CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 9 giugno 2010
334.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per le autorizzazioni
COMUNICATO
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ESAME DI UNA DOMANDA DI AUTORIZZAZIONE ALL'UTILIZZO DI INTERCETTAZIONI DI CONVERSAZIONI

Mercoledì 9 giugno 2010. - Presidenza del presidente Pierluigi CASTAGNETTI.

La seduta comincia alle 9.20.

Domanda di autorizzazione all'utilizzo di intercettazioni di conversazioni di Alfonso Pecoraro Scanio, deputato all'epoca delle intercettazioni (doc. IV, n. 8).
(Seguito dell'esame e rinvio).

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, fa presente che è pervenuta in data odierna, per mezzo della posta elettronica, la seguente lettera di Alfonso Pecoraro Scanio datata 8 giugno 2010: «Illustrissimo Presidente, apprendo solo oggi della convocazione della Giunta da Lei presieduta per il giorno 9 giugno p.v. e purtroppo per improrogabili impegni personali non potrò intervenire. Colgo l'occasione per precisare, anche in questa sede, la mia totale estraneità ai fatti non avendo mai, soprattutto nella qualità di Ministro e di Parlamentare, richiesto e/o promesso alcun tipo di favore a nessuno. Posso affermare di aver operato sempre nel pieno rispetto delle leggi. Cordialmente, Alfonso Pecoraro Scanio». Al riguardo, precisa che, come di consueto, l'ex collega è stato informato dell'odierna seduta ai sensi dell'articolo 18 del Regolamento della Camera. Più in particolare, in vista della seduta, l'on. Pecoraro Scanio è stato informato tempestivamente con gli ordinari strumenti di avviso, usati anche per i parlamentari in carica e membri dei vari organi parlamentari. Inoltre, come si era concordato nella scorsa seduta, gli è stata inviata copia del resoconto della seduta stessa. Crede che la discussione possa essere rinviata secondo la richiesta dell'interessato.

La Giunta concorda.

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ESAME DI DOMANDE DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITÀ

Domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata dai deputati Boccuzzi, Esposito e Vico, nell'ambito di un procedimento amministrativo sanzionatorio pendente presso l'autorità di pubblica sicurezza di Roma.
(Esame e rinvio).

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, riferisce che il caso in titolo tratta di un procedimento amministrativo volto all'irrogazione a carico dei colleghi Boccuzzi, Esposito e Vico di una sanzione amministrativa prevista dal decreto legislativo n. 507 del 1999. Al riguardo, l'ipotesi di illecito amministrativo in cui sarebbero incorsi i colleghi sarebbe quella di blocco stradale.
La condotta di blocco stradale, fino al citato decreto legislativo del 1999, era considerata reato. Tale fattispecie criminosa era prevista dall'articolo 1 del decreto legislativo n. 66 del 1948 e consisteva nel fatto di chi ponesse sulla circolazione stradale una qualsiasi forma di blocco, ingombro, difficoltà o pericolo. Il bene giuridico tutelato dalla disposizione penale era la libera circolazione dei cittadini sul territorio e non già la loro libertà personale e di locomozione in senso stretto. Peraltro la Corte di cassazione interpretava con un certo rigore la fattispecie di cui si discorre ed era molto restia a considerare scriminata la condotta di blocco stradale per motivi di lotta politica o sindacale. La giurisprudenza di merito invece era attestata generalmente su una linea più possibilista. È per questo che - per i casi di blocco attuato senza forme di ulteriore violenza - la fattispecie è stata depenalizzata nel 1999.
Venendo all'episodio concreto all'esame della Giunta, risulta che nella serata del 10 marzo 2010 i lavoratori dell'Eutelia-Agile avessero chiesto un incontro con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta e che questi avesse dimostrato una qualche forma di disponibilità a incontrarli. Essi si erano pertanto riuniti nelle vicinanze del palazzo Chigi. Nell'occasione essi avevano ricevuto la visita di solidarietà di molti parlamentari di tutti gli schieramenti. È chiaro che quindi la circostanza si è trasformata in un momento di scambio e di reciproca informazione e ascolto tra i manifestanti e i parlamentari, gli uni intenti a dar voce alle loro richieste e angosce per una situazione oggettivamente preoccupante; gli altri per ascoltare e informare delle iniziative parlamentari assunte a tutela dell'occupazione e delle prospettive di risanamento aziendale. Questo incontro ha fatto seguito ad altre iniziative che i manifestanti avevano assunto: per esempio, durante la mattinata, stando a quanto riferito dal Corriere della Sera, essi avevano dispiegato da un ponte sul Tevere uno striscione di 10 metri con delle scritte di protesta per l'insufficiente volontà della parte datoriale di addivenire a un accordo risolutivo per la crisi aziendale. In questo contesto, risulta che verso metà pomeriggio taluni parlamentari - sembrerebbe i deputati Vico, Boccuzzi ed Esposito - abbiano invitato i lavoratori a non desistere e, unendosi a loro, ad attendere la convocazione del sottosegretario Letta. Secondo il verbale della Questura di Roma, questa condotta dei colleghi avrebbe costituito un'istigazione a commettere l'illecito amministrativo del blocco stradale.
Si tratta a suo avviso di una qualificazione giuridica dei fatti in qualche misura sovrabbondante. Ricorda molte circostanze nelle quali parlamentari si uniscono a proteste spontanee di cittadini e portano loro sostegno e contributo conoscitivo circa la risonanza che i fermenti della società e del lavoro hanno nelle sedi parlamentari. D'altro canto, via del Corso è già una strada a traffico limitato, sicché l'ostruzione temporanea del traffico da parte di lavoratori colpiti da gravissimi provvedimenti aziendali non gli pare possa costituire un vulnus apprezzabile nel bilanciamento dei vari interessi in gioco.
Più in particolare, comunque, con riferimento all'insindacabilità parlamentare, deve ricordare che la vicenda dell'Eutelia e dei lavoratori senza retribuzione ha un

