CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 25 ottobre 2011
552.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 27 OTTOBRE 2011

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RISOLUZIONI

Martedì 25 ottobre 2011. - Presidenza del presidente della VIII Commissione, Angelo ALESSANDRI. - Interviene il sottosegretario di Stato per lo sviluppo economico, Stefano Saglia.

La seduta comincia alle 13.05.

7-00573 Piffari: Iniziative per la regolamentazione delle installazioni delle piattaforme petrolifere.
(Seguito della discussione e rinvio).

Le Commissioni proseguono la discussione della risoluzione in titolo, rinviata nella seduta del 19 ottobre 2011.

Il sottosegretario Stefano SAGLIA sottolinea preliminarmente che sono state rigettate tutte le istanze di permesso di ricerca di idrocarburi antistanti le coste italiane e, quindi, anche quelle nel mare Adriatico meridionale, all'interno delle 12 miglia marine, in attuazione del decreto legislativo n. 152 del 2006. In particolare, sono state rigettate, in quanto totalmente o in massima parte interferenti, 17 istanze; a 2 hanno rinunciato le stesse compagnie e 21 sono state riperimetrate.
In relazione alle dichiarazioni del commissario Oettinger del 7 luglio 2010, segnala che immediatamente dopo l'incidente del pozzo Macondo nel Golfo del Messico, il 3 maggio 2010 il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, costituì una commissione di accertamento delle cause e delle circostanze dell'incidente della società British Petroleum e sospese ogni autorizzazione alla perforazione di nuovi pozzi di petrolio in mare. Successivamente, anche sulla base delle disposizioni italiane - prime ed uniche in Europa - e dei primi risultati del lavoro della commissione, il commissario Oettinger rilasciò quella dichiarazione che non produsse sostanzialmente effetti. Aggiunge che a tutt'oggi in Italia non è stata autorizzata alcuna nuova perforazione di pozzi petroliferi in mare.

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Sottolinea che il Ministero dell'ambiente ha comunicato che nel tratto di mare compreso tra Bari e S. Maria di Leuca (LE) risultano attualmente in corso sette procedure di VIA relative ad istanze di permessi di ricerca con programmi di lavoro limitati alla sola prospezione sismica. Risultano invece concluse due procedure sempre relative ad istanze di permessi di ricerca con programmi di lavoro limitati alla prospezione sismica.
Tra i procedimenti in corso se ne annoverano tre relativi a riavvii di procedimenti a seguito di decisioni del TAR che ha annullato precedenti decreti VIA (relativi ad istanze di permessi di ricerca denominate D149DR-NP, D60FR-NP e D61FR-NP della società Northern Petroleum).
Relativamente a quanto evidenziato nella risoluzione in esame circa l'inquinamento da idrocarburi e catrame provocato dalle richiamate attività, precisa che, non essendo in atto alcuna operazione di perforazione o estrazione, esso non risulta possibile; peraltro, la Valutazione di Impatto Ambientale è un procedimento teso a valutare la compatibilità ambientale dei progetti, pertanto, le valutazioni effettuate tengono conto delle possibili emissioni di sostanze inquinanti individuando sia la tipologia di dette sostanze sia le misure che devono essere adottate per evitare ed eliminare eventuali effetti nocivi.
Fa presente che la modifica apportata dall'articolo 2 del decreto legislativo n. 128 del 2010 al decreto legislativo n. 152 del 2006 ha prodotto il blocco di tutte le nuove iniziative di ricerca petrolifera entro le 12 miglia dalle coste italiane, la cancellazione di programmi di investimenti per 3 miliardi di euro e la rinuncia alla prospettiva di aumentare la produzione nazionale di idrocarburi e, quindi, il prodotto interno per valori che non si possono verificare, ma stimabili in alcune decine di miliardi di euro. Prospetta la possibilità, alla luce della grave crisi economica, di modificare il decreto legislativo n. 152 del 2010 per garantire investimenti nel settore e, conseguentemente, la crescita economica. Richiama in proposito il recente aumento del rating operato da Standard & Poor's su Israele in conseguenza dell'apertura di nuove aree marine alla produzione di idrocarburi.
Sottolinea altresì che l'Italia si è attivata dal maggio 2010 per promuovere una nuova e più stringente normativa in materia di ricerca e produzione di idrocarburi, sia in termini di prevenzione e sicurezza che in termini di gestione comune delle emergenze. L'Italia sta inoltre promuovendo un coordinamento tra i paesi rivieraschi del Mediterraneo, nell'ambito della ratifica del protocollo offshore della Convenzione di Barcellona, nella consapevolezza che eventuali incidenti rilevanti nel Mediterraneo produrrebbero conseguenze all'intero bacino.
Appare in tal senso inutilmente penalizzante - e sovente tecnicamente impraticabile - ipotizzare limitazioni all'installazione di piattaforme nel Mediterraneo da parte dei Paesi rivieraschi europei, nella considerazione che la maggior parte della produzione è italiana e croata ed è relativa al solo gas metano e che tale attività si protrae nei mari italiani da circa 50 anni senza alcun inconveniente, producendo un consistente beneficio in termini di produzione e anche di sviluppo tecnologico per le nostre imprese, oggi ancora all'avanguardia nel settore.
Con riferimento al dispositivo della risoluzione in esame, propone la seguente riformulazione del primo impegno: «a bloccare l'iter autorizzativo di tutte le istanze presentate e a venire, relative a sondaggi e prospezioni geosismiche con l'eventualità di future installazioni di piattaforme petrolifere, conformemente al disposto del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, come modificato dal decreto legislativo n. 128 del 2010».
Dichiara che il Governo non accoglie il secondo punto della parte dispositiva della risoluzione, volto a prevedere modifiche al decreto legislativo n. 152 del 2006.
Propone, infine, la seguente riformulazione del terzo impegno: «a promuovere presso l'Unione europea una nuova normativa che regolamenti l'installazione delle piattaforme petrolifere, nel rispetto

