CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 13 maggio 2010
323.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissione parlamentare per l'attuazione del federalismo fiscale
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 13 maggio 2010. - Presidenza del presidente Enrico LA LOGGIA. - Interviene il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli.

La seduta comincia alle 8.50.

Schema di decreto legislativo recante attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio.
Atto n. 196.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta dell'11 maggio 2010.

Enrico LA LOGGIA, presidente, invita i relatori ad illustrare le risultanze del loro lavoro.

Il deputato Marco CAUSI (PD), relatore, comunica che, rispetto al testo del provvedimento, i relatori hanno manifestato al Governo una serie di osservazioni, sulle quali lo stesso si è dichiarato in gran parte d'accordo. Tralasciando le proposte di riformulazione meramente formali, espone alcune delle questioni emerse.
In particolare, come peraltro indicato nei rilievi deliberati nella seduta di ieri dalla Commissione Affari costituzionali della Camera e da quella del Senato, sottolinea le problematiche connesse alla variazione di destinazione urbanistica relativamente ai procedimenti di alienazione dei beni trasferiti, nonché la necessità di espungere dal testo del decreto la disciplina dei fondi immobiliari di investimento, in quanto la normativa vigente appare compatibile con l'utilizzo di questi

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strumenti da parte degli enti territoriali. A tal fine, potrebbe essere considerata l'ipotesi che tali enti utilizzino fondi immobiliari chiusi e che procedano alla vendita delle quote solo quando è noto e certo il valore economico del bene a seguito dell'approvazione della variante urbanistica.
Con riferimento al demanio idrico e marittimo, se ne propone l'attribuzione diretta alle regioni. Pur trattandosi di una formulazione migliorativa rispetto al testo iniziale, segnala tuttavia su tale aspetto alcune personali perplessità.
In merito alle modalità di formazione degli elenchi di beni da trasferire, i relatori propongono che i beni non opzionati o non trasferiti, in applicazione del principio della sussidiarietà, siano ricompresi in un apposito elenco, gestito dall'Agenzia del demanio, vincolato per un periodo di 36 mesi. Segnala, tuttavia, che su questo punto non sembra esservi piena concordanza fra i due relatori.

Il deputato Massimo Enrico CORSARO (PdL), relatore, ritiene importante sottolineare che i contenuti della proposta di parere finora elaborati, mediante un lavoro istruttorio compiuto d'intesa tra i relatori ed il Governo, ha lo scopo di pervenire ad un testo che risolva positivamente le numerose questioni problematiche che, anche in ragione della complessità della materia, erano emerse sul testo iniziale.
Nel condividere quanto finora esposto dal collega Causi, aggiunge alcune ulteriori indicazioni circa gli aspetti che sono stati più attentamente approfonditi, a partire dalla questione del demanio marittimo e di quello idrico, per il quale, in particolare, si è prestata attenzione anche alle esigenze delle province. Per quanto concerne il trasferimento dei beni, la assegnabilità degli stessi anche per gruppi è stata confermata con alcune specificazioni, anche allo scopo di mantenere un interesse complessivo da parte degli enti destinatari per quei beni che isolatamente considerati potrebbero non venire richiesti.
Segnala inoltre la significatività delle proposte di modifica allo strumento della variante urbanistica, finalizzate a delineare una cornice complessiva entro cui si inserisce la richiesta di trasferimento: tale aspetto viene rafforzato dall'aver ampliato i contenuti della relazione con cui gli enti interessati devono accompagnare la richiesta di attribuzione. Sempre alla medesima finalità di una migliore gestione del territorio, si prevede che possa procedersi in ambito provinciale a reciproche consultazioni tra enti territoriali ed amministrazioni statali interessate alle procedure di trasferimento.
È importante inoltre, anche al fine di far chiarezza su un aspetto su cui si registra una forte attenzione, rilevare che è stato previsto espressamente che i beni demaniali trasferiti possono essere eventualmente sdemanializzati solo ad opera dello Stato. Per quanto concerne la questione dei beni esclusi dal trasferimento si è ritenuto opportuno precisare che il relativo elenco contenga anche l'indicazione delle motivazioni che giustificano l'esclusione.
Si è inoltre previsto che le aree portuali non più funzionali alle relative attività possano essere oggetto di trasferimento. Nel ribadire l'importanza, già segnalata dall'altro relatore, delle modifiche proposte alla norma sui fondi immobiliari sottolinea l'utilità di prevedere che il trasferimento non possa avvenire non in un'unica soluzione bensì mediante più fasi, che possono succedersi ad intervalli di tempo biennali.
Per quanto concerne infine gli aspetti finanziari, è stata posta la dovuta attenzione sia alla necessità di tutelare le esigenze connesse al servizio del debito, prevedendo che quota delle risorse nette derivante dalle alienazioni sia destinata al fondo per l'ammortamento dei titoli di Stato, sia alle esigenze finanziarie degli enti, con riguardo alle quali si prevede l'esclusione dal patto di stabilità delle spese di gestione che gravano sui beni trasferiti.

