CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 aprile 2011
472.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 27 aprile 2011.

Audizione informale delle organizzazioni professionali agricole Coldiretti, Confagricoltura, CIA, Copagri e Filiera agricola italiana (FAGRI) e delle organizzazioni cooperative agricole Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative, Legacoop-Agroalimentare e Unci-Coldiretti nell'ambito dell'esame della proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui regimi di qualità dei prodotti agricoli (COM(2010)733) e della proposta di regolamento recante modifica del regolamento (CE) n. 1234/2007 del Consiglio in ordine alle norme di commercializzazione (COM(2010)738), nonché nell'ambito dell'esame del Documento di economia e finanza 2011 (Doc. LVII, n. 4).

L'audizione informale è stata svolta dalle 12.05 alle 13.50.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 27 aprile 2011. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 14.05.

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Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.

(Alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del documento, rinviato nella seduta del 19 aprile scorso.

Paolo RUSSO, presidente e relatore, ricorda che nella seduta del 19 aprile il relatore, onorevole Catanoso, ha svolto la relazione introduttiva e che è appena terminata l'audizione informale delle organizzazioni professionali e cooperative agricole.
Presenta quindi, in sostituzione del relatore, impossibilitato ad intervenire alla seduta odierna, una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1). Avverte inoltre che i deputati Oliverio ed altri hanno presentato una proposta di parere contrario (vedi allegato 2).

Nicodemo Nazzareno OLIVERIO ritiene che occorra parafrasare l'incipit della prima delle celebri orazioni accusatorie ciceroniane dirette a denunciare la congiura di Catilina, uno degli eventi più famosi degli ultimi turbolenti decenni della Repubblica Romana, per rappresentare la gravità della cospirazione ordita dal centrodestra ai danni dell'agricoltura italiana: «Fino a quando, Tremonti, abuserai della nostra pazienza?»
Ritiene infatti che per motivi assolutamente insondabili (o inconfessabili) i Governi guidati da Berlusconi e dal ministro Giulio Tremonti abbiano imbastito, sin dal 2001 (fatta eccezione per il biennio 2006-2008 della breve esperienza prodiana) una violentissima congiura ai danni degli imprenditori, delle maestranze e di tutte le forze produttive del mondo agricolo. In altro modo non si comprenderebbero le scelte di politica agricola (o non scelte) sin qui esperite da un Esecutivo che ha governato le sorti del settore primario italiano nell'ultimo decennio (a partire dal decreto sulle quote latte che ha accontentato i pochi grandi splafonatori, «i furbetti del latticino», che non hanno mai rispettato la legge, per finire ai tagli sistematici e lineari che hanno compromesso in maniera forse irrimediabile le possibilità di rilancio e di sviluppo del settore primario, in particolare in alcuni specifici comparti agroalimentari).
L'assenza totale di un modello di guida strategica dell'agricoltura italiana, come rilevato dalla maggior parte delle analisi di settore, i tagli draconiani delle ultime leggi finanziarie e le diverse manovre dei Governi di centrodestra hanno sottratto negli anni ingenti risorse all'agricoltura, senza implementare alcun intervento strategico serio a sostegno del settore primario.
Il parere del Partito democratico in XIII Commissione, esprimendo una netta contrarietà rispetto ai contenuti ed al merito del Documento di economia e finanza (DEF) del Governo, oltre ad evidenziare un quadro congiunturale di settore ormai sempre più drammatico, rimarca pertanto una volta di più l'incapacità programmatica e l'incongruenza degli obiettivi del Governo in materia, nonché la lacunosità e l'incompletezza delle misure governative in esso contenute.
L'agricoltura è incredibilmente assente nel Piano nazionale di riforma e l'unico punto in cui viene citata nel DEF riguarda la richiesta di un contributo, significativo ma parziale, per la riduzione delle emissioni di gas serra attraverso limitazioni all'utilizzo dei fertilizzanti e degli effluenti di allevamento e una crescita dell'uso delle biomasse, senza peraltro prevedere nessuna misura compensativa.
Il DEF, per quel che riguarda misure specifiche di rilancio e sostegno della capacità produttiva e dell'occupazione del settore primario, è assolutamente carente e per di più caratterizzato dalla consueta logica ragionieristico-contabile di stampo «tremontiano-leghista», su cui fa leva, da molto tempo ormai, un malinteso senso di federalismo a puro uso propagandistico.
Manifesta pertanto la contrarietà del gruppo del PD rispetto all'applicazione di una sorta di rigorismo acritico in materia di politica di bilancio che, nel complesso,

