CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 16 novembre 2010
399.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e III)
COMUNICATO
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COMITATO DI INDAGINE SULL'ANTISEMITISMO

Martedì 16 novembre 2010. - Presidenza del presidente Fiamma NIRENSTEIN.

La seduta comincia alle 11.

Indagine conoscitiva sull'antisemitismo.
Audizione di Alessandro Cavalli e Enzo Risso, Presidente e Direttore dell'Istituto Ricerche politiche e socioeconomiche IARD.
(Svolgimento e conclusione).

Fiamma NIRENSTEIN, presidente, propone che la pubblicità dei lavori sia assicurata anche mediante impianti audiovisivi a circuito chiuso. Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
Svolge quindi un breve intervento introduttivo.

Alessandro CAVALLI, Presidente dell'Istituto Ricerche politiche e socioeconomiche IARD, e Enzo RISSO, Direttore dell'Istituto Ricerche politiche e socioeconomiche IARD, svolgono una relazione sui temi oggetto dell'indagine.

Intervengono per formulare quesiti ed osservazioni i deputati Paolo CORSINI (PD), Raffaele VOLPI (LNP), Enrico PIANETTA (PDL), Fiamma NIRENSTEIN, presidente, e Olga D'ANTONA (PD).

Alessandro CAVALLI, Presidente dell'Istituto Ricerche politiche e socioeconomiche IARD, e Enzo RISSO, Direttore

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dell'Istituto Ricerche politiche e socioeconomiche IARD, rispondono ai quesiti posti e forniscono ulteriori precisazioni.

Fiamma NIRENSTEIN, presidente, dichiara conclusa l'audizione.

La seduta termina alle 12.40.

N.B.: Il resoconto stenografico della seduta è pubblicato in un fascicolo a parte.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Martedì 16 novembre 2010.

L'Ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.30 alle 15.

SEDE REFERENTE

Martedì 16 novembre 2010 - Presidenza del presidente della I Commissione Donato BRUNO - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri Alfredo Mantica.

La seduta comincia alle 15.

Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica il Protocollo sulle disposizioni transitorie allegato al Trattato sull'Unione europea, al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, fatto a Bruxelles il 23 giugno 2010. - Delega al Governo per l'adozione di disposizioni attuative al fine dell'assegnazione all'Italia del seggio supplementare nel Parlamento europeo.
C. 3834 Governo.
(Seguito dell'esame e rinvio).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 10 novembre.

Donato BRUNO, presidente, avverte che sono stati presentati emendamenti (vedi allegato). Comunica quindi che, nella riunione degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite I e III, testé svoltasi, i presidenti, preso atto della mancanza di un orientamento unanime dei gruppi in merito all'organizzazione dei lavori e tenuto conto della richiesta del relatore per la I Commissione, hanno stabilito che nella seduta di oggi si procederà alla sola illustrazione degli emendamenti presentati e che questi saranno votati in altra seduta, che sarà convocata per domani mattina alle 9.15.

Roberto GIACHETTI (PD) ritiene che, a norma di regolamento, la decisione sul punto se votare gli emendamenti fin d'oggi o rinviare non avrebbe dovuto essere assunta dai presidenti ma rimessa alle Commissioni riunite.

Donato BRUNO, presidente, sottolinea che la decisione presa dalle presidenze non lede le prerogative delle minoranze e viene incontro ad una richiesta avanzata dal relatore per la I Commissione al fine di verificare, attraverso un'ulteriore fase di confronto, se sia possibile addivenire a una soluzione condivisa.

Furio COLOMBO (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, segnala l'esigenza che una seduta congiunta come questa si svolga nei locali più idonei.