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saldissimo ancoraggio parlamentare, fatto di atti tipici presentati ben prima dei fatti. Cita al riguardo l'interrogazione a risposta in Commissione n. 1426 del 18 maggio 2009 a prima firma Cesare Damiano, sottoscritta sia dal collega Boccuzzi sia dal deputato Esposito. In tale atto, si chiedeva al Ministro del lavoro e delle politiche sociali proprio di attivarsi per la convocazione di un tavolo finalizzato alla soluzione dei problemi aziendali cui ha fatto riferimento. Peraltro, già il 21 aprile 2009 il deputato Nannicini, con l'interrogazione a risposta scritta n. 2833, sottoscritta anche dal deputato Esposito, aveva ripercorso le tappe della crisi aziendale dell'Eutelia sollecitando il Governo a predisporre un tavolo tecnico-politico che contribuisse a individuare soluzioni praticabili. Successivamente, nel novembre 2009, con l'interpellanza n. 534, l'allora capogruppo del Partito Democratico Antonello Soro, unitamente a tutti e tre i deputati oggi istanti, presentò un'interrogazione sulla crisi aziendale dell'Eutelia, mentre il deputato Vico tornò sull'argomento, con specifico riferimento allo stabilimento Agile di Modugno in provincia di Bari, con l'interrogazione a risposta in Commissione n. 2102 del 12 novembre 2009. In sostanza, crede che la fattispecie rientri in un contesto parlamentare piuttosto chiaro. Si riserva comunque di avanzare esplicitamente una proposta in esito all'audizione dei colleghi interessati.

(Viene introdotto il deputato Ludovico Vico).

