CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 20 aprile 2011
471.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA indi del vicepresidente Giuliano CAZZOLA.

La seduta comincia alle 9.15.

Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di ieri.

Alessia Maria MOSCA (PD), espresso preliminarmente il proprio disappunto per il fatto che un documento di importanza strategica sotto il profilo economico e programmatico sia discusso in tempi contingentati e nella sostanziale assenza dei gruppi di maggioranza, fa notare che - rispetto al dibattito di ieri - sono nel frattempo emersi elementi di novità in relazione ai fattori numerici e quantitativi inseriti nel DEF, come dimostrato soprattutto dal contenuto dell'audizione svolta nella serata di ieri dal Ministro Tremonti, presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, in cui hanno cominciato ad affiorare i veri dati macroeconomici che riguardano il Paese.
Fa notare che, in realtà, il documento in esame prospetta esclusivamente una manovra correttiva, senza alcuna visione di crescita, a differenza di quanto realizzato da altri Paesi europei, che, pur essendo impegnati in programmi di contenimento della spesa pubblica, hanno anche avviato da tempo linee strategiche per

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il rilancio degli investimenti e dello sviluppo. Rileva, pertanto, che il Governo avrebbe dovuto considerare nel merito gli interventi da porre in essere, piuttosto che concentrarsi su misure propagandistiche, evidentemente collocate nel testo in un vero e proprio clima da campagna elettorale.
Passando al contenuto del documento di più diretto interesse della Commissione, si sofferma anzitutto sul problema del lavoro dei giovani, osservando che - a fronte di un tasso di disoccupazione giovanile che in Italia raggiunge il 30 per cento - sarebbe necessario un impegno collettivo per l'adozione di politiche attive; al contrario, all'interno del DEF non vi è alcuna proposta su tale argomento, soprattutto sul versante della formazione e dell'orientamento al lavoro. A suo avviso, il Governo preferisce trovare alibi, legati alla presunta mancanza di interesse dei giovani per i lavori più umili, piuttosto che utilizzare leve fiscali e finanziarie per promuovere l'innovazione e, con essa, l'occupazione giovanile. Evidenzia inoltre l'assoluta carenza di indicazioni sul piano di rilancio della pubblica amministrazione, settore nel quale - dopo la tanto «sbandierata» riforma del Ministro Brunetta - si vedono ormai solo i fallimenti, legati anche ai tagli lineari promossi dalle ultime manovre economiche, che hanno prosciugato le risorse per attuare la riforma stessa.
Lamenta poi l'insufficienza delle indicazioni del DEF in materia di politiche di conciliazione e di lavoro femminile, facendo notare che l'assoluta inesistenza di politiche attive allontana ulteriormente l'Italia dagli obiettivi della strategia di Lisbona. Inoltre, sottolinea che il documento non investe sulla promozione dell'innovazione tecnologica nelle aziende, in quanto ignora il grande movimento di piccole imprese, create prevalentemente da giovani che escono dalle Università, caratterizzate da un elevato contenuto tecnologico al servizio dello sviluppo: l'impostazione del DEF, su questo versante, risulta vecchia, in quanto basata sul rifinanziamento di fondi esistenti, che si limitano, di fatto, a sostenere l'attuale impalcatura imprenditoriale, senza investire nell'innovazione e nella creatività giovanile.
In conclusione, giudica il documento ampiamente deludente, privo di prospettiva politica e incapace di avviare una seria riflessione sulla necessità di presentare proposte innovative al Paese: in questo senso, dichiara il proprio sconforto rispetto alla totale inidoneità del Governo in carica nel ragionare su quanto le forze di opposizione, sin dall'inizio della legislatura, hanno cercato di prospettare per l'uscita dalla crisi economica e per la promozione dello sviluppo.

