CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 novembre 2010
395.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Agricoltura (XIII)
COMUNICATO
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DELIBERAZIONE DI RILIEVI

Mercoledì 10 novembre 2010. - Presidenza del presidente Paolo RUSSO.

La seduta comincia alle 12.10.

Progetto di Programma nazionale di riforma per l'attuazione della Strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - Europa 2020.
Doc. CCXXXVI, n. 1.
(Rilievi alla V Commissione).
(Esame e conclusione).

La Commissione inizia l'esame del documento in titolo.

Paolo RUSSO, presidente, fa presente che il Programma nazionale di riforma dovrebbe essere presentato alla Commissione europea - in base alle decisioni assunte in sede europea - entro il 12 novembre prossimo.
Il Governo ha trasmesso alle Camere tale documento, ai sensi della legge n. 11 del 2005, sulla partecipazione dell'Italia al processo normativo dell'Unione europea e sulle procedure di esecuzione degli obblighi comunitari, che all'articolo 4-ter prevede che esso sia «trasmesso, prima della sua presentazione alla Commissione europea, ai competenti organi parlamentari, che possono formulare osservazioni o adottare atti di indirizzo secondo le disposizioni contenute nei Regolamenti parlamentari».
Come precisato dal Presidente della Camera in una lettera inviata in data odierna ai Presidenti delle Commissioni permanenti, la procedura, di carattere

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transitorio, da applicare all'esame di tale testo - sulla quale la Conferenza dei Presidenti di gruppo e la Giunta per il Regolamento hanno convenuto - prevede che il progetto di Programma nazionale di riforma sia assegnato, ai sensi dell'articolo 124 del regolamento, alla Commissione Bilancio, la quale dovrà esprimersi in tempi definiti in coerenza con le scadenze comunitarie e sentito in proposito il Governo. Stante l'ampiezza delle materie trattate dal Programma, si è altresì stabilito che le Commissioni non assegnatarie - ma la cui competenza per materia sia investita almeno in parte dal documento - possano procedere all'esame del documento ai fini della eventuale formulazione di rilievi alla Commissione Bilancio.
Per quanto riguarda i lavori della Commissione, avverte che si dovrebbe concludere l'esame nella giornata odierna, in quanto la Commissione Bilancio ha chiesto alle Commissioni di pronunciarsi entro giovedì 11, alle ore 13.

Angelo ZUCCHI (PD), sottolineando criticamente i tempi estremamente ridotti entro i quali la Commissione è chiamata a pronunciarsi, precisa, in via preliminare, che il suo gruppo intende esprimersi in senso contrario al documento, indipendentemente dal suo contenuto e dalle indicazioni che potranno provenire dal relatore, per ragioni di rispetto del ruolo degli organi parlamentari.

Paolo RUSSO, presidente, condivide il rilievo del deputato Zucchi sui tempi disponibili per l'esame del documento, ritenendo che esso potrebbe essere recepito nella proposta del relatore. Osserva tuttavia che la Commissione ha pure una responsabilità alla quale non può sottrarsi.

Giovanna NEGRO (LNP), relatore, condivide il rilievo critico del deputato Zucchi e il successivo suggerimento del Presidente.
Passando quindi ad illustrare il progetto in esame, fa presente che il l'Italia deve presentare entro il 12 novembre 2010 il progetto di programma nazionale di riforma (PNR) alla Commissione europea (secondo la scadenza indicata dal Segretariato generale della Commissione stessa) ai fini di una prima valutazione; il programma di riforma andrà poi presentato in forma definitiva alle istituzioni europee, unitamente al programma di stabilità, entro il 15 aprile 2011, nel quadro del nuovo sistema di coordinamento ex ante delle politiche economiche degli Stati membri.
Ricorda poi che la Strategia Europa 2020 - definita dal Consiglio europeo del 17-18 giugno 2010 - si incentra su cinque obiettivi principali:
portare al 75 per cento il tasso di occupazione per la popolazione di età compresa tra 20 e 64 anni;
migliorare le condizioni per la ricerca e lo sviluppo;
ridurre le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento - rispetto ai livelli del 1990 - o del 30 per cento, se sussistono le necessarie condizioni, ovvero nel quadro di un accordo globale e completo per il periodo successivo al 2012, a condizione che altri Paesi si impegnino ad analoghe riduzioni delle emissioni; contestualmente, si intende portare al 20 per cento la quota delle fonti di energia rinnovabile e migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica (obiettivo già previsto nel pacchetto clima-energia approvato nel 2009);
migliorare i livelli d'istruzione;
promuovere l'inclusione sociale, in particolare attraverso la riduzione della povertà.