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di normative di sicurezza di standard europeo per l'intero bacino mediterraneo, in attuazione del Protocollo Offshore della Convenzione di Barcellona». Si impegna pertanto ad accogliere gli impegni previsti nella risoluzione così riformulata.

Sergio Michele PIFFARI (IdV) ringrazia il sottosegretario Saglia, anche per la celerità con cui ha voluto esprimere il parere del Governo sull'atto di indirizzo di cui egli è primo firmatario. Pur riconoscendo la difficoltà di apportare al decreto legislativo n. 152 del 2006 le modifiche richieste dal secondo impegno della risoluzione, ritiene che vada fatto uno sforzo supplementare di approfondimento e di riflessione al fine di giungere ad una deliberazione consapevole anche su quanto previsto dal secondo impegno. Propone, pertanto, di svolgere un breve ciclo di audizioni dei rappresentanti degli organismi pubblici e privati maggiormente interessati - ad esempio, l'ISPRA, la Direzione generale per le risorse minerarie del Ministero dello sviluppo economico, alcune delle regioni maggiormente coinvolte, società come la Saipem Spa - al fine di acquisire ulteriori elementi conoscitivi e di giudizio, prima di procedere alla votazione dell'atto di indirizzo in esame.

Angelo ALESSANDRI, presidente, fa presente che la richiesta di audizioni avanzata dal deputato Piffari sarà sottoposta all'attenzione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite.

Salvatore MARGIOTTA (PD), nell'associarsi alla richiesta di audizioni avanzata dal collega Piffari, chiede al sottosegretario Saglia di voler specificare meglio le ragioni per le quali si è espresso in senso contrario sul secondo impegno della risoluzione in esame, precisando in particolare se tale contrarietà è riferibile all'impegno nella sua interezza o soltanto all'ultima parte dell'impegno medesimo, laddove si impegna il Governo ad assumere iniziative legislative che prevedano «il divieto assoluto di ogni ulteriore installazione delle piattaforme in tutta l'estensione del mare Adriatico di competenza nazionale».