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ha sottratto alle regioni nel 2011 - per spesa corrente e spesa in conto capitale - un totale di 4 miliardi di euro nel 2011 e 4,5 miliardi per ciascun anno 2012 e 2013. Infatti, poiché i finanziamenti al settore agricolo sono di erogazione quasi esclusivamente regionale, i tagli imposti dallo Stato centrale alle regioni si traducono in tagli all'agricoltura. Ed infatti i contributi statali per l'agricoltura finalizzati all'investimento regionale sono passati dai 155 milioni di euro del 2008, ai 143 del 2009 e agli 89 del 2010. Infine, i fondi per l'imprenditoria giovanile dai 300 milioni per il 2008 sono stati ridotti a zero, sia per il 2009 che per il 2010.
Secondo la Confagricoltura, il reddito agricolo reale per addetto ha subito notevoli diminuzioni nel 2009 e nel 2010. In particolare, nel 2009 ha registrato una variazione in diminuzione sull'anno precedente dell'8,8 per cento, mentre nel 2010 tate riduzione è stata del 2,8 per cento, in controtendenza rispetto alle altre nazioni europee.
Il dato sul reddito agricolo per addetto è una variabile estremamente sensibile, perché il lavoro agricolo non è remunerato allo stesso modo degli altri settori produttivi, sia per la sua minore produttività (i lavoratori agricoli sono retribuiti mediamente in misura minore rispetto a quanto avviene nell'industria e nei servizi) sia soprattutto perché, tra gli stessi addetti occupati nel settore primario sussistono rilevanti divari retributivi. Inoltre, i redditi delle imprese agricole, a parità di classe dimensionale e di strategie aziendali, sono differenti a causa della diversa produttività fisica e tali differenze, quando si confrontano imprese di dimensione diversa, si accentuano esponenzialmente a favore delle più grandi che godono di particolari vantaggi e della possibilità di introdurre economie di scala. Tutto ciò impatta in maniera significativa sui redditi dei lavoratori del settore e, in questo quadro, le politiche agricole europee e nazionali, prevalentemente basate sul sostegno dei prezzi e sul miglioramento dell'efficienza degli impianti e dei processi produttivi, sinora non hanno mostrato una particolare valenza nel ridurre la povertà relativa e, anche quando si rivelano particolarmente efficaci, finiscono con l'accrescere in proporzione i redditi di tutte le imprese, lasciando invariate, nella più ottimistica delle ipotesi, le differenze fra le più produttive e le più arretrate.
Pertanto, una politica di soppressione (o di riduzione dissennata e sistematica) delle risorse statali alle regioni e l'assenza di misure reali per il sostegno del reddito agricolo (così come avvenuto in maniera sistematica nei vari DEF elaborati dal centrodestra) svantaggia tutte le aree produttive, al Nord come al Sud, perché accentua sensibilmente i divari tra territori, quelli tra imprese di diversa classe dimensionale e, in ultima analisi, tra i lavoratori del settore.
Infatti, se è vero che le condizioni di fragilità socioeconomica e di spopolamento rurale caratterizzano maggiormente le regioni meridionali e insulari (in particolare là dove lo sviluppo extra agricolo non ha ancora investito le aree rurali e dove le conurbazioni presenti non riescono ad assicurare l'occupazione neppure ai propri residenti) è altrettanto vero - e questo i leghisti dovrebbero mandarlo bene a memoria - che esistono sacche territoriali del Centro-Nord che continuano a sperimentare ampi fenomeni di povertà relativa e di abbandono dell'attività agricola sia a livello di territori sia a livello di manodopera impiegata, quali l'entroterra ligure, la Carnia, alcune valli dell'Appennino tosco-emiliano (ovviamente con alcune eccezioni ben identificate).
In riferimento a queste aree marginali, al Nord come al Sud, si rende pertanto assolutamente necessaria una concreta politica di interventi volti al sostegno del reddito agricolo, che potranno - anche se per vie indirette - contribuire all'accrescimento della produttività del lavoro agricolo e alla riduzione dei costi di produzione.
Al riguardo, non ci si dovrà limitare soltanto al perseguimento di una semplice politica di trasferimenti monetari agli agricoltori, ma anche potenziare le misure afferenti all'area di intervento che nell'attuale