Ludovico VICO (PD) intende chiarire il senso dell'iniziativa sua e dei colleghi Boccuzzi ed Esposito. L'EUTELIA-AGILE è un gruppo societario che fa capo alla famiglia Landi di Arezzo. Esso ha fatto per un periodo buoni profitti e ha assunto lavoratori. Da un certo punto in poi non ha più fatto fronte ai suoi debiti e ha lasciato senza lavoro centinaia di persone. Sono in corso procedure giudiziarie e pre-fallimentari ed è in piedi anche un procedimento penale presso l'autorità giudiziaria di Arezzo. Non gli interessa qui rievocare il passato recente né dare un giudizio sul management: ciò sarà fatto nelle debite sedi. Fatto sta che la vicenda aziendale - che è insieme lavorativa, economica e umana di centinaia di persone - è assurta agli onori della cronaca e anche a un tavolo governativo, presieduto da Gianni Letta. Della vicenda si sono occupati molti parlamentari con numerosi atti di sindacato ispettivo, a cominciare da un'interpellanza dell'autunno 2009, a prima firma dell'allora capogruppo Soro, firmata anche da lui medesimo e dai colleghi Esposito e Boccuzzi. Sono seguiti altri atti ispettivi e da ultimo un ordine del giorno sul decreto-legge c.d. incentivi esaminato dall'Assemblea della Camera il 27 aprile 2010. Analoghe iniziative si sono avute presso il Senato. È quindi nel contesto di un forte interessamento parlamentare che si inserisce la sua partecipazione al raduno dei lavoratori Palazzo Chigi il giorno 10 marzo 2010. Gli si imputa di aver istigato i lavoratori al blocco stradale. Se con il termine «istigazione» s'intende che egli e i deputati che erano con lui condividevano la lotta e la mobilitazione dei lavoratori e che quindi partecipavano di uno stesso momento di protesta e denuncia, certamente egli può confermarlo, essendo la loro intenzione ascoltare e nei limiti del possibile confortare quanti manifestavano la loro doglianza, assicurandoli che li avrebbero sostenuti con la loro iniziativa parlamentare e politica; e dar conto dell'opera già svolta internamente alle istituzioni.
Se viceversa si vuole intendere che i deputati abbiano sobillato qualcuno ad atti illeciti e alla violenza, questo deve negarlo con forza e deve rifiutare con altrettanta decisione che i lavoratori si siano lasciati effettivamente sobillare e si siano mostrati sensibili all'incitazione di chicchessia. Non è stato torto un capello ad alcuno e la libertà di nessuno è stata conculcata. Sicché lo stesso addebito di blocco stradale mosso ai lavoratori gli appare uno sproposito, con riguardo a una protesta ferma, per certi versi disperata, ma sempre composta e civile. Conclude nel senso che egli e i colleghi Esposito e Boccuzzi non domandano un

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personale scudo immunitario che li differenzi dai lavoratori (per i quali comunque il gruppo d'appartenenza ha già assunto impegni precisi) ma intendono riaffermare che la vicenda EUTELIA si colloca in una storia parlamentare di rappresentanza organizzata.

Federico PALOMBA (IdV) gli domanda quanti fossero i lavoratori presenti sul luogo.

Ludovico VICO (PD) precisa che si trattava di qualche centinaio di dipendenti, concentrati sotto il colonnato della galleria Sordi, taluni dei quali esponevano lo striscione dello stabilimento e della località di provenienza.

(Il deputato Ludovico Vico si allontana dall'aula).