Per contribuire al conseguimento di questi cinque grandi obiettivi ciascuno Stato membro, nell'ambito del proprio PNR, stabilisce corrispondenti obiettivi e misure nazionali.
Il documento in esame rappresenta, dunque, una versione preliminare di quello che verrà presentato nel mesi di aprile 2011. Tale documento si focalizza sullo scenario macro-economico a medio-lungo termine, sugli obiettivi nazionali da

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perseguire nell'ambito degli scopi della Strategia Europa 2020 per la crescita e l'occupazione e sulle misure conseguenti da adottare, nonché sull'identificazione degli ostacoli principali alla crescita e all'aumento dell'occupazione.
In tale contesto vengono considerati come principali ostacoli alla crescita economica: l'elevato livello di debito pubblico; la competitività del sistema produttivo, con riguardo soprattutto alla relazione tra salari e produttività; il grado di concorrenza ancora non particolarmente elevato in alcuni settori; il sistema di istruzione e formazione; il sistema di ricerca ed innovazione a favore delle imprese; il livello di occupazione che presenta ancora forti divergenze sia a livello territoriale sia in termini di occupazione femminile e giovanile.
In relazione a tali ostacoli, il programma enuncia le riforme attuate o prossime all'attuazione.
Per quanto attiene ai temi di interesse per il settore agricolo si segnala innanzitutto quello della riduzione delle emissioni dei gas serra (paragrafo 3.1.1.) anche tramite la previsione dell'introduzione di misure sull'utilizzo dei fertilizzanti e degli effluenti di allevamento e di misure per la diffusione delle biomasse.
Si ricorda al riguardo che l'11 marzo 2010 la Commissione ha presentato un documento di sintesi nel quale, attraverso la rielaborazione delle previsioni fornite dai singoli Stati membri, si sostiene che l'Unione europea potrebbe raggiungere il 20,3 per cento di fonti energetiche rinnovabili entro il 2020, superando addirittura l'obiettivo del 20 per cento indicato dal pacchetto energia-clima. Secondo i dati diffusi dalla Commissione, 12 Stati membri - tra questi Francia, Austria e Regno Unito - prevedono di raggiungere il loro obiettivo nazionale, mentre 9 Stati membri prevedono di superarlo - tra di essi Germania, Spagna e Polonia. Cinque Stati membri - tra questi l'Italia, con una previsione del 16 per cento contro il 17 per cento - dichiarano di non essere in grado di raggiungere l'obiettivo nazionale loro assegnato.
Il 25 febbraio 2010 inoltre la Commissione europea ha presentato una relazione sui criteri di sostenibilità per l'uso di biomassa solida e gassosa ai fini della produzione di elettricità, riscaldamento e raffreddamento (COM(2010)11), con la quale formula raccomandazioni agli Stati membri allo scopo di promuovere la produzione e l'uso sostenibili della biomassa.
Il Programma in esame al riguardo compie una ricognizione (paragrafo 3.1) della Strategia nazionale per rispettare l'obiettivo di Kyoto (Delibera CIPE n.123 del 2002) e del relativo Piano di azione nazionale per la riduzione dei livelli di emissioni dei gas serra e l'aumento del loro assorbimento adottata a seguito della ratifica del Protocollo di Kyoto (Legge n. 120 del 2002) che impegna l'Italia a ridurre le proprie emissioni di gas-serra del 6,5 per cento rispetto al 1990 nel periodo 2008-2012. Il Programma specifica inoltre che la delibera CIPE n. 123 del 2002 ha anche istituito il Comitato tecnico emissioni di gas-serra (CTE), che è attualmente impegnato nell'aggiornamento della medesima delibera al fine di mettere a punto le ultime azioni necessarie per rispettare: gli obiettivi del Protocollo di Kyoto; gli obiettivi fissati dalla decisione n. 406/2009/CE per i settori «non ETS», cioè non contemplati dalla direttiva 2009/29/CE (emission trading - ETS).
Al riguardo, il progetto in esame precisa che in base alle prime valutazioni appare evidente che, nonostante la crisi economica, il rispetto degli obiettivi richiederà misure e investimenti aggiuntivi. Si ritiene dunque probabile che sarà necessario identificare e dare attuazione a misure addizionali.
In tale aggiornamento dovrà essere valutato il contributo positivo del Piano d'azione sulle energie rinnovabili di recente adottato e dell'emanando pacchetto di misure nazionali per la riduzione del PM10. Tale pacchetto, costituito da atti di natura legislativa, regolamentare e da linee guida, interviene sui settori maggiormente responsabili delle emissioni del PM10, quali i trasporti, l'agricoltura, il riscaldamento domestico e l'industria.