Donato BRUNO, presidente, fa presente che la Sala del Mappamondo non era disponibile e che è stata, in ogni caso, prenotata per la seduta di domani mattina. Avverte quindi che sul provvedimento in esame è pervenuto il parere del Comitato per la legislazione e che il presidente del Comitato, deputato Lo Presti, ha inviato ai presidenti delle Commissioni I e III, assieme al parere, la seguente lettera: «Onorevoli Presidenti, nella riunione del Comitato per la legislazione del 10 novembre 2010, di cui Le allego il resoconto, è stato espresso il parere, richiesto ai sensi dell'articolo 16, comma 6-bis, del Regolamento, sul disegno di legge n. 3834 recante Ratifica ed esecuzione del Protocollo che modifica il Protocollo sulle disposizioni

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transitorie allegato al Trattato sull'Unione europea, al Trattato sul funzionamento dell'Unione europea e al Trattato che istituisce la Comunità europea dell'energia atomica, fatto a Bruxelles il 23 giugno 2010. Delega al Governo per l'adozione di disposizioni attuative al fine dell'assegnazione all'Italia del seggio supplementare nel Parlamento europeo».
Il parere reca una condizione con la quale si richiede che siano indicati espressamente i principi e i criteri direttivi della delega di cui all'articolo 4 del disegno di legge, la cui definizione, nell'attuale formulazione della norma, mediante rinvio ai principi della sentenza della Corte costituzionale n. 271 del 2010, non è stata ritenuta soddisfacente.
Parallelamente a questo rilievo riguardante la formulazione della norma di delega, i componenti del Comitato hanno espresso un orientamento condiviso circa la preferibilità del ricorso alla previsione legislativa diretta - possibile opzione cui, peraltro, lo stesso relatore per la I Commissione ha fatto riferimento nella riunione delle Commissioni riunite del 9 novembre scorso - in luogo della delega al Governo per la disciplina dell'assegnazione all'Italia del seggio supplementare europeo.
Una siffatta valutazione, che non intende in alcun modo interferire con la discrezionalità politica delle Commissioni, trae origine da un'esigenza di semplificazione e armonizzazione degli interventi legislativi in materia; i membri del Comitato hanno, pertanto, all'unanimità convenuto sull'opportunità che, in ossequio a quello spirito di massima collaborazione che connota i rapporti del Comitato con le Commissioni permanenti, essa costituisse oggetto di una segnalazione da indirizzare alle Commissioni competenti.
Tanto Vi rappresento per ogni ulteriore determinazione che le Commissioni vorranno adottare nel prosieguo dell'iter del provvedimento».

Giuseppe CALDERISI (PdL), relatore per la I Commissione, intende innanzitutto integrare e precisare la sua relazione introduttiva con riferimento alle ragioni che l'hanno indotto, insieme al relatore per la III Commissione, a presentare un emendamento basato sulla prima delle soluzioni da lui prospettate, vale a dire quella della divisione della cifra elettorale nazionale per 73, fermo restando che, come ha già avuto modo di dire, non esiste un criterio oggettivo per l'assegnazione del settantatreesimo seggio; esistono soltanto criteri opinabili, ciascuno dei quali dotato di un suo grado di ragionevolezza.
Nelle leggi elettorali proporzionali l'assegnazione dei seggi è basata sempre su una divisione e un quoziente, ma le formule specifiche di trasformazione dei voti in seggi possono variare grandemente. Nelle elezioni del 2009 la vigente legge italiana per l'elezione del Parlamento europeo ha comportato l'utilizzo, per l'assegnazione dei seggi alle liste, del quoziente ottenuto dalla divisione della cifra elettorale nazionale per 72: tanti infatti erano i seggi da assegnare. Utilizzare ora quel quoziente, e i relativi resti più alti, per assegnare un settantatreesimo seggio equivarrebbe a cambiare completamente la formula: sarebbe come se, per assegnare n seggi, si dividesse la cifra elettorale nazionale per n meno 1, il che è astrattamente possibile, ma costituirebbe una formula nuova rispetto a quella prevista dalla legge vigente e determinerebbe quindi un'alterazione del principio di rappresentatività stabilito da quest'ultima. Per contro, la divisione della cifra elettorale nazionale per 73, ferme restando le proclamazioni già avvenute sulla base del calcolo per 72 e i relativi ordini di posizione ai fini dei subentri in seggi eventualmente vacanti, è un procedimento senz'altro più aderente al sistema previsto dalla attuale legge elettorale.
Sottolinea che si tratta evidentemente di una decisione molto delicata, atteso che, avendo il corpo elettorale già votato, è caduto il velo di ignoranza che impedisce a chi stabilisce la formula elettorale di sapere a quali risultati essa darà luogo: dietro ad ognuna delle soluzioni prospettate o prospettabili c'è oggi una persona precisa. In queste condizioni i gruppi devono

