CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 20 luglio 2010
355.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale
COMUNICATO
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UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Martedì 20 luglio 2010.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 9.50 alle 10.05.

RELAZIONI AL PARLAMENTO

Martedì 20 luglio 2010. - Presidenza del presidente Enrico LA LOGGIA. - Interviene il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli.

La seduta comincia alle 10.15.

Relazione concernente il quadro generale di finanziamento degli enti territoriali e ipotesi di definizione su base quantitativa della struttura fondamentale dei rapporti finanziari tra lo Stato, le regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano e gli enti locali, con l'indicazione delle possibili distribuzioni delle risorse (articolo 2, comma 6, della legge 5 maggio 2009, n. 42).
Doc. XXVII, n. 22.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 5, comma 4, del Regolamento della Commissione, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 luglio 2010.

Enrico LA LOGGIA, presidente, ricorda che nella seduta del 13 luglio scorso i relatori, il senatore Paolo Franco e il deputato Nannicini, avevano svolto la relazione introduttiva, cui erano seguiti alcuni interventi.

Il senatore Giuliano BARBOLINI (PD) giudica deludente la relazione del Ministro Tremonti, sia perché elusiva rispetto al dettato della legge n. 42 del 2009, sia sotto il profilo della linearità e della correttezza dell'approccio e delle valutazioni proposte. A suo avviso la relazione colpevolizza i

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Governi e i Parlamenti di legislature passate e delegittima il sistema delle regioni e delle autonomie locali, affermando che solo il federalismo potrà eliminare gli sprechi nella spesa, responsabilizzando i soggetti erogatori. Stigmatizza inoltre l'affermazione che il massimo grado di federalismo si sia raggiunto nel passato con il testo unico sulla finanza locale del 1931, ricordando peraltro che esso conteneva diverse imposte e tasse introdotte nell'ordinamento tra il 1865 e il 1912. Ricordato il ruolo fondamentale svolto dalla riforma Visentini del fisco e dai decreti Stammati, sottolinea poi come la relazione non contenga una analisi del periodo degli anni '80, periodo in cui non si effettuò un doveroso controllo sulle dinamiche dei conti pubblici e che generò una crescita notevole del debito pubblico. Contesta anche la ricostruzione dei rapporti tra Stato e autonomie negli anni '90, ricordando come l'ICI e l'IRAP hanno rappresentato un forte segnale in controtendenza, in quanto assegnavano agli enti autonomia finanziaria: a partire dal 2007 con la riduzione dell'ICI si è invertita nuovamente rotta, ritornando al sistema dei trasferimenti a compensazione del mancato gettito.
A suo avviso la relazione manca di una riflessione critica e autocritica sulle gravi lacune dell'azione statale, quali ad esempio l'efficace lotta all'evasione dell'IVA e la mancata armonizzazione tra i bilanci dei vari enti, limitandosi a scaricare la responsabilità della spesa sull'ente territoriale.
Evidenzia come la relazione non affronti il tema delle entrate da tariffe, cioè le entrate extratributarie, né individui i percorsi in merito alla fiscalizzazione dei trasferimenti, nonché i criteri per la definizione dei fabbisogni standard, esprimendo a tale ultimo riguardo alcuni dubbi circa l'applicabilità del sistema utilizzato dal S.O.S.E per gli studi di settore.
Infine, oltre a ravvisare come sulla definizione delle funzioni fondamentali il legislatore non abbia un quadro ben definito, per effetto di una diversa individuazione nella cosiddetta Carta delle autonomie rispetto a quanto previsto con la legge n. 42 del 2009, ritiene necessaria una attenta valutazione sulla creazione di una unica imposta immobiliare che accorpa le imposte di settore, anche alla luce del rispetto del principio della progressività del carico fiscale.

Il deputato Francesco BOCCIA (PD) esprime perplessità sulle possibilità di «raddrizzare l'albero della finanza pubblica» sulla base degli elementi forniti dalla Relazione, auspicando che le proprie considerazioni potranno essere utili al lavoro dei due relatori, al fine di colmare alcune delle lacune e degli errori presenti nella Relazione stessa. In merito a tale ultimo aspetto, richiama gli interventi dei colleghi Causi e Misiani, svolti nella seduta del 13 luglio scorso, che hanno messo in evidenza in maniera puntuale gli errori tecnici in essa contenuti. Tali errori tecnici, unitamente ad una non corretta valutazione politica della ricostruzione storica della finanza pubblica italiana, sono fonte di preoccupazione, a suo avviso, anche in considerazione del fatto che la Relazione dovrebbe costituire la base per la valutazione dell'impatto degli schemi di decreto che stanno per essere approvati dal Governo.
Tra le questioni che meriterebbero una più approfondita trattazione, segnala quella relativa all'Europa, che la Relazione si limita a citare brevemente per dimostrare l'arretratezza del Mezzogiorno nello scarso utilizzo dei fondi strutturali, ignorando, invece, il forte impatto che le risorse comunitarie, pari a 250 miliardi di euro messe a disposizione nei Quadri comunitari di sostegno (QCS) a partire dal 1989, hanno avuto sul nostro Paese, non solo in termini economici ma anche in termini di migliore programmazione delle risorse. A decorrere dal 1989, si è, infatti, verificato un processo che potrebbe definirsi di apprendimento istituzionale, che ha cambiato i modelli di programmazione degli investimenti e di reperimento delle risorse finanziarie da parte delle regioni. Cita, a tale proposito, la legge sui metadistretti, emanata dalla Regione Lombardia