Giuliano CAZZOLA (PdL) fa presente che, a dispetto di talune dichiarazioni di eminenti esponenti del Governo circa la futura permanenza dell'Italia in ambito europeo - rispetto alle quali erano state manifestate forti preoccupazioni anche dal Quirinale (da lui, peraltro, condivise) - il provvedimento in esame appare pienamente in linea con gli indirizzi europei e inquadrato nel contesto politico e giuridico comunitario. Osserva, inoltre, che esso mira ad intraprendere l'unica via possibile in un momento di crisi economica, ovvero quella del risanamento dei conti pubblici, che prevede necessariamente anche un'azione di contenimento della spesa, in vista del conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica fissati in sede europea per l'anno 2014. Ciò, a suo avviso, permetterà di incrementare l'avanzo primario e di incidere sull'ammontare del debito pubblico, nella prospettiva di porre le basi per una futura azione di promozione dello sviluppo e della crescita, evitando, al contempo, di assumere misure straordinarie largamente impopolari ed inefficaci, magari di carattere patrimoniale, come sembrerebbe emergere da recenti dichiarazioni di esponenti dei gruppi di opposizione.
Fa quindi notare che l'Europa, non soltanto non ha valutato in termini critici la posizione finanziaria dell'Italia, ma ha anche accolto positivamente il cambiamento da essa operato nel campo della

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governance economica e delle procedure di bilancio, in coordinamento con le linee di azione comunitarie. Segnala poi che il PNR (Programma nazionale di ricerca), contenuto nel provvedimento in esame, illustra i numerosi interventi posti in essere dall'Esecutivo in diversi settori della vita pubblica, quali la scuola e l'università, il pubblico impiego, la previdenza e il sostegno al reddito, evidenziando che gli sforzi del Governo in tali ambiti sono stati notevoli e hanno portato a buoni risultati, nonostante in taluni casi - cita, in proposito, il caso del pubblico impiego - per vedere gli effetti concreti di tali iniziative occorrerà attendere la fine della crisi economica.
Soffermandosi, in particolare, sul tema degli strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, rileva che l'impegno del Governo su tale versante è stato significativo, dal momento che le risorse stanziate a tal fine sono state incrementate nel tempo fino a raggiungere cifre ragguardevoli. Ricorda inoltre che il Governo sta portando a compimento l'importante riforma del federalismo fiscale, anche grazie alla collaborazione fruttuosa dell'opposizione, fatta eccezione per taluni elementi di contrasto emersi in sede di esame del decreto sul federalismo municipale. Segnala che il DEF affronta poi taluni nodi strutturali dell'economia, contemplando misure di riforma fiscale e di sostegno alle aree del Mezzogiorno, nonché ulteriori misure settoriali suscettibili di rilanciare taluni settori produttivi.
Dichiara, altresì, di non condividere le considerazioni svolte nella seduta di ieri da parte di taluni deputati dei gruppi di opposizione, secondo i quali gli interventi del Governo in materia previdenziale sarebbero gravemente da condannare; in proposito, rileva che le misure assunte in tale ambito - in particolare, quelle che hanno innalzato l'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego e che hanno collegato alle aspettative di vita la maturazione del diritto, con la previsione di determinate finestre di uscita - sono state volte esclusivamente a contenere la spesa pensionistica in un periodo di grave crisi economica, peraltro in coerenza con il quadro normativo delineato dai precedenti Governi.
Passando ad esaminare la questione occupazionale, ritiene che i dati allarmanti riferiti dai gruppi di opposizione sul tema del precariato siano quantomeno discutibili, atteso che, sulla base di informazioni in suo possesso, risulta che il ricorso a contratti flessibili costituisce una parte residuale del complesso delle assunzioni, osservando, altresì, che continua a rimanere insoluto il problema del lavoro rifiutato dai lavoratori italiani - svolto oggi solo dagli immigrati - e quello, più generale, delle modalità di incontro tra domanda e offerta di lavoro e del raccordo tra imprese e mondo dell'istruzione e della formazione. Esaminando poi la questione del lavoro intellettuale, fa notare che esso non appare certo in declino, considerato che si è registrato recentemente un deciso incremento del numero degli iscritti agli ordini professionali, che sottolinea la vitalità del mercato del lavoro.
In conclusione, ritiene che il provvedimento in esame testimoni un'attività governativa intensa e caratterizzata da scelte importanti, che - condivise o meno dai gruppi di opposizione - hanno comunque segnato una linea di azione precisa e coerente, nel tentativo di rilanciare l'economia del Paese.

Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte che, essendo imminente l'inizio della chiama dei deputati nella riunione del Parlamento in seduta comune, occorre sospendere la seduta, che riprenderà al termine della seconda chiama dei deputati nella predetta seduta comune.

La seduta, sospesa alle 9.40, è ripresa alle 10.55.

Lucia CODURELLI (PD) lamenta anzitutto la scarsa partecipazione dei deputati dei gruppi di maggioranza al presente dibattito, osservando che la mancanza di un serio confronto parlamentare rischia di svilire il ruolo della Commissione.

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Mette poi in evidenza le contraddizioni di un Governo che al suo interno presenta voci discordanti, atteso che, in una recente trasmissione televisiva, il Ministro Gelmini - invocando generiche rassicurazioni del Ministro dell'economia e delle finanze - ha negato l'esistenza di una riduzione della spesa pubblica destinata al suo dicastero e al complesso del sistema di istruzione, con ciò smentendo dati oggettivi contenuti in documenti ufficiali, prodotti dallo stesso Esecutivo, che dimostrano inequivocabili tagli di risorse: invita, pertanto, gli esponenti della compagine governativa a mettersi d'accordo su tali importanti questioni finanziarie, al fine di fornire informazioni più chiare all'opinione pubblica ed evitare di prendere in giro milioni di cittadini.
Passando al merito del provvedimento in esame, rileva la mancanza nel DEF di una visione organica sulla politica economica, sottolineando l'assenza di adeguate misure in favore della crescita e l'insufficienza degli interventi in materie quali la tutela dell'occupazione giovanile e femminile, la riforma delle pensioni, il sostegno al reddito, la contrattazione decentrata.
Si sofferma, in particolare, sulle politiche di conciliazione e sugli obiettivi di inclusione delle donne nel mercato del lavoro, facendo notare come la maggioranza non sia stata in grado di realizzare alcun tipo di intervento credibile sul punto, dando vita soltanto a iniziative propagandistiche e demagogiche, collocate strategicamente a ridosso di importanti scadenze simboliche, ma totalmente prive di qualsivoglia efficacia e, dunque, incapaci di dare risposte concrete ai reali problemi del mondo femminile.
In conclusione, ritiene che l'azione del Governo abbia portato come unico risultato un impoverimento complessivo dei diritti e delle condizioni socio-economiche della popolazione, con conseguente crescita delle disuguaglianze a svantaggio dei soggetti più deboli della società.

Maria Grazia GATTI (PD) rileva preliminarmente che il suo gruppo ha espresso con coerenza, negli ultimi anni, un orientamento positivo rispetto ai cambiamenti negli strumenti di governance europea definiti per gestire la politica economica e finanziaria da parte dell'Unione; tuttavia, intende rilevare come l'attuale, preponderante, dimensione intergovernativa delle istituzioni comunitarie segni una linea politica che può destare preoccupazioni, soprattutto a causa di alcuni recenti risvolti che sembrano spostare verso posizioni fortemente conservatrici l'asse di direzione dell'UE. Osserva quindi che, anche per questi motivi, il Partito Democratico ha predisposto un proprio progetto alternativo per la crescita, che raccoglie le elaborazioni svolte negli ultimi anni e che è stato presentato al Ministro dell'economia e delle finanze, con l'auspicio che la stessa discussione in Assemblea del DEF possa tenere conto anche di questo contributo.
In proposito, ritiene peraltro utile rimarcare gli elementi di discrimine tra il citato progetto del Partito Democratico e il documento oggi all'esame della Commissione: si tratta, in particolare, della proposta di lanciare un piano europeo degli investimenti, da sostenere attraverso l'aumento della tassazione sulle transazioni finanziarie; della proposta di introdurre nuovi indicatori economici in grado di misurare la capacità di performance del Paese; della proposta di ridurre le differenze territoriali tra le varie zone dell'Italia. Sotto quest'ultimo profilo, peraltro, osserva che il DEF ripete il solito, vizioso, refrain in base al quale solo il Nord sarebbe in grado di stare al passo con i dati di crescita europea, a differenza del Sud, destinato a rimanere invischiato nella recessione; al contrario, fa notare che, rispetto al 1998 (anno in cui i valori erano fortemente divaricati), a partire dal 2007 i dati di crescita tra il Nord-Est produttivo e il Sud si sono molto avvicinati, a testimonianza del fatto che il Paese può crescere solo unito e insieme, altrimenti è indirizzato al declino nel suo complesso.
Si sofferma, quindi, su ulteriori elementi di indirizzo contenuti nel richiamato documento del Partito Democratico, che fanno riferimento all'esigenza di innalzare

