CAMERA DEI DEPUTATI
Lunedì 5 settembre 2011
526.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Politiche dell'Unione europea (XIV)
COMUNICATO
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ATTI DELL'UNIONE EUROPEA

Lunedì 5 settembre 2011. - Presidenza del presidente Mario PESCANTE. - Interviene il Ministro per le politiche europee Anna Maria Bernini Bovicelli.

La seduta comincia alle 14.30.

Programma di lavoro della Commissione per il 2011.
COM(2010)623 def.

Programma di 18 mesi delle Presidenze polacca, danese e cipriota.
11447/11.

Relazione programmatica sulla partecipazione dell'Italia all'Unione europea, relativa all'anno 2011.
Doc. LXXXVII-bis, n. 1.

(Seguito dell'esame congiunto e conclusione - Approvazione di una relazione per l'Assemblea).

La Commissione prosegue l'esame dei provvedimenti in oggetto, rinviato nella seduta del 28 luglio 2011.

Mario PESCANTE (PdL), presidente e relatore, rivolge in primo luogo un saluto al Ministro per le politiche europee Anna Maria Bernini, che partecipa oggi per la prima volta ai lavori della XIV Commissione.
Ricorda quindi che, in qualità di relatore, ha predisposto una proposta di relazione per l'Assemblea, che ha depositato nella seduta del 28 luglio scorso, invitando i colleghi a far pervenire le loro eventuali integrazioni e osservazioni.

Sandro GOZI (PD) rivolge un saluto al Ministro a nome del gruppo del PD, nell'auspicio di un proficuo lavoro comune.
Con riferimento quindi alla proposta di Relazione per l'Assemblea formulata dal Presidente Pescante, illustra le proposte di modifica ed integrazione che ha già fatto pervenire al Presidente medesimo.
Osserva come occorra, in primo luogo, evidenziare una questione di ordine istituzionale, sulla quale il suo gruppo è più volte intervenuto nel corso della legislatura, come anche in sede di riforma della legge n. 11 del 2005, riguardante la necessità di un rapporto più diretto e di uno