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assumersi la responsabilità di cercare e trovare una soluzione ampiamente condivisa, per evitare che l'iter del provvedimento si dilunghi con la navette tra la Camera e il Senato e che la decisione dia luogo a ricorsi.
Per queste ragioni auspica che si svolga un dibattito attento sugli emendamenti prima di procedere al voto e che, se necessario, le Commissioni chiedano qualche altro giorno per l'approfondimento del problema, eventualmente anche aderendo alla proposta formulata dal rappresentante del Governo nella riunione degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, di procedere allo stralcio dell'articolo 4 dal resto del disegno di legge, in modo da consentire nel frattempo la ratifica dell'atto internazionale e non bloccare gli altri Paesi.
In conclusione, preannuncia che, se la posizione dei gruppi dovesse essere di indisponibilità alla ricerca di una soluzione condivisa - come la riunione congiunta degli uffici di presidenza, integrati dai rappresentanti dei gruppi, delle Commissioni riunite ha lasciato intravedere - non potrà che dimettersi dall'incarico di relatore.

Pierluigi MANTINI (UdC), premesso di aver già dato atto al relatore per la I Commissione della correttezza con la quale ha illustrato i termini del problema nelle sedute precedenti, si dice convinto che, data la diversità di vedute sull'argomento, la via migliore sia quella di rimettersi al voto, senza che il relatore si dimetta se le Commissioni dovessero essere di orientamento diverso dal suo, atteso che il compito del relatore non è quello di imporre la sua linea, bensì quello di verificare la volontà della maggioranza e di rappresentarla all'Assemblea.
Allo stato gli emendamenti presentati prospettano due soluzioni, entrambe nell'ambito della terza delle tre vie previste dal Protocollo, che è poi la stessa scelta dal Governo nell'articolo 4 del disegno di legge in esame: quella di basarsi sui risultati delle ultime elezioni del Parlamento europeo. Si tratta forse di una via obbligata dal momento che non si vogliono fare nuove elezioni né si vuole procedere ad una designazione nell'ambito del Parlamento nazionale, come pure si potrebbe in base al Protocollo.
Delle due soluzioni prospettate negli emendamenti presentati, quella proposta nell'emendamento presentato dal suo gruppo, vale a dire il ricorso al più alto resto della divisione per 72, ha il pregio di non richiedere un nuovo calcolo e di servirsi quindi nel modo più puro dei risultati delle elezioni del 2009. Dal momento che non c'è accordo su un'altra soluzione e che è venuto meno il velo dell'ignoranza, questa soluzione è, a suo avviso, quella da preferirsi per la sua oggettività. È vero infatti che il calcolo svolto nel 2009 è stato effettuato per assegnare 72 seggi, e non 73, ma è anche vero che procedere ad un nuovo calcolo oggi, sapendo dove questo nuovo calcolo porta, è una soluzione debole. Il criterio del più alto resto disponibile è il criterio più naturale.