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il tasso di occupazione femminile e di elevare la capacità di innovazione tecnologica italiana; obiettivi da raggiungere, a suo giudizio, senza il ricorso ad alcuna scelta di natura patrimoniale, bensì mediante una politica fiscale imperniata sulla tassazione delle rendite finanziarie. Sotto il profilo dell'innovazione, dichiara di non comprendere, in particolare, le scelte di strategia energetica che il Governo si accinge a compiere dopo avere rinunciato al nucleare, se è vero che non vi sono allo studio proposte alternative sulle fonti rinnovabili, che appaiono, invece, decisive per la crescita del Paese, coinvolgendo anche numerosi lavoratori, il cui futuro appare, ad oggi, molto incerto. Al contempo, giudica irritante la proposta, contenuta nel DEF, di ripresentare come dato decisivo il finanziamento di 40 milioni di euro per le azioni positive in favore dell'inclusione delle donne nel mercato del lavoro; in realtà, il Governo non ha previsto alcuno stanziamento aggiuntivo per l'intera legislatura e, da ultimo, ha anche fatto incomprensibilmente sparire dall'agenda parlamentare la proposta di legge sulle cosiddette «quote rosa» nei consigli di amministrazione. Aggiunge, peraltro, che lo stesso piano di conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, recentemente siglato dalle parti sociali, presenta come unico dato positivo il fatto di essere stato firmato da tutte le organizzazioni sindacali e datoriali, ma - per il resto - appare quanto mai vuoto e generico.
In conclusione, dopo avere criticato il cenno che il DEF effettua rispetto all'importanza dell'Accordo-quadro sugli assetti contrattuali del gennaio 2009, che non ha risolto alcun problema se - come primo risultato - ha prodotto la rottura delle relazioni sindacali nella principale azienda metalmeccanica del Paese, esprime la preoccupazione del suo gruppo sulle misure del documento in esame, che non risolvono i problemi relativi alla crescita e sono incapaci di prefigurare interventi che possano evitare il prevedibile shock occupazionale del 2011.

