CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 27 aprile 2011
472.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Finanze (VI)
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 27 aprile 2011.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.45 alle 13.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 27 aprile 2011. - Presidenza del presidente Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sonia Viale.

La seduta comincia alle 13.

Sull'ordine dei lavori.

Gianfranco CONTE, presidente, propone, concorde la Commissione, di procedere a un'inversione dell'ordine dei lavori, nel senso di procedere, dapprima, all'esame,

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in sede consultiva, del Documento di economia e finanza 2011, e, quindi, agli altri punti all'ordine del giorno.

Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 19 aprile scorso.

Alessandro PAGANO (PdL), relatore, formula una proposta di parere favorevole con osservazioni (vedi allegato 1) sul Documento di economia e finanza 2011.

Gianfranco CONTE, presidente, avverte che sono state presentate, rispettivamente dai deputati Fluvi e Barbato, due proposte alternative di parere sul documento in esame (vedi allegati 2 e 3).

Alberto FLUVI (PD) ritiene, preliminarmente, che la discussione del Documento di economia e finanza costituisca un'occasione perduta dal Governo, il quale non è stato in grado di elaborare, e quindi di sottoporre alla valutazione del Parlamento, quelle misure che sarebbero necessarie per avviare un processo di crescita del Paese.
Osserva, peraltro, come gli stessi indicatori di finanza pubblica relativi al 2010 rappresentino la dimostrazione evidente del fallimento dell'azione di politica economica che il Governo e il Ministro dell'economia e delle finanze hanno condotto negli ultimi anni. In particolare, dopo avere ripetuto più volte che l'obiettivo da perseguire in maniera prioritaria era quello della messa in sicurezza dei conti pubblici, l'Esecutivo ha posto in essere interventi finalizzati esclusivamente al raggiungimento di tale obiettivo, i quali, mentre non hanno ridotto sostanzialmente il deficit, hanno prodotto un ulteriore incremento del debito pubblico, attestatosi al livello record del 120 per cento del PIL, riportando il Paese a una situazione simile a quella registratasi nei primi anni Novanta, quando il Governo allora presieduto da Giuliano Amato fu costretto a varare una manovra finanziaria di oltre 90.000 miliardi di vecchie lire.
Un'ulteriore testimonianza dell'inadeguatezza della politica economica del Governo è offerta, del resto, dalla constatazione che l'Italia ha un debito pubblico elevatissimo, malgrado non sia stata costretta ad attuare, al contrario di altri Paesi europei, salvataggi di istituti di credito a seguito della crisi che ha investito, nel 2008, i mercati finanziari.
Evidenzia, inoltre, come l'Italia sia il fanalino di coda dell'Unione europea anche sul lato della crescita, dal momento che, osservando le proiezioni del debito pubblico in rapporto al PIL contenute nel Programma di stabilità, si rileva che l'aumento del PIL è rivisto al ribasso, per il triennio 2011-2013, rispetto alle previsioni formulate dal Governo nel Documento di finanza pubblica presentato a settembre 2010 e anche nei mesi scorsi. Ciò costituisce, a suo avviso, la dimostrazione più evidente dell'impossibilità, senza mettere in campo interventi finalizzati allo sviluppo, di conseguire lo stesso obiettivo della messa in sicurezza dei conti pubblici. Sollecita, pertanto, l'Esecutivo ad adottare misure strategiche volte al rafforzamento del potenziale di sviluppo dell'economia italiana.
Si sofferma, quindi, su due profili del Documento di economia e finanza più strettamente attinenti agli ambiti di competenza della Commissione Finanze, rilevando, innanzitutto, come il tema della finanza sia collegato all'indagine conoscitiva sui mercati degli strumenti finanziari - diventata di grande attualità alla luce del cosiddetto decreto Parmalat -, che la Commissione ha avviato allo scopo di analizzare, tra l'altro, la condizione e le prospettive del settore, nonché le vicende relative alla piazza finanziaria di Milano, la quale attraversa una fase di estrema difficoltà.