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DEF è denominata «Mercato dei prodotti, concorrenza ed efficienza amministrativa». A tal proposito, nel DEF si parla unicamente di generica riduzione degli oneri amministrativi connessi all'attività, mentre occorre avanzare o rilanciare urgenti proposte di riforma organizzativa e strutturale, come l'elaborazione di un codice per la semplificazione burocratica del settore, il riordino e la soppressione degli enti dipendenti o vigilati dal Ministero - oggi lasciati alle «scorribande» delle nomine della maggioranza - la revisione della legge sulle organizzazioni dei produttori.
Per quanto riguarda poi la ricerca di un approccio realmente strategico e di sistema rispetto ai problemi dell'agricoltura, quale il miglioramento della propensione alla qualità ed all'innovazione tra le imprese agricole, il PD rivendica anche una serie di misure totalmente assenti nel DEF) che, se applicate, modificherebbero radicalmente il modello di intervento strategico in agricoltura. Tra di esse, la previsione di un piano giovani in agricoltura e di misure di tutela e rilancio del lavoro femminile, l'applicazione di meccanismi di sostegno per il rinnovo del parco meccanico agricolo e l'elaborazione di un progetto di cablatura delle imprese agricole o, ancora, per quanto riguarda l'area «sostegno alle imprese», la previsione di meccanismi di facilitazione dell'accesso al credito e di specifiche misure di agevolazione fiscale per l'aggregazione e l'accorciamento della filiera attraverso il potenziamento delle organizzazioni dei produttori.
La definizione di un modello di intervento strategico in agricoltura, inoltre, trova una base sostanziale nell'attività parlamentare del Partito democratico, in Assemblea come in Commissione, tesa a sottolineare la centralità di una serie di interventi per lo sviluppo dei settore primario, quali la richiesta di proroga delle agevolazioni previdenziali nelle aree sottoutilizzate del Paese, la piena attuazione dei meccanismi di gestione del rischio in agricoltura, l'incremento delle risorse a favore della successione in azienda, l'applicazione di misure concrete a sostegno dell'imprenditoria giovanile, dell'internazionalizzazione e della concentrazione delle imprese.
In particolare, tra le misure auspicate dai Democratici a sostegno dell'apparato produttivo, ricorda l'estensione del credito d'imposta per nuovi investimenti produttivi in agricoltura (con particolare riguardo all'innovazione organizzativa finalizzata all'internazionalizzazione delle imprese agroalimentari), il riconoscimento del credito d'imposta per l'incremento occupazionale in seno alle imprese agricole, la conferma e la stabilizzazione degli sgravi contributivi a favore degli imprenditori agricoli per il prossimo triennio, il rifinanziamento del fondo previsto dalla legge n. 296 del 2006 a favore dell'imprenditoria giovanile in agricoltura.
Un approccio realmente strategico richiede tuttavia anche un piano straordinario diretto a promuovere gli investimenti in azienda, utili non solo ad ammodernare e rendere più efficienti le strutture fisiche, gli impianti per la trasformazione e la conservazione del prodotto, l'acquisto di macchine in grado di automatizzare le principali fasi della lavorazione, ma anche per costruire strutture abitative destinate all'agriturismo, senza escludere interventi conservativi su habitat naturali e sullo stesso paesaggio. Gli investimenti di innovazione, in alcune realtà, possono essere interventi di recupero di cultivar, allevamenti e tecniche del passato, là dove rendimenti ovviamente minori sarebbero più che compensati dai prezzi più elevati che prodotti qualitativamente migliori potrebbero spuntare presso i consumatori.
In tale contesto è altresì importante conferire una piena operatività, con risorse adeguate e soprattutto certe, agli strumenti di agevolazione del credito per le aziende agricole che incontrano difficoltà nei rapporti con il sistema bancario, attraverso il potenziamento dei confidi che operano nel settore agroalimentare e del Fondo rotativo per il consolidamento del debito delle aziende agricole. Soprattutto quest'ultimo provvedimento, che rientra in un'ottica di meccanizzazione e modernizzazione

