva che, nonostante contenesse norme da ritenersi contrarie alla Costituzione, il decreto-legge attualmente all'esame delle Commissioni riunite V e VI della Camera è stato valutato dalla Presidenza della Repubblica con minor rigore rispetto a quanto accaduto con riferimento ad altri provvedimenti.
  In questo modo si è consentito che venissero attaccati i deputati, che sono gente comune che non merita di andare in giro ricoperta d'ignominia. Ritiene che anche il Presidente della Camera non si sia mosso in difesa dei deputati.
  Osserva inoltre come la questione delle indennità dei parlamentari sia venuta fuori nel momento in cui le Commissioni riunite Bilancio e Finanze hanno sollevato delle perplessità e posto degli ostacoli alla manovra del Governo. Si tratta, a suo avviso, della prosecuzione dell'operazione di delegittimazione della politica condotta dai grandi gruppi editoriali – Sole 24 ore, Corriere della Sera con Rizzo e Stella – al fine di favorire i nuovi poteri forti.
  In conclusione, ritiene che la posta in gioco sia la difesa della funzione del parlamentare e della Costituzione e il salvataggio delle regole costituzionali.

  Pierangelo FERRARI (PD) ringrazia la collega Lorenzin per la citazione di Karl Marx, anche se la ritiene impropria, perché riferita ai Parlamenti europei borghesi dell'ottocento, dove non sedeva nessun esponente della sinistra operaia. L'indennità per i parlamentari italiani fu infatti introdotta da Giovanni Giolitti.
  Ritiene che la polemica di questi giorni debba essere recepita come la necessità di un'autoriforma del sistema parlamentare. L'indignazione è infatti figlia dell'indecisione politica, della crisi istituzionale del sistema bicamerale. Il problema è in quest'ambito e qui va risolto il nodo politico.

  Donato BRUNO, presidente, prende atto della richiesta avanzata dai deputati intervenuti, che si riserva di portare a conoscenza del Presidente della Camera.

Proposta modificata di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che istituisce un meccanismo di valutazione e monitoraggio per verificare l'applicazione dell’acquis di Schengen.
(COM(2011)559 def.).

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Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il regolamento (CE) n. 562/2006 al fine di introdurre norme comuni sul ripristino temporaneo del controllo di frontiera alle frontiere interne in circostanze eccezionali.
(COM(2011)560 def.).

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Governance Schengen – Rafforzare lo spazio senza controlli alle frontiere interne.
(COM(2011)561 def.).

(Seguito dell'esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame congiunto dei provvedimenti, rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 dicembre 2011.

  Il sottosegretario Saverio RUPERTO, dopo aver ricordato come le proposte di regolamento in esame rafforzino il ruolo della Commissione europea nella valutazione e nel monitoraggio dell'applicazione dell’acquis di Schengen e trasferiscano da un regime di accordo intergovernativo ad uno di maggiore accentramento in capo agli organismi dell'Unione europea la decisione sul ripristino temporaneo dei controlli alle frontiere interne in circostanze eccezionali, dichiara che la valutazione del Governo sugli atti in esame è favorevole, salvo alcune precisazioni di cui dirà.
  Dichiara inoltre che il Governo condivide il parere espresso dalla Commissioni affari esteri del Senato, che ha rilevato come «l'Italia, quale Stato geograficamente collocato al centro del bacino del Mediterraneo, e paese di destinazione o transito di importanti flussi migratori verso l'Europa, è particolarmente interessata al tema dei controlli sulle frontiere esterne dell'Unione e, come recenti eventi hanno dimostrato, è particolarmente soggetta alla pressione di flussi imprevedibili, che possono determinare unilaterali chiusure di frontiera da parte di paesi confinanti anche se non sussistono i presupposti di minaccia all'ordine pubblico o alla sicurezza, con pregiudizio per il Paese». Il Governo condivide altresì il parere espresso dalla Commissione politiche dell'Unione europea del Senato, nel quale si rileva come «la gestione integrata delle frontiere esterne (che sono frontiere comuni dell'Unione) richieda allo stesso tempo un meccanismo vincolante di solidarietà, fondato sull'articolo 80 del TFUE, secondo il quale le politiche relative ai controlli alle frontiere, all'asilo e all'immigrazione «sono governate dal principio di solidarietà e di equa ripartizione della responsabilità tra gli Stati membri, anche sul piano finanziario».
  In conclusione, afferma che il giudizio del Governo sulle proposte di regolamento in esame è sostanzialmente positivo, anche se sarebbe auspicabile un ampliamento del termine previsto dalla proposta di regolamento per il ripristino autonomo dei controlli alle frontiere interne da parte di uno Stato in caso di emergenza: infatti cinque giorni, a fronte dei trenta oggi previsti, sono un tempo troppo breve. Parimenti, il Governo riterrebbe auspicabile una migliore definizione dei concetti di ordine pubblico e di sicurezza interna con riferimento ai presupposti per l'adozione di una decisione unilaterale in materia di ripristino dei controlli interni: in particolare, per evitare interpretazioni eccessivamente estensive e discrezionali di tali presupposti, sarebbe opportuno che questi fossero individuati in modo specifico e tassativo, facendo riferimento ad esempio al rischio di terrorismo o alla criminalità organizzata.