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A tale proposito, osserva come la necessità di misure finalizzate a rilanciare la piazza finanziaria nazionale emerga con palmare evidenza dai dati forniti qualche settimana fa dal Presidente della Consob, il quale ha segnalato come, nel periodo 2000-2010, siano diminuiti tanto la capitalizzazione, passata da 818 a 423 miliardi di euro, quanto il numero delle società quotate domestiche, diminuite da 340 (nel 2007) a 286. Tali dati, più che eloquenti, dimostrano in maniera inequivocabile quanto sia urgente restituire vitalità a uno strumento che ha un'importanza fondamentale per il finanziamento delle imprese.
Al contrario, le scelte operate dal Governo in tale settore non sembrano affatto idonee a rivitalizzare la piazza finanziaria milanese. Infatti, la recente riforma del sistema di tassazione dei fondi comuni di investimento, ad opera dell'articolo 2, commi da 62 a 83, del decreto-legge n. 225 del 2010, pur essendo finalizzata a rilanciare i fondi di investimento italiani, equiparandoli ai fondi comunitari armonizzati, segnatamente spostando la tassazione dal maturato al realizzato, ha determinato una sorta di discriminazione nell'ambito della gestione del risparmio, attribuendo un vantaggio fiscale alla predetta categoria dei fondi comuni e penalizzando, per converso, i fondi pensione. D'altro canto, l'articolo 41 del decreto-legge n. 78 del 2010 ha consentito, tra l'altro, alle società di gestione del risparmio residenti in Stati membri dell'Unione europea diversi dall'Italia - ad esempio, in Irlanda, dove il reddito d'impresa prodotto nell'esercizio di attività finanziarie è tassato con l'aliquota del 12,5 per cento, anziché con quella del 27 per cento - di trasferire nel nostro Paese le proprie attività economiche, mantenendo, per tre anni, il regime di tassazione più favorevole già goduto negli altri Paesi.
In proposito, rileva come soprattutto questa seconda norma rischi di risultare controproducente, e comunque iniqua nei confronti delle società di gestione del risparmio che si sono comportate correttamente con il fisco italiano, a vantaggio di quelle che avevano compiuto, invece, la scelta di localizzare all'estero la propria sede.
Passando al tema del fisco, osserva come, a dispetto dei reiterati annunci del Ministro dell'economia e delle finanze, il quale va da tempo affermando la necessità di una grande riforma del sistema fiscale italiano, la pressione fiscale rimarrà stabile, per tutto il triennio preso in considerazione dal Documento di economia e finanza, a livelli che sono i più alti in Europa.
A tale riguardo, la proposta alternativa di parere presentata dal gruppo del PD, dopo alcune valutazioni di carattere generale relative al contenuto del Programma nazionale di riforma, che appare vago, spesso ripetitivo e privo di un impianto strategico, riprende, a dimostrazione dello spirito di condivisione che caratterizza i lavori della Commissione Finanze, molte parti del testo delle mozioni in materia di riforma del sistema fiscale approvate all'unanimità dall'Assemblea della Camera qualche mese fa.
Si sofferma, quindi, sui tre aspetti che, forse più degli altri, rendono evidente quanto sia ormai indifferibile una riforma del nostro sistema fiscale.
In primo luogo, come si ricava agevolmente dal Bollettino delle entrate pubblicato con cadenza mensile dal Dipartimento delle finanze del Ministero dell'economia e delle finanze, il 93 per cento delle entrate IRPEF deriva da redditi da lavoro dipendente e da pensione, in relazione ai quali è operata una ritenuta alla fonte.
In secondo luogo, l'evasione fiscale ha raggiunto livelli patologici, essendo stato calcolato, dalla Banca d'Italia e dall'ISTAT, in circa 300 miliardi di euro il reddito che sfugge all'imposizione fiscale nel nostro Paese, con minori entrate per circa cento miliardi di euro, cifra che appare in tutta la sua imponenza ove la si confronti sia con l'importo complessivo dell'ultima manovra economica approvata prima dell'estate, di circa 25 miliardi di euro, sia con quello della manovra preannunciata per il prossimo triennio, dell'ordine di 35-40 miliardi di euro.