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delle filiere agricola, agroindustriale ed agroenergetica, è un indicatore della reale volontà di incentivare l'innovazione nel settore agricolo. Da sempre il rinnovamento del parco macchine delle imprese agricole è un motore certo di innovazione, mentre vi è una carenza pressocché totale di risorse disponibili per il potenziamento produttivo delle imprese.
Una politica di incentivi per il settore agricolo andrà ricercata, infine, attraverso il rifinanziamento del Fondo per le crisi del mercato agricolo, la promozione di investimenti diretti alla razionalizzazione del Piano irriguo nazionale o alla concentrazione dell'offerta agricola delle organizzazioni di produttori, la promozione dei contratti di filiera e di distretto a rilevanza nazionale e, infine, la campagna istituzionale per il settore olivicolo-oleario.
Per quanto riguarda poi il problema dei costi energetici e la riduzione delle accise sul gasolio, non va trascurata la congiuntura internazionale, la crescita della domanda di petrolio a livello planetario, le crisi geopolitiche in atto in Medio Oriente e Nord Africa, ed il conseguente impatto sui costi dell'approvvigionamento energetico. Secondo gli analisti, tali fattori potrebbero portare il prezzo del petrolio sopra i 200 dollari al barile, mentre nell'arco di un anno, secondo la CIA, la Confederazione Italiana Agricoltori, il prezzo pagato dagli agricoltori per il gasolio è aumentato del 35 per cento. Tale rincaro ha effetti rilevanti e pervasivi sull'attività agricola nel suo complesso perché il gasolio agricolo viene utilizzato non solo nelle macchine adibite a lavori agricoli, ma anche negli impianti e nelle attrezzature impiegati nelle attività agricole e forestali, nonché nelle macchine per la prima trasformazione dei prodotti agricoli e, in quantità rilevanti, negli impianti per il riscaldamento delle serre. Molto colpito da tale rincaro anche il settore della pesca, che ha dovuto fronteggiare, tra l'altro, un mercato in forte crisi.
La normativa comunitaria consente che gli Stati membri possano applicare esenzioni o riduzioni totali o parziali dell'aliquota di accisa agli oli minerali usati sotto controllo fiscale esclusivamente nei lavori agricoli o orticoli nonché nella silvicoltura e nella piscicoltura d'acqua dolce, con un regime di aiuto temporaneo (durata massima cinque anni) e decrescente, quando può essere dimostrato che tali aiuti sono necessari a compensare una perdita di competitività sul piano internazionale e se costituiscono un incentivo alla riduzione dell'inquinamento o alla rapida introduzione di metodi più efficienti di utilizzazione delle risorse.
Si rendono pertanto impellenti - ma nel DEF non ve ne è traccia - misure di sgravio fiscale e contributivo (come l'accisa agevolata sul gasolio per usi agricoli o la proroga annuale sulle agevolazioni contributive per le zone svantaggiate).
Per quanto riguarda poi una impostazione strategica di sistema, un capitolo a parte è rappresentato dalla centralità della formazione e della ricerca. Il potenziamento della ricerca agricola nazionale è essenziale per consolidare (o recuperare) livelli di competitività in un contesto che sempre più subisce le pressioni della globalizzazione economica e produttiva, nonché la concorrenza di stati e di intere aree-sistema transnazionali. In chiave innovativa, gli interventi formativi dovranno affiancare all'insegnamento tecnico anche il trasferimento di competenze, conoscenze e abilità di nuova imprenditorialità, oltre a modelli di formazione continua lungo tutto il corso della vita, diretta in particolare verso i coltivatori poveri, in maggioranza anziani. Lo Stato, in questo ambito, può offrire un significativo contributo sia a livello comunitario in relazione all'impostazione degli assi strategici, sia verso le Regioni e le Province a cui è demandato il compito dell'esecuzione degli interventi, l'elaborazione di tecniche applicative e l'aggiornamento e preparazione dei docenti.
Una particolare centralità dovrà essere assicurata all'alfabetizzazione informatica che, associata a contributi per l'acquisto di personal computer e a sussidi per facilitare l'accesso a Internet e alla banda larga, può sollecitare la creatività individuale e di iniziativa. Sul versante strettamente

