CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 10 marzo 2010
295.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Affari esteri e comunitari (III)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO ALL'11 MARZO 2010

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AUDIZIONI INFORMALI

Mercoledì 10 marzo 2010.

Audizione del Direttore generale del Ministero degli Affari esteri per i Paesi dell'Africa subsahariana, Ministro Giuseppe Morabito.

L'audizione informale è stata svolta dalle 8.45 alle 9.50.

DELIBERAZIONE DI RILIEVI SU ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 10 marzo 2010. - Presidenza del presidente Stefano STEFANI. - Interviene il sottosegretario di Stato agli affari esteri, Vincenzo Scotti.

La seduta comincia alle 15.45.

Schema di regolamento di organizzazione del Ministero degli affari esteri.
Atto n. 192.

(Rilievi alla I Commissione).
(Esame, ai sensi dell'articolo 96-ter, comma 4, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame dello schema di regolamento in oggetto.

Roberto ANTONIONE (PdL), relatore, nell'illustrare lo schema di regolamento in esame osserva che l'audizione del Ministro Frattini, testé svolta dalle Commissioni esteri di Camera e Senato, ha offerto un quadro esaustivo degli indirizzi che guideranno il processo di riforma del Ministero degli Affari esteri. Sta ora ai parlamentari fare la loro parte perché l'esame di questo provvedimento possa diventare un significativo momento di riflessione e di confronto sugli strumenti, sulle ambizioni e sulle prospettive della nostra politica estera, la cui macchina organizzativa

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rappresenta il principale e più potente fattore di realizzazione.
Sottolinea che, come noto, alla fine degli anni Novanta, è venuto a maturazione un processo di ristrutturazione dell'Amministrazione degli affari esteri, culminato con il decreto del Presidente della Repubblica 11 maggio 1999, n. 267, che ha dettato il regolamento per l'individuazione degli uffici di livello dirigenziale generale e delle relative funzioni. Tale riforma, mentre un lato confermava il ruolo del Segretario generale quale perno essenziale dell'Amministrazione, dall'altro dava vita a cinque Direzioni generali basate sul criterio geografico, allo scopo dichiarato di assicurare l'unitarietà nella trattazione di materie riguardanti un determinato Stato, costituendo altresì un interlocutore complessivo - in ragione del riferimento squisitamente territoriale - per ciascuna rappresentanza diplomatica.
Rileva quindi che a livello internazionale l'esperienza del nuovo Millennio ha evidenziato nei Paesi occidentali una sorta di «crisi di identità» delle strutture burocratiche preposte alle relazioni internazionali: si è parlato di progressiva marginalizzazione degli apparati tradizionali a favore del crescente protagonismo dei capi di Governo e si è rilevato il peso crescente della «diplomazia economica» delle grandi multinazionali e delle stesse grandi aziende pubbliche. A questa medesima prospettiva si collega il ruolo sempre più forte - soprattutto a seguito della crisi finanziaria globale - che sta svolgendo il Ministero dell'economia e delle finanze nel controllo e nella gestione dei contributi ai fondi, alle istituzioni finanziarie ed alle organizzazioni economiche internazionali e lo spazio crescente che, nel settore della cooperazione allo sviluppo, acquisiscono diversi ministeri, organizzazioni non governative, organismi del cosiddetto «privato sociale». Non a caso si è paragonata questa sorta di «partecipazione plurale» all'azione esterna del nostro Stato ad un «confuso arrembaggio» che spesso degenera in duplicazioni d'iniziative, sprechi e diseconomie che l'Italia non può certo permettersi.
Osserva pertanto che lo schema di regolamento al nostro esame cerca di rispondere a queste criticità muovendo - come sempre in Italia ! - dalle impellenti esigenze di contenimento delle spese: il provvedimento dà infatti attuazione ad una norma dell'articolo 74 del decreto-legge n. 112 del 2008 finalizzata a ridimensionare gli assetti organizzativi dei ministeri secondo princìpi di efficienza, razionalità, economicità, operando la riduzione degli uffici dirigenziali di livello generale e di quelli di livello non dirigenziale. Il disegno organizzativo mira ad un riassetto dell'amministrazione centrale del Ministero, facendo propri alcuni elementi innovativi recentemente sperimentati da diplomazie di Paesi a noi vicini, come la Francia e dando attuazione al contempo ad alcune aspirazioni fortemente sentite nel nostro Paese e largamente dibattute, in questi anni, anche in sede parlamentare, come quella alla creazione di un'unica direzione generale per la promozione del «sistema Paese».
Il disegno complessivo, pure ambizioso nei suoi intenti riformatori, sembra invece più carente nella definizione di una «rete» sinergica che trovi nel Ministero il suo nucleo trainante: manca infatti una sistemazione dei rapporti con il Ministero dell'economia e delle finanze e con il Ministero dello sviluppo economico (per l'annosa questione del commercio con l'estero), un migliore coordinamento con l'azione esterna di regioni ed enti locali, una migliore definizione del ruolo e delle competenze dei consiglieri diplomatici, la cui recente diffusione anche nell'ambito della governance territoriale rischia di costituire un fattore di appesantimento e di confusione.
Anche sul piano gestionale, sarebbe auspicabile il rafforzamento di alcuni importanti funzioni individuate nei recenti interventi di riforma della Pubblica amministrazione, finalizzati al miglioramento dell'efficienza e della qualità della pubblica amministrazione, come le funzioni di controllo di gestione sull'impiego delle risorse economiche e di controllo strategico sul perseguimento degli obiettivi politico-programmatici.