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scambio effettivo di informazioni tra Governo e Parlamento. Si riferisce, in particolare, agli atti di indirizzo approvati dalle Camere ai quali, nella maggioranza dei casi, il Governo non ha dato alcun seguito, senza peraltro fornire alcuna motivazione al riguardo. Si tratta di un punto assai rilevante, sul quale occorre insistere per il bene del Parlamento e del Paese; rileva peraltro come lo stesso Ministro vedrebbe la propria posizione assai rinforzata nei negoziati europei, se sostenuta da una presa di posizione parlamentare.
Si sofferma quindi sulla preoccupante possibile deriva intergovernativa delle politiche europee, provocata dai sempre più frequenti vertici informali dei Capi di Governo dell'Unione e dell'area euro, che vanno a scapito delle istituzioni europee e del buon funzionamento del sistema, mettendo in dubbio la legittimazione e la rappresentatività democratica dell'intera costruzione. La valutazione diventa poi totalmente negativa quando ai vertici formali o informali dei Capi di Governo si sostituiscono addirittura direttori, troike o vertici bilaterali che fuoriescono da qualsiasi cornice istituzionale (si riferisce, tra l'altro al recente vertice Merkel-Sarkozy). Bisogna piuttosto rafforzare in senso federale il sistema comunitario, altrimenti si rischia di avallare un metodo che va a scapito, oltre che dell'Unione europea, della stessa Italia.
Rileva poi come la proposta di relazione del Presidente definisca non soddisfacente l'attuazione del Trattato di Lisbona. Se, come più volte ripetuto, ci si rende conto di essere in un tornante decisivo della storia europea, è allora necessario compiere un salto di qualità. Non ci si può limitare a definire un forte avanzamento il nuovo sistema di governance (che più avanti viene riconosciuto insufficiente), né mediamente positivi il miglioramento del sistema di vigilanza finanziaria e semplicemente insoddisfacente la performance sul fronte euromediterraneo. Occorre piuttosto insistere sulla necessità per il Paese di ritrovare e rilanciare lo storico ruolo politico europeista e federalista che abbiamo sempre rivestito e il cui venir meno, in questi anni, è stato tra le cause dell'eccessivo squilibrio verso l'approccio intergovernativo. Non si tratta, dunque, solamente, di agire incalzando questa o quella istituzione, né di porre l'esigenza generica di completare la governance economica ma di spingere l'Italia, a partire dall'azione del Governo, a recuperare una leadership politica, avanzando proposte istituzionali che rappresentino una visione organica e ambiziosa che compia quel salto cui si dice di ambire. Per recuperare ruolo e leadership continentale il Paese non deve solo superare rapidamente i problemi che pregiudicano l'efficacia della sua azione a livello europeo ma voler tornare ad essere un soggetto politico in Europa.
Occorre superare il tabù della inviolabilità dei Trattati (oramai la loro modifica in più punti è prevista) e proporre un governo economico e non una generica governance dell'eurozona. Si può pensare ad un Ministro europeo dell'economia, alla messa a punto dell'assetto istituzionale complessivo, ad un salto di qualità nella solidarietà europea per quel che riguarda la gestione del bilancio e dei debiti pubblici nazionali, e pensare ad una politica fiscale attiva continentale dotandola di risorse proprie. L'Italia può essere motore di questa azione se, oltre ad essere maggiormente virtuosa, si doti di un'azione politica intraprendente, stringa alleanze con i paesi più europeisti, si faccia leader dei Paesi mediterranei (con sistemi economici, strutture sociali, potenzialità e problemi diversi da quelli dell'Europa settentrionale e orientale), porti avanti una strategia fatta non di un passivo assecondare le impostazioni di Bruxelles (spesso dettate dagli interessi di alcuni e non automaticamente funzionali al rafforzamento dell'Unione e al suo equilibrato progresso) ma di un disegno europeo complessivo su cui cercare consenso.
Questi obiettivi potrebbero essere sottolineati nella relazione, attraverso il richiamo ad alcune questioni specifiche.
Innanzitutto, con riferimento al Fondo europeo di stabilità e al meccanismo europeo di stabilità, occorre metterne in

