CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 30 marzo 2011
461.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'indirizzo generale e la vigilanza dei servizi radiotelevisivi
COMUNICATO
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Mercoledì 30 marzo 2011. - Presidenza del presidente Sergio ZAVOLI.

La seduta comincia alle 14.15.

(La Commissione approva il processo verbale della seduta precedente).

Intervengono per la RAI il vice direttore delle Relazioni istituzionali, dottor Stefano Luppi, il dottor Luca Romano e il dottor Pier Paolo Pioli.

Il PRESIDENTE avverte che, ai sensi dell'articolo 13, comma 4, del Regolamento della Commissione, la pubblicità della seduta sarà assicurata per mezzo della trasmissione con il sistema audiovisivo a circuito chiuso.

ATTIVITÀ DI INDIRIZZO E VIGILANZA

Seguito dell'esame delle disposizioni in materia di comunicazione politica, messaggi autogestiti e informazione della concessionaria pubblica nonché tribune elettorali per le elezioni provinciali e comunali fissate per i giorni 15 e 16 maggio 2011.
(Seguito dell'esame e rinvio).

Riprende l'esame, sospeso nella seduta notturna di ieri.

Il PRESIDENTE, in qualità di relatore, svolge la sua replica sottolineando come molti degli interventi svolti nel corso della discussione generale hanno contribuito ad evidenziare i problemi posti da alcuni degli emendamenti presentati. L'esperienza dello scorso anno, i cui risvolti negativi sono stati riscontrati dallo stesso deputato Beltrandi, amplificata altresì dalle pronunce della giustizia amministrativa, ha posto in maniera ancor più evidente il tema della distinzione tra disciplina dell'informazione e disciplina della comunicazione politica. Risulta chiaro che una eventuale assimilazione dei due ambiti rappresenterebbe un eccessivo onere per la RAI, con una limitazione dell'autonomia professionale dei giornalisti, e un'indebita sottrazione di spazi al servizio pubblico a fronte di un non opportuno ampliamento degli spazi riservati alla comunicazione politica. Peraltro, pur considerando il contesto sociale e di politica internazionale che stiamo vivendo, è immaginabile di invitare la RAI, in modo non prescrittivo, a creare spazi di informazione sulle elezioni anche in ambito nazionale. In tal senso gli emendamenti dovrebbero avere altro tenore, in quanto a garantire il

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rispetto del par condicio nell'ambito dell'informazione e dell'approfondimento non può essere una commistione con l'ambito della comunicazione, laddove ne risulterebbero stravolti gli stessi format dei singoli programmi, nonché l'ambito del confronto elettorale in questione. Peraltro, occorre anche considerare come le deliberazioni della Commissione, per le sue caratteristiche istituzionali, non possano essere assunte con una semplice maggioranza, laddove dovrebbero sempre essere supportate da un adeguato sostegno numerico. In conclusione, occorre necessariamente tener conto dell'obiettivo di favorire un servizio pubblico di qualità, con un'informazione e programmi di approfondimento affidati a professionisti di livello.
Prima di passare all'esame degli emendamenti, il PRESIDENTE ricorda come alcune perplessità riguardanti talune proposte di emendamento chiamino in causa quanto disposto dall'articolo 2, comma 2, della legge 28 del 2000 e la successiva interpretazione operata dalla sentenza n. 155 del 2002 della Corte costituzionale, da cui si evince che ai programmi di informazione non possono essere applicati i criteri dettati per la comunicazione politica. Sulla base di tali valutazioni, sono da considerare inammissibili gli emendamenti 1.4, 8.3 e 8.2, nonché i commi 2 e 9 degli emendamenti 3.4 e 3.5, di contenuto identico, i quali hanno l'obiettivo di estendere alle trasmissioni di ogni tipo, anche quelle informative, il rispetto delle regole tipiche della comunicazione politica, nonché sostituire tali trasmissioni con spazi esplicitamente dedicati alle Tribune politiche. Dichiara in conclusione inammissibili tali emendamenti.

Sull'ordine dei lavori.

Non concordando sul merito e sui riferimenti normativi utilizzati dal Presidente, il deputato DE ANGELIS (PdL) ribadisce come scopo degli emendamenti presentati fosse quello di affrontare il tema del pluralismo, con riferimento all'articolo 21 della Costituzione. Gli emendamenti proposti non appaiono riformulabili, considerando come l'intento è quello di assicurare la possibilità che il servizio pubblico fornisca un'informazione adeguata, impedendo alla RAI di non attenersi alle regole. Appare fuori luogo l'utilizzo della dichiarazione di inammissibilità, stante il preliminare obiettivo di arrivare a decisioni condivise. Peraltro il rischio dell'utilizzo di certi strumenti potrebbe essere quello di costituire una lesione dei diritti dei singoli parlamentari. Ricorda poi il collegamento con la questione della tutela del pluralismo, che alla sua parte politica sta a cuore risolvere anche nell'ambito dell'esame dell'Atto di indirizzo in materia di pluralismo.

