CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 16 dicembre 2010
417.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e IX)
COMUNICATO
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SEDE REFERENTE

Giovedì 16 dicembre 2010. - Presidenza del presidente della I Commissione Donato BRUNO. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'interno Michelino Davico.

La seduta comincia alle 14.15.

Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, concernente limiti all'accesso alle comunicazioni telematiche presso esercizi pubblici.
Testo unificato C. 3736 Lanzillotta, C. 3787 Bergamini e C. 3853 Graziano.
(Seguito dell'esame e rinvio - Abbinamento della proposta di legge C. 3853).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 2 dicembre 2010.

Donato BRUNO, presidente, comunica che è stata assegnata alle Commissioni riunite I e IX la proposta di legge n. 3853 Graziano ed altri, recante «Abrogazione dell'articolo 7 del decreto-legge 27 luglio 2005, n. 144, convertito, con modificazioni, dalla legge 31 luglio 2005, n. 155, concernente limiti all'esercizio e all'uso delle postazioni pubbliche per comunicazioni telematiche e dei punti di accesso ad internet mediante tecnologia senza fili». Poiché la suddetta proposta di legge verte sulla stessa materia di quelle già all'ordine del giorno delle Commissioni, avverte che ne è stato disposto l'abbinamento, ai sensi dell'articolo 77, comma 1, del regolamento.
Comunica, quindi, che è stato presentato un emendamento (vedi allegato).

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), relatore per la I Commissione, precisando di non parlare anche a nome della relatrice per la IX Commissione, con la quale non ha ancora avuto modo di confrontarsi, esprime parere contrario sull'emendamento presentato, che peraltro riproduce il contenuto di un emendamento al decreto-legge n. 187 del 2010 in sede di conversione dichiarato inammissibile. L'emendamento pone, da una parte, un

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problema di costituzionalità, in quanto - rimettendo in sostanza a un decreto ministeriale la disciplina dell'accesso a internet attualmente stabilita da una fonte di legge, ossia dall'articolo 7 del cosiddetto decreto Pisanu - delegifica una materia sulla quale incidono diritti costituzionalmente tutelati, come quello all'accesso all'informazione e quello alle comunicazioni, e, dall'altra parte, contrasta con la finalità delle proposte di legge in esame, che vogliono invece abrogare l'articolo 7 citato e rimuovere così gli ostacoli all'accesso alla rete.
Ritiene essenziale che sulla questione si pronunci il Governo, atteso che il Consiglio dei ministri del 5 novembre scorso, assieme al decreto-legge n. 187 del 2010, recante misure urgenti in materia di sicurezza, ha deliberato anche un disegno di legge sulla stessa materia, il quale prevedeva il superamento delle restrizioni al libero accesso alla rete contenute nel decreto Pisanu, e che tale disegno di legge non risulta a tutt'oggi presentato al Parlamento.

Carlo MONAI (IdV), nel condividere le osservazioni della collega Lanzillotta, osserva che l'emendamento, finalizzato a prevenire fenomeni di criminalità informatica assai diffusi, con particolare riferimento alla divulgazione di dati pedopornografici, affida al Ministero dell'interno sia il compito di definire le ipotesi in cui si rende necessario il tracciamento dei dati identificativi degli utenti che accedono alla rete Internet, sia anche il controllo dei dati previsti dal codice per la protezione dei dati personali e dal codice di procedura penale, che prevede numerose altre fattispecie oltre a quelle attinenti ai reati di pedopornografia. Nel ritenere che l'attuale formulazione dell'emendamento presenti profili di dubbia compatibilità con l'articolo 21 della Costituzione e risulti di difficile applicazione, invita le relatrici a proporne una riformulazione in modo da renderlo più stringente e maggiormente efficace rispetto alle fattispecie che si intendono prevenire, sottolineando l'esigenza che le citate ipotesi siano individuate dal Parlamento, anziché dal Ministero dell'interno, nell'ambito del dibattito sul provvedimento in esame.

