CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 dicembre 2010
418.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VIII e X)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Martedì 21 dicembre 2010. - Presidenza del presidente della VIII Commissione, Angelo ALESSANDRI.

La seduta comincia alle 14.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2009/28/CE sulla promozione dell'uso per l'energia da fonti rinnovabili.
Atto n. 302.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato nella seduta del 16 dicembre 2010.

Federico TESTA (PD), osserva preliminarmente che lo schema di decreto in esame affronta questioni molto rilevanti in materia di energia da fonti rinnovabili. Ricorda che nei mesi scorsi la Commissione attività produttive ha esaminato provvedimenti altrettanto importanti sull'energia nucleare e sullo stoccaggio del gas. Ritiene, tuttavia, doveroso sottolineare come la politica energetica del Governo manchi di una prospettiva di insieme che non consente ai cittadini e, soprattutto alle imprese, di comprendere le scelte strategiche che si vogliono compiere in un ambito di vitale importanza nell'economia del Paese, con la conseguenza che in questo modo vengono disincentivati gli investimenti.
Sottolinea che il provvedimento è condivisibile per molti aspetti, ma evidenzia che in più parti di assoluto rilievo - quali la definizione di quantitativo incentivabile, la diversificazione degli incentivi, la durata dell'incentivazione - esso rinvia ad una serie di atti da adottare entro un anno dalla sua entrata in vigore: ciò contribuisce ad accrescere l'incertezza degli investimenti sull'energia da fonti rinnovabili. Al riguardo, riterrebbe opportuno prevedere un arco temporale di massimo sei mesi per l'adozione dei provvedimenti attuativi.
Nel merito dello schema di decreto, all'articolo 8, comma 5, osserva che appare condivisibile la finalità di subordinare a determinate condizioni l'accesso ai benefici statali per gli impianti fotovoltaici

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con moduli collocati a terra, che insistono su terreni agricoli. Richiamata la parte IV, articolo 16, delle Linee guida per l'autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili (DM 10 settembre 2010), in cui si individuano i criteri generali per la valutazione positiva dei progetti relativi all'inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio, paventa che la formulazione del comma 5 in esame possa dare adito ad applicazioni eccessivamente rigide che potrebbero escludere la realizzazione di impianti fotovoltaici in aree marginali o degradate. Sollecita quindi i relatori a prevedere nella proposta di parere una formulazione che, pur salvaguardando le aree agricole, non impedisca la realizzazione di impianti fotovoltaici in aree di minore interesse.
Con riferimento all'articolo 13, relativo ai sistemi di qualificazione degli installatori, si stabilisce che le relative attività di formazione siano svolte da regioni e province autonome che possono stipulare accordi con l'Enea o con la scuola di specializzazione in discipline ambientali. Dal riferimento legislativo (articolo 7, comma 4, della legge n. 157 del 1992) si evince che si tratta dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica, con sede ad Ozzano in provincia di Bologna. Risulta difficile comprendere per quali ragioni tale istituto abbia titolo a procedere alla formazione degli installatori di caldaie, caminetti e stufe a biomassa. Chiede, pertanto, ai relatori di verificare la congruità della disposizione.
Con riferimento all'articolo 22, relativo ai sistemi di incentivazione, rileva che il sistema delle aste al ribasso gestite dal GSE potrebbe favorire l'incumbent; si dovrebbe pertanto evitare di mettere in concorrenza impianti superiori a 5 MW con quelli di più grandi dimensioni. Si potrebbe pertanto utilizzare il sistema delle aste per impianti di potenza superiore. Sottolinea altresì che il comma 5 del medesimo articolo 22, alla lettera c), non chiarisce quale sarà il regime di incentivazione per gli impianti entrati in esercizio entro il 2013, le pratiche per realizzare i quali necessariamente dovrebbero iniziare sin dal prossimo anno. L'incentivo è previsto dal 2015, ma non se ne conosce l'entità: anche in questo caso potrebbero essere scoraggiati gli investimenti.
Sottolinea che l'articolo 23 evidenzia problematiche connesse al teleriscaldamento connesso alla cogenerazione che ha finora dimostrato grandi vantaggi. La formulazione del comma 5 escluderebbe dal diritto di ritiro dei certificati verdi gli impianti di cogenerazione che attualmente ne beneficiano. Propone, quindi, di sopprimere il riferimento alle «produzioni da fonti rinnovabili».
All'articolo 32, relativo all'incentivazione di elettricità da fonti rinnovabili importata da Paesi diversi dagli Stati membri dell'Unione europea, giudica inopportuno riconoscere incentivi uguali a quelli stabiliti per l'energia prodotta in Paesi quali, ad esempio, l'Albania. Ritiene che si possano prevedere incentivi in base ad accordi internazionali sottoscritti nel caso in cui non sia possibile produrre in Italia elettricità da fonti rinnovabili e che la misura dell'incentivo debba essere commisurata al differenziale di costo degli investimenti; in caso contrario, si realizzerebbe un extraprofitto.