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rilievo l'insufficienza sia quantitativa che qualitativa. Gli interventi a sostegno dei debiti sovrani e delle relative crisi non devono essere garantiti da Fondi ad hoc, anche se permanenti, ma occorre passare a istituzioni europee del debito (siano esse un'Agenzia europea o un Fondo Finanziario Europeo), in cui la solidarietà tra Stati sia effettiva. Si mettano in comune, per questa via, parte dei debiti nazionali e si lasci spazio all'emissione di eurobond. Si profili un vero «governo economico» dell'Eurozona che risponda democraticamente al Parlamento europeo, ai Governi e ai Parlamenti nazionali. Non può essere la BCE a orchestrare i salvataggi, intervenire sui mercati, dettare le linee di riallineamento nei conti pubblici degli Stati. Pur essendo stato decisivo il suo intervento nel corso della crisi, non è questo il suo compito né il suo mandato istituzionale (anzi contraddice gravemente il principio della separazione) e non ha la legittimazione democratica per farlo.
Inoltre, sottolinea che il rigore finanziario non può esaurire l'orizzonte dell'azione politica europea. Occorre muovere passi decisi sul piano della crescita. In un contesto di grave deficit delle finanze pubbliche con la necessità di contrarre le risorse a carico dei bilanci degli stati membri, è fondamentale poter contare su piani di investimento e su risorse europee per finanziare progetti di interesse europeo, tali da far prefigurare uno stimolo alla crescita e ai consumi, altrimenti impossibili da sostenere.
Il riferimento ai «Project bond» è troppo marginale; sul tema c'è molta timidezza anche in ambito europeo e occorrerebbe credere fermamente nella proposta per attivarsi in sede europea verso tale direzione, più che citarla come mera ipotesi.
Interessante e condivisibile, sotto questo profilo, appare la proposta degli eurounionbond, sostenuta da Romano Prodi e dal prof. Quadrio Curzio, strumento che combina le finalità di gestione dei debiti sovrani propri degli eurobond e quelle di sostegno ai grandi progetti infrastrutturali europei, caratteristica degli unionbond e dei projectbond.
La caratteristica fortemente transnazionale del Fondo Finanziario europeo che completa la proposta degli eurounionbond, la visione politica ampia che prevede anche una maggiore europeizzazione della politica nei settori dell'energia, delle telecomunicazioni e delle infrastrutture, il fatto di non trascurare la finalità di sostenere la crescita e lo sviluppo convincono che questa potrebbe costituire la proposta dell'Italia, superando la posizione, comunque positiva, sugli eurobond espressa a suo tempo dal Ministro Tremonti.
Titoli di questo genere potrebbero costituire un importante volano per la realizzazione di infrastrutture nel campo dei trasporti, dell'energia, della ricerca, attingendo anche a risorse private, avrebbero scadenze a lungo termine e potrebbero finanziare il completamento del programma TEN-T (Trans European Networks - Reti Transeuropee di trasporto) per le infrastrutture e trasporti e realizzare i progetti relativi al pacchetto clima-energia 20-20-20 e alle tecnologie verdi.
Richiamando quindi il tema delle proposte della Commissione per il Quadro finanziario europeo 2014 2020 occorrerebbe esprimersi in modo più esplicito sulla rilevanza di alcuni dei dossier connessi al nuovo quadro finanziario Ue, tenendo conto dell'anticipazione di alcune delle relative proposte di riforma che toccheranno temi di rilevanza strategici per l'Italia.
Tra questi, la riforma della PAC, con aspetti che potrebbero avere conseguenze penalizzanti per il nostro sistema, come il ricorso al criterio esclusivo della superficie agricola degli stati membri per nuova PAC e il nuovo riparto pesca o quelli connessi alla riforma della politica di coesione con specifiche condizionalità, la definizione di target ex ante, di strumenti di premialità e sanzioni a valere sui fondi strutturali connessi al non rispetto del patto di stabilità, la concentrazione delle risorse su un numero ridotto di priorità, ecc. Sui dossier