Marialuisa GNECCHI (PD) stigmatizza in primo luogo la quasi totale assenza dei deputati di maggioranza al dibattito in corso, associandosi alle considerazioni critiche svolte dai deputati del suo gruppo intervenuti in precedenza. Soffermandosi poi sulla parte del provvedimento in esame riguardante la materia previdenziale, ritiene che essa non faccia altro che ripercorrere le iniziative sbagliate assunte dal Governo, in particolare con l'ultima manovra economica del luglio 2010. Ritiene che tali misure abbiano penalizzato pesantemente i lavoratori, pregiudicando la loro possibilità di accedere ai trattamenti previdenziali e determinando, peraltro, condizioni di iniquità e ingiustizia sociale, soprattutto a scapito delle lavoratrici. Sottolinea, inoltre, che gli interventi assunti dall'Esecutivo su tale settore sono risultati, oltre che dannosi, anche contraddittori e disomogenei, atteso che, soprattutto nel settore pubblico, per un verso si è cercato di elevare l'età pensionabile delle donne e, per altro verso, si è disposto il pensionamento coatto dei pubblici dipendenti con 40 anni di contribuzione. Osserva, inoltre, che la manovra dello scorso luglio ha introdotto misure penalizzanti nei confronti di determinate categorie di lavoratori - tra i quali gli elettrici e i telefonici, ma non solo - per quanto riguarda la ricongiunzione onerosa dei contributi previdenziali, nonché meccanismi di finestre di uscita che rischiano di lasciare senza alcuna forma di copertura i soggetti più deboli del mercato del lavoro, con il pericolo di dar luogo a un lungo contenzioso giurisdizionale. Nel ritenere, pertanto, che l'azione di riforma del Governo in tale materia sia stata realizzata sulla pelle dei lavoratori, sui quali si fanno ricadere gli oneri derivanti dall'esigenza di risanare i conti pubblici, richiama la necessità di adottare con urgenza - in attesa della conclusione dell'iter dei provvedimenti in tema di totalizzazione, attualmente all'esame della Commissione, ritenuti suscettibili di risolvere le problematiche testé citate - anche misure che sospendano in via immediata gli effetti negativi della manovra di luglio, al fine di

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evitare che numerosi lavoratori rimangano a lungo senza alcuna forma di remunerazione.
In conclusione, rilevando che il provvedimento in esame presenta un contenuto vago, generico e privo di misure concrete, soprattutto sul versante pensionistico e occupazionale, ritiene doverosa una inversione di tendenza delle politiche governative su tali argomenti, affinché si possano ristabilire principi di equità e di giustizia sociale.

Elisabetta RAMPI (PD) fa notare che il provvedimento in esame testimonia la rinuncia del Governo a intraprendere serie politiche attive per la crescita economica e l'occupazione, dal momento che si prevedono ingenti tagli alla spesa pubblica, che richiederanno la messa in atto di una manovra correttiva, in vista del conseguimento dell'equilibrio di bilancio.
Osserva, peraltro, che l'operazione di risanamento dei conti pubblici prospettata dal Governo avviene a scapito dei soggetti deboli della società, tra i quali cita le donne, i giovani e gli anziani, con il rischio di determinare gravi ricadute sul fronte dello sviluppo e della crescita. Nel giudicare grave che il provvedimento non disponga alcunché in materia di lavorio precario, fa presente che il suo gruppo, al contrario, ha presentato una serie di proposte tese a promuovere politiche attive sul lavoro e sulla formazione, in vista della valorizzazione del capitale umano.
Si dichiara poi preoccupata dalle linee di azione del Governo in carica, che mira a ridimensionare il ruolo della contrattazione collettiva e a privare i lavoratori di fondamentali diritti e garanzie. Inoltre, evidenzia che il documento in esame, oltre a presentare una povertà di contenuti in materia di sostegno al reddito e di riforma delle pensioni, indica misure totalmente insufficienti sul versante della promozione dell'occupazione femminile; a ciò, peraltro, ritiene che si debba aggiungere il fatto che i risparmi di spesa conseguiti negli ultimi anni, soprattutto sulla pelle delle donne, non siano stati investiti per rafforzare i servizi all'infanzia e per garantire condizioni di pari opportunità.
In conclusione, dichiara la propria convinta contrarietà al provvedimento in esame, esprimendo la forte preoccupazione che esso possa produrre gravi conseguenze sul fronte della coesione sociale.

