CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 29 novembre 2011
569.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Cultura, scienza e istruzione (VII)
COMUNICATO
Pag. 26

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

  Martedì 29 novembre 2011.

  L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 13.55 alle 14.10.

INDAGINE CONOSCITIVA

  Martedì 29 novembre 2011. — Presidenza del presidente Valentina APREA.

  La seduta comincia alle 14.10.

Deliberazione di un'indagine conoscitiva sulla proposta di legge C. 1294 Siliquini recante Ordinamento della professione di statistico e istituzione dell'Ordine e dell'albo degli statistici.
(Deliberazione).

  Valentina APREA, presidente, avverte che è stata acquisita l'intesa del Presidente della Camera, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del Regolamento, ai fini dello svolgimento di un'indagine conoscitiva sulla proposta di legge C. 1294 Siliquini recante Ordinamento della professione di statistico e istituzione dell'Ordine e dell'albo degli statistici, sulla base del programma in distribuzione (vedi allegato).
  Propone quindi di deliberarne lo svolgimento.

  La Commissione delibera quindi lo svolgimento dell'indagine conoscitiva.

  La seduta termina alle 14.15.

Pag. 27

ATTI DEL GOVERNO

  Martedì 29 novembre 2011. — Presidenza del presidente Valentina APREA. – Interviene il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca, professore Francesco Profumo.

  La seduta comincia alle 14.15.

Schema di decreto legislativo recante introduzione della contabilità economico-patrimoniale, della contabilità analitica e del bilancio unico nelle università.
Atto n. 395.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dell'atto del Governo in oggetto rinviato, da ultimo, nella seduta del 3 novembre 2011.

  Valentina APREA, presidente, ringrazia innanzitutto il ministro Profumo, che sarà d'ora in poi coadiuvato dall'operato dei sottosegretari di Stato all'istruzione, università e ricerca, professoressa Elena Ugolini e professore Marco Rossi Doria, appena nominati, ai quali rivolge un sentito augurio di buon lavoro. Ricorda che il ministro Profumo si era reso disponibile a tornare in Commissione, poiché il gruppo parlamentare del Partito democratico aveva chiesto espressamente di mantenere aperta la discussione sugli schemi di decreti legislativi n. 395 e 396, di attuazione della legge n. 240 del 2010, al fine di approfondire e discutere insieme le eventuali criticità.

  Il ministro Francesco PROFUMO ringrazia per l'invito a partecipare ai lavori della Commissione, offrendo la sua disponibilità ad intervenire ogni qualvolta lo si riterrà opportuno. Auspica, quindi, che vi siano contributi al dibattito e all'approfondimento, nei confronti dei quali egli resta sempre disponibile ed aperto, al fine di migliorare il contenuto dei provvedimenti in esame.

  Manuela GHIZZONI (PD) ricorda che la necessità di approfondire il dibattito e la discussione riguarda in particolar modo lo schema di decreto n. 396, il cui contenuto politico è condivisibile, ma che andrebbe migliorato nel suo contenuto tecnico, atteso che la valutazione dell'attività universitaria è un tema fondamentale e imprescindibile per il buon funzionamento di tutto il sistema. Evidenzia, in particolare, la preoccupazione che si dia attuazione al sistema di valutazione dell'università iniziando con un passo falso. Intervenendo con riguardo specifico all'articolo 11 dello schema di decreto n. 395, stigmatizza il fatto che esso, disponendo che ai dipartimenti sia attribuita autonomia gestionale in luogo della pregressa autonomia finanziaria e amministrativa, privi il Dipartimento della sua sostanziale autonomia, quale strumento per poter condurre le attività tipiche e centrali nel nuovo sistema di governo dell'università.