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individuati come prioritari sarebbe bene richiedere una puntuale, preventiva e cooperativa informazione e confronto tra Governo e Parlamento durante tutto il negoziato in atto.
Inoltre, sarebbe utile accennare alla possibile apertura di un negoziato, da parte del nostro Paese in sede Ue, circa la revisione di alcuni meccanismi sottostanti i fondi strutturali europei, riprendendo gli impegni contenuti nella Risoluzione Alfano-Vaccaro, depositata e in discussione in Aula a settembre.
Quanto alla questione relativa al volume delle risorse del bilancio comunitario occorre fare esplicita menzione al sostegno all'introduzione di nuove risorse proprie (tassazione europea sul settore finanziario, Iva europea, proventi dalle aste nell'ambito del sistema di scambio di quote di emissione di gas ad effetto serra, tassa europea sul trasporto aereo, tassa europea sull'energia, imposta europea sui proventi delle società), con un chiaro indirizzo al Governo in favore di un'azione attiva per l'aumento del Bilancio europeo. Tra le nuove risorse occorrerebbe menzionare l'introduzione di una tassa sulle transazioni finanziarie internazionali (per la quale già sono depositati alla Camera diversi progetti di legge) e invita il Governo a mutare sul punto la sua posizione ufficiale, fino ad oggi contraria.
Ritiene poi necessario aggiungere al tema delle PMI anche i temi delle infrastrutture, energia, sviluppo sostenibile, tecnologia verde, ricerca e innovazione, quali volani crescita produttiva e dell'occupazione, politiche per la promozione inclusione sociale e la riduzione povertà.
Si tratta di temi che il Governo dovrebbe tenere in cima alle priorità strategiche, anche perché inseriti nel Programma legislativo della Commissione Ue per il 2011 e fissati nell'orizzonte strategico di Europa 2020. Nel Programma della Commissione europea per 2011 il tema della «green economy» - cui si riconnettono il risparmio energetico, l'economia sostenibile sul piano ambientale e la riconversione ecologica degli apparati produttivi - costituisce una priorità assoluta nella strategia europea di sviluppo e di contrasto della crisi; ed è una delle «iniziative faro» della Strategia Ue 2020. Lo stesso vale per Ricerca, innovazione e formazione, sviluppo di infrastrutture transfrontaliere, energia che la Commissione europea colloca nell'ambito del nuovo bilancio Ue come ulteriori priorità di spesa
In tema poi di politica estera e relazioni esterne, anticipa alcuni dei temi che dovranno caratterizzare l'azione europea sul tema, oggetto anche delle due recenti Comunicazioni della Commissione all'esame della Camera in particolare quella relativa al partenariato per la democrazia e la prosperità condivisa (COM(2011)200) di cui si dovrebbero recuperare almeno alcune delle osservazioni contenute nel parere approvato dalla Commissione. Occorre, in particolare, che il Governo si adoperi affinché siano destinate ai Paesi della sponda Sud del Mediterraneo adeguate risorse, prevedendo opportuni fondi nel prossimo quadro finanziario dell'Unione e sostenendo una azione dell'Unione europea verso i Paesi della sponda Sud del Mediterraneo mirata a un forte sostegno all'economia locale e allo sviluppo di infrastrutture, anche intervenendo affinché negli accordi, sia multilaterali sia bilaterali, conclusi tra l'Unione europea e i Paesi della sponda sud del Mediterraneo siano inserite clausole di condizionalità che subordinino l'erogazione di aiuti o assistenza tecnica da parte dell'UE al rispetto di impegni precisi e verificabili in materia di prevenzione e lotta all'immigrazione irregolare, al terrorismo e alla criminalità organizzata. Occorre svolgere un'azione efficace per un'Unione europea rinnovata e rafforzata in particolare nella sua politica estera, di sicurezza esterna e di difesa anche al fine di consentirle di partecipare in quanto tale al dialogo con i paesi del Mediterraneo meridionale, e sostenere, anche nella dimensione del partenariato euro-mediterraneo, l'esigenza che siano valorizzate pienamente le potenzialità del Servizio diplomatico

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europeo, anche promuovendo, a breve termine, una cooperazione strutturata nel settore della difesa.
Quanto allo spazio di libertà sicurezza e giustizia, non si può affrontare il tema solo nell'ambito di un rafforzamento delle politiche di sicurezza interna alla Ue. Occorrerebbe, più propriamente, riferirsi anche alla necessità di prefigurare un Piano di azione interno sull'immigrazione legale, sia in coerenza e in corrispondenza con quanto previsto da altri stati membri, sia in coerenza con quanto contenuto nel programma della Commissione Europea, che contempla un Piano europeo complessivo anche ai fini dell'integrazione dell'immigrazione legale.
Quanto a Frontex, sarebbe preferibile una formulazione che richiamasse la necessità di sostenere il rafforzamento dell'azione di Frontex sulla scia di quanto stabilito all'interno del programma di Stoccolma, anche prevedendo l'istituzione di una vera e propria polizia europea delle frontiere e l'attribuzione all'Agenzia europea del coordinamento di operazioni congiunte di rimpatrio e della co-direzione di operazioni congiunte di pattugliamento marittimo e terrestre. Manca infine un riferimento esplicito sulla necessità di sollecitare l'approvazione di un sistema di diritto d'asilo europeo, al quale fa da corollario il conseguente programma riguardante il reinsediamento. Occorre insistere sulla necessità di sollecitare, nel quadro di collaborazione e cooperazione con le istituzioni dell'Unione Europea, una discussione sul principio di Dublino, anche al fine di accelerare la creazione di un'area comune di protezione e solidarietà basata su una condivisa procedura per richiesta e ottenimento dell'asilo, sostenendo in tal senso l'obiettivo annunciato anche dalla Commissione nella sua comunicazione del 4 maggio 2011 di giungere ad un completamento del sistema europeo comune d'asilo entro il 2012, in linea con i valori fondamentali e gli obblighi internazionali dell'Unione europea.

