CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 3 febbraio 2010
278.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (VII e IX)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Mercoledì 3 febbraio 2010. - Presidenza del presidente della IX Commissione Mario VALDUCCI. - Interviene il viceministro dello sviluppo economico, Paolo Romani.

La seduta comincia alle 14.45.

Schema di decreto legislativo recante attuazione della direttiva 2007/65/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'11 dicembre 2007, che modifica la direttiva 89/552/CEE del Consiglio relativa al coordinamento di determinate disposizioni legislative, regolamentari e amministrative degli Stati membri concernenti l'esercizio delle attività televisive.
Atto n. 169.
(Seguito dell'esame, ai sensi dell'articolo 143, comma 4, del regolamento, e rinvio).
Le Commissioni riunite proseguono l'esame dello schema di decreto all'ordine del giorno, rinviato, da ultimo, nella seduta del 2 febbraio 2010.

Michele Pompeo META (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, in considerazione delle notizie di dominio comune su Telecom, chiede al viceministro Romani di impegnarsi a venire a riferire in Parlamento su quale sia l'indirizzo del Governo su una questione strategica per l'economia del Paese. Ritiene infatti che il Governo debba manifestare nelle sedi istituzionali competenti la propria posizione in merito allo sviluppo e al potenziamento della rete, al suo mantenimento al servizio degli interessi del Paese e alla garanzia del pluralismo nel settore delle telecomunicazioni.

Mario VALDUCCI, presidente, comprende le ragioni della richiesta del collega Meta e si impegna a prevedere ad assumere le opportune iniziative per rendere possibile lo svolgimento di una audizione sui temi da quest'ultimo richiamati.

Bruno MURGIA (PdL) osserva di voler intervenire sulla parte dello schema di decreto riguardante Internet. Premette che, pur conoscendo bene lo strumento, non lo considera uno panacea per tutto.

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Dichiara di aver letto il decreto con attenzione e ritiene che alcune ambiguità sul punto della questione Internet vadano modificate. Ritiene, a differenza di altri colleghi, che si possa intervenire con intelligenza anche operando all'interno del decreto stesso.
Sottolinea come alcune questioni vadano comunque chiarite. Osserva che una cosa è difendere il copyright, ma altra cosa è equiparare un utente di You tube a un produttore televisivo. Ritiene molto difficile e inutilmente burocratico poter operare un controllo preventivo su strumenti web come Facebook o altri.
Non ritiene possibile costringere Facebook a vagliare il contenuto di ogni intervento, ritiene il filtro dannoso e in contrasto con quanto disposto con la direttiva europea. Con tale operazione si porrebbe un controllo a monte sul contenuto, andando a toccare in un certo qual modo la libertà di espressione. Inoltre sottolinea che non è possibile configurare una fattispecie specifica di reato: non è possibile che la semplice apertura di un profilo possa essere configurata come un reato, né è possibile fare carico You tube della responsabilità dei contenuti. Ricorda peraltro come molte trasmissioni televisive ad esempio telegiornali usino You tube a corollario dei loro interventi. Ritiene non sia possibile accedere a restrizioni della rete che sono tipiche di Paesi autoritari, rammenta come Facebook sia utilizzato dall'onda verde in opposizione al regime dell'Iran. Osserva inoltre che occorre fare chiarezza sulla perfetta equiparazione che emerge tra rete e tv che, a suo giudizio, non sono paragonabili, né un broadcaster può essere paragonato a un singolo utente che riprende e pubblica il suo video.
Sottolinea anche non essere per lui molto convincente il concetto di «responsabilità editoriale». Ritiene importante le aperture che sono state date dal viceministro e considera tutte le possibili modifiche come passi in avanti nella giusta direzione. Ricorda come anche il Time ha parlato di un controllo sui contenuti e del fatto che si punti a ottenere una licenza dal ministero per chiunque voglia usare il video.
Ricorda che Internet è regolato dalle leggi della carta stampata e che per il resto non è possibile controllare una sorta di Idra come Internet, che è ugualmente difficilmente assimilabile al meccanismo televisivo.