Il sottosegretario Stefano SAGLIA, con riferimento alla domanda formulata dal deputato Margiotta, si riserva di fornire una risposta esaustiva nella prossima seduta dopo avere espletato gli opportuni approfondimenti.

Angelo ALESSANDRI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia ad altra seduta il seguito della discussione.

La seduta termina alle 13.15.

ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Martedì 25 ottobre 2011. - Presidenza del presidente della VIII Commissione, Angelo ALESSANDRI.

La seduta comincia alle 13.15.

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo al Consiglio, al Comitato Economico e sociale europeo e al Comitato delle Regioni: Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse.
COM(2011)571 def.

(Esame, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

Le Commissioni iniziano l'esame del provvedimento in oggetto.

Angelo ALESSANDRI, presidente, avverte che è stato richiesto che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.

Sergio PIZZOLANTE (PdL), relatore per la VIII Commissione, fa presente che le Commissioni riunite VIII (Ambiente, territorio e lavori pubblici) e X (Attività produttive) avviano l'esame della comunicazione, presentata il 20 settembre scorso

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dalla Commissione europea, avente oggetto la Tabella di marcia verso un'Europa efficiente nell'impiego delle risorse.
Si tratta di uno di quei documenti di carattere strategico e a valenza generale, che hanno il pregio di affrontare questioni complesse, sotto diversi profili, in una prospettiva compiuta che prefigura interventi di diversa natura e che investono diverse politiche settoriali.
Nel caso specifico, si prospetta un approccio integrato per una più razionale gestione di tutti i materiali e le risorse naturali nel corso del loro ciclo di vita.
Il documento parte dall'assunto che non è ecologicamente sostenibile proseguire nell'utilizzo delle risorse materiali nella misura conosciuta nell'ultimo secolo nel corso del quale l'estrazione di tale risorse è cresciuta di 34 volte. Ciò ha determinato una condizione di grave degrado degli ecosistemi del pianeta e un eccessivo sfruttamento dell'ambiente.
Precisa che, analogamente a quanto già avvenuto con riferimento all'utilizzo delle fonti energetiche, la Commissione opportunamente pone l'attenzione sui vantaggi che potrà assicurare un uso più efficiente delle risorse.
Venendo ai profili che investono più direttamente la competenze specifica della Commissione Ambiente e rimettendo al collega Torazzi l'illustrazione degli aspetti che attengono alle competenze della Commissione Attività produttive, rileva come il punto di partenza sia da individuare nella inadeguata valutazione dei danni e delle diseconomie prodotte sui sistemi ambientali da un'inefficiente gestione delle risorse.
La Commissione propone a tal fine che si avvii una contabilizzazione del valore degli ecosistemi e del capitale naturale, in modo da valorizzare il potenziale di crescita delle infrastrutture verdi e dell'«economia del ripristino». Si invitano quindi gli Stati membri ad elaborare, in collaborazione con le istituzioni dell'Unione europea, una mappa degli ecosistemi valutandone il valore economico.
Più in dettaglio, si evidenzia, in una logica che intende sottolineare anche i possibili vantaggi e le opportunità economiche che un diverso approccio delle politiche pubbliche e dei comportamenti dei soggetti privati può garantire, la necessità di una più efficacia protezione delle biodiversità, con particolare riferimento ai comparti della pesca e dell'agricoltura.
Viene anche quantificata in un valore compreso tra gli 800 e i 2300 miliardi di dollari USA annui il potenziale vantaggio economico e commerciale di politiche basate sulla biodiversità e i servizi ecosistemici.
Particolare attenzione viene altresì dedicata al riutilizzo, nell'ambito dei processi produttivi, di materie prime scartate come rifiuti, attraverso il loro riuso, riciclo e recupero (la cosiddetta «impronta ecologica»), secondo una strategia ispirata all'uso più efficienza delle risorse nel corso del loro ciclo di vita.
Inoltre, ritiene opportuno segnalare che nel documento in esame si prefigura come tappa intermedia da raggiungere entro il 2020, da un lato, l'obiettivo della completa eliminazione delle spedizioni illecite di rifiuti, dall'altro, quello della limitazione dello smaltimento dei rifiuti attraverso il recupero di energia ai soli materiali non riciclabili, con sostanziale eliminazione dello smaltimento in discarica.
A fondamento di tali obiettivi, vengono posti elementi oggettivi che possono essere così sintetizzati. Nell'ambito dell'Unione europea, secondo le stime della Commissione europea, si produrrebbero annualmente 2,7 miliardi di tonnellate di rifiuti, di cui 98 milioni pericolosi. Tuttavia, solo il 40 per cento dei rifiuti solidi viene riutilizzo o riciclato, mentre il resto è conferito in discarica o destinato all'incenerimento.
Pur registrandosi un significativo progresso sotto questo profilo (nel 1995 solo il 20 per cento dei rifiuti solidi era oggetto di riciclo), le situazioni dei diversi Stati membri evidenziano marcate differenze e i margini di miglioramento appaiono comunque assai consistenti.
Oltre alla definizione di misure sanzionatorie e di vincoli, quali l'introduzione di quote minime di materie riciclate e di