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Il deputato Marco CAUSI (PD), relatore, confermando il giudizio positivo sul lavoro svolto unitamente all'onorevole Corsaro, aggiunge ulteriori spunti di riflessione personali. In particolare, propone di assumere il parere della VI Commissione della Camera in merito alla necessità di un coordinamento fra la norma proposta e gli articoli 822-831 del codice civile in materia di demanio pubblico. Ravvisa, inoltre, la necessità di dare indirizzi al Governo per emanare al più presto una legislazione quadro in materia di canoni, in particolare nel settore del demanio marittimo. Ritiene, peraltro, necessario chiarire i criteri in base ai quali possano realizzarsi i presupposti per un procedimento di sdemanializzazione dei beni trasferiti e del loro passaggio al patrimonio indisponibile.
Con riferimento all'individuazione dei beni da trasferire, rileva l'opportunità di riconsiderare l'esclusione, prevista dall'articolo 5, comma 2, del decreto, dei beni oggetto di accordi o di intese con gli enti territoriali in corso alla data di entrata in vigore del decreto stesso, in funzione del grado di avanzamento dei relativi procedimenti. Andrebbero, pertanto, assoggettati alla procedura prevista dal decreto in esame quegli accordi e intese che non sono ancora arrivati all'approvazione di atti amministrativi cogenti. Andrebbero parimenti assoggettati alla procedura prevista dal decreto in esame gli immobili della Difesa che alla data di entrata in vigore del decreto non siano ancora stati inseriti in procedimenti di valorizzazione ai sensi di precedenti normative. Tali beni potrebbero essere destinati alla riduzione del debito pubblico.
In relazione ai beni culturali, ritiene necessario dare un impulso all'attuazione di quanto previsto dal codice dei beni culturali e del paesaggio, ad esempio attraverso la previsione che gli accordi di valorizzazione sottoscritti a livello locale dalle competenti soprintendenze, i quali contemplino l'impegno di risorse a carico di soggetti pubblici e privati, diventino comunque attivabili dopo novanta giorni dalla loro firma, anche in assenza di parere da parte del Ministero per i beni e le attività culturali.
Infine, chiede al Governo una valutazione dei costi storici a carico dello Stato per la gestione e manutenzione dei beni che saranno trasferiti, riconoscendo agli enti beneficiari del trasferimento patrimoniale tale costo storico, e conseguentemente nettizzando dal costo medesimo la riduzione delle risorse finanziarie nei confronti dell'ente.

Il senatore Walter VITALI (PD), ribadendo gli apprezzamenti già espressi per il lavoro svolto dai due relatori, rileva la presenza di alcune questioni da approfondire, come già segnalato dall'onorevole Causi. La soluzione di tali questioni potrà essere utile per una più efficiente gestione del patrimonio dello Stato, tenuto presente che in esso sono ravvisabili numerose criticità, quali ad esempio la differenza tra l'ammontare dei fitti attivi e passivi.
Il primo aspetto riguarda il nodo del demanio militare non più utilizzato a scopi di difesa, che dovrebbe essere destinato all'abbattimento del debito pubblico. La seconda questione concerne il trasferimento agli enti territoriali del patrimonio culturale non di interesse nazionale, che dovrebbe avvenire direttamente attraverso i sovrintendenti regionali. In terzo luogo, ricorda la problematica relativa ai cosiddetti oneri occulti inerenti ai costi di gestione dei beni statali, i quali dovranno essere presi in considerazione nel momento in cui si trasferiscono i beni agli enti territoriali. Da ultimo, con riferimento ai vincoli di finanza pubblica, ritiene che i proventi delle alienazioni siano destinati alla riduzione del debito pubblico, in coerenza con quanto previsto dalla legge finanziaria per il 2006.
Alla luce di tali considerazioni, ritiene opportuno che la Commissione chieda il ricorso alla proroga di venti giorni prevista dalla legge 42.