  Il ministro Francesco PROFUMO, con riguardo al nuovo sistema di contabilità previsto dallo schema di decreto n. 395, ricorda come proprio il Politecnico di Torino sia stato il primo ateneo in Italia ad avviare il nuovo sistema di rappresentazione delle poste di bilancio, al fine di assicurarne una piena e chiara leggibilità, essendo necessario avviare anche un processo culturale ed una fase di formazione preventiva del personale utile anche per applicare un opportuno controllo di gestione. Rileva anche la necessità che si arrivi alla piena conoscenza dei patrimoni delle università, che spesso non sono affatto conosciuti. Con riguardo, poi, al nuovo sistema del bilancio unico di ateneo, ricorda come finora vi sia stata una dicotomia tra il bilancio dell'ateneo e il bilancio dei singoli dipartimenti, per cui si verificava che il bilancio di ateneo fosse costantemente senza cassa, mentre quello dei dipartimenti poteva finanziare gli investimenti avendo disponibili in cassa somme più o meno consistenti; con una situazione che creava, fra l'altro, un incentivo a spendere tali somme a livello dipartimentale. Pertanto, il bilancio dell'ateneo Pag. 28non offriva più le risorse per avviare gli investimenti necessari all'università, non avendo a disposizione neanche tutta la competenza iniziale necessaria. Aggiunge che tali problemi si erano accentuati con l'avvio del sistema della tesoreria unica, al quale in alcune esperienze si era cercato di ovviare con la modalità del cash pooling, accentrando in capo ad un unico soggetto giuridico la gestione delle correnti disponibilità finanziarie, al fine di ottenere la miglior gestione della tesoriera aziendale con relazione ai rapporti con gli istituti di credito. Evidenzia, quindi, come il tema fondamentale resti quello dell'efficienza del sistema. Per quanto concerne, poi, il tema dell'autonomia gestionale e amministrativa dei singoli dipartimenti, rileva come in futuro la strada tracciata dalla riforma prevede che i dipartimenti non abbiano più un bilancio di competenza, ma che venga approvato un budget dagli stessi determinato, in modo che si possa mantenere la loro autonomia gestionale. Considera, pertanto, come le parole chiave per comprendere tale passaggio siano da una parte il budget approvato dei singoli dipartimenti, e dall'altra la necessità di evitare il ritorno ai vecchi istituti, curando la formazione del personale per l'attuazione del nuovo sistema. Con riferimento, infine, al tema relativo all'autonomia finanziaria dei dipartimenti, manifesta la sua disponibilità ad intervenire durante i lavori della Commissione al fine di illustrare gli obiettivi da perseguire per portare a termine il percorso iniziato.

  Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Schema di decreto legislativo recante valorizzazione dell'efficienza delle università e conseguente introduzione di meccanismi premiali nella distribuzione di risorse pubbliche sulla base di criteri definiti ex ante anche mediante la previsione di un sistema di accreditamento periodico delle università e la valorizzazione della figura dei ricercatori a tempo indeterminato non confermati al primo anno di attività.
Atto n. 396.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

  La Commissione prosegue l'esame dell'atto del Governo in oggetto rinviato nella seduta del 3 novembre 2011.