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Infine, il carico fiscale sul lavoro e sulle imprese ha ormai ampiamente superato il 50 per cento.
Si è determinato, pertanto, un profondo squilibrio nel sistema di tassazione, al punto da potersi ritenere che il principio costituzionale di progressività non riguardi l'intera platea dei contribuenti, ma soltanto i contribuenti i cui redditi risultano assoggettati a ritenuta alla fonte.
In tale contesto, ritiene assolutamente necessario, pur rispettando il vincolo dell'invarianza di gettito, ridurre il carico fiscale gravante sui redditi di lavoro derivanti da lavoro dipendente, da lavoro autonomo e da attività di impresa e spostare il carico fiscale dal lavoro alla rendita, sia per sanare gli attuali squilibri sia per puntare, anche attraverso lo strumento tributario, alla crescita dell'economia.
In un momento difficile come quello che il Paese sta attraversando, ritiene a maggior ragione indispensabile che il Governo e il Parlamento dedichino un'attenzione costante e specifica agli obiettivi dell'equità e della crescita, per conseguire i quali la leva fiscale può rivelarsi un formidabile strumento.
Preannuncia, quindi, il voto contrario del proprio gruppo sulla proposta di parere del relatore, sottolineando come la scelta del Governo e del Ministro Tremonti, di rinviare qualsivoglia intervento di riforma del fisco, mese dopo mese, anno dopo anno, non sia affatto neutra, ma sia perfettamente coerente con una politica economica che, oltre ad aver peggiorato il livello del deficit, ha aumentato il tasso di iniquità di un sistema fiscale che sta facendo pagare il costo del risanamento e della mancata crescita soltanto ai lavoratori dipendenti ed ai pensionati.

Gianfranco CONTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di parere elaborata dal relatore, avvertendo che le proposte alternative di parere presentate, rispettivamente, dai deputati Fluvi e Barbato, saranno poste in votazione solo in caso di reiezione della proposta del relatore.

La Commissione approva la proposta di parere formulata dal relatore.

La seduta termina alle 13.15.

COMITATO DEI NOVE

Mercoledì 27 aprile 2011.

DL 26/11: Misure urgenti per garantire l'ordinato svolgimento delle assemblee societarie annuali.
Emendamenti C. 4219 Governo.

Il Comitato dei nove si è riunito dalle 13.15 alle 13.25.

RISOLUZIONI

Mercoledì 27 aprile 2011. - Presidenza del presidente Gianfranco CONTE. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Sonia Viale.

La seduta comincia alle 13.25.

7-00538 Fugatti: Problematiche concernenti l'iscrizione presso il registro delle imprese degli atti di trasferimenti di quote di società a responsabilità limitata.
(Seguito della discussione e conclusione - Approvazione).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione, rinviata nella seduta del 6 aprile scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, ricorda che nella seduta del 6 aprile 2011 il deputato Bitonci, cofirmatario della risoluzione, ne aveva illustrato il contenuto.

Il Sottosegretario Sonia VIALE, nel rilevare come l'atto di indirizzo in discussione segnali un problema reale, ricorda che la materia è regolata, oltre che dalle norme sostanziali di diritto civile, anche dalla disciplina procedurale introdotta dal