Gianclaudio BRESSA (PD) intende richiamare il ragionamento svolto dal relatore per la I Commissione, che ha evidenziato come non esista un criterio oggettivo per disciplinare la situazione che si è venuta a creare: non è dunque possibile «innamorarsi» di una sola opzione, considerandola l'unica ragionevole.
A suo avviso occorre chiedersi preliminarmente a cosa si vuole rapportare il criterio da scegliere: se al voto popolare del 2009 ed ai suoi risultati o se ad un'astrazione della politica. Chiaramente, la prima risposta è quella a cui fare riferimento: i cittadini sono stati chiamati alle urne nel 2009 sulla base di liste formate da 72 candidati e quel dato va «stabilizzato» in questa occasione, manipolandolo il meno possibile.
Ricorda come il Governo abbia scelto, tra i tre metodi possibili, quello di fare riferimento ai risultati delle elezioni del 2009 e a quello occorre richiamarsi. Si rende conto che ci sarebbe comunque un

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elemento di forzatura che è tuttavia inevitabile e teorico ma almeno non vi sarebbe alcun effetto manipolativo.
Fare riferimento al quoziente 72 è pertanto a suo avviso il criterio da seguire, che «violenta» meno degli altri la realtà. Rileva infatti come il riferimento al quoziente 73 avrebbe un effetto distorsivo evidente, mentre dividere per 1 è un metodo che non si giustifica in alcun modo, che non avrebbe alcun legame con la proporzionalità e la rappresentanza.
Occorre pertanto scegliere il criterio che interpreta, senza alterarli, i risultati delle elezioni che si sono tenute nel 2009. Dividere ora per il quoziente 73 altererebbe invece le condizioni di voto del giorno delle elezioni, in cui i cittadini sono stati chiamati ad esprimersi su liste con 72 candidati.
Aggiunge inoltre che, seguendo la strada del quoziente 72, il settantatreesimo seggio spetterebbe alla coscrizione n. 4, che è stata penalizzata in base al meccanismo dello splitting, così superando anche le preoccupazioni espresse dal relatore nel corso dell'iter del provvedimento e segnalate nella sentenza della Corte Costituzionale richiamata nel testo del disegno di legge.
Rileva come sia, al contempo, necessario partire dalla consapevolezza di trovarsi di fronte ad una norma di per sé transitoria, volta a risolvere una situazione che si è venuta a creare.
Non comprende, inoltre, per quali ragioni il collega Calderisi ritenga di non poter svolgere le funzioni di relatore nel caso in cui vi siano opinioni diverse dalle sue. Ciò accade spesso nei lavori della Commissione e fa parte della dialettica politica. Se poi il problema riguarda la mancanza di certezza della maggioranza, non si può certo accusare il suo gruppo che si è limitato a formulare una proposta finalizzata ad alterare il meno possibile i risultati delle elezioni svolte nel 2009.

Roberto ZACCARIA (PD) rileva che la Corte Costituzionale è intervenuta sulla materia oggetto del provvedimento, indicando quali sono i binari in cui il Parlamento può intervenire. Nella sentenza n. 271 dell'8 luglio 2010, la Corte ha quindi preso atto del fatto che «il legislatore, sia nel 1984 che nelle successive occasioni in cui ha riesaminato la disciplina elettorale in questione, non ha introdotto un meccanismo correttivo, con la conseguenza che, nonostante il disposto dell'articolo 2 della legge n. 18 del 1979, come modificato nel 1984, il riparto dei seggi fra le circoscrizioni ha continuato ad avvenire, come in precedenza, in proporzione ai voti validi, a prescindere dalla previa assegnazione in ragione della popolazione».
Sottolinea quindi come gli emendamenti presentati dal suo gruppo e dall'UDC abbiano una formulazione lineare mentre quello dei relatori appare più complesso in quanto è volto a perseguire una soluzione già prefigurata.
Evidenzia come in questo caso non si stia introducendo un nuovo criterio nella legislazione elettorale ma si è di fronte ad una successione di avvenimenti nel tempo. A livello europeo sono state prospettate altre due possibili soluzioni che tuttavia appaiono poco aderenti rispetto all'impostazione che caratterizza l'ordinamento italiano.
Rileva come il criterio della ragionevolezza, richiamato dalla stessa Corte Costituzionale, sia quindi essenziale in questo caso ed il riferimento al quoziente 72 consente di perseguire tale finalità e di superare eventuali rilievi di costituzionalità e contestazioni che dovessero insorgere in sede giurisdizionale.