Rocco BUTTIGLIONE (UdCpTP) rivolge il proprio benvenuto al Ministro Bernini, con particolare soddisfazione, oltre che sul piano personale, anche sotto il profilo politico. La prolungata assenza di un ministro per le politiche europee è stata infatti un grave danno per l'Italia, soprattutto in considerazione del fatto che la politica europea è fatta essenzialmente di coordinamento e che senza una figura che sia in grado di svolgere una funzione di raccordo e di sintesi tra le diverse istanze il Paese perde forza nelle sedi europee. Sottolinea come il Consiglio dell'Unione europea si riunisca in dodici diverse composizioni, alle quali partecipano diversi ministri: in assenza di priorità nazionali definite, la posizione dell'Italia rischia di essere sconfitta 12 volte! È invece necessario stringere accordi e costruire il consenso prima delle riunioni; solo in tal modo si negoziano efficacemente i propri obiettivi. In tal senso si è previsto, nella proposta di legge di riforma della legge n. 11 del 2005 approvata dalla Camera, l'istituzione di un Comitato tecnico permanente, volto proprio a coordinare, nel quadro degli indirizzi del Governo, la predisposizione della posizione italiana nella fase di formazione degli atti normativi dell'UE. Auspica che il provvedimento - anche grazie all'intervento del Ministro Bernini - possa trovare una sollecita approvazione presso l'altro ramo del Parlamento. Invita il Ministro ad impegnarsi sul punto, rispetto al quale troverà molte resistenze, poiché - soprattutto in Italia - nessuno vuole essere «coordinato».
Ringrazia quindi il Presidente Pescante per la proposta di relazione formulata, che dice la verità anche a rischio di essere talvolta poco lusinghiera per il Paese e per il Governo. Deve tuttavia rilevare che, accanto all'assenza di guida da parte dell'Esecutivo, è mancata anche la guida da parte della Commissione europea, con una mancanza di iniziativa che deve invece essere stimolata. Accanto a questo si è assistito - come evocato dal collega Gozi - al debordamento non tanto di un metodo intergovernativo, quanto piuttosto di un vero e proprio direttorio di due paesi. Non ritiene tuttavia opportuno controbilanciare l'asse franco-tedesco con altre

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alleanze bilaterali; sottolinea piuttosto l'esigenza di integrare tale asse, posto che da questi due paesi non si può certo prescindere.
Sottolinea quindi la velocità degli eventi e l'impatto degli avvenimenti delle ultime settimane; rileva come la classe politica italiana non sembri comprendere appieno la gravità della situazione e la necessità di intervenire in tempi rapidissimi. Deve inoltre sottolineare come l'ampiezza della crisi - i dati della borsa di Milano delle ore 12 di oggi sono ancora estremamente preoccupanti - non possa essere ricondotta unicamente ai dati dell'economia nazionale, che non sono così drammatici, ma si debba ricondurre principalmente ad una crisi di fiducia nei confronti del Governo italiano.
Osserva quindi come l'idea di un coordinamento delle politiche economiche, di una politica economica comune, sia un'idea sacrosanta, anche considerato il fatto che i mercati valuteranno l'Italia tenendo conto delle prospettive di crescita più che in riferimento al debito pubblico.
Sul tema dell'immigrazione ritiene che si debba affrontare il problema partendo da una politica di buon vicinato e dallo sviluppo dei rapporti con i paesi dell'area mediterranea.
Quanto alla questione delle politiche agricole europee ricorda come si vada di fatto verso un loro smantellamento. Occorre tuttavia evidenziare che il settore gode esclusivamente di risorse europee, senza le quali non può sopravvivere. Occorre dunque recuperare l'idea dello sviluppo rurale, anche tenuto conto del fatto che in Italia il settore agricolo produce ancora un assorbimento rilevante di lavoratori.
Con riferimento, infine, alla riforma delle politiche di sostegno, evidenzia il rischio di uno schiacciamento delle aree italiane in difficoltà tra i finanziamenti destinati alle aree più mature e quelli destinati alle aree più povere.