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aziendale occorrerà privilegiare, sempre attraverso la formazione, l'orientamento delle imprese alla qualità del prodotto, rafforzando una tendenza comunque già in atto. Anche una micro azienda, se riesce a produrre alimenti di qualità alta dal punto di vista della purezza biologica o del sapore e ad accorciare la propria filiera distributiva, può ottenere significative soddisfazioni economiche. La produzione agricola e l'allevamento richiedono competenze e professionalità tecnico-scientifiche di derivazione universitaria di cui al momento solo le imprese appartenenti alle classi dimensionali più grandi dispongono.
Da questa breve disamina si evince che la presenza o meno di un approccio strategico all'agricoltura non è per niente indifferente rispetto alle possibilità di sviluppo e di crescita del settore. Sul piano metodologico, il PD è sicuramente più avanti rispetto alle fantomatiche ricette propalate dal Centrodestra in materia di politica agricola. Rimane dunque un mistero il perché il Governo Berlusconi ed il Ministro dell'economia Tremonti continuino nell'opera, iniziata da anni, di demolizione strutturale di un settore, quello primario, così nevralgico per le sorti dell'intero paese.
Ritiene infine sia necessario essere consapevoli, imprenditori agricoli, manager di settore, associazioni di categorie, maestranze e addetti, che nel momento in cui si riprenderà in mano la gestione dell'agricoltura italiana il lavoro sarà notevole, ma le aspettative di successo incoraggiano a insistere su un modello di intervento fondato sulla conoscenza e l'analisi obiettiva della questione rurale.
Il parere alternativo presentato dal gruppo del PD è quindi motivato dall'esigenza di rimettere al centro del dibattito i problemi dell'agricoltura e del reddito agricolo. Ritenendo infatti non si possa assistere all'espressione di un parere burocratico, il PD vuole manifestare un parere contrario motivato, che la procedura parlamentare non consentirà forse di votare, affinché rimanga agli atti della Commissione un momento di speranza per l'agricoltura.
Preannuncia infine che il suo gruppo voterà contro la proposta di parere favorevole che la maggioranza si accinge a votare.

Anita DI GIUSEPPE (IdV), nel preannunciare il giudizio contrario del gruppo dell'IDV sul Documento di economia e finanza, fa presente che tale orientamento è la diretta conseguenza dell'assenza o della limitatissima presenza dell'agricoltura nello stesso documento. Anzi, coglie l'occasione dell'espressione del parere per rammentare come sia stato ripetutamente frustrato il tentativo largamente condiviso di raggiungere obiettivi concreti attraverso l'azione della Commissione.
Il documento in esame ha per obiettivo il risanamento e non contiene misure per la crescita dell'agricoltura né per una sua maggiore competitività, nonostante il crescente successo del made in Italy agroalimentare. Il documento non contiene, infatti, alcuna indicazione che sia in grado di dare una scossa all'economia italiana e, di conseguenza, all'agricoltura italiana. Del resto, si tratta di misure di stabilità, e non di crescita, di tutti i settori dell'economia italiana, mentre il punto dolente è rappresentato dalla bassa crescita.
Fa presente infatti che attualmente la disoccupazione in Italia ha superato il 10 per cento e che la disoccupazione giovanile è prossima al 30 per cento. In tale quadro, con una crescita dell'1 per cento del prodotto interno lordo all'anno, la disoccupazione aumenterà, riguardando anche i lavoratori agricoli.
Osserva poi che, a dispetto di quanti vogliono far credere che vi sia un interesse del Governo verso l'agricoltura, nel documento non vi è alcuna indicazione delle risorse necessarie a concretizzare un tale interesse. Nella proposta di parere della maggioranza si parla di opere irrigue, di agevolare l'ingresso dei giovani in agricoltura e di lotta contro le contraffazioni, ma manca ogni minima indicazione sui tempi, sui modi e sulle risorse effettivamente impegnate.
Manifesta pertanto delusione per l'assenza di una reale politica agricola del Governo,