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criteri di durabilità e di riutilizzabilità, in aggiunta alla responsabilizzazione dei produttori, la Commissione sottolinea la necessità di un forte impulso alla ricerca e all'innovazione anche attraverso lo sviluppo di forme di partenariato pubblico o privato.
Si prefigurano, inoltre, più rigorosi obblighi in materia di appalti pubblici verdi, in modo da indurre le amministrazioni pubbliche: a privilegiare la fornitura di beni e servizi che producano un minor impatto ambientale; a migliorare l'informazione dei consumatori, anche mediante sistemi di etichettatura ecologica.
Una particolare attenzione viene, inoltre, dedicata alla gestione sostenibile delle risorse idriche, attraverso interventi finalizzati all'efficienza in modo da ridurre gli sprechi in misura almeno pari al 20 per cento.
La salvaguardia delle risorse idriche dovrebbe passare attraverso una valutazione dei piani d'azione dei bacini idrografici degli Stati membri, l'adozione di dispositivi quali contatori intelligenti volti a ridurre lo spreco di acqua, la limitazione delle perdite nelle infrastrutture idriche e, infine, un'efficace ed equa tariffazione dell'acqua.
La Commissione sottolinea poi la necessità di migliorare la qualità dell'aria, stante il fatto che l'elevata concentrazione di particelle fini causerebbe ogni anno circa 500.000 decessi prematuri nell'Unione europea e nei Paesi confinanti.
Si prospetta, quindi, un aggiornamento, già nel 2013, delle strategie vigenti all'interno dell'Unione europea in materia di inquinamento atmosferico, ponendo agli Stati membri l'obiettivo di accelerare l'applicazione della normativa europea in materia di qualità dell'aria al fine di giungere, entro il 2020, ad un pieno rispetto della stessa normativa anche nelle zone urbane più problematiche.
Relativamente alle condizioni dei suoli, la Commissione prefigura un percorso che entro il 2050 dovrebbe impedire di edificare su nuove aree, allo stesso tempo stabilendo di ridurre in media di 800 chilometri quadrati l'anno l'occupazione di nuove terre fino al 2020.
In questa prospettiva si prospetta anche il riesame della direttiva sulla valutazione dell'impatto ambientale (VIA) e si impegnano gli Stati membri ad intervenire perché: sia limitata l'occupazione e l'impermeabilizzazione dei terreni; si riduca l'erosione dei suoli; si istituisca un inventario dei siti contaminati in vista della loro bonifica.
Con riferimento all'ambiente marino, la Commissione intende promuove una gestione delle relative risorse ittiche nell'ambito della riforma della politica comune della pesca, abbandonando gradualmente le sovvenzione che potrebbero essere dannose per l'ambiente.
Il documento non dimentica di sottolineare l'importanza delle politiche di efficienza nella costruzione e nell'utilizzo degli edifici, in primo luogo attraverso la piena attuazione della normativa già vigente sull'efficienza energetica degli edifici, e in secondo luogo attraverso la definizione di nuove proposte per la diffusione di pratiche e metodi di costruzione efficienti dal punto di vista delle risorse.
Consapevole della complessità della strategia che viene delineata, e che negli allegati alla comunicazione trova un'efficace e sintetica rappresentazione nei diversi comparti e con riguardo alle diverse risorse (combustibili fossili, materie prime minerarie, risorse idriche, aria, terreni, biodiversità, risorse marine e rifiuti), il documento della Commissione sottolinea la necessità di un ruolo attivo della UE nelle attività organizzate a livello mondiale per realizzare una transizione verso un'economia verde, ferma restando la necessità di raggiungere entro il 2020 in ambito europeo gli obiettivi, ritenuti indispensabili, in materia di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, di aumento dell'efficienza energetica e dell'uso delle energie rinnovabili.
Si fa particolare riferimento alla definizione di una posizione dell'Unione europea in vista della prossima Conferenza dell'ONU in programma a Rio de Janeiro