  Manuela GHIZZONI (PD) evidenzia, in particolare, la preoccupazione che si dia attuazione al sistema di valutazione dell'università iniziando con un passo falso. Con riguardo alla parte dello schema di decreto in esame riguardante il sistema – sottolinea anzi, purtroppo, i sistemi – di valutazione trattati nei capi II, III e IV, dichiara che una necessità imprescindibile del sistema universitario sia dotarsi di un buon sistema di valutazione della qualità dei risultati ottenuti. Le università autonome e responsabili devono sottoporsi a continue e stringenti valutazioni, in base alle quali sarà distribuita la quota premiale e quindi aggiuntiva delle risorse pubbliche e sarà informata l'opinione pubblica. È per questa ragione che è stata istituita l'ANVUR ed è ormai molto urgente mettere a punto e mandare a regime il sistema di valutazione. Ritiene, tuttavia, che un passo falso all'inizio possa pregiudicare seriamente l'intera operazione, sulla quale c’è invece un ampio consenso, sia parlamentare che nelle università, e teme che lo schema di decreto possa costituire proprio un involontario passo falso. Occorre quindi porvi rimedio senza ingenerare ritardi significativi. Per questo fa appello ad una pronta azione del nuovo ministro che certamente ha competenza e lunga esperienza sul tema specifico. Fa, inoltre, riferimento alle recenti riflessioni del Coordinamento nazionale dei Nuclei di Valutazione delle Università Italiane (CONVUI), che si è costituito nel 2005 per offrire ai Nuclei di Valutazione di Ateneo un punto di incontro e scambio di opinioni, al di là della riunione annuale organizzata dal CNVSU. Tale organismo Pag. 29ha di recente inviato un documento alle parti interessate dalla riforma, evidenziando in particolare talune criticità che presenta il nuovo sistema. Ritiene che la stessa impostazione generale dello schema di decreto debba essere ripensata e i suoi contenuti rimodulati. In primo luogo, osserva che il decreto introduce tre diversi sistemi di valutazione: il sistema di accreditamento iniziale e periodico delle sedi e dei corsi di studio, il sistema di valutazione e di assicurazione della qualità, dell'efficienza e dell'efficacia della didattica e della ricerca, il sistema di autovalutazione interna delle università, da potenziare. Questa ripartizione è in netto contrasto con le linee guida europee, nonostante che lo stesso decreto, all'articolo 5, comma 2, le menzioni esplicitamente. Nel modello europeo, infatti, il sistema unico di assicurazione della qualità include al suo interno i processi di valutazione e di accreditamento, oltre che di audit. Ricorda che la valutazione della qualità delle attività didattiche delle università europee è centrata su un confronto dialettico e costruttivo tra un'autovalutazione interna, affidata a docenti e studenti del corso di studio, e una successiva esterna, affidata ad esperti provenienti da altri atenei, con visite in situ e in peer review. Al termine viene prodotto un rapporto di valutazione che indica punti di forza e di debolezza del corso di studio e suggerisce possibili interventi migliorativi o correttivi. Questo tipo di valutazione in due fasi, interna ed esterna, rappresenta quindi un monitoraggio annuale permanente della qualità e lo stimolo principale per quel miglioramento continuo che è il suo vero obiettivo. A scadenza pluriennali, in base agli esiti delle procedure di valutazione, può essere rilasciato o no un accreditamento del corso di studio che è destinato ad indicare a tutti i portatori di interesse – studenti, famiglie degli studenti, datori di lavoro e altri – se il corso di studio è in grado di mantenere fede ai suoi impegni in termini di contenuti e qualità. Osserva, quindi, che si tratta dunque di un sistema unico di assicurazione della qualità che si articola, nel tempo e nei modi, in attività diverse fra loro ma strettamente interconnesse e interdipendenti. Rispetto al contenuto dello schema di decreto, rileva che un tale sistema unico eviterebbe sia il sovrapporsi e il confondersi di compiti e funzioni, sia l'inevitabile ipertrofia burocratica conseguente all'istituzione di tre diversi sistemi. Comprende bene che i tre sistemi previsti dal decreto possano derivare da un'applicazione meccanica dell'articolo 5, comma 3, lettere a), b) e c) della legge n. 240 del 2010, ma lo stesso comma alla successiva lettera d) cita esplicitamente le linee guida europee che invece indicano, come già considerato, l'opportunità di un unico sistema coordinato di valutazione e accreditamento. Invita, quindi, a riformulare lo schema di decreto nel senso da lei indicato, certamente nel pieno rispetto della legge ma anche armonizzando il sistema italiano con quello europeo e quindi permettendone l'inserimento a pieno titolo nel «Processo di Bologna» e nell'Area europea dell'educazione superiore.
  In secondo luogo, rileva che nel testo dello schema di decreto sembra che l'accreditamento e la valutazione si riducano e si esauriscano nel calcolo e nella verifica di opportuni indicatori numerici. Non vi è nessun dubbio anche a livello di linee guida europee, che l'uso di batterie di indicatori prestabiliti è requisito preliminare e irrinunciabile di ogni procedura di valutazione e di accreditamento. Tuttavia, appare certamente riduttivo trasformare la valutazione della qualità di un corso di studio nel meccanico superamento di soglie numeriche che, tra l'altro, induce comportamenti elusivi.