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Il Programma fa inoltre riferimento alla Strategia nazionale sulla biodiversità, approvata definitivamente nell'ottobre scorso dalla Conferenza Stato-regioni, che dovrebbe rafforzare la lotta ai cambiamenti climatici, in virtù dei servizi eco-sistemici che la biodiversità svolge, assicurando l'assorbimento di CO2 dei suoli agrari e attraverso il ruolo svolto dalle foreste quali serbatoi di carbonio. Il documento specifica al riguardo che il finanziamento degli strumenti attuativi della Strategia è in corso di valutazione.
Per quanto riguarda gli obiettivi relativi alle fonti rinnovabili con le traiettorie intermedie e le altre informazioni richieste, il documento in esame rinvia al Piano d'azione nazionale per le fonti rinnovabili inviato alla Commissione europea nel luglio 2010.
In evidente collegamento con la tematica descritta può essere intesa quella dell'intervento della politica regionale sui temi energia e ambiente (paragrafo 3.1.5). Il Programma specifica che tale intervento è finalizzato essenzialmente a rafforzare le filiere produttive necessarie per lo sviluppo delle energie rinnovabili e del risparmio energetico, e valorizzare le risorse naturali quale fattore di competitività e attrattività. Gli investimenti, quindi, sono diretti oltre che ai temi dell'energia, anche al potenziamento dei servizi ambientali (gestione delle risorse idriche e dei rifiuti), alla prevenzione dei rischi, al recupero dei siti inquinati e alla valorizzazione delle risorse naturali. Le risorse finanziarie dedicate ammontano a circa 9 miliardi per l'intero periodo di programmazione, 4 dei quali sono destinati allo sviluppo delle energie rinnovabili e al risparmio ed efficienza energetica.
Gli interventi programmati sull'energia nel Quadro strategico nazionale 2007-2013 potranno contribuire, sulla base di stime preliminari, ad una riduzione significativa di emissioni di gas ad effetto serra al 2020, pari a 5-7 milioni di tonnellate di CO2 equivalenti all'anno.
Si riserva di formulare all'esito del dibattito una conclusiva proposta di rilievi, preannunciando sin d'ora che proporrà di esprimersi favorevolmente, raccomandando al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali l'elaborazione di linee guida per le regioni, e se del caso per gli operatori rurali e del settore forestale, finalizzate sia allo sfruttamento, per la produzione di calore, delle biomasse agricole che provengano da coltivazioni effettuate su aree marginali e su territori che necessitano manutenzioni strutturali anche per prevenire il dissesto idrogeologico, sia alla coltivazione di risorse vegetali e forestali idonee alla cattura del carbonio, al fine di consentire all'Italia di adempiere con maggiore efficacia all'obbligo della riduzione del 20 per cento delle emissioni di CO2.

Teresio DELFINO (UdC) ritiene di condividere le argomentazioni svolte dal deputato Zucchi in relazione al gravissimo ritardo con cui il Parlamento è chiamato a pronunciarsi sul Programma nazionale di riforma, in particolare per la estrema rilevanza della strategia Europa 2020, nella cui definizione e attuazione i governi nazionali dovrebbero portare il peso di una larga condivisione delle strategie nazionali rispetto agli obiettivi più generali indicati a livello europeo. Esprime in particolare preoccupazione per il fatto che, così procedendo, il Governo non risulterebbe, ancora una volta, sufficientemente attrezzato a sostenere le prospettive di crescita e sviluppo del paese. Osserva infatti che dalla lettura del documento emerge una mera descrizione delle cose fatte dal Governo, che perde l'occasione di essere maggiormente incisivo nel processo decisionale europeo e di rappresentare in modo efficace le esigenze effettive del Paese. In conclusione, per le motivazioni esposte, preannuncia l'espressione di un voto negativo sulla proposta di deliberazione di rilievi.