Antonio PALMIERI (PdL), nel richiamare l'intervento del collega Giulietti, ritiene di dover fare un discorso articolato in diversi punti. In primo luogo ribadisce quanto già detto dal viceministro Romani e cioè che né il Governo né la maggioranza hanno mai avuto intenzione di «mettere le mani» sulla libertà della rete. Come già nell'intervento di ieri ha sottolineato il viceministro questo schema di decreto può essere uno strumento di sviluppo utile per tutti e a tal fine ritiene importante una moratoria verbale, invitando a non usare espressioni illiberali che non hanno riscontro nella realtà. Ricorda come l'onorevole Giulietti e Gentiloni abbiano chiesto lo stralcio della parte riguardante Internet dal provvedimento. Ricorda che il Considerando n. 20 della direttiva vi faccia però preciso riferimento. Rammenta inoltre diversi episodi avvenuti in vari momenti politici della legislatura in cui il Governo e la maggioranza hanno sempre dimostrato attenzione alla libertà su Internet e ai diritti di tutti. Aggiunge infine che, a suo giudizio, possa essere esplicitata con maggiore chiarezza la definizione di «audiovisivi», come citata dall'articolo 4, comma 1, in cui si stabilisca che tale definizione non riguarda gli Internet Provider. Ritiene che tale modifica possa chiarire «a cascata» all'interno del provvedimento tutte le problematiche relative alla libertà di accesso, alla censura preventiva, che in tal modo verrebbero dissolte. Richiama ancora una volta al dialogo riferendosi esplicitamente all'intervento del collega Giulietti. Osserva che gli è noto che si è in presenza di un inevitabile gioco delle parti, essendo anche in campagna elettorale, ma ritiene importante non alzare i toni e ribadisce la limpidezza del comportamento

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del Governo e della maggioranza a tutela della libertà di espressione, comunque manifestata.

Michele Pompeo META (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, nel riconoscere che le Presidenze delle due Commissioni hanno permesso lo svolgimento un esame approfondito dello schema di decreto legislativo in esame, rileva che il numero dei colleghi iscritti a parlare e gli impegni relativi ai lavori dell'Assemblea rendono estremamente difficile pervenire nella seduta odierna alla votazione del parere. Chiede pertanto formalmente ai Presidenti delle due Commissioni di prevedere che la votazione del parere abbia luogo nella giornata di domani.

Il viceministro Paolo ROMANI ribadisce la disponibilità da parte del Governo a proseguire l'esame fino al 4 febbraio 2010.

Mario VALDUCCI (PdL), in accordo con la Presidenza della VII Commissione, accogliendo la richiesta del deputato Meta, dispone che l'esame del provvedimento prosegua anche nella giornata di domani. Sarà a tale fine prevista un'apposita seduta delle Commissioni riunite al termine dei lavori antimeridiani dell'Assemblea, nella quale i relatori presenteranno la propria proposta di parere e si procederà alla votazione della stessa.

Carlo MONAI (IdV) preannuncia la presentazione da parte del proprio gruppo di una proposta di parere alternativa. Nel rinviare al testo di tale proposta per quanto concerne una puntuale individuazione dei profili di criticità dello schema in esame, si limita a soffermarsi su alcune questioni di particolare rilievo. In primo luogo segnala l'assenza, nell'ambito dello schema in esame, di disposizioni che prevedano l'ordinamento automatico dei canali in tecnica digitale terrestre. L'assenza di un tale ordinamento comporta infatti gravi difficoltà per l'introduzione del digitale terrestre stesso.
Osserva quindi che, per quanto la direttiva comunitaria ammetta alcune deroghe in materia di pubblicità occulta e preveda l'introduzione del product placement, lo schema di decreto in esame affida la disciplina di quest'ultimo istituto interamente all'autoregolazione dei soggetti interessati, anziché prevedere una regolamentazione attuativa da parte dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni. Ciò comporta il rischio di abusi nell'utilizzo di tale forma di pubblicità, nonché il rischio di aggiramento dei limiti previsti in materia di affollamento pubblicitario. Osserva che ciò potrebbe comportare gravi danni al settore dell'editoria, e, al tempo stesso, il rischio di un notevole decadimento del livello qualitativo dei programmi televisivi, per effetto del condizionamento esercitato dai committenti dell'inserimento di prodotti. Ricorda che simili preoccupazioni sono state illustrate alla Commissione dallo stesso Presidente dell'Autorità.
Sempre in materia di disciplina della pubblicità, sottolinea che la scelta del Governo di stabilire i limiti dell'affollamento pubblicitario in modo discrezionale risulta assai discutibile. Ritiene che su una materia tanto delicata sarebbe stata necessaria una trasparente discussione parlamentare nell'ambito di un progetto di legge, piuttosto che un intervento mediante un decreto legislativo di recepimento di una direttiva comunitaria su cui gli organi parlamentari possono esprimere soltanto un parere non vincolante.
Auspica pertanto che i contenuti del decreto legislativo che sarà adottato dal Governo si mantengano quanto più possibile corrispondenti al dettato della direttiva comunitaria che il decreto legislativo è chiamato a recepire. Rileva infatti che in Italia già in molti settori e in molte circostanze si presentano rilevanti situazioni di conflitto di interesse e non risulta certo auspicabile che l'adozione del provvedimento in esame costituisca un'altra occasione di questo genere.