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, udite le dichiarazioni del collega Vico, scioglie la riserva nel senso di proporre l'insindacabilità. Questa proposta è conforme a due precedenti dell'Assemblea della Camera. Il primo inerisce ai fatti di Tessèra, avvenuti nel 1997 in occasione delle proteste per le quote-latte a opera dei deputati della Lega Nord. In quell'occasione, diversi parlamentari furono accusati di blocco stradale e di resistenza a pubblico ufficiale. Nonostante che il blocco stradale fosse ancora un reato e che sussistesse anche l'imputazione di resistenza a pubblico ufficiale (che qui invece manca, non essendo i colleghi accusati di alcun atto di violenza), l'Assemblea della Camera nel febbraio del 2000 deliberò per l'insindacabilità. Il secondo inerisce a una plateale protesta contro le pretese lungaggini dell'iter parlamentare di una legge da parte della collega Alessandra Mussolini. Per stigmatizzare il ripetersi della navette tra le Camere, ella collocò, insieme alla parlamentare europea Roberta Angelilli, un tavolo da ping-pong nei pressi di Palazzo Madama ostruendo il passaggio ai pedoni. Le fu contestata la manifestazione non autorizzata. La Giunta all'unanimità, nella seduta del 20 febbraio 2002, deliberò per l'insindacabilità. Crede opportuno leggere quanto riportato nella relazione che la Giunta predispose per l'Assemblea in quell'occasione: «Nell'esperienza storica, nella dottrina e nella nostra giurisprudenza, l'esercizio del diritto di riunione (di cui all'articolo 17 della Costituzione) è sempre stato considerato come strettamente e funzionalmente collegato (anche) al riconoscimento del diritto di espressione di cui all'articolo 21 della Costituzione. Quando si manifesta in una pubblica via o piazza si esprime un'opinione e lo stesso accade quando ci si riunisce in un'assemblea di carattere culturale, politico o sindacale. La Corte costituzionale, nella sentenza n. 90 del 1970, ha significativamente affermato che "la libertà di riunione [è] uno degli strumenti necessari per la soddisfazione di quell'interesse fondamentale dell'uomo vivente in società, di scambiare con gli altri le proprie conoscenze, opinioni, convinzioni: ed è perciò che la sua disciplina non può non esigere un coordinamento con quella che l'articolo 21 detta per assicurare la libertà di manifestazione del pensiero". Che quindi l'episodio del ping-pong nelle immediate vicinanze di Palazzo Madama sia riconducibile al concetto di opinione può ritenersi acquisito. Per quanto invece riguarda il problema del nesso funzionale tra l'episodio contestato e le funzioni parlamentari dell'onorevole Mussolini, la Giunta ha convenuto unanimemente che esso sussista. In questo caso, si può agevolmente constatare che l'onorevole Mussolini intendeva protestare vicino al Senato per le lentezze con cui procedeva l'esame della proposta di legge n. 2565 (alla Camera n. 263) relativo al turismo sessuale, al quale era stata abbinata una sua proposta di legge (A.C. 1105). Il progetto era stato approvato in sede legislativa dalla Camera (il 3 luglio 1997), ma al Senato l'esame si presentava più complesso del previsto, tanto che poi quel ramo del Parlamento lo approvo con modifiche (il 9 giugno 1998), e la Camera stessa lo modificò successivamente, ritrasmettendolo al Senato il 29 luglio 1998, che lo approvò definitivamente il 30 luglio 1998. L'onorevole Mussolini con la sua protesta intendeva manifestare il proprio sconcerto e la propria preoccupazione per la sorte del progetto di legge,

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che del resto aveva manifestato intervenendo già in Commissione giustizia alla Camera, nella seduta dell'11 settembre 1996. Appare pertanto che nel caso in esame siano rispettati i criteri dettati dalla Corte costituzionale per l'insindacabilità delle opinioni espresse extra-moenia». L'Assemblea approvò la proposta nella seduta del 6 marzo 2002. Crede che queste argomentazioni si attaglino a maggior ragione a un fatto ormai depenalizzato.

Maurizio TURCO (PD) si dichiara contrario alla proposta del Presidente. Osserva che gli atti a disposizione della Giunta sono insufficienti e comunque concernono una sanzione amministrativa esulante dall'ambito d'applicazione dell'insindacabilità parlamentare.

Maurizio PANIZ (PdL) premette di essere totalmente solidale con i deputati Vico, Boccuzzi ed Esposito. Il loro comportamento è non solo comprensibile sul piano parlamentare ma umanamente commendevole. L'applicazione dell'insindacabilità, tuttavia, richiede a suo avviso un più approfondito ragionamento giuridico giacché viene oggi proposta con riferimento a un comportamento materiale e non a un'opinione in senso stretto. Per questo chiede che venga disposto un rinvio per poter esaminare con maggiore attenzione gli atti citati dal Presidente, affinché in futuro la Giunta eviti addebiti di superficialità e scorrettezza.

Francesco Paolo SISTO (PdL) concorda con la richiesta di rinvio del collega Paniz e soggiunge che la condotta ascritta ai colleghi, quella dell'istigazione a commettere un illecito, involge un problema ulteriore: quello del concorso di più persone nel medesimo fatto ai sensi dell'articolo 110 del codice penale. Su quest'ultimo profilo nutre delle perplessità che solo una più ponderata valutazione può dissipare.