  Ritiene che la valutazione consiste, invece, nel confronto dialettico e costruttivo tra l'autovalutazione interna e la valutazione esterna esercitato, in particolare, discutendo e comparando i vari indicatori prestabiliti. È un confronto tra persone che collaborano al fine di migliorare la qualità dell'attività didattica del singolo corso di studio e si devono misurare intellettualmente con la varietà dei contesti, degli obiettivi, dei risultati dei differenti corsi di studio. Invita a non dimenticare, Pag. 30infatti, che il nostro modello universitario è quello dell'autonomia didattica, voluto dalla Costituzione e tipico delle università di tutto il mondo: quindi tante università diverse fra loro valutate continuamente e duramente, non tante sedi diverse di un'unica «università nazionale» governata centralmente sin nei dettagli. Osserva anche che le visite in situ del modello europeo nello schema di decreto si trasformano significativamente in accertamenti ispettivi. Cioè da un modello europeo collaborativo (peer review), volto al miglioramento continuo, si è passati ad un modello italiano sanzionatorio, volto all'applicazione di premi e punizioni. Considera opportuno, poi, specificare meglio nel testo dello schema di decreto la questione degli indicatori ex ante. Tale termine, salvo errori di interpretazione, è utilizzato come sinonimo di indicatori prestabiliti. Osserva che, da un lato, è certamente una norma giusta quella che prevede che ogni indicatore sia prestabilito e quindi noto in anticipo agli addetti ai lavori. Tuttavia, in tutti i moderni processi di valutazione, gli indicatori della qualità, tutti prestabiliti, si suddividono in ex ante e ex post a seconda che riguardino la qualità della progettazione e le quantità di risorse umane e infrastrutturali disponibili ex ante, ovvero a priori, per il corso di studio, oppure la qualità ex post, cioè a posteriori, del processo didattico effettivo e soprattutto la qualità dei risultati, in termini di formazione acquisita e di successo personale e lavorativo dei laureati. Nello schema di decreto sembrano invece non esistere gli indicatori ex post, che pure sono i più importanti e significativi per la valutazione della qualità dei risultati della formazione e non solo delle risorse messe in campo.
  Osserva, poi, come un altro fattore di incertezza che potrebbe essere indotto dallo schema di decreto è la presenza sotto traccia del classico concetto di autorizzazione ministeriale – testualmente «a rilasciare un titolo avente valore legale» – confuso con quello di accreditamento. L'autorizzazione ad attivare un corso di laurea, sia iniziale che ripetuta nel tempo, come sarebbe opportuno, è un tipico compito del Ministero che verifica da un lato la presenza delle risorse minime necessarie per il funzionamento, dall'altro, mediante il CUN, il rispetto dei parametri culturali minimi tipici di ciascuna classe di corsi di studio. Osserva che l'autorizzazione è, per sua natura, ex ante, anche se è rinnovata periodicamente, mentre invece l'accreditamento è un atto conclusivo della procedura di valutazione della qualità, spetta ad un'agenzia di valutazione come l'ANVUR ed è, per sua natura, ex post. Ritiene, quindi, che la confusione tra compiti del Ministero e dell'ANVUR, tra autorizzazione e accreditamento, tra ex ante e ex post può essere foriera di molte conseguenze negative e va rimossa. Aggiunge che un ultimo fattore di sicura difficoltà di applicazione dello schema di decreto deriva dal ruolo poco chiaro assegnato ai Nuclei di valutazione interna di ogni ateneo, oltre a quelli già spettanti loro per legge. Sottolinea che non è certamente ai nuclei che spetta il compito dell'autovalutazione di ciascun corso di studio né quello della valutazione esterna, semmai quelli dell'autovalutazione dell'ateneo nel suo complesso e di coordinamento delle attività di autovalutazione dei corsi di studio, con una sorta di meta-valutazione. Più in generale, osserva che tutto il tema cruciale dell'autovalutazione sembra essere trascurato nello schema di decreto, così come sembra mancare la presenza normativa degli organi di governo dell'ateneo e di ogni singolo corso di studio, ai quali spetta certamente prendere le decisioni conseguenti ai risultati della valutazione. Rileva, ad esempio, che le commissioni paritetiche docenti-studenti redigono una relazione con le proposte per il miglioramento della qualità diretta solo al nucleo di valutazione dell'ateneo e non anche e soprattutto al consiglio del corso di studio. Poiché l'autovalutazione è la base su cui si costruisce il modello europeo di valutazione, ritiene che sarebbe conveniente che lo schema di decreto rimuovesse ogni incertezza e confusione al riguardo.Pag. 31
  Conclude, infine, sottolineando come sia importante e urgente varare il sistema italiano di valutazione della qualità dei risultati universitari, armonizzandolo con quello europeo e con le migliori esperienze e competenze nazionali. Tuttavia, proprio per la sua importanza, il tema è delicato e va affrontato con la massima chiarezza nel massimo consenso possibile. Osserva che partire bene è la condizione per arrivare presto e bene: ce la si può fare in breve tempo ma occorre migliorare lo schema di decreto, e per questo si dichiara disponibile in tal senso. Con riguardo, poi, all'articolo 15 dello schema di decreto n. 396, il quale dispone che ai ricercatori a tempo indeterminato non confermati è riconosciuto, fin dal primo anno di effettivo servizio, il trattamento economico pari al 70 per cento di quello dei professori di seconda fascia a tempo pieno di pari anzianità che, invece, l'articolo 1, comma 2, del decreto-legge n. 7 del 2005, riconosceva dopo il primo anno di effettivo servizio e fino al giudizio di conferma. Al riguardo, sottolinea come non risulta essere chiaro, allo stato, quale sia il trattamento economico spettante ai ricercatori assunti nel 2010, in vigenza del regime concorsuale precedente; ai medesimi ricercatori infatti, in virtù del citato blocco, non risulterebbe applicabile la norma introdotta dal decreto-legge n. 7 del 2005, che equipara il trattamento economico dei ricercatori universitari non confermati al 70 per cento di quello previsto per il professore universitario di seconda fascia di pari anzianità. Sottolinea quindi le pesanti iniquità e le disparità di trattamento alle quali si andrebbe incontro, non applicando il citato blocco generalizzato ai ricercatori assunti nel 2011, i quali, pertanto, potrebbero godere, a partire dal secondo anno di attività, della maggiorazione dello stipendio.