Amalia SCHIRRU (PD) osserva che il Governo presenta ogni anno documenti di programmazione economica che, pur cambiando denominazione, mantengono la stessa filosofia di fondo, ispirata alla mera riduzione della spesa. Il provvedimento in esame, a suo avviso, rappresenta un «libro dei sogni», privo di reali contenuti, che reca misure tese a danneggiare i lavoratori. Fa notare, quindi, che si punta esclusivamente a favorire incrementi della produttività attraverso la promozione della contrattazione decentrata, la quale, tuttavia, se non ancorata ad oggettivi parametri, rischia di determinare gravi fratture nel Paese, penalizzando le aree più depresse del territorio e pregiudicando le garanzie dei lavoratori.
Rileva che il Governo, con la sua azione, alimenta la precarietà dei rapporti di lavoro e non favorisce una giusta mediazione tra interessi dei lavoratori ed esigenze delle imprese, le quali, peraltro, sono sempre più costrette a fare i conti con un costo del lavoro elevato e con una forte pressione fiscale. Nel far notare che il provvedimento risulta gravemente carente sul fronte della salvaguardia del lavoro giovanile e femminile, non prevedendo alcun intervento di sostegno in favore dei soggetti deboli del mercato del lavoro, quali i disabili, ritiene lacunose e dannose le recenti misure assunte dal Governo in materia di pensioni, formazione professionale e pubblico impiego, osservando che la linea politica della maggioranza non farà altro che alimentare conflitti e squilibri sociali.
Auspica, in conclusione, che nel corso del dibattito parlamentare si possano apportare rilevanti modifiche all'impostazione del documento in esame, affinché, da una politica economica fatta di soli

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tagli e contenimenti di spesa, si passi ad iniziative di reale sostegno allo sviluppo economico ed occupazionale del Paese.

Ivano MIGLIOLI (PD), segnalato lo sconcerto per la quasi totale assenza della maggioranza nel dibattito in corso, ricorda che l'Italia è inserita all'interno del sistema europeo per una scelta risalente: pertanto, se è giusto riflettere sul ruolo dell'Europa e dell'Italia in Europa, occorre anche riconoscere che il Governo ha approvato e presentato al Parlamento il documento in esame in un modo quanto meno sbrigativo. Fa notare, peraltro, che il DEF si limita a rivedere al ribasso la crescita del Paese, a mantenere invariati i saldi di finanza pubblica e a diminuire gli investimenti pubblici tenendo inalterata la pressione fiscale: si tratta, con tutta evidenza, di un documento che prefigura, senza dirlo esplicitamente, una manovra correttiva, non tenendo conto che l'Italia non è ancora uscita dalla crisi, come dimostra il giudizio preoccupato espresso anche ieri dal sistema delle imprese.
Ripercorre, quindi, alcuni dati macroeconomici forniti dall'OCSE, che dimostrano, ad esempio, il basso livello dei salari italiani e le difficoltà esistenti sul versante del lavoro e dell'occupazione, oltre che una politica discutibile sul fronte degli ammortizzatori sociali, che ha portato i giovani con contratti flessibili a subire le peggiori conseguenze della crisi, senza che il Governo abbia ritenuto opportuna una riforma del mercato del lavoro e degli stessi strumenti di sostegno al reddito.
Osserva, pertanto, che il Governo non è stato in grado di prevedere alcuna fase di sviluppo, ha fallito sulle scelte strategiche di natura energetica (ora aggravate dalla improvvisa - anche se condivisibile - rinuncia al nucleare, non accompagnata da un rilancio delle fonti rinnovabili), non è riuscito ad attivare le preannunciate politiche di liberalizzazione e non ha introdotto alcun elemento di novità in materia di fisco, se è vero che la pressione fiscale è aumentata nell'ultimo biennio e che il DEF non prevede di intervenire su di essa, mantenendola inalterata.
Evidenziato il fallimento della riforma della pubblica amministrazione, che giudica sintomatico della confusione in atto, ritiene dunque che il documento in esame non affronti i problemi del Paese, contorcendosi su quelli della maggioranza e del Governo e, per tali ragioni, riducendosi ad un atto meramente burocratico: in questo modo, non sarà di certo facile risolvere i problemi strutturali che impediscono la crescita e lo sviluppo dell'Italia.