  Roberto ZACCARIA (PD) ricorda che gli atti in esame sono trasmessi dalle istituzioni europee ai Parlamenti nazionali nell'ambito di una procedura volta ad acquisire le valutazioni dei Parlamenti stessi in via diretta, senza la mediazione dei Governi, i quali possono pronunciarsi sugli stessi atti nelle competenti sedi istituzionali europee.
  Ad ogni modo, ricorda come le proposte di modifica dei regolamenti dell'Unione europea in esame nascano in conseguenza Pag. 81del massiccio afflusso di immigrati dal Nord-Africa in Italia determinato dall'emergenza umanitaria legata alle vicende politiche di quella zona del continente africano e della reazione di altri Paesi europei – e segnatamente della Francia – che, non ritenendo l'Italia capace di controllare adeguatamente le proprie frontiere e temendo un aumento dell'immigrazione clandestina proveniente dall'Italia, ha deciso di sospendere l'applicazione del regime di Schengen e di ripristinare temporaneamente i controlli alle sue frontiere interne.
  Ciò premesso, ritiene giusta la comunitarizzazione del sistema di decisione sulla sospensione dei controlli come pure la maggiore presenza della Commissione europea nella vigilanza. Rileva però che le procedure delineate rischiano di essere lente, mentre i presupposti per il ripristino dei controlli interni possono formarsi molto velocemente. Osserva inoltre che la riforma della governance di Schengen è importante, ma è altresì essenziale che le frontiere italiane siano considerate a tutti gli effetti frontiere dell'Unione europea e che la loro gestione non sia lasciata in capo all'Italia.

  Donato BRUNO, presidente e relatore, ricorda che nella precedente seduta era stata sollecitata l'interlocuzione con il Governo sui provvedimenti in titolo.

  Pierluigi MANTINI (UdCpTP) ritiene che le proposte in esame si muovano nella direzione giusta, anche se condivide le considerazioni svolte dal Governo in relazione alla necessità di prevedere un termine maggiore per il ripristino dei controlli interni. Concorda altresì con il deputato Zaccaria sul fatto che non è solo rafforzando i poteri dell'Unione europea nel controllo sugli Stati o avocando all'Unione europea decisioni che prima erano degli Stati membri che si risolve il problema della corretta applicazione del regime di Schengen alla luce degli odierni flussi migratori e delle emergenze umanitarie che provocano esodi di massa. A suo avviso, è necessario anche stabilire principi generali che orientino la Commissione europea e indichino quando ed entro quali limiti è ammissibile la sospensione del sistema di Schengen. Per questo è però necessaria la consapevolezza che i confini degli Stati periferici sono confini comuni dell'Unione europea.

  Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.05.

SEDE REFERENTE

  Martedì 13 dicembre 2011. — Presidenza del presidente Donato BRUNO.

  La seduta comincia alle 13.35.

Norme per la regolazione dei rapporti tra lo Stato e la Chiesa di Gesù Cristo dei santi degli ultimi giorni, in attuazione dell'articolo 8, terzo comma, della Costituzione.
C. 4716 Governo, approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 dicembre 2011.

  Donato BRUNO, presidente, ricorda che il termine per gli emendamenti è scaduto ieri alle ore 14 e che non sono stati presentati emendamenti.
  Il testo sarà trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva per l'acquisizione dei rispettivi pareri. Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

Pag. 82

Modifica all'articolo 133 della Costituzione, in materia di istituzione, modificazione e soppressione delle province.
C. 1242 cost. Gibelli, C. 4439 cost. Bersani, C. 4493 cost. Pastore, C. 4499 cost. Calderisi, C. 4506 cost. Vassallo e C. 4682 d'iniziativa popolare.

(Seguito dell'esame e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 6 dicembre 2011.

  Donato BRUNO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 13.45.

AVVERTENZA

  I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

SEDE CONSULTIVA

Legge comunitaria 2011.
C. 4623 Governo.

COMITATO PERMANENTE PER I PARERI

Disposizioni in materia di professioni non organizzate in ordini o collegi.
Nuovo testo unificato C. 1934 Froner e abb.