CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 22 settembre 2009
220.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Ambiente, territorio e lavori pubblici (VIII)
COMUNICATO
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ATTI COMUNITARI

Martedì 22 settembre 2009. - Presidenza del vicepresidente Salvatore MARGIOTTA.

La seduta comincia alle 13.20.

Libro bianco: L'adattamento ai cambiamenti climatici: verso un quadro d'azione europeo.
(COM(2009)147 definitivo).

Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo: Riesame della politica ambientale 2008.
(COM(2009)304 definitivo).

Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni: Integrare lo sviluppo sostenibile nelle politiche dell'UE: riesame 2009 della strategia dell'Unione europea per lo sviluppo sostenibile.
(COM(2009)400 definitivo).

(Esame congiunto, ai sensi dell'articolo 127, comma 1, del regolamento, e rinvio).

La Commissione inizia l'esame congiunto.

Salvatore MARGIOTTA, presidente e relatore, fa presente preliminarmente che le

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proposte di atti comunitari in titolo, vertenti su materia analoga e strettamente collegate tra loro, saranno esaminate congiuntamente dalla Commissione, ai sensi dell'articolo 127, comma 2, del Regolamento.
In merito al contenuto dei documenti in esame, rileva che l'avvio dell'esame dei documenti dell'Unione europea all'ordine del giorno offre una preziosa occasione per svolgere un approfondito confronto sui diversi aspetti del tema che comunemente viene ricondotto nella definizione di lotta ai cambiamenti climatici.
La natura e i contenuti dei documenti predisposti dalle istituzioni comunitarie consentono di sviluppare una discussione a largo spettro.
Si tratta, infatti, per un verso, di documenti attraverso i quali si ricostruiscono le iniziative già avviate e i risultati conseguiti e, per altro verso, si tenta di individuare una metodologia di lavoro per i prossimi anni e di definire nuovi e più ambiziosi obiettivi.
Ritiene che in questo modo si può recuperare una prospettiva organica e coerente riconducendo le diverse questioni da affrontare ad una logica complessiva anziché rincorrere, come purtroppo troppo spesso avviene nel dibattito politico e nello svolgimento dell'attività legislativa, le diverse urgenze che via via si pongono in modo frammentario e convulso.
La Commissione europea opportunamente evidenzia l'esigenza di assumere l'impatto dei cambiamenti climatici come un elemento imprescindibile nella definizione delle politiche europee nei diversi settori. Le ricadute dell'aumento delle emissioni inquinanti, e in particolare di CO2 investono, in effetti, tutte le sfere della vita sociale. In particolare, l'aumento delle temperature può provocare gravi ripercussioni a partire da quelle sull'ambiente, con riferimento alle biodiversità, alla disponibilità di foreste ed aree verdi, allo stato delle acque, non solo superficiali, alle prospettive produttive dell'agricoltura, per proseguire con la diffusione di nuove patologie e alla spinta che il deterioramento delle condizioni climatiche e ambientali può innescare sui flussi migratori.
A titolo puramente esemplificativo, segnala che in base agli studi elaborati per conto dell'UE, in assenza di mutamenti negli scenari internazionali, entro il 2050 l'11 per cento delle aree naturali potrebbe andare perduto. Siamo, quindi, in presenza di dati assai allarmanti che impongono un drastico cambio di rotta.
Ritiene che merito delle istituzioni comunitarie è di aver richiamato l'attenzione dell'opinione pubblica sulla necessità di intraprendere coerenti politiche di salvaguardia dell'ambiente facendo uscire tematiche della massima importanza come la lotta ai cambiamenti climatici e la promozione dello sviluppo sostenibile fuori dagli angusti ambiti degli specialisti per collocarle al centro del dibattito politico.
Quello dello sviluppo sostenibile è un concetto ampio che riguarda diverse dimensioni dell'organizzazione sociale ed economica; peraltro, proprio l'attenzione per una crescita più attenta all'ambiente ha recentemente indotto la Commissione europea a prendere parte attiva nel dibattito in corso sul superamento del PIL come indicatore del benessere sociale e sulla sua sostituzione con indicatori di nuova elaborazione e più sofisticati che sappiano integrare i numerosi e diversi aspetti della salute, del progresso e della protezione dell'ambiente.
Su alcuni fronti, come la tutela delle foreste, il contrasto al disboscamento illegale e la salvaguardia delle acque, l'Unione europea ha già da tempo intrapreso una coerente azione di sollecitazione nei confronti degli Stati membri. In particolare, in materia di acque, l'azione dell'Unione non si limita a richiamare l'esigenza di un puntuale monitoraggio del loro stato di salute, ma raccomanda anche l'adozione di una serie di misure per favorirne un uso più razionale, riducendo gli sprechi, anche in considerazione del fatto che nelle previsioni più attendibili aumenterà in misura notevole, fino al 35 per cento, la