  Paola FRASSINETTI (PdL), relatore, accoglie con favore la piega che ha preso la discussione e i suggerimenti provenienti dall'onorevole Ghizzoni che in parte condivide. Ricorda come già nelle audizioni erano stati evidenziati taluni aspetti critici dei provvedimenti all'esame, nonché l'interrogazione presentata dall'onorevole Vassallo in merito all'aumento retributivo spettante ai ricercatori assunti nel 2010. Ricorda, ancora, la questione riguardante la necessità di preservare l'autonomia finanziaria dei dipartimenti, sollevata in particolare nel dibattito dall'onorevole Nicolais. Dichiara, quindi, la propria disponibilità ad elaborare una proposta di parere che tenga conto di tutti gli utili suggerimenti, una volta acquisita la posizione del Governo.

  Il ministro Francesco PROFUMO ringrazia innanzitutto i commissari per l'attenta analisi tecnica dei temi oggetto degli schemi di decreto in esame, che vertono su materie estremamente complicate. Con riguardo allo schema di decreto n. 396, rispondendo all'onorevole Ghizzoni, assicura innanzitutto che verrà fatto quanto necessario per ovviare al problema evidenziato riguardante il trattamento retributivo dei ricercatori assunti nel 2010. Ricorda poi l'esperienza del «Progetto Campus» della Conferenza dei rettori delle università italiane (CRUI), concernente la sperimentazione su alcuni diplomi universitari, ove si partì dall'autovalutazione per passare poi alle visite in loco, ma non si arrivò all'accreditamento poiché non sussistevano ancora le condizioni di maturità. Ritiene, in materia, che occorre sempre partire da un documento di autovalutazione dell'università redatto secondo una griglia predefinita, per poi passare alle visite in loco, che non devono avere natura ispettiva, ma che invece devono consentire di parlare con gli studenti e con tutto il personale interessato; improntate quindi, come devono essere, ad uno spirito di massima apertura. Ritiene, poi, come il nucleo di autovalutazione debba entrare nel processo di assicurazione della qualità dell'università e, come ultimo passaggio, si possa quindi raggiungere l'accreditamento, potendo comunque sussistere fasi di riesame. Ricorda, al riguardo, come tutte le grandi università hanno un sistema di assicurazione della qualità, che deve permeare tutta la cultura Pag. 32della valutazione, in quanto fasi di valutazione di tipo meramente numerico e analitico non possono rappresentare il cuore del sistema di valutazione, costituito invece, come deve essere, da un processo di conoscenza reciproca effettuato da pari nell'accademia.
  Rispondendo, quindi, all'onorevole Frassinetti, segnala la necessità che sia valorizzata e potenziata la funzione della valutazione, sulla scia dei Paesi europei che hanno istituito un'apposita Agenzia per la valutazione. Tiene a precisare, fra l'altro, che è sua intenzione avviare un percorso diretto alla sottrazione dell'ANVUR dalla vigilanza del ministero, al fine di rafforzarne la posizione di terzietà e di incrementarne la credibilità. Ritiene, inoltre, che anche istituzioni e organismi come il CUN ed il CRUI debbano limitarsi a svolgere il proprio ruolo senza pretendere di sconfinare nella competenza di altri organi.