Marilena SAMPERI (PD) conviene sulla richiesta di rinvio del collega Paniz ma sottolinea che si tratta di un caso scolastico d'insindacabilità parlamentare. Se non rientra nell'esercizio delle funzioni parlamentari il recarsi fuori del «Palazzo» per condividere e sostenere le ragioni della cittadinanza e di quanti avvertono sulla propria pelle un disagio economico stringente, non saprebbe indicare in che cosa consistano le citate funzioni. Osservato che la pretesa istigazione che emerge dalla relazione di servizio del Commissariato in atti sarebbe consistita nella sollecitazione rivolta a persone che «non avevano notizie rassicuranti» circa l'incontro con il sottosegretario, ravvisa nel comportamento dei colleghi una manifestazione di solidarietà. Rievocati i precedenti parlamentari offerti dal Presidente, si dichiara favorevole alla sua proposta.

Anna ROSSOMANDO (PD) sottoscrive integralmente le argomentazioni della collega Samperi e aggiunge che la manifestazione di piazza è un caposaldo dello Stato di diritto, quanto meno in epoca repubblicana.

Luca Rodolfo PAOLINI (LNP) osserva che la sanzione amministrativa fuoriesce dall'ambito di applicazione dell'insindacabilità parlamentare. Ragionando diversamente, si potrebbe ricondurre all'alveo dell'articolo 68 la contravvenzione per eccesso di velocità o per l'affissione abusiva di manifesti elettorali. Concorda con il rinvio chiesto dal collega Paniz per poter chiarire gli effettivi termini della questione.

Federico PALOMBA (IdV) crede opportuno acquisire ulteriori informazioni sullo stato del procedimento, onde stabilire se in effetti l'autorità procedente già abbia notificato l'irrogazione della sanzione ai deputati interessati. Diversamente, non sarebbe necessario procedere oltre nell'esame della questione in titolo.

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente e relatore, concorda con il deputato Paniz sull'acquisizione da parte della Giunta del dato per cui i comportamenti materiali direttamente offensivi della sfera di terzi esulano dalle competenze della Giunta: si riferisce alle percosse e agli altri fatti materiali

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che producano danni a terzi. Diverso gli sembra l'orientamento fin qui seguito dalla Giunta in ordine a comportamenti il cui significato intrinseco è politico e connesso con l'attività parlamentare. Ai colleghi Turco e Paolini deve chiarire che l'articolo 68, primo comma, della Costituzione stabilisce che per le opinioni espresse nell'esercizio delle funzioni non si può essere chiamati a rispondere. Ciò esclude una responsabilità giuridica tout court, sia essa fatta valere in ambito giudiziario o amministrativo. Avverte che chiederà all'autorità procedente quale sia lo stato del procedimento e invierà con ogni sollecitudine a tutti i colleghi idonea documentazione sulle questioni sollevate. Concordando la Giunta, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 10.20.

AVVERTENZA

I seguenti punti all'ordine del giorno non sono stati trattati:

ESAME DI DOMANDE DI DELIBERAZIONE IN MATERIA DI INSINDACABILITÀ

Domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità avanzata dal deputato Gianluca Pini, nell'ambito di un procedimento civile pendente presso l'autorità giudiziaria di Forlì (atto di citazione del signor Ellero Morgagni) (rel.: SANTELLI).

ESAME CONGIUNTO DI DOMANDE DI DELIBERAZIONE IN MATERIA D'INSINDACABILITÀ

Domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità nel procedimento civile nei confronti del deputato Silvio Berlusconi pendente presso il tribunale di Roma (atto di citazione dell'on. Antonio Di Pietro) (doc. IV-ter, n. 8) (rel.: PAOLINI).

Domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità nel procedimento penale a carico del deputato Silvio Berlusconi pendente presso il tribunale di Bergamo (proc. n. 9412/08 RGNR - n. 82/09 RG GIP) (doc. IV-ter, n. 13) (rel.: PAOLINI).

Domanda di deliberazione in materia d'insindacabilità nel procedimento penale a carico del deputato Silvio Berlusconi pendente presso il Giudice di pace di Viterbo (proc. n. 123/09 RGNR - n. 74/10 GDP) (doc. IV-ter, n. 17) (rel.: PAOLINI).