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che attesta la sua scarsa consapevolezza dei reali problemi di tale settore, che attraversa un momento di grave crisi.
Il documento è dunque privo di effettive indicazioni per il settore dell'agricoltura e, nonostante l'impegno profuso anche dal suo gruppo, le richieste dell'opposizione non sono state finora accolte, relegando così il settore primario in una posizione marginale tra i settori economici nazionali. Pertanto, pur auspicando che tutto ciò che viene prodotto dalla Commissione Agricoltura venga finalmente preso in considerazione dal Governo, non può manifestare alcuna disponibilità nei confronti dello stesso Governo, che lascia sole le imprese agricole.

Teresio DELFINO (UdC) esprime rammarico per l'assenza del Governo, mentre l'importanza del documento l'avrebbe richiesta. Ritiene, anzi, che il rapporto tra il Parlamento, il Governo e i ministri dovrebbe essere assolutamente garantito, soprattutto con riferimento a quanto è accaduto in questa legislatura, iniziata con i programmi roboanti del ministro Zaia, poi rilanciati dal ministro Galan e quindi caduti nel dimenticatoio.
Il documento in esame tocca punti non secondari, come la realizzazione di opere irrigue, ma nel frattempo il Ministro è assente su vicende importanti. Infatti, sulla vicenda Parmalat i giornali hanno scritto della sconfitta del ministro Tremonti, ma non è stato rimarcato che il Ministro dell'agricoltura non ha fatto sentire neanche una flebile voce.
Per tali motivi, per il fatto che tutti i nodi strutturali dell'agricoltura rimangono irrisolti e che persino precisi impegni governativi solennemente assunti sono stati disattesi (come quelli relativi al settore bieticolo-saccarifero, che il Governo non è stato ancora in grado di onorare), la valutazione del suo gruppo sul documento non può che essere estremamente negativa. In tale situazione, infatti, anche eventuali impegni di questo Governo potrebbero non avere la necessaria credibilità.
Ritiene quindi sia giunto il momento di accrescere nel settore la consapevolezza della straordinaria contraddizione, nell'operato del Governo, fra l'enunciazione di grandi iniziative e la mancata previsione delle risorse necessarie per concretizzarle. Tale politica ha finora impedito di dare corso a quanto concordato con le organizzazioni professionali del mondo produttivo.
Per quanto riguarda il parere alternativo proposto dal gruppo PD, dichiara di condividerlo in larga parte. Formula infine l'auspicio, come gruppo UDC, che tutto quanto prodotto con atti, risoluzioni e mozioni assunti in sede di Commissione e di Assemblea possa trovare un'attenzione diversa da quella finora ricevuta e annuncia l'espressione di un voto negativo sulla proposta di parere del relatore.

Paolo RUSSO, presidente e relatore, avverte che porrà in votazione la proposta di parere favorevole che ha presentato quale relatore, precisando che, se questa verrà approvata, la proposta di parere contrario del gruppo del PD risulterà preclusa.

La Commissione approva infine la proposta di parere favorevole formulata dal Presidente relatore, risultando preclusa la proposta di parere contrario dei deputati Oliverio ed altri.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra, con Atto finale, fatto a Giacarta il 9 novembre 2009.
C. 4192 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del disegno di legge.