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nel 2012, ai fini della definizione di un sistema di governance globale multilaterale più efficace.
Conclude, quindi, esprimendo una piena disponibilità a lavorare, sulla base delle considerazioni svolte e degli elementi che emergeranno dal dibattito, insieme al collega Torazzi, alla stesura di una proposta di documento conclusivo di indirizzo al Governo da sottoporre alle Commissioni.

Alberto TORAZZI (LNP), relatore per la X Commissione, ricorda che per quanto concerne i profili che attengono più specificamente alle competenze della Commissione attività produttive, merita sottolineare in primo luogo l'attenzione che il documento della Commissione europea attribuisce all'obiettivo di orientare i modelli di consumo, pubblici e privati, in termini più efficienti sul piano dell'utilizzo delle risorse.
Sotto questo profilo, credo, anzitutto, opportuno fare nuovamente cenno a quanto affermato dal collega Pizzolante in ordine all'importanza attribuita alle attività di riutilizzo, nell'ambito dei processi produttivi, di materie prime scartate come rifiuti, al fine di ridurre i costi di produzione e di impiegare in modo più efficiente le risorse disponibili.
Quanto alle misure volte a reperire le risorse necessarie per favorire una transizione verso un'economia verde, il documento pone al centro delle politiche europee la necessità che i prezzi di mercato riflettano il costi effettivi legati all'uso delle risorse e al loro impatto ambientale.
Gli Stati membri dovrebbero, quindi, secondo il documento, rimuovere le distorsioni ai prezzi generate da sovvenzioni dannose per l'ambiente che possano dissuadere le imprese nell'adozione di tecnologie verdi.
Si tratterebbe, nelle stime della Commissione, di sovvenzioni ammontanti complessivamente a circa 100 miliardi di dollari l'anno.
Viene inoltre posto l'accento sull'introduzione di riforme fiscali verdi attraverso l'istituzione di forme di tassazione ambientali.
In tal senso, il documento della Commissione evidenzia che in alcuni Stati più avanzati il gettito derivante dall'imposizione ambientale già garantiscano il 10 per cento delle entrate fiscali totali.
Il documento sottolinea che nell'ambito del semestre europeo e della riforma della governance economica europea si debba raccomandare gli Stati membri l'adozione di riforme fiscali per favorire il passaggio dalla tassazione del fattore lavoro all'impatto ambientale e il progressivo abbandono delle sovvenzioni dannose per l'ambiente già a partire dal 2012.
Gli Stati membri dovrebbero, quindi, predisporre piani e calendari in tal senso.
Si sottolineano poi le opportunità che possono derivare una collaborazione con la Banca europea per gli investimenti.
Appare significativo che il documento ponga l'accento sugli approfondimenti in atto per la definizione del nuovo quadro finanziario pluriennale per il periodo 2014 - 2020.
In proposito si sottolinea la criticità delle proposte che le stesse Istituzioni europee hanno avanzato per l'individuazione di un nuovo quadro delle risorse proprie dell'Unione (in sostanza, si tratterebbe della nuova risorsa IVA e della controversa tassa sulle transazioni finanziarie), includendovi anche l'imposizione sulle emissioni inquinanti, in coerenza con la strategia europea «clima/energia».
È questo un punto centrale da approfondire, posto che il documento non fornisce sufficienti elementi per chiarire come e con quali risorse gli Stati membri sarebbero chiamati ad affrontare le impegnative sfide per una transizione verso una economia verde.
L'esperienza internazionale dimostra che alcuni concorrenti, e in particolare la Cina, hanno già potuto mobilizzare ingenti risorse per sostenere l'evoluzione dei loro sistemi produttivi in direzione di una «green economy».