Marco MAGGIONI (LNP) dà innanzitutto il benvenuto al Ministro Bernini, nella certezza di un proficuo comune lavoro.
Valuta positivamente, nel suo complesso, la proposta di relazione formulata dal Presidente Pescante, e non ritiene opportuno introdurvi passaggi di eccessiva severità in ordine all'azione del Governo.
Condivide le osservazioni del presidente Buttiglione circa l'importanza della credibilità dell'Italia in ambito europeo; rileva in proposito, tuttavia, come da questo punto di vista occorre che tutte le forze politiche lavorino insieme, e la richiesta settimanale, da parte dell'opposizione, di dimissioni del Presidente del Consiglio, non è certo stata di aiuto in tal senso. Rileva inoltre come l'attuale situazione di crisi non sia stata generata dal nostro Paese e come gli strumenti a disposizione siano deboli, anche a causa dell'elevato debito pubblico, frutto di cattiva amministrazione e dell'operato dei precedenti governi. Sul tema si è soliti parlare di crescita e di stabilità, ponendo questi due obiettivi in contrasto tra loro. In realtà, la stabilità si ottiene con la crescita e occorre ragionare a livello europeo sulle regole mondiali della produzione, al fine di recuperare competitività in un sistema nel quale assai spesso i paesi europei sono penalizzati rispetto ai concorrenti esteri.
Anche in merito alla politica agricola comune l'Italia deve svolgere un ruolo importante, tenendo presente che l'agricoltura non è un mero sistema di produzione, ma un sistema di governo del territorio.
Quanto allo spazio Schengen, si parla di ricreare le frontiere a livello interno come se quella delle frontiere verso l'esterno sia ormai una partita persa. Occorre fare sul punto una scelta chiara: o il problema dell'immigrazione diventa europeo, oppure bisogna consentire a ciascuno Stato membro di legiferare secondo le proprie esigenze.

Nicola FORMICHELLA (PdL) si unisce ai saluti rivolti al Ministro, evidenziando come anche la maggioranza abbia sofferto per l'assenza di una guida al dipartimento delle politiche europee, benché gli uffici

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della Presidenza del Consiglio abbiano svolto un ruolo di sostegno molto importante.
Anche alla luce delle questioni evidenziate nel corso del dibattito, auspica che si possa pervenire a una risoluzione unitaria in sede di Assemblea, ciò che renderebbe più forte la posizione del Ministro in Europa. Si tratterebbe peraltro di un risultato in linea con il clima di collaborazione che ha sempre caratterizzato i lavori della XIV Commissione, anche grazie alla guida paziente del presidente Pescante. Di ciò è prova la relazione del Governo oggi in discussione, frutto della riforma voluta dalla Commissione e approvata con la legge comunitaria per il 2009, come anche la riforma della legge 11 del 2005, rapidamente approvata dalla Camera e che auspica possa essere velocemente approvata dal Senato senza eccessivi stravolgimenti.
Condivide l'impostazione della proposta di relazione formulata dal presidente Pescante, e suggerisce, con riferimento alle questioni sollevate riguardanti la politica agricola comune e il quadro finanziario pluriennale, di affrontarle in sede di esame congiunto con la V Commissione degli atti dell'Ue in materia, sui quali è relatore.