Emilia Grazia DE BIASI (PD) osserva che ha trovato l'intervento del viceministro Romani eccessivo nella sua critica all'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni.

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Ricorda come l'Autorità sia un organo emanante una terzietà essenziale in un settore che ne ha già estremo bisogno. L'Autorità non fa altro che rivendicare le sue funzioni di controllo e di indirizzo, indirizzi che si tenta di mettere nello schema in modo arbitrario o addirittura di non tenerne conto. Rileva un accentramento nelle mani del Governo, qualunque sia il Governo e ricorda come ci siano funzioni e ruoli differenti su cui si articola la democrazia, il Parlamento stesso e non si può non concordare con quanto detto dall'Autorità.
Ricorda che più volte si è parlato di un eccesso di delega, una delega troppo pesante che si è estesa ad argomenti che avrebbero dovuto essere oggetto di disegni di legge, dove anche al maggioranza stessa avrebbe avuto il diritto di intervenire in articolati dibattiti parlamentari. Sottolinea come lo stesso discorso vada fatto per la questione inerente alla libertà della rete, tema che sarebbe stato degno di una riflessione comune che poteva portare anche a un legiferare congiunto. Ritiene che con il provvedimento oggetto d'esame si sia di fronte ad un controllo all'origine, ad una sorta di schedatura che non giova né alla libertà di espressione ma neanche a quella del mercato.
Osserva per quello che riguarda il diritto di autore, che tale delicato tema era stato liquidato dal ministro Gelmini per quello che riguarda i libri on line e qui invece viene ripristinato: quindi il diritto non esiste quando si riversano i libri on line ma fa da scudo per un controllo sul mondo web.
Aggiunge che altro discorso va fatto per le quote cinema, prende atto dell'apertura data. Ritiene che per la produzione italiana sia importante stare nella competitività internazionale e ritiene un dovere finanziare e diffondere la cultura dell'Italia nel mondo. Sottolinea come su tale questione maggioranza e opposizione abbiano una posizione diversa.
Per quello che riguarda i minori ritiene che lo schema operi un pasticcio anche terminologico parlando prima di minori e poi di bambini, ritiene che vada fatta chiarezza in merito alle fasce di età a cui ci si voglia rivolgere.
Sottolinea come per il product placement nel cinema lei lo abbia caldeggiato anche tramite la tax shelter e la tax credit, ma il discorso è assolutamente diverso per la televisione che è aperta ad una fascia ben più ampia di pubblico, differente per varietà e per età. Sottolinea come nello schema non vi sia alcuna definizione su quote, tempi, tetti e questo è grave. Ricorda che quando la pubblicità occulta invade i programmi dei minori l'esito può essere devastante su personalità fragili in formazione. Ritiene che gli adolescenti debbano crescere come individui pensanti e non come individui atti solo al consumo. Osserva che lo schema debba prendere in considerazione i minori come soggetti di diritto.
Per quello che riguarda i controlli sul Internet aggiunge di sapere bene che è molto difficile conciliare la libertà del web e la libertà dei minori, pensa ad esempio al grave fenomeno della pedopornografia. Ricorda che il problema è molto aperto e che si tratta di materia di competenza dell'AGCOM. Ritiene che nella fascia protetta debbano essere predisposti alcuni strumenti che vengono già utilizzati nei videogiochi. Ritiene infatti che in questo campo la responsabilità sia delle famiglie e crede nel dovere etico dell'autoregolamentazione. Occorre quindi dare alle famiglie strumenti come ad esempio il parental control, o le segnalazioni acustiche e visive durante le trasmissioni. Ricorda come anche un'estensione illimitata dell'orario non può andare bene. Sottolinea che anche su tali temi si poteva fare di più. Si associa alla richiesta di stralci già avanzata dai colleghi Giulietti e Gentiloni, ritiene tale decreto gravato da interessi particolari la cui preponderanza non giova neanche alla logica del mercato. Conclude facendo riferimento ad un allarme internazionale e a diversi articoli che sono stati pubblicati sull'argomento e aggiunge infine che non desidererebbe che l'Italia venisse vista dal mondo come un'anomalia nel campo della comunicazione.