Il senatore Paolo FRANCO (LNP), ritiene che il lavoro svolto dalla Commissione e dai relatori sia sufficientemente completo,

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in quanto è frutto anche delle numerose indicazioni emerse nel corso delle audizioni e potrà essere suscettibile di ulteriori miglioramenti a seguito degli interventi che verranno effettuati dagli altri componenti della Commissione. Alla luce di tali considerazioni, ritiene che il termine previsto per l'espressione del parere possa essere rispettato.

Enrico LA LOGGIA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire rinvia il seguito dell'esame alla seduta già convocata per oggi, alle ore 15.

La seduta termina alle 9.40.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.15 alle 15.10.

ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 13 maggio 2010. - Presidenza del presidente Enrico LA LOGGIA. - Intervengono il Ministro per la semplificazione normativa, Roberto Calderoli, il Ministro per le riforme per il federalismo, Umberto Bossi e il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Aldo Brancher.

La seduta comincia alle 15.30.

Schema di decreto legislativo recante attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio.
Atto n. 196.

(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta antimeridiana.

Il deputato Linda LANZILLOTTA (Misto-ApI), nel ringraziare i relatori e il Ministro Calderoli per l'attività svolta, rilevando positivamente l'attenzione che il Ministro pone nei confronti del ruolo del Parlamento, osserva che il testo presentato dal Governo sembra risentire di una stesura troppo rapida. Il Governo, presumibilmente, non avendo analizzato a sufficienza i reali contenuti del patrimonio e del demanio dello Stato, riteneva che questi costituissero un argomento facilmente disciplinabile, che potesse consentire il primo adempimento previsto dalla legge n. 42, il cui primo provvedimento di attuazione deve essere emanato entro il termine di 12 mesi. Ricorda che l'articolo 19 della legge n. 42 - nel quale non sono presenti le parole valorizzazione e alienazione - non ha avviato un procedimento di dismissione del patrimonio pubblico, bensì ha inteso trasferire parte del demanio e del patrimonio agli enti territoriali in ragione del trasferimento di funzioni già disposto dal Titolo V della Costituzione.
Chiede al Governo chiarimenti in merito ai compiti e alle funzioni attualmente svolti dal Corpo delle Capitanerie di porto, alla luce del previsto trasferimento del demanio marittimo alle regioni. Per quanto riguarda le coste - con l'esclusione delle spiagge - ricorda che esse devono essere intese come confini dello Stato, e pertanto devono restare di competenza statale. Analogamente i parchi e le riserve naturali di interesse nazionale attengono ad interessi di tutela in capo allo Stato, che devono rimanere tali. Sottolinea come lo schema di decreto non ricomprenda invece alcuni beni le cui funzioni andrebbero trasferite ed assegnate ad un unico ente, come nel caso delle scuole e dell'edilizia scolastica, che dovrebbero essere assegnate alle province.
Ricordando come nel corso delle audizioni si sia molto discusso circa il rapporto tra patrimonio e debito, ritiene che in caso di alienazione occorra un collegamento alla riduzione del debito. Le procedure di alienazione hanno peraltro effetto in termini di perequazione: la vendita di un bene riguarda l'intera collettività. Come