Gianclaudio BRESSA (PD), nell'associarsi alle considerazioni della deputata Lanzillotta, ribadisce che la materia dell'accesso alla rete internet non è certamente delegificabile. Aggiunge che non si vede la ragione di un emendamento che non solo persegue un obiettivo opposto a quello delle proposte di legge in esame, ma, anziché prorogare ulteriormente la disciplina di legge di cui all'articolo 7 del decreto Pisanu, la demanda ad una fonte secondaria.

Pierluigi MANTINI (UdC), premesso che il suo gruppo è a favore della più ampia libertà di accesso alla rete internet, suggerisce che l'emendamento potrebbe forse essere riformulato nel senso di indicare direttamente nella legge le ipotesi nelle quali, per esigenze di sicurezza, si ritiene necessario procedere al tracciamento dei dati identificativi del dispositivo utente o prevedere la previa identificazione dei soggetti che utilizzano postazioni pubbliche di accesso a internet, in modo che il Parlamento possa valutare se davvero sussistano le ragioni per comprimere, in difesa della sicurezza, il diritto dei privati cittadini di accedere alla rete internet liberamente.

David FAVIA (IdV) ribadisce la contrarietà del suo gruppo all'emendamento in esame. A suo avviso, l'Italia deve uniformarsi alla maggioranza dei paesi europei, che hanno liberalizzato gli accessi a internet. Le esigenze dell'emendamento, pur importanti, possono essere soddisfatte per altra via. Non è infatti il cittadino che utilizza postazioni pubbliche a costituire un problema per la sicurezza e l'ordine pubblico, dato che chi delinque sulla rete trova comunque il modo di non farsi identificare.

Deborah BERGAMINI (PdL), relatore per la IX Commissione, nel ricordare che l'intento sotteso al provvedimento in

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esame è quello di rendere l'accesso ad Internet tramite esercizi pubblici più facile e diretto, osserva che l'emendamento del collega Crosio ha la chiara e condivisa finalità di garantire un alto livello di sicurezza in relazione a determinate e specifiche fattispecie. Propone, quindi, di valutare la possibilità del trasferimento del provvedimento alla sede legislativa, al fine di poter avviare in quella sede un dibattito in ordine alle eventuali restrizioni all'accesso ad Internet, motivate da specifiche necessità di tutela della sicurezza.

Paolo GENTILONI SILVERI (PD), nel ritenere ragionevoli sia le critiche mosse all'emendamento dalla collega Lanzillotta, sia le considerazioni espresse dalla collega Bergamini, giudica opportuno che eventuali modifiche al provvedimento vengano discusse in sede legislativa, in modo da assicurare al provvedimento un iter che ne consenta la rapida approvazione.