Giuliano CAZZOLA, presidente, essendosi conclusi gli interventi di carattere generale, rinvia il seguito dell'esame alla odierna seduta, già convocata al termine della prevista riunione dell'ufficio di presidenza integrato dai rappresentanti dei gruppi, avvertendo che - non essendosi registrate obiezioni in proposito - in tale seduta si procederà alla deliberazione di competenza della Commissione sul provvedimento in titolo.

La seduta termina alle 12.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 20 aprile 2011.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 12.30 alle 12.40.

SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 20 aprile 2011. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 12.40.

Documento di economia e finanza 2011.
Doc. LVII, n. 4.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con osservazioni).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella precedente seduta antimeridiana odierna.

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Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte di avere predisposto, in esito al dibattito svolto, una proposta di parere favorevole con osservazioni sul documento in esame (vedi allegato 1). Comunica, inoltre, che sono state nel frattempo depositate due proposte alternative di parere, rispettivamente da parte dei deputati Paladini e Aniello Formisano (vedi allegato 2) e dei deputati Damiano ed altri (vedi allegato 3).

Cesare DAMIANO (PD), intervenendo per dichiarare il voto del suo gruppo, manifesta una forte contrarietà sul provvedimento in esame e sulla proposta di parere del relatore. Richiamando le osservazioni svolte nel corso del dibattito di carattere generale, lamenta la mancanza di una precisa strategia industriale da parte dell'Esecutivo, che, a suo avviso, appare solo preoccupato di realizzare obiettivi di contenimento della spesa, non curandosi di intraprendere serie politiche di sviluppo. Il quadro che traspare dal documento all'esame del Parlamento, a suo avviso, è desolante, sia sul versante dell'occupazione - come testimoniano i dati ufficiali comunicati dai competenti organismi statistici - sia sul versante previdenziale e del welfare locale, rischiando di produrre gravi effetti sul piano della coesione sociale.
Soffermandosi sul tema del precariato dei giovani e su quello dell'occupazione femminile, ritiene poi che l'azione del Governo sia stata tale da peggiorare la qualità del mercato del lavoro, dal momento che, a differenza del precedente Governo di centrosinistra, si è incentivato il ricorso a strumenti contrattuali eccessivamente flessibili e si sono abrogate importanti norme che erano state adottate in favore delle donne (come quella sul divieto delle «dimissioni in bianco»). Segnala, inoltre, che le previsioni contenute nel documento in esame non riflettono le reali condizioni del mercato del lavoro italiano, caratterizzato in realtà da una forte dualità e da significativi squilibri, soprattutto per quanto concerne il lavoro delle donne e la situazione del Mezzogiorno.
In conclusione, giudicato grave il tentativo di svuotare la normativa in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, perseguito attraverso un affievolimento del quadro sanzionatorio che rischia di mettere a repentaglio la salute dei lavoratori, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dal relatore, raccomandando, al contrario, l'approvazione della propria proposta alternativa di parere.

Guido BONINO (LNP), nell'evidenziare che l'azione del Governo, pur in presenza di oggettive difficoltà economiche, è stata volta alla risoluzione delle problematiche reali dei cittadini, auspica che le opposizioni rinuncino a posizioni meramente demagogiche, preannunciando il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Michele SCANDROGLIO (PdL) fa notare che l'Esecutivo ha operato in condizioni di massima difficoltà, cercando di affrontare le emergenze in atto con spirito pragmatico e scevro da pregiudizi ideologici, in vista del raggiungimento degli obiettivi di risanamento dei conti pubblici. Nell'osservare pertanto che, così facendo, il Governo ha posto le premesse per un futuro intervento di sostegno allo sviluppo, preannuncia il voto favorevole del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che sarà ora posta in votazione la proposta di parere del relatore; in caso di sua approvazione, risulteranno conseguentemente precluse le proposte alternative di parere.

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La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni del relatore, risultando conseguentemente precluse le proposte alternative di parere dei deputati Paladini e Aniello Formisano e dei deputati Damiano ed altri.

La seduta termina alle 12.55.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

RISOLUZIONI

7-00492 Codurelli: Tempi di emanazione dei decreti relativi alla cassa integrazione.