Mario PEPE (PD) ritiene che di fronte ad un provvedimento estremamente significativo come quello in esame, elaborato complesso che richiederebbe uno sforzo emendativo e una capacità di dialogo con l'Unione europea, non si debbano porre

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stringenti limitazioni temporali. Osserva poi che la relazione del relatore Negro ha una connotazione scolastica e si limita a riassumere le argomentazioni recate dal documento, che peraltro, oltre al richiamo forte alla crisi finanziaria del Paese - di cui si ha del resto piena consapevolezza - contiene solo elementi che impediscono di avere una visione ottimistica della situazione italiana, ben lontana dai programmi molto più spinti come quello della Germania.
Osserva inoltre che la dimensione politica odierna non si muove soltanto in un contesto nazionale, ma in una dimensione internazionale europea, poiché l'Europa non è più un ente che affianca i governi nazionali, ma è diventata un fattore condizionante. Pertanto, anche in considerazione del patto di stabilità, ritiene non si possa più continuare a giocare all'infinito con la massa del debito pubblico che deve essere, invece, rimosso nel tempo.
Osserva quindi come il programma si soffermi in particolare sui temi ambientali, di salute pubblica e di rimozione delle difficoltà che determinano discrasie nei territori italiani, ponendo alcune questioni riguardanti l'agricoltura di qualità, l'esigenza di legare l'agricoltura allo sviluppo, e infine di collegarla alla filiera e alle imprese e ai consumatori, che concorrono a rilanciare l'esigenza di un piano nazionale di riforma che interessi il settore primario. Pertanto, considerando che l'iter del programma nazionale si concluderà con una risoluzione, ritiene che il relatore dovrebbe anticipare nella sua proposta alcune delle tematiche poste, tenendo presente che è necessario dare vita ad un piano nazionale di riforma che interessi il Paese nella sua interezza, senza rimarcare le difficoltà finanziarie, visto che, in caso contrario, proprio le conseguenze economiche e finanziarie potrebbero essere ancora più pesanti.

Giuseppina SERVODIO (PD), osservando con amarezza che il Programma nazionale di riforma dovrebbe rappresentare in Europa l'intero Paese, ritiene che il modo con il quale il Governo affronta questo importante passaggio dimostra come esso sottovaluti il ruolo fondamentale dell'Unione europea, che potrebbe costituire una risorsa per il Paese, se affrontata con una strategia consapevole. Il Governo sottovaluta anche il ruolo dell'agricoltura, come dimostrato dalla assenza del competente Ministro al dibattito odierno. A suo giudizio, questo modo di procedere testimonia il grave stato e la deriva della politica del Governo.
Sottolinea poi che il suo gruppo è contrario anche per il merito al documento in esame, che appare superficiale, orientato ad illustrare una sorta di bilancio del Governo Berlusconi piuttosto che ad effettuare un'analisi seria dei reali ostacoli allo sviluppo del Paese e ad indicare i conseguenti indirizzi strategici. Inoltre, non una parola è spesa nell'analisi delle fratture territoriali, generazionali, occupazionali e delle disuguaglianze di cui soffre l'Italia e delle politiche per superarle. Il Programma nazionale di riforma doveva invece costituire un'occasione per affrontare seriamente tali temi, con particolare riferimento alle questioni del debito pubblico, della competitività del sistema produttivo, dell'occupazione, dell'istruzione e della ricerca. Il documento presentato appare perciò del tutto coerente con la linea politica del Governo, che non ritiene di aprire un dibattito con l'opposizione neppure sulle politiche europee, sulle quali l'opposizione ha sempre dimostrato la propria disponibilità.
Infatti, l'Italia si dovrebbe presentare politicamente unita in Europa, mentre questo programma di riforma rappresenta solo il Governo e la sua maggioranza, se ancora ci sarà nei prossimi giorni.
Auspica pertanto che si possa ancora svolgere un dibattito serio, considerato che i parlamentari devono garantire il loro contributo politico e legislativo e non limitarsi a rappresentare istanze più o meno corporative.