Il Ministro per le politiche europee Anna Maria BERNINI BOVICELLI ringrazia i deputati della Commissione per l'accoglienza riservatale e sottolinea l'interesse ed il rilievo delle questioni sollevate, alle quali - seppure non potrà dare integralmente risposta nella seduta odierna - intende dare adeguata attenzione e sulle quali si impegna a dare riscontro nel corso del suo futuro lavoro con la XIV Commissione.
Auspica a sua volta che si possa pervenire a una risoluzione condivisa in Assemblea, tenuto conto dell'importanza delle istanze avanzate e dei contenuti della proposta di relazione formulata dal presidente Pescante, che nella sostanza condivide. In ordine ai giudizi severi che alcuni colleghi rivolgono all'operato del Governo, osserva che l'Esecutivo si è in realtà mosso velocemente, a fronte di un'emergenza di livello planetario. Riconosce certamente il ritardo con il quale il Governo ha presentato la Relazione programmatica per l'anno 2011 ma ritiene in ogni caso che si tratti dell'avvio di una nuova modalità di lavoro di fondamentale importanza. È, da questo punto di vista, particolarmente lieta di intervenire all'inizio di una nuova fase, perché è convinta che la Relazione governativa potrà avere un impatto molto forte sull'attività dell'Esecutivo, purché divenga uno strumento tempestivo, in grado di andare di pari passo con la definizione del programma della Commissione europea e del Consiglio. Si tratta infatti dell'occasione per definire, su di un grande scenario, le priorità strategiche domestiche.
Rileva come molti dei temi sollevati saranno oggetto di un suo intervento nel corso delle prossime settimane, sia in occasione dell'audizione programmata presso la XIV Commissione il prossimo mercoledì 14 settembre, che in sede di audizione dinnanzi alle Commissione riunite Bilancio e politiche dell'Unione europea sul quadro finanziario e le risorse proprie dell'UE.
Richiama invece alcune delle specifiche questioni sollevate, soffermandosi innanzitutto sul tema richiamato dall'onorevole Gozi degli strumenti finanziari innovativi in sede europea, anche volti al sostegno di infrastrutture. Ritiene che, sebbene sia stato stigmatizzato l'atteggiamento di Francia e Germania, non si possa prescindere dalla posizione tedesca nell'identificazione di tali strumenti e occorra procedere gradualmente.
Un'altra rilevante questione è quella della difficile attuazione del Trattato di Lisbona, sottolineata in sede di relazione per l'Assemblea. Deve rilevare in proposito come il Trattato non sia stato pensato per affrontare una situazione di crisi come quella attuale e abbia dunque subito una prova di resistenza non fisiologica. Rileva peraltro come le risposte fornite dall'Europa - pensa al patto euro plus - non appaiano così timide e debbano ancora dispiegare pienamente i propri effetti.

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Richiama quindi il tema della politica economica comune, rispetto al quale esistono già strumenti di armonizzazione che consentono di rendere più efficace la politica economica europea.
In ordine alle politiche di coesione e di sostegno, rileva come il Governo si stia muovendo fattivamente, e ricorda che in sede di Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale è stato esaminato un decreto delegato, approvato lo scorso 28 luglio dal Consiglio dei Ministri, che reca misure sanzionatorie e premiali relativi a regioni, province e comuni.

Mario PESCANTE (PdL), presidente e relatore, alla luce del dibattito sinora svoltosi, e tenuto conto della necessità di integrare il testo della proposta di Relazione per l'Assemblea con le osservazioni formulate dal Governo e dai componenti della Commissione, propone di sospendere la seduta di un'ora.

La Commissione concorda.

La seduta, sospesa alle 16, riprende alle 17.40.

Mario PESCANTE (PdL), presidente e relatore, illustra una nuova proposta di relazione per l'Assemblea che tiene conto delle indicazioni emerse nel corso del dibattito.

Marco MAGGIONI (LNP) formula alcune osservazioni puntuali alla nuova proposta di relazione, proponendo alcune modifiche, anche di ordine terminologico.

Sandro GOZI (PD) formula a sua volta alcune proposte di modifica, aventi ad oggetto specifiche formulazioni del testo.

Mario PESCANTE (PdL), presidente e relatore, accoglie le osservazioni dei colleghi e formula quindi una nuova proposta di relazione per l'Assemblea (vedi allegato), cui saranno allegate le relazioni delle Commissioni e del Comitato per la legislazione.

Nessun altro chiedendo di intervenire, la Commissione approva la relazione per l'Assemblea formulata dal relatore.

La seduta termina alle 17.55.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.55 alle 18.