Renato FARINA (PdL) ritiene che la soluzione prospettata dal collega Calderisi rispecchi, oltre il buon senso, la volontà espressa dai singoli elettori. Occorre, infatti, garantire che nessun voto possa pesare più degli altri. Ogni soluzione diversa fa premio su calcoli che vanno in altra direzione. Esclude invece che l'emendamento dei relatori abbia natura manipolativa.

Mario TASSONE (UdC) sottolinea come la discussione odierna investa una materia

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particolarmente complessa, qual è quella elettorale. Ricorda come lo stesso relatore per la I Commissione abbia convenuto sul fatto che nessuno è in grado di avere una soluzione assoluta del problema. L'emendamento presentato dal suo gruppo fa quindi riferimento ai risultati elettorali del 2009, con un'interpretazione meno opinabile e più lontana dal rischio di eventuali ricorsi in sede giurisdizionale.
Rileva come gli eventuali beneficiari della norma sono ormai noti, ma il Parlamento deve fare le proprie valutazioni non tenendo conto degli eventuali beneficiari, ma dell'interpretazione più rigorosa dal punto di vista giuridico.
Ritiene legittime le posizioni espresse dal collega Calderisi, ma non condivide la rigidità di dire che o si accede alla sua interpretazione o il relatore si dimette. Ricorda come in più occasioni in Commissione ci si è trovati di fronte alla necessità di svolgere valutazioni e confronti.

Giuseppe CALDERISI (PdL), relatore per la I Commissione, prende atto positivamente dal fatto che vi sono stati numerosi interventi dei colleghi che hanno affrontato il merito della questione, soppesando le varie tesi.
Fa presente come quanto da lui preannunciato riguardo alla possibilità di dimettersi dalla funzione di relatore era legato al clima che si è registrato nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, testè svoltosi, dove l'opposizione ha insistito sull'opportunità di votare gli emendamenti presentati sin dalla seduta odierna. Ritiene invece sempre positivo un confronto dialettico in Commissione.

Gianclaudio BRESSA (PD) non condivide quanto testè affermato dal collega Calderisi con riguardo al clima che si sarebbe registrato nell'ambito dell'Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi. Ricorda, infatti, di essere intervenuto solo lui senza alcune forzatura.

Giuseppe CALDERISI (PdL), relatore per la I Commissione, chiarisce che il clima dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, cui faceva riferimento era dovuto all'insistenza dei gruppi di opposizione di votare gli emendamenti sin dalla seduta odierna, senza svolgere i necessari approfondimenti.
Intende, quindi, evidenziare un'ulteriore argomentazione: in base all'articolo 1, paragrafo 2, del Protocollo, il seggio supplementare può essere assegnato mediante l'utilizzazione dei risultati delle ultime elezioni, vale a dire quelle svoltesi il 6 e il 7 giugno 2009. Con «risultati» delle elezioni si deve intendere il numero di voti ottenuti da ciascun partito, e non gli esiti delle operazioni di calcolo effettuate su quel numero di voti con il divisore 72. La debolezza della scelta del più alto resto sta nell'utilizzare per l'attribuzione del settantatreesimo seggio le operazioni effettuate sui risultati elettorali per assegnare 72 seggi: non ci si può non chiedere se quelle operazioni di calcolo non distorcano la rappresentatività politica nel momento in cui, essendo state pensate ed eseguite per assegnare 72 seggi, vengano poi utilizzate per assegnarne anche un settantreesimo.
Ribadisce quindi l'opportunità di valutare con attenzione l'ipotesi da lui prospettata, che rappresenta la tesi più razionale e meno manipolativa. Ribadisce inoltre l'invito a tutti i gruppi a cercare di evitare una situazione di conflitto in una materia in cui sarebbe quanto mai opportuna una soluzione convergente, tenendo conto anche del fatto che il provvedimento deve ancora essere esaminato dall'altro ramo del Parlamento.

Donato BRUNO, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame alla seduta prevista per domani.

La seduta termina alle 15.55.