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Jonny CROSIO (LNP), tenuto conto dell'ampiezza sia dell'attività conoscitiva svolta dalle Commissioni, sia della discussione in atto, ritiene opportuno, a nome del proprio gruppo, sollecitare da parte del rappresentante del Governo alcuni chiarimenti su profili che giudica particolarmente rilevanti, quali la determinazione dei tetti pubblicitari, il sostegno alla produzione cinematografica e la disciplina relativa alle attività tramite Internet.
Per quanto riguarda il primo punto, rileva che l'Italia è l'unico Paese europeo che introduce limiti differenziati sull'affollamento pubblicitario, con riferimento alle emittenti a pagamento. Ritiene pertanto opportuno che il rappresentante del Governo chiarisca alle Commissioni se vi è un rischio di una procedura di infrazione su questo aspetto.
Per quanto riguarda le produzioni cinematografiche, auspica un ripristino delle forme di sostegno vigenti, in quanto una revisione della disciplina sulla materia richiederebbe un confronto parlamentare nell'ambito dell'esame di un apposito progetto di legge.
Relativamente all'attività su Internet, esprime la propria preoccupazione che il provvedimento in esame si traduca in una burocratizzazione di tali attività. Evidenzia che i soggetti attivi su Internet operano in modo radicalmente diverso rispetto a quella che è l'attività tradizionale dei soggetti che definiscono un palinsesto televisivo. Per questo ritiene impropria l'attribuzione di responsabilità editoriale a chi gestisce piattaforme su Internet.
In conclusione, auspica da parte sia delle Commissioni, sia del Governo, una riflessione serena sui temi da lui evidenziati, in modo che ciò permetta di pervenire ad una valutazione favorevole dello schema in esame.

Roberto ZACCARIA (PD) ricorda che in Italia si è assistito a riforme della disciplina del settore radiotelevisivo con cadenze temporali più che decennali. Nel caso dello schema in esame al contrario si procede, a poca distanza di anni dal testo unico del 2005, a una riforma effettuata mediante un decreto legislativo di recepimento di una direttiva comunitaria. Viene pertanto adottata una procedura che limita l'intervento degli organi parlamentari all'espressione di un parere non vincolante. Come membro della I Commissione, fa presente di aver sollecitato la Commissione stessa ad esprimere un parere o quanto meno rilievi in ordine alla costituzionalità del testo in esame. Evidenzia infatti che più volte nel corso dell'attività conoscitiva e del dibattito delle Commissioni riunite è emersa la segnalazione che parecchie disposizioni contenute nel provvedimento sono al di fuori dell'ambito della delega. Contestualmente osserva che sulla base del Titolo V della Costituzione l'ordinamento della comunicazione è materia di competenza concorrente, per cui la legislazione statale dovrebbe limitarsi soltanto a determinare i principi fondamentali, anziché prescrivere norme di dettaglio come accade con lo schema di decreto in esame. Ribadisce che, in relazione ad ambedue i profili da lui evidenziati, sarebbe opportuna una valutazione sulla costituzionalità del testo in esame e pertanto invita le Commissioni Cultura e Trasporti a richiedere al Presidente della Camera di invitare la I Commissione a formulare i propri rilievi sullo schema. Ritiene che tale valutazione sarebbe utile sia alle Commissioni in relazione alla definizione del parere, sia allo stesso Governo, ai fini della predisposizione di un testo del decreto legislativo che non possa successivamente essere oggetto di un giudizio di incostituzionalità.

Pierfelice ZAZZERA (IdV) ricorda come, trattandosi di una norma comunitaria, si debba recepire le norme generali che vengono indicate dall'Europa e occorre recepirle sempre. Ritiene invece, di non essere di fronte a un semplice recepimento della norma generale ma a profonde modifiche all'assetto radiotelevisivo e a interventi sul web e Internet.
Ribadisce come ci si trovi di fronte a condizioni di dominanza di mercato, a leggi illiberali che provocano forti danni. Ad esempio ritiene che nel provvedimento

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in oggetto si vogliano mettere in discussione gli strumenti del web che i giovani usano per comunicare liberamente. Ritiene che si vada a ledere il principio della libertà di espressione. Invita il viceministro e tutti a ragionare su tale provvedimento in modo libero e scevro da condizionamenti.