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Venendo ad una sintetica analisi del provvedimento, esso si compone di 12 articoli finalizzati soprattutto: alla rideterminazione delle strutture di primo livello (articolo 1), con riduzione del loro numero di 5 unità, portandole da 21 a 13 di cui 8 Direzioni generali, secondo le prescrizioni recate dall'articolo 74 del citato decreto-legge n. 112 del 2008; alla definizione del numero delle strutture di secondo livello, che passano da 106 a 96, rinviandone tuttavia la disciplina ad un successivo decreto ministeriale di natura non regolamentare (articolo 1, comma 5); alla riorganizzazione delle Direzioni generali (articolo 5), passando da un criterio prevalentemente geografico ad uno tematico che rispecchi la natura globale delle sfide della realtà contemporanea.
Nel soffermarsi su quanto testé riferito, che risulta nevralgico nel quadro del disegno di riforma, sottolinea che a parte i servizi funzionali per l'informazione, il cerimoniale, l'ispettorato ed il contenzioso, il nuovo assetto del Ministero sarà incentrato sulla Segreteria generale e otto Direzioni generali: la Direzione generale per gli affari politici e di sicurezza, il cui direttore assumerà le funzioni di Direttore politico, in cui si rifonde la precedente Direzione generale per la cooperazione politica, ma si perde il riferimento esplicito ai diritti umani che sarebbe invece bene non trascurare; la Direzione generale per la mondializzazione e le questioni globali, che sarà orientata alla governance mondiale (G8-G20), in cui si rifonde la precedente direzione per la cooperazione economica; la Direzione generale per l'Unione europea, che riunisce le preesistenti direzioni per l'integrazione europea e per i Paesi dell'Europa (almeno in gran parte); la Direzione generale per la promozione del sistema Paese, in cui si rifonde la precedente direzione per la promozione culturale, ma si concentrano soprattutto le competenze ministeriali in materia di promozione commerciale; la Direzione generale per gli italiani all'estero, che mantiene la precedente struttura; la Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo, che pure mantiene la precedente struttura; la Direzione generale per le risorse e l'innovazione, in cui si rifonde la precedente direzione per il personale; a Direzione generale per l'amministrazione, l'informatica e le comunicazioni, in cui si rifonde la precedente direzione per gli affari amministrativi, nonché il servizio informatico.
In tale quadro di riclassificazione delle competenze, osserva conclusivamente che il nodo problematico è rappresentato dalla ricollocazione delle aree geografiche che, affidate alla nuova figura dei vicedirettori generali - direttori centrali, sono ripartite in tre direzioni generali: alla Direzione generale per gli affari politici spetteranno i Paesi del Nord America, la Federazione Russa, l'Europa orientale non rientrante nella sfera dell'Unione europea, il Caucaso, l'Asia centrale e centro-occidentale, il Mediterraneo e il Medio Oriente; alla Direzione generale per la mondializzazione spetteranno i Paesi dell'Asia centro-meridionale, dell'Estremo Oriente e Oceania, dell'America centrale e meridionale e dell'Africa subsahariana; alla Direzione generale per l'Unione europea spetteranno gli attuali 27 Stati membri, gli Stati candidati e i Balcani occidentali, oltre a tutti i Paesi dello Spazio economico europeo.

Il sottosegretario Enzo SCOTTI, nel ringraziare il relatore per l'esposizione svolta, sottolinea che l'audizione del Ministro Frattini ha effettivamente garantito all'esame del provvedimento in titolo una solida base di partenza che potrà essere integrata nel prosieguo alla luce di eventuali proposte e spunti che potranno emergere.

Stefano STEFANI, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 16.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 16 alle 16.15.