Salvatore MARGIOTTA (PD) esprime un giudizio complessivamente positivo su un provvedimento che, dopo i ritardi ed i ripetuti annunci del Governo di interventi di riforma mai realizzati, consente finalmente di superare il clima di incertezza del quadro normativo a beneficio dell'attività degli operatori del mercato e dello sviluppo di questo importante settore industriale. Valuta inoltre positivamente la previsione di un sistema di incentivi rivolto esclusivamente alle fonti rinnovabili e basato su un criterio di progressivo decremento del loro ammontare,capace di rendere autonomo il mercato della produzione di energia da fonti rinnovabili scongiurando il rischio di politiche assistenzialiste. Ritiene peraltro opportuno segnalare alcuni profili di criticità, che avrebbero potuto essere utilmente approfonditi con lo svolgimento di un breve ciclo di audizioni degli operatori del settore,

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al fine di pervenire al miglioramento del testo in esame. In tal senso ritiene innanzitutto che possano essere rafforzate le misure di semplificazione burocratica che pure sono previste nel provvedimento. In secondo luogo, condivide le osservazioni critiche relative ai vincoli previsti per la realizzazione di impianti fotovoltaici su aree agricole, ritenendo necessario trovare un punto di equilibrio più avanzato fra la destinazione d'uso dei terreni in questione e la legittima aspettativa degli agricoltori ad una integrazione del proprio reddito. Inoltre, con riferimento alla disciplina transitoria in materia di ritiro dei certificati verdi rilasciati per le produzioni eccedenti, di cui all'articolo 23, comma 5 dello schema di decreto, ritiene che la previsione del limite di prezzo del 70 per cento sia eccessivamente restrittiva, auspicando che tale limite possa essere elevato almeno all'ottanta per cento. Ritiene infine che sia opportuno escludere la concessione di incentivi per l'acquisto di energia da fonti rinnovabili prodotta all'estero o quantomeno di ridurne l'ammontare rispetto agli incentivi previsti per le produzioni nazionali.

Ludovico VICO (PD), nel condividere le osservazioni di carattere generale svolte dal collega Testa, desidera soffermarsi su alcuni aspetti del provvedimento in esame.
In particolare, evidenzia come l'articolo 22, comma 4, prevede il sostanziale abbandono del meccanismo di incentivazione basato sui certificati verdi con l'introduzione, a partire dal 2013, di un nuovo schema basato su meccanismi di tipo feed-in e costituisce una novità di rilievo nel panorama degli investimenti della produzione da fonti rinnovabili. Ritiene, peraltro, che la scelta di indirizzare il livello di incentivi per impianti superiori ai 5 MW attraverso un sistema di aste al ribasso generi forti perplessità per l'elevato grado di complessità ed aleatorietà cui saranno soggette le iniziative di sviluppo di nuovi impianti. Al fine di minimizzare le descritte incertezze, sarebbe quindi opportuno omogeneizzare le modalità di definizione degli incentivi così come previste per gli impianti inferiore ai 5 MW. I livelli di incentivazione andrebbero comunque rivisti, con cadenza periodica in funzione dell'evoluzione dei costi delle diverse tecnologie nonché del grado di successo nel perseguimento degli obiettivi del Piano nazionale di azione sulle fonti rinnovabili.
Con riferimento all'articolo 23, comma 10, sottolinea come l'esclusione dei rifacimenti dalle tipologie di impianto incentivabili rischia di privilegiare investimenti in nuovi siti produttivi a scapito del mantenimento di siti già in uso e per i quali si rendono comunque necessari significativi investimenti finalizzati alla prosecuzione dell'attività produttiva. Ritiene quindi che, al fine di promuovere il mantenimento delle attività produttive su siti già utilizzati e minimizzare l'impatto sul territorio dovuto allo sfruttamento di siti addizionali, sarebbe opportuno reinserire i rifacimenti fra le tipologie di impianto incentivabili ai sensi dello schema di decreto in esame.

Gabriele CIMADORO (IdV), nel condividere l'impostazione complessiva del provvedimento in esame, esprime alcune perplessità e dichiara di condividere le osservazioni svolte dal collega Testa. Ritiene necessario fare chiarezza in generale sulla politica energetica che il Governo intende realizzare evitando un aggravio ulteriore a carico dei consumatori finali. Sottolinea altresì l'urgenza che il Governo affronti la questione ambientale dovuta all'urbanizzazione selvaggia, prevedendo il giusto coinvolgimento e sensibilizzazione degli enti locali.

Armando DIONISI (UdC) sottolinea come il provvedimento in esame testimonia della mancanza di una politica energetica generale del Governo. Ritiene comunque di sottoporre all'attenzione dei relatori alcune riflessioni di merito, come ad esempio quelle relative alla eccessiva restrittività dei requisiti previsti per la realizzazione di impianti su aree agricole,ovvero alla necessità di una revisione più equilibrata del sistema di incentivi degli impianti realizzati dopo il 2013 con la riduzione del termine di un anno indicato

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per l'emanazione del relativo decreto di attuazione, anche al fine di garantire un quadro normativo certo agli investitori del settore. Conclude auspicando che nel provvedimento possano essere inserite misure volte a concedere incentivi anche ad impianti con potenza nominale inferiore ad 1 MW.

La seduta termina alle 14.55.