Il viceministro Paolo ROMANI assicura il deputato Zazzera di essere del tutto estraneo a condizionamenti.

Ricardo Franco LEVI (PD) osserva che il suo intervento si colloca sulla scia degli interventi dei colleghi Giulietti, Gentiloni e in particolare Zaccaria. Sottolinea come il suo intervento concerne il ruolo del Parlamento. Ritiene che tale provvedimento, viziato o meno da un eccesso di delega, riassume in capo all'Esecutivo l'intera potestà legislativa, lasciando al Parlamento lo strumento debole del parere. Sottolinea come la stessa cosa stia accadendo per l'editoria, per cui è stata prevista la delegificazione. A suo giudizio ritiene si rischi di passare a una visione della democrazia dove non è più il Parlamento a controllare il Governo ma l'Esecutivo e la maggioranza si configurerebbero come un unico corpo a cui si deve contrapporre solo l'opposizione e la minoranza. Ricorda che tale assetto oggi non è e che il Parlamento ha il dovere di controllare e di esercitare tutte le sue prerogative. Sottolinea che l'istituzione parlamentare non può essere messa in un angolo e che tale azione va contrastata. Della questione, a partire dai Presidenti delle Camere, tutti devono essere investiti ed in particolare si rivolge ai presidenti delle due Commissioni presenti.

Mario VALDUCCI, presidente, ricorda che il parere può anche contenere condizioni e in tal caso usualmente il Governo modifica il testo del decreto legislativo in modo da recepire le condizioni approvate dalle Commissioni parlamentari. Ritiene che nella predisposizione del parere vi sia la possibilità per prospettare interventi di revisione del testo anche rilevanti, alla cui definizione auspica che possano concorrere anche i gruppi di opposizione.

Luca Giorgio BARBARESCHI (PdL) riconosce l'attenzione dedicata dalle Commissioni e dal rappresentante del Governo a diverse questioni sollevate nel corso delle audizioni. Auspica pertanto che le proposte emerse dall'attività conoscitiva possano essere accolte per migliorare il testo dello schema di decreto legislativo. Al riguardo, evidenzia l'opportunità che i relatori permettano ai membri delle Commissioni di conoscere tempestivamente il testo della proposta di parere.
Osserva quindi che, pur riconoscendo l'obbligo giuridico di recepire quanto previsto dalla direttiva comunitaria, non bisogna nascondere che sulla definizione della normativa comunitaria incide l'attività lobbistica di multinazionali, rispetto alla quale non sempre l'Italia si dimostra in grado di tutelare i propri più genuini interessi. In ogni caso, reputa che, sulla base delle dichiarazioni di disponibilità del viceministro Romani, si possa pervenire alla definizione di significative modifiche e miglioramenti del testo.
Per parte propria, ritiene peraltro opportuno sollecitare una riflessione di carattere più generale da parte delle Commissioni sul fatto che Internet ha permesso una enorme diffusione dell'informazione gratuita. Ha altresì consentito l'affermazione di soggetti che hanno assunto un ruolo straordinario nel mondo dell'informazione. Richiama in particolare la figura di Arianna Huffington che negli Stati Uniti, con il proprio sito, è divenuta, come è stato detto, l'imperatrice dell'informazione on line, dal momento che l'Huffington Post è stato giudicato il blog più influente del mondo. Ritiene che, sia nel settore privato, sia in quello pubblico, e nella stessa politica, si affermerà sempre più una politica di condivisione creativa che trova in Internet il proprio strumento fondamentale.
Osserva che rispetto a questi fenomeni di rilevanza epocale, l'Italia si caratterizza per un ritardo legislativo, a cui fanno seguito interventi volti a porre ostacoli, restrizioni e impedimenti. Evidenzia che ciò risulta tanto più grave, in considerazione del contributo che Italiani di particolare

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valore in più occasioni hanno dato alla individuazione di vie nuove anche nel mondo delle telecomunicazioni e di Internet.