  Valentina APREA, presidente, ringrazia il ministro Profumo per l'esaustività della sua replica, nella quale, peraltro, si dà conferma della validità delle scelte compiute dal ministro Gelmini. Propone, quindi, di procedere alla predisposizione di una proposta di parere, contenente le condizioni e le osservazioni conseguenti alle considerazioni svolte dalle colleghe Ghizzoni e Frassinetti, da poter sottoporre all'esame della Commissione nella settimana tra il 12 ed il 16 dicembre prossimi. Chiede al ministro, inoltre, la disponibilità nello stesso periodo ad illustrare alla Commissione gli indirizzi programmatici del suo dicastero, eventualmente affrontando in tempi diversi i temi legati all'università e alla ricerca e quelli relativi all'istruzione.

  Il ministro Francesco PROFUMO ricorda che le Università hanno da poco provveduto all'approvazione dei rispettivi statuti e sono in procinto di approvare i bilanci preventivi, già nella nuova configurazione: proprio per tale motivo, apprezza l'attenzione prestata dalla Commissione alla rapidità dell'approvazione dei pareri di competenza. Comunica, infine, la sua disponibilità ad illustrare, da un punto di vista generale ed unitario, le linee programmatiche del suo dicastero, complessivamente intese sia per il settore dell'istruzione che dell'università ritenendo necessario considerarli congiuntamente. Si riserva, in un secondo momento, dopo aver acquisito le osservazioni della Commissione, di procedere alla formulazione compiuta del suo programma sulla base delle considerazioni espresse dalla Commissione medesima.

  Valentina APREA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

  La seduta termina alle 15.15.

Pag. 33