Isidoro GOTTARDO (PdL), pur prendendo atto delle questioni sollevate sui tempi di esame e sulle incertezze del momento politico, ritiene che si debba

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affrontare la situazione con spirito di responsabilità, partendo dal nuovo rapporto tra l'Europa e i governi nazionali, alla luce del principio di sussidiarietà, considerando che il modello di sviluppo è quello europeo e rispetto ad esso ogni Paese deve cercare di raccordarsi facendo in modo che tale modello tenga conto delle rispettive peculiarità.
Ricorda quindi come si dovrebbe ringraziare De Gasperi che - conoscendo bene il Paese e i suoi difetti - operò con determinazione affinché l'Italia fosse ancorata ad un contesto di democrazia e di sviluppo, dimostrando come la politica può avere la capacità di analizzare le situazioni di fatto e aprire prospettive di lungo periodo. Ritiene che, guardando in quella direzione, la collega Servodio possa trovare una risposta ai problemi posti sulla responsabilità e sulle fratture del Paese, che possono essere superate con un sano realismo, che obblighi ciascuno ad assumersi le proprie responsabilità.
Osserva quindi che devono far riflettere non le recenti alluvioni, dovute a precipitazioni straordinarie, quanto piuttosto i danni spesso provocati da normali piogge, che mettono in evidenza uno stato di degrado del territorio che risale nel tempo.
Per quanto riguarda l'agricoltura, ritiene che non si possa continuare a fingere che l'Italia sia uguale al resto dell'Europa. Infatti, mentre l'agricoltura europea è stata strutturata secondo un modello concorrenziale, l'Italia, per ragioni morfologiche, deve affrontare le specificità della montagna, che si aggiungono agli altri svantaggi strutturali. Inoltre, deve affrontare il problema della dimensione fondiaria, che non è compatibile con un contesto competitivo; infatti, dopo tutti gli sforzi fatti nel dopoguerra per la ricomposizione e il riordino fondiari, si è assistito ad un progressivo frazionamento della terra, in mancanza di uno speciale regime delle successioni per causa di morte. A suo giudizio, per esempio, l'agricoltura in Alto-Adige appare avvantaggiata non tanto per gli aiuti economici che riceve quanto per il regime del maso chiuso e dei vincoli al frazionamento fondiario. Inoltre, in Italia si è considerata la terra più come un bene rifugio che come un fattore produttivo. Da questo punto di vista, i problemi non derivano dal Governo o dalla mancanza di risorse finanziarie, quanto dalle carenze della politica, che ha esitato ad assumere decisioni impopolari, ma utili, come nel citato caso del regime successorio dei fondi agricoli.
Ricorda inoltre che la qualità, in particolare quella italiana, si è sviluppata soprattutto laddove, come è avvenuto ad esempio nel Carso, la ristrettezza della dimensione poderale ha costretto gli agricoltori, non potendo puntare sulla quantità, a puntare sull'incremento del valore aggiunto di produzioni quantitativamente ridotte.
Sottolinea quindi che il problema del reddito agricolo possa risolversi solo attraverso politiche di filiera, senza la rimozione delle cause strutturali che impediscono la competitività delle imprese agricole. Occorre inoltre spiegare all'Europa che l'agricoltura deve essere sostenuta per la difesa del suolo e la tutela dell'ambiente, quale premessa indispensabile per lo sviluppo del territorio. Fa presente infine che il modello agricolo italiano è considerato in Europa arcaico, ingessato, non competitivo, assistenzialistico e precluso ai giovani, e che rispetto a tali considerazioni sarebbe necessaria una maggiore consapevolezza, indipendentemente dalle maggioranze politiche o dal colore del Governo.

Giuseppe RUVOLO (Misto-Noi Sud-PID), sul piano del metodo, manifesta disagio per l'effettiva ristrettezza dei tempi a disposizione per un argomento che avrebbe meritato ben altro spazio per una sua puntuale trattazione e per la definizione di eventuali correttivi.
Nel merito, pur manifestandosi, per grandi linee, d'accordo con la relatrice, e sottolineato che l'approvazione del Programma rappresenta una importante occasione di approfondimento di molti argomenti relativi al settore agricolo, soprattutto per la parte relativa alle emissioni di gas serra, suggerisce di introdurre alcune

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considerazioni sul tema delle biomasse. Ritiene infatti che tale settore, se adeguatamente sviluppato, potrebbe rappresentare una importante occasione di reddito per gli agricoltori, a condizione però di evitare che gli stabilimenti per la produzione di energia da biomasse derivino la loro materia dalle importazioni invece che dal territorio circostante. Avviene infatti che alcuni impianti utilizzino oli vegetali provenienti addirittura da paesi non rientranti nell'Unione europea, provocando un forte inquinamento oltre che per la combustione di tali oli, anche per il consumo energetico per il loro trasporto da luoghi distanti anche migliaia di chilometri.
Ritiene pertanto necessario che, nella deliberazione dei rilievi, si faccia esplicito riferimento alla esclusione della possibilità di utilizzare biomasse senza differenziarle in base alla provenienza. Sottolinea infatti la sua forte contrarietà ad assicurare l'approvvigionamento degli impianti energetici con biomasse provenienti da paesi lontani, ritenendo necessario che l'approvvigionamento di tali impianti sia effettuato in primo luogo con le biomasse provenienti dalle aree limitrofe.