La deputata PERINA (FLI) approva la presa di posizione non ambigua del Presidente, che consente anche di tutelare l'immagine della Commissione. Considera peraltro grave il rifiuto di riformulare gli emendamenti in senso non prescrittivo, in quanto non appare corretto legare la volontà di dare indicazioni soltanto ad un intento sanzionatorio.

Secondo il deputato CAPARINI (LNP), la decisione del Presidente è un atto molto grave, che peraltro nega l'applicazione corretta della legge sulla par condicio e non sembra basata su una lettura attenta degli emendamenti di cui egli è firmatario. Essendo i programmi di approfondimento dedicati a temi politici, essi rientrano in quanto previsto dall'articolo 5 della legge n. 28 del 2000. Negli emendamenti proposti non vi sono punti che mirano a condizionare il comportamenti dei conduttori, quanto piuttosto a dare a tutte le forze politiche la possibilità di accedere a quei programmi, come impone la legge. Occorre allora individuare degli strumenti che garantiscano ciò anche nei programmi di informazione, tenendo conto altresì che non è vero che le forze politiche coinvolte sarebbero troppe numerose.

Il deputato GENTILONI SILVERI (PD) ritiene necessario che maggioranza e opposizione affrontino il tema con reciproca

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chiarezza. Se infatti può essere accolta l'intenzione dichiarata dai colleghi del centrodestra circa gli scopi da raggiungere, è anche vero però che per tutelare il pluralismo appare idoneo il testo proposto dal relatore. Sicuramente è possibile immaginare ulteriori strumenti, ma non sembrano adeguati quelli proposti. La dichiarazione di inammissibilità consente di evitare la pessima conseguenza dell'eliminazione dell'informazione dal servizio pubblico in un periodo cruciale della vita del Paese.

Riconoscendo alla decisione del Presidente anche il merito di evitare il rischio di una riproposizione della situazione dello scorso anno, il senatore MORRI (PD) ritiene che si sia fermata un'ennesima forzatura sul piano giuridico. Peraltro, con un lavoro attento, è anche possibile immaginare di inserire nel testo della delibera le dovute sollecitazioni alla RAI affinché si dia più spazio che in passato al dibattito politico riguardante le grandi realtà territoriali coinvolte nelle consultazioni.

Il senatore VITA (PD) ricorda come la legge n. 28 del 2000 mirava ad innovare il linguaggio istituzionale sull'argomento, creando una demarcazione precisa, attraverso il criterio della parità di trattamento in luogo della parità in senso matematico, tra ambiti ovviamente contigui e per questo confondibili fra loro. L'eventuale confusione gravita però sul fronte della comunicazione politica, non dell'informazione. Gli argomenti utilizzati dal Presidente sembrano appropriati, anche considerando come con i format dei programmi di approfondimento esistenti la comunicazione politica sia del tutto irrealizzabile.

Secondo il deputato BELTRANDI (PD) l'odierna pronuncia del Presidente corona una triste vicenda, che ha certamente danneggiato l'immagine del Parlamento. Non sembrano però condivisibili alcune argomentazioni utilizzate dai colleghi, dato che la legge del 2000 non appare assolutamente chiara e univoca e non a caso tiene distinta la «diffusione di notizie» dall'informazione. Non è peraltro vero che i regolamenti previsti in passato contenessero sempre norme sufficienti, tanto è vero che una corretta applicazione della legge non si è mai avuta. Sottolineando però come il centrodestra non abbia minimamente protestato a suo tempo per la chiusura dei talk show da parte della RAI, ritiene comunque opportuno prevedere un invito all'azienda a tener conto del problema in oggetto.

Il senatore PARDI (IdV) considera di grande equilibrio la linea seguita dal Presidente, anche tenendo conto di come la Commissione si occupi soltanto di una parte del mondo radiotelevisivo.

Evidenziando come vi sia una palese diversità di idee circa il pluralismo presente in RAI, il senatore BUTTI (PdL) pone l'accento sulla difficoltà di far rientrare ogni volta i provvedimenti elettorali nell'ambito della legge n. 28 del 2000, che forse dovrebbe essere riformata, o addirittura abrogata, ponendosi in modo evidente l'esigenza di una maggiore chiarezza delle definizioni da applicare. Ritenendo infine come dello strumento dell'inammissibilità si potrebbe anche rischiare di abusare, chiede alla Presidenza di disporre una breve sospensione onde consentire lo svolgimento di una riunione dei Gruppi di maggioranza.

Il PRESIDENTE sospende la seduta.

La seduta, sospesa alle 15.20, riprende alle 15.50.

In considerazione della richiesta di tener conto degli impegni della Camera dei deputati, e quindi di aggiornare i lavori, il PRESIDENTE rinvia il seguito della discussione sull'ordine dei lavori e dell'esame dell'atto in titolo alla prossima seduta, già convocata per domani giovedì 31 marzo, alle 14.

La seduta termina alle 15.55.