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Codice dell'amministrazione digitale. In particolare, il coordinamento di quest'ultimo testo normativo con le disposizioni recate dal decreto del Presidente della Repubblica n. 581 del 1995 crea effettivamente alcune difficoltà interpretative, risolte dalla magistratura vicentina nel senso ricordato dai presentatori dell'atto di indirizzo.
Al riguardo, fa presente che, ad avviso del Ministero dello sviluppo economico, sembrerebbe opportuno avviare un ciclo di consultazioni con tutte le parti in causa - consiglio nazionale dei dottori commercialisti ed esperti contabili, consiglio nazionale del notariato, sistema camerale, Ministero della giustizia, al quale compete la vigilanza sulle professioni interessate dalla norma, Ministero dell'economia e delle finanze - allo scopo di favorire iniziative volte a chiarire il quadro normativo in materia.
Ribadisce inoltre che l'articolo 36, comma 1-bis, del decreto-legge n. 112 del 2008 stabilisce che l'atto di trasferimento di cui al secondo comma dell'articolo 2470 del codice civile può essere sottoscritto con firma digitale, nel rispetto della normativa anche regolamentare concernente la sottoscrizione di documenti informatici e va depositato, entro trenta giorni, presso l'ufficio del registro delle imprese nella cui circoscrizione è stabilita la sede sociale, a cura di un intermediario abilitato ai sensi dell'articolo 31, comma 2-quater, della legge n. 340 del 2000. La disposizione stabilisce, altresì, che resti salva la disciplina tributaria applicabile agli atti, la quale già prevede che il commercialista sia abilitato al deposito per l'iscrizione dell'atto di cessione presso il registro delle imprese, senza che, tuttavia, ciò abbia evitato l'intervento del giudice del registro di Vicenza.
Ricorda, quindi, che al Ministero dello sviluppo economico è attribuita, unitamente alla vigilanza completa sul repertorio delle notizie economiche ed amministrative (REA), una vigilanza esclusivamente amministrativa sul registro delle imprese, la quale si esplica attraverso la verifica delle procedure di protocollazione delle imprese, del rispetto dei tempi e della modulistica, mentre non dispone, in sede amministrativa, di poteri coercitivi nei confronti dei conservatori, ferma restando la possibilità di approfondire ulteriormente la questione, ai fini di eventuali iniziative normative volte a chiarire o semplificare le disposizioni in questione.

Gianfranco CONTE, presidente, ritiene che il testo della risoluzione sia pienamente compatibile con la posizione espressa dal Governo e con l'avvio, preannunciato dal Sottosegretario, di un ciclo di consultazioni con tutte le parti in causa, finalizzato a chiarire il quadro normativo in materia.

La Commissione approva la risoluzione.

7-00544 Comaroli: Regime tributario delle cessioni di impianti, di rami d'azienda e di emittenti nel settore radiotelevisivo.
(Seguito della discussione e rinvio).

La Commissione prosegue la discussione della risoluzione, rinviata nella seduta del 13 aprile scorso.

Gianfranco CONTE, presidente, ricorda che nella seduta del 13 aprile 2011 il deputato Comaroli ha illustrato la propria risoluzione.

Il Sottosegretario Sonia VIALE osserva come la risoluzione in discussione intenda impegnare il Governo ad adottare tutte le iniziative necessarie al fine di chiarire il corretto trattamento tributario delle operazioni di cessione degli impianti radiofonici, in quanto le stesse possono essere qualificate come cessioni di impianti, soggette ad IVA, ovvero come cessioni di ramo d'azienda, soggette ad imposta di registro.

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In particolare, il presentatore chiede che il Governo si impegni a fornire chiarimenti in ordine al corretto trattamento tributario delle seguenti fattispecie:
a) cessione di mero impianto radiofonico, scevro da contenuti riferimenti a beni immateriali;
b) cessione di impianto costituito dalle apparecchiature elettroniche, con i relativi diritti d'uso, connessi all'autorizzazione amministrativa relativa alla frequenza;
c) cessione di impianto radiofonico e di uno dei seguenti beni immateriali: avviamento commerciale; marchi; brevetti; rapporti di collaborazione autonoma e subordinata; altri rapporti giuridici.