Sandro BRANDOLINI (PD) osserva che l'intervento del collega Gottardo stimola ulteriori riflessioni, che potrebbero dare vita ad un dibattito interessante dal punto di vista culturale, nel corso del quale meriterebbero di essere citati altri protagonisti della costruzione europea, come Altiero Spinelli. Tuttavia, va bene discutere dell'Europa, ma l'Italia in Europa ci deve essere e deve contare, cosa che oggi non avviene. Proprio per questo ordine di ragioni il suo gruppo ha convenuto in via preliminare di non entrare nel merito del documento in esame, perché l'Italia non ha saputo giocare alcun ruolo nella definizione del quadro programmatico e degli obiettivi stabiliti a livello europeo e perché il programma in esame non propone alcun obiettivo ovvero precisa che alcuni obiettivi neppure potranno essere raggiunti.
Dichiara quindi che la proposta del relatore non può essere condivisa, perché si sofferma su aspetti limitati e non affronta le questioni prioritarie relative allo sviluppo e alla redditività di un settore strategico per l'economia, quale l'agricoltura.

Viviana BECCALOSSI (PdL), esprimendo una valutazione positiva sulle conclusioni della relatrice, non può non sottolineare la ristrettezza dei tempi concessi per la valutazione del Programma nazionale di riforma. Osserva inoltre che l'esame del testo, per la molteplicità delle tematiche affrontate, ha suscitato notevoli spunti che avrebbero meritato un approfondimento e un confronto costruttivo, come quelli relativi alla riduzione dei gas serra e alla diffusione della produzione di energia da biomasse. Sarebbe stato altresì importante affrontare ulteriori questioni, come quella dei nitrati di origine agricola.
Ritiene peraltro necessario che, con senso di responsabilità, si rinvii l'approfondimento di tali argomenti nelle sedi proprie per ciascuno di essi e preannuncia l'espressione di un voto favorevole del suo gruppo sulla proposta del relatore.

Giuseppina SERVODIO (PD), ribadendo che il suo gruppo voterà contro la proposta del relatore, per le ragioni di principio esposte, osserva tuttavia nel merito che il rilievo illustrato dallo stesso relatore in merito all'utilizzo delle biomasse agricole costituisce un arretramento delle posizioni della Commissione sul tema delle agroenergie. Sottolinea in proposito che tali temi dovrebbero essere affrontati nel piano nazionale delle agroenergie, che l'Italia dovrà definire sulla base della normativa europea sulle fonti rinnovabili. Invita perciò il relatore a prevedere un impegno per il Ministro dello sviluppo economico e per il Ministro delle politiche agricole ad elaborare tale piano.

Giovanna NEGRO (LNP), relatore, presenta conclusivamente, sulla base del dibattito svoltosi, la sua proposta di rilievi (vedi allegato).

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La Commissione approva la proposta del relatore.

La seduta termina alle 13.30.

AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 10 novembre 2010.

Audizioni informali nell'ambito dell'esame della proposta di legge C. 2744 Cenni «Disposizioni per la tutela e la valorizzazione della biodiversità agraria e alimentare».
Audizione informale dei rappresentanti delle associazioni di tutela dei consumatori.

L'audizione si è svolta dalle 14.10 alle 14.35.

Audizione informale dei rappresentanti della Federazione italiana parchi e riserve naturali (Federparchi).

L'audizione si è svolta dalle 14.50 alle 15.05.

Audizione informale dei rappresentanti dell'Unione delle province d'Italia (UPI) e dell'Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani (UNCEM).

L'audizione si è svolta dalle 15.20 alle 15.35.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 15.05 alle 15.15.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE CONSULTIVA

Norme per la tutela della libertà d'impresa. Statuto delle imprese.
Testo unificato C. 2754 Vignali, C. 98 La Loggia, C. 1225 Bersani, C. 1284 Pelino, C. 1325 Vignali, C. 2680 Jannone e C. 3191 Borghesi.