CAMERA DEI DEPUTATI
Giovedì 17 dicembre 2009
265.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Commissioni Riunite (I e XI)
COMUNICATO
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ATTI DEL GOVERNO

Giovedì 17 dicembre 2009. - Presidenza del presidente della I Commissione, Donato BRUNO. - Interviene il ministro per la pubblica amministrazione e l'innovazione Renato Brunetta.

La seduta comincia alle 14.

Schema di regolamento recante determinazione dei limiti massimi del trattamento economico onnicomprensivo a carico della finanza pubblica per i rapporti di lavoro dipendente o autonomo.
Atto n. 155.

(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole con condizioni).

Le Commissioni proseguono l'esame del provvedimento, rinviato, da ultimo, nella seduta del 15 dicembre 2009.

Donato BRUNO, presidente, avverte che i relatori hanno presentato una proposta di parere favorevole con condizioni (vedi allegato 1) e che è stata inoltre presentata, da parte del gruppo dell'Italia dei Valori, una proposta alternativa di parere (vedi allegato 2).

Beatrice LORENZIN (PdL), relatore per la I Commissione, chiarisce che la proposta di parere elaborata dai relatori tiene conto delle riflessioni svolte nel corso del dibattito, fermo restando che non tutte le considerazioni udite nelle precedenti sedute possono ritenersi condivisibili. Premesso che la disciplina in materia di tetto alle retribuzioni a carico delle finanze pubbliche contiene misure che ben si inseriscono nel processo di moralizzazione della pubblica amministrazione avviato dal ministro Brunetta con provvedimenti e misure finalizzati ad incrementare sia la trasparenza della pubblica amministrazione, sia la correttezza nel rapporto tra amministrazione e cittadini, sia l'efficienza dell'amministrazione stessa, non può non prendersi però atto che la normativa contenuta nella legge finanziaria del 2007 era nel complesso inapplicabile. In particolare, è evidente come l'imposizione di un limite

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drastico agli emolumenti distorca la concorrenza, rendendo difficile il reperimento sul mercato del lavoro di persone dotate delle caratteristiche necessarie per amministrare le grandi aziende a capitale interamente o prevalentemente pubblico o le società controllate. Occorre però assicurare la massima trasparenza nel sistema delle retribuzioni pubbliche, evitando che vi siano comparti sottratti alla piena conoscibilità da parte dei cittadini. In tal senso si muovono sia lo schema di regolamento in esame sia le condizioni poste dai relatori nel parere. Esprime quindi l'auspicio che il regolamento in esame permetta di evitare il ripetersi in futuro di certe incresciose situazioni verificatesi in passato.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore per la XI Commissione, nel concordare con le considerazioni testé svolte dal relatore per la I Commissione, ritiene che, anche grazie al contributo e alla collaborazione di tutti i componenti delle Commissioni, sia stato raggiunto un risultato positivo, mediante la predisposizione di una proposta di parere che non deve affatto apparire scontata. Fa presente, infatti, che tale proposta contiene tre condizioni, particolarmente pregnanti, il cui contenuto potrà essere recepito dal Ministro Brunetta nella fase di definitiva adozione dell'atto. In questo ambito, peraltro, sottolinea l'importanza della condizione di cui al punto 3), che rappresenta, a suo giudizio, un ottimo punto di mediazione per evitare che i dirigenti di enti e società pubbliche siano molto pagati in cambio di risultati molto scadenti.

David FAVIA (IdV) ritiene che la proposta di parere presentata dai relatori, considerata la severità delle condizioni poste, sia in sostanza una proposta di parere contrario. Illustra quindi la sua proposta alternativa di parere contrario.

Oriano GIOVANELLI (PD), dopo aver ricordato che lo schema di regolamento in esame è stato adottato dal Governo con diversi mesi di ritardo rispetto all'entrata in vigore della disposizione che prevede la delegificazione, sottolinea come la frequenza con la quale, nella legislatura corrente, si rimette al Governo l'esercizio dell'attività normativa finisca con il provocare difficoltà in sede attuativa. Sul merito, la sua parte politica non condivide, per ragioni etiche e politiche, le modifiche che il Governo ha ritenuto di apportare alla disciplina voluta dal Governo Prodi per porre un limite alle retribuzioni dei manager pubblici. Personalmente, si riconosce interamente nell'intervento svolto, a nome del gruppo, dalla deputata Mattesini. È singolare e inaccettabile che, mentre il Paese si domanda come riequilibrare le stupefacenti sproporzioni tra i redditi di base e le retribuzioni dei manager di massimo livello, il Governo, che non riesce a reperire le risorse per il rinnovo ordinario dei contratti del pubblico impiego, decide di permettere che manager che non valgono percepiscano stipendi che non meritano. A suo avviso, questo è il segno dell'incapacità di contrastare i poteri forti delle alte burocrazie di Stato, che da sempre condizionano i Governi di ogni orientamento politico. Il Governo Prodi aveva tentato, ma il suo esempio non è stato seguito. Né si può sostenere che una maggiore trasparenza sulle retribuzioni dei grandi amministratori sia un risultato importante: la trasparenza, da sola, non produce che frustrazione nel percettore di redditi medi o bassi. È inaccettabile, poi, che un passo del genere sia compiuto da una maggioranza che, nel corso dell'esame del disegno di legge finanziaria, ha avuto la temerarietà di sostenere che le retribuzioni di consiglieri, presidenti, assessori locali e regionali sono alte e costituiscono uno spreco intollerabile: le risorse per le retribuzioni che il Governo ha scelto di non toccare sono molto più alte. È un altro segno del perdurante dominio del centralismo statale e del fatto che il federalismo continua ad essere solo una parola vuota.

Raffaele VOLPI (LNP) invita i relatori a valutare la possibilità di modificare, nella proposta di parere, il punto 3) delle condizioni

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per specificare che il principio della proporzionalità tra gli emolumenti corrisposti e i risultati raggiunti deve riguardare non solo i dirigenti delle società partecipate, ma anche quelli delle controllate.

Massimiliano FEDRIGA (LNP), relatore per la XI Commissione, giudica ragionevole la richiesta del deputato Volpi. D'intesa con la relatrice per la I Commissione, presenta quindi una nuova versione della proposta di parere (vedi allegato 3), che modifica il punto 3) delle condizioni.

Mario TASSONE (UdC) dichiara il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere dei relatori. Al di là delle dichiarazioni di intento, infatti, lo schema in esame non è in grado di raggiungere gli obiettivi prefissati né permette di fare chiarezza su certe ambiguità relative alla figura del grande manager di Stato, che è oggi sfuggita al controllo, dando pertanto luogo ad una grave anomalia sulla quale occorre riflettere per porvi rimedio. Osserva che il peso e la forza crescenti di certe corporazioni e oligarchie burocratiche è indizio dell'affievolimento della democrazia in Italia.

Donato BRUNO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che porrà in votazione per prima la proposta di parere dei relatori, come riformulata, e che, in caso di sua approvazione, la proposta alternativa di parere si intenderà preclusa e non sarà posta in votazione.

Le Commissioni approvano la proposta di parere dei relatori come riformulata.

La seduta termina alle 14.30.