Jonny CROSIO (LNP), nel ribadire, anche a nome del proprio gruppo, la sostanziale condivisione della finalità del provvedimento in esame, ossia quella di rendere più facile l'accesso alla rete Internet da parte degli utenti, sottolineando che la rete è patrimonio del Paese e che pertanto va valorizzata, giudica opportuno evidenziare le possibili criticità che potrebbero derivare da un accesso totalmente libero alle rete Internet. Ricorda che, nel corso di un'audizione informale tenutasi nella giornata odierna presso la IX Commissione Trasporti, in merito all'esame di alcuni atti comunitari, il direttore del servizio di polizia postale e delle comunicazioni ha messo in evidenza le criticità cui è sottoposta la rete telematica a causa dei continui e sempre più raffinati attacchi che le organizzazioni criminali muovono alla rete medesima. In particolare, fa presente che, nel corso dell'audizione, sono state evidenziate le difficoltà riscontrate nella procedura di tracciabilità e individuazione degli hosting e dei server collocati al di fuori del territorio nazionale nonché la ridondanza dei contenuti illeciti, soprattutto di natura pedopornografica, che rende più complessa la loro eliminazione dalla rete. Nell'esprimere, quindi, preoccupazione per gli eventuali illeciti che possono essere compiuti attraverso la rete Internet, fa presente altresì che l'emendamento a propria firma ha la finalità di prevedere in alcuni casi la necessità del ricorso al tracciamento dei dati identificativi del dispositivo utente o dell'utilizzatore di postazioni pubbliche non vigilate. In conclusione, ritiene opportuno che le Commissioni riunite possano avviare un'approfondita discussione, al fine di garantire un adeguato livello di sicurezza della rete Internet, verificando la possibilità di trasferire il provvedimento in sede legislativa.
Nel ricordare quindi che la stessa Unione europea ha invitato gli Stati membri a predisporre iniziative di prevenzione degli illeciti perpetrati attraverso la rete, volte alla tutela della rete medesima, ribadisce che l'emendamento a propria firma non ha in alcun modo la finalità di tornare al passato attraverso il tracciamento materiale dei dati identificativi dell'utente, ma intende far sì che siano predisposte delle azioni concrete che consentano il tracciamento dei dati soltanto nei casi in cui vi siano effettive esigenze di tutela della sicurezza della rete.
Ritira, in ogni caso, il suo emendamento, invitando le relatrici del provvedimento ad impegnarsi affinché nel prosieguo del dibattito sia attentamente valutata la questione della sicurezza della rete senza abbracciare la tesi, a suo giudizio sommaria e pericolosa, di un indiscriminato libero accesso alla rete Internet.

Raffaele VOLPI (LNP), nel sottolineare come l'emendamento presentato dal suo gruppo fosse ispirato da preoccupazioni concrete, suscitate dalla consapevolezza che la rete - come hanno evidenziato anche le audizioni svolte nel contesto dell'indagine conoscitiva sull'antisemitismo, che un apposito comitato costituito dalle Commissioni affari costituzionali e affari esteri sta svolgendo - non è solo spazio di libertà, ma anche strumento per il compimento di reati gravi, esprime l'auspicio che le relatrici, le quali peraltro

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hanno espresso posizioni non identiche, si assumano l'impegno di trovare una soluzione normativa che consenta di contemperare l'esigenza di mantenere libero l'accesso alla rete con quella di reprimere efficacemente i reati compiuti per suo mezzo.

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), relatore per la I Commissione, insiste sulla necessità che sul punto si pronunci il Governo, il quale dovrebbe avere già maturato un orientamento dal momento che, come ha già ricordato, la modifica dell'articolo 7 del decreto Pisanu era stata annunciata come parte di un disegno di legge in materia di sicurezza, del quale, peraltro, si sono perse le tracce.

Il sottosegretario Michelino DAVICO dichiara che il Governo prosegue nella sua azione di contrasto dei reati perpetrati mediante la rete internet, a cominciare dai reati di pedopornografia, e che, per quanto riguarda la proposta di legge in esame, è a disposizione delle Commissioni per ogni richiesta di approfondimento in vista del conseguimento del migliore equilibrio possibile tra esigenze di libertà ed esigenze di sicurezza.

Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), relatore per la I Commissione, nel ricordare che il 31 dicembre 2010 scadrà l'ultima proroga di alcune misure dell'articolo 7 del decreto Pisanu e che, entro quella data, il Governo dovrà decidere se prorogare nuovamente le predette misure o lasciarle decadere, esprime il timore che la mancata presa di posizione del rappresentante del Governo sulla questione preluda all'adozione di una ulteriore proroga del termine in questione con il consueto decreto-legge «proroga-termini» di fine anno.

Raffaele VOLPI (LNP) ribadisce l'invito alle relatrici a trovare una soluzione corrispondente alle indicazioni emerse dal dibattito, evitando inutili contrapposizioni con il Governo.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che il testo unificato sarà trasmesso alle Commissioni competenti in sede consultiva per l'espressione del prescritto parere. Rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.45.