Al riguardo, l'Agenzia delle entrate ha rappresentato che, ai sensi dell'articolo 2, comma 3, lettera b), del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, sono escluse dal campo di applicazione dell'IVA e, quindi, assoggettate all'imposta proporzionale di registro - in virtù del principio di alternatività di cui all'articolo 40 del decreto del Presidente della Repubblica n. 131 del 1986 - le cessioni di aziende e di singoli rami di azienda, intendendosi per azienda, ai sensi dell'articolo 2555 del codice civile, il complesso dei beni organizzati dall'imprenditore per l'esercizio dell'impresa. Deve, quindi, trattarsi di una universalità di beni materiali ed immateriali che, complessivamente, costituiscono un'impresa o parte di un'impresa idonea a svolgere un'attività economica autonoma.
In proposito, la Corte di cassazione ha avuto modo di precisare (con le sentenze 10 ottobre 2008, n. 24913 e 16 aprile 2010, n. 9163) che si configura una cessione di azienda quando le parti hanno inteso trasferire un complesso aziendale unitariamente considerato, dotato di una potenzialità produttiva. È sufficiente, pertanto, che i beni strumentali ceduti siano atti, nel loro complesso e nella loro interdipendenza, all'esercizio di impresa (anche se non si richiede che tale esercizio sia attuale, essendo sufficiente l'attitudine potenziale all'utilizzo per un'attività di impresa, né che la cessione comprenda anche le relazioni commerciali e personali).
D'altra parte, secondo la Corte di giustizia delle Comunità europee, la nozione di trasferimento a titolo oneroso o gratuito o sotto forma di conferimento a una società di una universalità totale o parziale di beni deve essere interpretata nel senso che in essa rientra il trasferimento di un'azienda o di una parte autonoma di impresa, compresi gli elementi materiali e, eventualmente immateriali che, complessivamente, costituiscono un'impresa o una parte di impresa idonea a svolgere un'attività economica autonoma (Sezione V, sentenza 27 novembre 2003, causa C-497/01, punto 40).
In presenza di un'azienda, alla relativa cessione trova applicazione l'imposta di registro in misura proporzionale.
Sono, invece, soggette ad IVA e, quindi, ad imposta di registro in misura fissa le cessioni dei singoli beni non costituenti azienda o rami di azienda.
Per quanto esposto, è da ritenere che, in linea di massima, qualora oggetto della cessione siano le sole apparecchiature radiofoniche, l'operazione configuri una cessione di beni rilevanti agli effetti dell'IVA. Diversamente, la cessione dell'impianto, accompagnata dai relativi diritti d'uso connessi all'autorizzazione amministrativa relativa alla frequenza, potrebbe configurarsi quale cessione di ramo d'azienda e, pertanto, essere assoggettata ad imposta di registro in misura proporzionale, qualora costituisca un insieme di beni potenzialmente idonei allo svolgimento di un'attività autonoma di impresa.
Segnala, da ultimo, che, qualora l'oggetto del trasferimento sia costituito, oltre che dal predetto impianto, dall'avviamento commerciale, connesso a una parte del pacchetto pubblicitario, dai marchi, dalle testate radiofoniche, dai brevetti, dai rapporti di collaborazione autonoma e subordinata e da altri rapporti giuridici in essere, la relativa cessione deve essere assoggettata alla sola imposta di registro in

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misura proporzionale, atteso che la combinazione degli elementi sopra descritti configura un complesso aziendale o un ramo d'azienda.

Gianfranco CONTE, presidente, rileva come gli elementi forniti dal Governo consiglino di riformulare opportunamente il testo della risoluzione.

Silvana Andreina COMAROLI (LNP), condividendo il suggerimento del Presidente, si riserva di riformulare il testo della propria risoluzione, al fine di ottenere una più precisa determinazione del regime applicabile a tali fattispecie, con particolare riferimento alla cessione di impianti costituiti dalle apparecchiature elettroniche, con i diritti d'uso connessi all'autorizzazione amministrativa relativa alla frequenza.

Gianfranco CONTE, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.35.

AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 27 aprile 2011.

Audizione dei rappresentanti del Consiglio nazionale dei dottori commercialisti, nell'ambito dell'istruttoria legislativa sulle proposte di legge C. 2521 Leo, C. 2578 Strizzolo e C. 2709 Jannone, recanti modifica dell'articolo 37-bis del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 600, concernente il contrasto dell'elusione fiscale e dell'abuso del diritto in materia tributaria.

L'audizione informale è stata svolta dalle 13.55 alle 14.55.