Deborah BERGAMINI (PdL), relatore per la IX Commissione, in relazione all'invito del collega Barbareschi, si impegna, anche a nome del relatore per la VII Commissione, a mettere a disposizione dei membri delle due Commissioni la proposta di parere quanto più tempestivamente possibile. Osserva peraltro che per la predisposizione della proposta, i due relatori hanno voluto attendere il completo svolgimento del dibattito in modo da poter tener conto di tutti gli elementi evidenziati negli interventi.
In relazione a quanto affermato dal collega Zaccaria, osserva che con il provvedimento in esame, a suo giudizio, non si procede ad un'ulteriore riforma del settore radiotelevisivo considerato di per se stesso, quanto piuttosto si interviene per definire una disciplina del settore audiovisivo considerato nel suo complesso. L'intervento risulta necessario proprio in considerazione della fortissima evoluzione di tale settore, che rappresenta uno dei pochi comparti in cui si registrano in Italia significative trasformazioni.
Proprio in considerazione di questo approccio, fin dall'inizio non ha ritenuto che fosse interamente sottratto alla disciplina il mondo di Internet. Reputa infatti che occorre sempre più concentrarsi non tanto sulla piattaforma e sugli strumenti tecnici di trasmissione, quanto sulle caratteristiche dei prodotti e sui contenuti.
Da ultimo, riservandosi di svolgere alcune ulteriori considerazioni al momento della presentazione, insieme al collega Lainati, del parere, ritiene in ogni caso necessario sottolineare come lo straordinario interesse del ciclo di audizioni svolto dalle Commissioni, che hanno permesso ai membri delle Commissioni medesime di acquisire direttamente dagli operatori del settore informazioni e valutazioni essenziali, di cui i relatori terranno ampiamente conto nella predisposizione della propria proposta di parere.
Il viceministro Paolo ROMANI, nel ringraziare i relatori e tutti i deputati intervenuti nella discussione, osserva che si è trattato di un dibattito ampio e di grande interesse. Altrettanto utile si è dimostrato il complesso di informazioni e valutazioni emerse dalle numerose audizioni svolte dalle Commissioni.
Al tempo stesso, invita i membri delle Commissioni a tener conto della enorme complessità delle questioni affrontate nello schema di decreto legislativo in esame e delle difficoltà di definirne la disciplina legislativa. Richiama in proposito la distinzione tra bambini e minori, che, con riferimento ad alcune disposizioni è stato necessario introdurre, senza peraltro voler minimamente attenuare le misure a tutela dei minori.
Osserva altresì che la stessa direttiva comunitaria oggetto di recepimento con lo schema in esame, reca alcune ambiguità irrisolte, come emerge da una lettura dei considerando dal 15 al 25. Cita in proposito il testo del considerando n. 20, in cui si afferma in modo perentorio che la trasmissione continua in diretta (live streaming) e la trasmissione televisiva su Internet rappresentano servizi di radiodiffusione televisiva. È chiaro, a suo giudizio, che tali ambiguità dipendono dalla difficoltà di definire una normativa che, senza limitare in alcun modo la diffusione delle informazioni, tuttavia imponga il rispetto di alcune regole anche per soggetti come You tube.
Le difficoltà connesse all'attuazione della direttiva sono dimostrate dal fatto che soltanto quattro Paesi su ventisette membri dell'Unione europea finora hanno provveduto in tal senso. Segnala altresì che in Belgio è stata prevista una dichiarazione preventiva, che rappresenta uno strumento molto più forte e più invasivo di quanto stabilito dallo schema in esame.
In ogni caso, assicura i membri delle Commissioni che il Governo non ha avuto mai l'intenzione «mettere le mani su Internet» né porre restrizioni a soggetti quali i social network, i blog e gli altri strumenti di comunicazione della rete. Ciò

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che si è inteso fare è stato introdurre una disciplina per chi utilizza la rete per fornire servizi televisivi, quali appunto la web tv, il webcasting e il live streaming.
Ritiene che i lavori delle Commissioni possano contribuire in modo significativo a perfezionare il testo dello schema. Sotto questo profilo, fa presente che, al di là di alcune valutazioni contrastanti, è in corso una intensa collaborazione del Ministero con la Autorità per le garanzie nelle comunicazioni al fine di individuare le soluzioni normative idonee.

Mario VALDUCCI, presidente, rinvia il seguito dell'esame alla seduta che sarà prevista domani, giovedì 4 febbraio, al termine dei lavori antimeridiani dell'Assemblea.

La seduta termina alle 15.45.