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evidenziato nella documentazione consegnata dall'Agenzia del demanio, gran parte del patrimonio statale è allocato al Centro-Nord. Poiché non si tratta di un trasferimento di funzioni, l'alienazione di un bene, precedentemente appartenuto all'intera collettività nazionale, finisce con il produrre benefici al territorio ove il bene si trova, in contrasto con quanto dispone l'articolo 119 della Costituzione in termini di perequazione.
Analoghi problemi sono ravvisabili in tema di concessioni idroelettriche, in quanto si generano casi di differenziazione impropria, nonché relativamente ai beni del demanio portuale, in quanto le aree portuali dismesse andranno a beneficio dell'autorità portuale e non dell'ente locale.
Evidenzia poi alcuni aspetti critici circa i parametri per l'attribuzione del patrimonio, in particolare quelli relativi alla capacità finanziaria. Ricorda che solo cinque regioni risultano in avanzo di bilancio, mentre i comuni sono in pareggio, ma risultano indebitati.
Sottolinea come il decreto rechi una sommaria disciplina del trasferimento delle funzioni, mentre vengono disciplinate la dismissione e l'alienazione dei beni. Tuttavia l'obiettivo della valorizzazione dei beni viene limitato dall'esclusione dei beni del demanio militare, cioè degli unici beni interessanti ai fini della valorizzazione delle aree urbane. Al riguardo segnala che non risulta chiara quale sia la disciplina vigente sul punto, a causa dello stratificarsi di disposizioni.
Evidenzia da ultimo le problematiche connesse alla disposizione in base alla quale ciascuna Regione o ente locale possa procedere all'alienazione di immobili previa attestazione della congruità del valore del bene da parte dell'Agenzia del demanio o dell'Agenzia del territorio, secondo le rispettive competenze, da rendere entro il termine di trenta giorni dalla relativa richiesta. Si tratta di una semplificazione che rischia di vanificare le procedure previste. Esprime, pertanto, ampie riserve sul provvedimento.

Il deputato Rolando NANNICINI (PD), nell'associarsi ai ringraziamenti già espressi ai due relatori, ed al Governo per la collaborazione, ritiene tuttavia di dover segnalare ulteriori spunti di riflessione.
In primo luogo, condivide l'inserimento nel testo del decreto della previsione che una quota dei proventi derivanti dall'alienazione dei beni trasferiti sia destinata alla riduzione del debito pubblico, sottolineando come tale vincolo risulti in linea con gli orientamenti emersi negli ultimi giorni in sede europea. A tale proposito, ricordando il fallimento di precedenti dismissioni del patrimonio pubblico, evidenzia l'importanza di inserire criteri più precisi e stringenti al fine di responsabilizzare gli enti coinvolti nei procedimenti di alienazione.
Con riferimento alla ripartizione dei beni sulla base del criterio della territorialità, rammenta, come emerso nel corso delle audizioni, la forte variabilità nella distribuzione territoriale del patrimonio potenzialmente trasferibile, che per circa il 50 per cento è concentrato in sole tre regioni, in contrasto con il principio della perequazione alla base della legge n. 42.
Poca chiarezza permane, inoltre, in ordine alla questione degli affitti passivi a carico dello Stato, che ammontano a circa 700 milioni di euro annui, a fronte di proventi da patrimonio di gran lunga inferiori. Andrebbero, quindi, acquisite maggiori informazioni sulla dislocazione di tali immobili e sull'utilizzo che ne viene fatto, al fine di individuare soluzioni più efficienti.
Sulla questione del demanio, rileva che non è mai stata eseguita una precisa analisi morfologica del territorio, necessario presupposto per l'emanazione di una normativa di riordino dei bacini idrici. Ritiene, pertanto, necessaria l'esclusione dei bacini idrici dai beni trasferibili, anche considerato che con il provvedimento in esame non si può surrettiziamente introdurre una riforma organica della materia.
Alcune precisazioni andrebbero fornite in ordine al rischio di incremento della spesa connesso alla duplicazione dei costi

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di gestione, a seguito del trasferimento dei beni agli enti territoriali. Auspica, a tale proposito, un intervento del Governo in ordine alla riduzione delle risorse umane in dotazione alla Agenzia del demanio, in vista della diminuita attività di gestione del patrimonio, e il trasferimento delle stesse agli enti destinatari dei beni.
Suggerisce poi di escludere dal novero dei beni potenzialmente trasferibili i parchi nazionali, e, quanto al demanio forestale, ritiene utile una specifica trattativa tra Stato ed enti territoriali.
Precisa, conclusivamente, che il dibattito svolto dalla Commissione in questi giorni è finalizzato ad una migliore valorizzazione del territorio e non alla «svendita del patrimonio dello Stato», come diversamente riportato da parte della stampa.