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dopo dieci anni di programmazione economica. Rileva, inoltre, che la Relazione avrebbe dovuto focalizzare la propria analisi sulle motivazioni della sottoutilizzazione delle risorse comunitarie da parte delle regioni del sud, da ricollegare probabilmente ai problemi di legalità, di arretratezza, di incapacità di alcuni settori delle classi dirigenti.
In merito all'Imposta municipale sugli immobili (IMU), di cui si parla sui giornali, chiede al Governo di fornire i dati e gli elementi utili per una simulazione finalizzata alla definizione di un probabile scenario futuro, anche in anticipo rispetto alla trasmissione dei relativi schemi di decreto alla Conferenza unificata. Il fine di questo esercizio è quello di capire l'effettiva realizzabilità delle diverse ipotesi che sottendono all'operazione di fiscalizzazione dei trasferimenti, come la questione molto delicata della considerazione o meno, ai fini della fiscalizzazione, dei trasferimenti compensativi dell'ICI. Avverte che se tali trasferimenti non saranno garantiti, si realizzerà un'imposta tecnicamente funzionante, ma con un impatto molto forte sulle famiglie.
Infine, in relazione alle anomalie del settore sanitario, ritiene più utile, prima di affrontare la definizione dei Lea, esaminare i problemi dei bilanci sanitari regionali e indagare sul livello di servizio erogato dalle regioni commissariate o a rischio di commissariamento.

Il senatore Marco STRADIOTTO (PD), di fronte ad una Relazione che afferma che tutto non funziona, sia a livello centrale, che a livello periferico, ritiene che sia necessario individuare quelle parti della pubblica amministrazione che invece risultano efficienti. Ricorda che contemporaneamente alla presentazione della Relazione il Governo è intervenuto con una manovra economica che ha interessato in modo particolare regioni ed enti locali, effettuando tagli che però hanno interessato, in proporzione, di più le spese delle regioni ordinarie che quelle delle regioni a statuto speciale, benché la Relazione affermi che le prime hanno una spesa corrente inferiore a quella delle seconde. Evidenzia inoltre come la spesa per il personale pro capite di alcune regioni abbia raggiunto livelli insostenibili, di cui occorrerà tener conto.
Ritiene, poi, che la questione «comunale» non sia valutata e considerata adeguatamente, in quanto la Relazione, invece di effettuare una analisi della spesa suddividendo i comuni per fasce demografiche, considera unitariamente nell'ambito degli enti comunali sia il comune con meno di 3.000 abitanti che la città metropolitana. A suo avviso ciò potrà essere fonte di numerosi problemi, in quanto in determinate situazioni l'autonomia finanziaria di cui beneficeranno alcuni comuni si concretizzerà in un ammontare di entrate che probabilmente non potranno garantire la gestione dei servizi, con conseguente necessità di aumento della pressione fiscale. Evidenzia la necessità di garantire una effettiva autonomia finanziaria anche alle regioni, ritenendo che chi fornisce un servizio, come nel caso della sanità, sia anche titolato a chiederne la tassa.

Il ministro Roberto CALDEROLI con riferimento ad alcune delle questioni sollevate nel corso degli interventi odierni, in alcuni dei quali ravvisa un positivo contributo in ordine ai contenuti della Relazione, ritiene necessario precisare che per quanto concerne i trasferimenti compensativi del minor gettito ICI per i Comuni, gli stessi dovrebbero essere inclusi nell'ambito della complessiva fiscalizzazione che verrà prefigurata nei prossimi decreti legislativi; tale fiscalizzazione dovrebbe inoltre, a suo parere, essere riferita anche ai trasferimenti che affluiscono agli enti locali dalla fonte regionale. Conviene sulla complessità, nonché sui numerosi e possibili profili critici, che presenta la realizzazione di una autonomia impositiva per gli enti territoriali, ritenendo tuttavia necessario che in ogni modo vada individuato un sistema che consenta una forma di correlazione tra livello delle entrate e servizi erogati. Tale aspetto è in corso di approfondimento ai fini della predisposizione

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dei prossimi decreti legislativi e, pertanto, eventuali specifiche proposte e di ipotesi potranno venire considerate, analogamente a quanto potrà avvenire in ordine alla elaborazione della nuova disciplina sui fabbisogni standard.
In tale quadro manifesta il pieno interesse per il lavoro che la Commissione sta svolgendo sulla Relazione, che potrà senz'altro risultare utile quando si passerà all'esame degli schemi di decreto sulle questioni ora segnalate.

Enrico LA LOGGIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 11.15.