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I più stringenti vincoli che le regole del Patto di stabilità impongono agli Stati membri dell'UE e la generale crisi economica riducono significativamente i margini a disposizione per ipotizzare anche nel nostro continente politiche altrettanto ambiziose.
Come già la Commissione attività produttive ha avuto modo di sottolineare in occasione dell'esame delle proposte dell'Unione europea in materia di efficienza energetica, si tratta allora di chiarire quali margini possano individuarsi per dotare l'Unione europea degli strumenti finanziari adeguati allo scopo.
In altri termini, occorre evitare il rischio di imporre, specie nella attuale fase, contrassegnata da gravi difficoltà economiche e da una contrazione della domanda che penalizza fortemente le prospettive di crescita dei sistemi economici dei paesi dell'UE, sforzi eccessivi per il conseguimento di obiettivi troppo ambiziosi in assenza di adeguate risorse.
Ritiene che il documento in esame potrebbe presentare aspetti potenzialmente pericolosi per l'economia nazionale. Richiamata la posizione assunta dalla Germania in materia agricola che ha imposto, con la cosiddetta direttiva nitrati, una coltivazione intensiva basata sul disboscamento contraria a quella delle imprese agricole italiane che si sono orientate ad un modello ad alto rendimento, paventa che una situazione analoga possa essere riproposta anche in altri settori. Con riferimento agli incentivi, ricorda che i soldi stanziati dall'Unione europea hanno sovvenzionato recentemente Paesi come la Spagna escludendo l'Italia. Sottolinea, inoltre, che in un momento di grave crisi economica l'Unione europea dovrebbe reperire le risorse riducendo i costi della politica e non proponendo misure quali l'IVA verde. Lamenta altresì che nel documento in esame non sono previsti finanziamenti o incentivi a scopo ambientale ed è del tutto assente un'idea di progettazione dell'ambiente basata anche su prodotti riutilizzabili. Osserva, infine, che l'Unione europea non è un'unione di popoli, ma di Stati: è necessario, pertanto, difendere i propri interessi nazionali.

Alessandro BRATTI (PD), nel ricordare che la settimana scorsa si è svolto un incontro molto importante con il Direttore generale della Direzione Ambiente della Commissione europea, avente ad oggetto proprio il contenuto del documento in esame, stigmatizza l'assenza verificatasi in quell'occasione di tutti i deputati della maggioranza, che testimonia la loro scarsa attenzione e scarsa capacità di porre al centro del dibattito politico gli atti e le scelte programmatiche assunte in sede europea.
Esprime, quindi, condivisione per gli obiettivi e per il percorso di azione in esso indicati e manifesta profonda preoccupazione per il grave ritardo con cui il Governo italiano si trova ad affrontare questioni essenziali per il futuro e la crescita del Paese e per la sua collocazione in sede europea ed internazionale. In particolare, si sofferma sulla riaffermata centralità dell'ambiente inteso non solo e non tanto come insieme di beni e valori da proteggere, ma come fattore costitutivo di un nuovo modello di sviluppo economico incentrato sull'uso efficiente delle risorse, sul riciclo e sul recupero dei rifiuti intesi come primaria risorsa del sistema produttivo, e su una rinnovata competitività delle economie europee fondata sulla qualità delle produzioni, sulla ricerca e sull'innovazione tecnologica.
Passa quindi ad elencare gli altri punti qualificanti del documento in esame, dalle misure per promuovere gli appalti verdi nella pubblica amministrazione - per i quali si registra in Italia un grave ritardo nell'emanazione dei previsti decreti ministeriali - agli obiettivi fissati in tema di gestione dei rifiuti, che, tuttavia, in Italia rischiano di diventare irraggiungibili a causa delle scelte sbagliate del Governo e della lentezza con cui si procede verso una progressiva diminuzione del conferimento in discarica e dello stesso utilizzo come combustibile nei termovalorizzatori, come forme prevalenti di smaltimento dei rifiuti.
Dopo essersi soffermato, quindi, sulle altre questioni rilevanti, dallo spostamento del peso fiscale dal lavoro all'ambiente, ad un uso efficiente e sostenibile delle risorse idriche, dalla qualità dell'aria al rispetto degli obiettivi di Kyoto, dalle misure per la riqualificazione energetica del patrimonio edilizio a quelle per valorizzare l'impegno del volontariato per ridurre lo spreco delle risorse alimentari, conclude ribadendo le critiche al Governo per la grave insufficienza delle politiche messe in campo in tutti questi settori, le quali rischiano di avere pesanti ripercussioni in termini di competitività del sistema produttivo nazionale e, non ultimo, in termini di credibilità internazionale dell'Italia.