Il deputato Francesco BOCCIA (PD) rammenta che il proprio gruppo, pur muovendo da posizioni diverse da quelle della maggioranza, ha poi condiviso la riforma operata con la legge n. 42 del 2009, sulla base di un lavoro che ha consentito di trovare significativi punti di intesa, ad esempio sul tema della perequazione «verticale». Riterrebbe opportuno replicare questo processo anche sullo schema di decreto all'esame, sul quale a suo vedere i due relatori hanno finora operato positivamente: ritiene tuttavia che la compressione dei tempi decisa dall'Ufficio di Presidenza possa nuocere a questa procedura, sussistendo ancora numerosi punti da chiarire.
Da un lato infatti esistono questioni su cui entrambi i relatori nutrono ancora perplessità, in ordine, ad esempio, all'attuazione della valorizzazione funzionale, alla carenza di indirizzi certi sulla destinazione dei proventi derivanti dalle dismissioni nonché, da ultimo, sulla disciplina relativa alle concessioni idroelettriche. La tempistica prefigurata non consente possibili soluzioni a tali problemi. D'altro lato però, e più ancora, esistono problemi ancora aperti, su cui vanno ancora perfezionate decisioni comuni: sul trasferimento del demanio marittimo, che sembra richiedere un previo riordino del relativo regime giuridico, anche in tema di canoni concessori; sul passaggio a patrimonio disponibile dei beni della Difesa non più necessari alla sicurezza nazionale, che andrebbe realizzato in tempi brevi; infine, sulla esatta individuazione della spesa storica dei costi di gestione dei beni che verranno trasferiti. Tali problemi appaiono ancora più complessi ove si tenga presente, come emerso nel corso delle audizioni, la carenza di dati che siano condivisi e confrontabili. Tra l'altro, evidenzia come la autonomia tributaria degli enti territoriali, dopo essere cresciuta in anni non recenti, nel corso della legislatura risulta essere diminuita. Anche alla luce di tale aspetto ritiene necessario procedere con attenzione ed usando tutto il tempo disponibile al fine di pervenire ad una stesura del provvedimento che consenta una prima risposta alle questioni sopra dette.

Il ministro Roberto CALDEROLI rammenta che la lamentata ristrettezza dei tempi deriva anche dalla precisa scelta operata in sede parlamentare nel corso dell'esame della legge n. 42 del 2009, il cui termine di delega, inizialmente prevista in 36 mesi, è stato ridotto a 24. È consapevole dell'esistenza di molte delle questioni problematiche emerse nel corso dell'attuale dibattito, ma ritiene importante fare osservare che con questo provvedimento si sta attuando una fotografia del Paese finora mai tentata, e, ritiene, ciò costituisce già un primo effetto positivo dello schema di decreto. Poiché, inoltre, con esso si sta cercando di rendere più efficiente la spesa delle pubbliche amministrazioni, conferma la opportunità di procedere quanto prima possibile a rendere il parere, al fine di realizzare in tempi brevi i contenuti della delega. Precisa infine che, in ordine a eventuali ulteriori proposte di modifica che verranno avanzate nel prosieguo dell'esame, le stesse verranno attentamente considerate da parte del Governo.
Nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

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Comunicazioni del Presidente.

Enrico LA LOGGIA, presidente, comunica che sulla base del programma dei lavori deliberato nella riunione odierna dell'ufficio di presidenza, l'espressione del parere sullo schema di decreto è stato previsto nella giornata di mercoledì, derivandone la necessità di avvalersi della proroga dei termini per l'espressione del parere prevista dall'articolo 2, comma 6, della legge n. 42 del 2009. Pertanto chiede alla Commissione di deliberare in tal senso.
La Commissione approva.

Enrico LA LOGGIA, presidente, nel precisare che, è stata già depositata la proposta di parere da parte dei relatori. Alla fine della proposta stessa sono inoltre riportate proposte di ulteriori condizioni formulate dal relatore Causi (vedi allegato).
Il termine per la presentazione di ulteriori proposte è stato stabilito alle ore 20 di lunedì 17 maggio. Rammenta poi che, nella stessa giornata di lunedì, nonché in quelle di martedì e mercoledì, si proseguirà nell'esame del provvedimento ed alla votazione del parere.

La seduta termina alle 16.30.