Ida D'IPPOLITO VITALE (PdL), relatore, ricorda che il disegno di legge in esame reca la ratifica dell'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Indonesia dall'altra.

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Il provvedimento si compone di tre articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo. L'articolo 3 dispone l'entrata in vigore della legge il giorno successivo a quello della pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
L'Accordo quadro di partenariato globale e cooperazione (PCA - Partnership and Cooperation Agreement) è stato firmato a Giacarta il 9 novembre 2009, ed è destinato non solo a fornire il nuovo quadro giuridico di riferimento della cooperazione bilaterale, attualmente disciplinata dall'Accordo CEE-ASEAN entrato in vigore il 1o ottobre 1980, ma prevede, altresì, una parte politica comprensiva di impegni vincolanti in materia di tutela dei diritti umani nel reciproco interesse dei contraenti di instaurare una partnership strategica volta a promuovere non solo la stabilità politica e a rafforzare i legami con una potenza regionale - l'Indonesia - attraverso un accordo che potrà fungere da modello per altri paesi del sud-est asiatico. Non sfugge altresì la possibilità di allargare con tale documento l'influenza europea in una area tradizionalmente orientata verso la Cina e gli Stati Uniti d'America.
L'Accordo, composto di articoli divisi in sette titoli, prevede quattro aeree di cooperazione prioritarie: commercio e investimenti; ambiente e cambiamento climatico; istruzione e cultura; diritti umani e democrazia, nonché l'avvio della collaborazione su alcune questioni strategiche quali il contrasto del terrorismo e della criminalità transnazionale.
Più in particolare, ed in riferimento alle tematiche di interesse della XIII Commissione, viene prevista un'implementazione degli scambi commerciali, anche tramite l'eliminazione delle barriere non tariffarie (all'articolo 8), una cooperazione nel campo sanitario e fitosanitario (all'articolo 9) e nel settore dell'energia e trasporti (agli articoli 23 e 24), anche al fine di una cooperazione nella lotta ai cambiamenti climatici e nello sviluppo dell'uso sostenibile dell'energia, nonché una collaborazione in materia di alimentazione (all'articolo 31). Specifiche disposizioni sono poi dedicate alla cooperazione in materia di ambiente, agricoltura, sviluppo rurale, silvicoltura e pesca, con un'attenzione particolare ai problemi legati alla lotta al disboscamento illegale e alla gestione sostenibile delle risorse naturali, tra le quali la tutela dell'ambiente marino e la pesca (agli articoli 27 e 30).
L'Accordo prevede, quindi, l'istituzione di un Comitato misto (al Titolo VI, articolo 41) che avrà il compito di garantire la corretta attuazione dell'Accordo, di definire le priorità d'azione da perseguire e di risolvere le eventuali controversie connesse all'applicazione o all'interpretazione del PCA, riunione biennale da tenersi alternativamente in Indonesia e a Bruxelles.
Viene, inoltre, previsto (al Titolo VII, disposizioni finali) che né l'Accordo né qualsiasi azione intrapresa ai sensi dello stesso pregiudicano la facoltà per gli Stati membri dell'Unione europea di avviare attività di cooperazione bilaterali con l'Indonesia o di concludere, se del caso, nuovi accordi di partenariato e di cooperazione con l'Indonesia.
La necessità del ricorso alla legge di autorizzazione alla ratifica è giustificato nell'analisi tecnico-normativa (ATN) che accompagna il disegno di legge dalla considerazione che l'Accordo in questione rientra nella fattispecie di cui all'articolo 80 della Costituzione. Si rileva altresì che dall'Accordo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato in quanto le maggiori spese concesse all'attuazione della cooperazione rafforzata saranno interamente coperte dal bilancio dell'Unione europea.

Paolo RUSSO, presidente, nessuno chiedendo di parlare, rinvia il seguito dell'esame alla seduta di domani.

La seduta termina alle 14.35

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.35 alle 14.45.