Ludovico VICO (PD), nel giudicare il documento in esame molto interessante, rileva tuttavia che in esso alcune questioni fondamentali non sono affrontate. Ancora una volta l'impostazione generale non è orientata ad intervenire sulle cause del problema che, a suo avviso, è costituito - anche se non esclusivamente - dal modello di sviluppo produttivo ma si concentra sostanzialmente su quello che è il risultato, il «danno» del sistema, ovvero sulla questione dei rifiuti. È evidente che il problema è di carattere mondiale e che

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l'approccio dovrebbe essere concordato dai maggiori attori internazionali: al riguardo, ricorda che l'Unione europea, il Giappone, gli Stati Uniti e la Repubblica popolare cinese in una diversa congiuntura economica avevano sottoscritto la propria adesione agli accordi di Kyoto2 e che, tuttavia, è stata sufficiente una riduzione del PIL a far sì che gli Stati Uniti ritirassero l'adesione inizialmente sottoscritta. Sottolinea, pertanto, la necessità di una trasformazione dell'apparato produttivo dell'Unione europea per prevenire i danni ambientali e per raggiungere un efficiente utilizzo delle risorse.
Osserva che l'allegato al documento contiene indicazioni molto valide in materia di collegamenti tra settori, risorse e iniziative strategiche dell'Unione europea che, tuttavia, sono difficilmente applicabili all'Italia in quanto si registra una forte contraddizione tra le scelte operate dai Ministeri dell'economia, dello sviluppo economico e dell'ambiente. Sottolinea che l'Europa dovrebbe indicare la quantità e la finalità delle risorse messe a disposizione per le finalità previste nel documento in esame.
Lamenta, infine, che in Italia il Ministero dell'ambiente, negli ultimi dieci anni, non ha realizzato nessuna delle 110 bonifiche previste sottraendo aree utili allo sviluppo dei territori. Dopo dieci anni vi sono ancora siti industriali inquinati, nonostante siano stati investite decine di milioni di euro in consulenze che, purtroppo, non hanno portato ad alcun risultato.

Salvatore MARGIOTTA (PD) dichiara di condividere le considerazioni del collega Bratti. Fa presente l'opportunità di procedere ad un breve ciclo di audizioni, in particolare dei rappresentanti dei Ministeri interessati dai temi oggetto della Comunicazione, al fine di acquisire elementi di valutazione da parte di esponenti del Governo sull'atto dell'Unione europea. Ritiene che tale passaggio sia essenziale soprattutto in considerazione delle osservazioni fatte dal collega Torazzi sulla scarsa rilevanza che in ambito europeo riveste l'Italia rispetto ad altri Paesi, come emerge chiaramente dai recenti esiti del Consiglio europeo.

Angelo ALESSANDRI, presidente, fa presente che la richiesta di audizioni avanzata dal deputato Margiotta sarà sottoposta all'attenzione dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.50.