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percentuale delle zone del nostro continente che soffrirà di carenze nella disponibilità di fonti idriche.
Va immediatamente rilevato che l'Unione europea ha saputo dimostrare, a livello internazionale, una attenzione e un impegno che sino ad ora non hanno trovato pieno riscontro da parte dei maggiori attori internazionali.
L'approvazione del pacchetto clima-energia, che si prefigge di ridurre, entro il 2020, del 20 per cento le emissioni inquinanti - e addirittura del 30 per cento qualora altri Paesi manifestassero un analogo impegno -, di produrre il 20 per cento dell'energia da fonti rinnovabili e di migliorare del 20 per cento l'efficienza energetica costituisce uno dei segnali incoraggianti di vitalità e di capacità strategica da parte delle istituzioni europee.
Il risultato raggiunto è stato il frutto di un intelligente compromesso sulla base di un lavoro attento e scrupoloso in cui, opportunamente, non sono state ignorate le giuste preoccupazioni espresse dal mondo produttivo sulla sostenibilità finanziaria di una così ambiziosa conversione in chiave ecocompatibile dei nostri sistemi produttivi.
Il pacchetto clima-energia individua gli obiettivi da raggiungere in un arco temporale di medio termine. I prossimi anni ci diranno se quegli obiettivi sono raggiungibili e in che termini e a quali costi.
Con questa decisione l'Europa si è posta all'avanguardia di un processo che ha successivamente registrato le iniziative di altri fondamentali partner, a cominciare dagli Stati Uniti, in precedenza particolarmente riottosi ad affrontare il tema nei termini prospettati dall'accordo di Kyoto.
La stessa Cina sembra intenzionata ad avviare un imponente programma di investimenti, nell'ordine di diverse centinaia di miliardi di dollari, per favorire una transizione verso la cosiddetta «green economy». È evidente che la parziale correzione di rotta della Cina non dipende soltanto dallo stato allarmante delle condizioni ambientali di quel paese, a causa dell'impressionante ritmo di crescita che è stato impresso al processo di industrializzazione che ha trasformato quel paese nella «officina del mondo».
Non meno incisiva si è rivelata la consapevolezza delle potenzialità di sviluppo che possono essere assicurate dalla conversione dei sistemi produttivi in modo da ridurne l'impatto ambientale.
Questa considerazione deve indurre tutti noi ad assumere un approccio ispirato al massimo realismo, alla concretezza e al pragmatismo.
Realismo non significa scetticismo ma capacità di guardare in faccia ai dati effettivi e trovare risposte praticabili ed efficaci.
Da questo punto di vista, il primo dato da evidenziare è che la conversione dei nostri sistemi produttivi e delle nostre abitudini di vita (dalle tecniche costruttive nell'edilizia alle modalità di trasporto) in chiave ecocompatibile non discende esclusivamente da esigenze di salvaguardia dell'ambiente.
Essa è, in realtà, in larga parte il prodotto della stessa evoluzione dei sistemi produttivi. Già in numerose precedenti occasioni, come ampiamente dimostrato dalla storia economica, l'evoluzione dei sistemi economici ha vissuto alcuni passaggi fondamentali legati all'adozione di nuove tecniche e di nuove modalità di organizzazione dei processi produttivi. Questi passaggi hanno segnato vere e proprie fasi di trasformazione aprendo larghissime prospettive di crescita e di sviluppo.
Oggi la parte più avanzata e innovativa del sistema produttivo si sta attrezzando per adottare nuove tecniche di produzione a minore impatto ambientale e chiede, conseguentemente, alla politica l'adozione di misure in grado di promuovere questo passaggio.
La seconda ragione, strettamente correlata alla precedente, è da connettere a motivazioni di carattere strategico.
Le vicende degli ultimi decenni dimostrano che le economie occidentali non

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possono continuare a subordinare le loro prospettive di crescita alle decisioni dei paesi fornitori di combustibili.
Troppo spesso i paesi fornitori si sono dimostrati poco affidabili imponendo veri e propri ricatti quanto al volume dell'energia offerta ovvero ai prezzi praticati.
Ridurre la dipendenza dai combustibili fossili è quindi necessario per garantire un quadro di maggiore sicurezza negli approvvigionamenti energetici e, conseguentemente, alle prospettive di crescita delle nostre economie.
In questo quadro un contributo significativo può essere garantito dai progressi, che l'Unione europea ha fissato nella misura del 20 per cento, ottenibili sul fronte dell'efficienza energetica, vale a dire del risparmio di energia da conseguire sia attraverso il contrasto agli sprechi sia attraverso l'adozione di nuove tecnologie a più basso consumo di energia.
Lo stesso spirito realista deve indurre a considerare con la massima attenzione tutte le fonti alternative che la tecnologia offre in termini di costi, in primo luogo ma non esclusivamente finanziari, e di vantaggi che ciascuna di esse può assicurare.
Ognuna delle fonti alternative presenta rischi ed elementi di incertezza che debbono essere attentamente valutati.
L'Unione europea si prefigge di lavorare, insieme agli Stati membri e con gli altri partner internazionali, sulla base di questi indirizzi. L'impegno dell'Unione implica anche il sostegno ai paesi in ritardo di sviluppo che, ovviamente, dispongono di ridotte disponibilità finanziarie per avviare il processo di conversione dei rispettivi sistemi produttivi, inevitabilmente più obsoleti e, conseguentemente, più inquinanti.
Ci attende una sfida complessa per la quale sarà necessario avvalersi di tutti gli elementi di informazione utili e, in primo luogo, del contributo della ricerca più avanzata.
In questa logica si inquadra anche la decisione della nostra Commissione di supportare l'esame dei documenti dell'Unione europea con un ampio programma di audizioni per acquisire tutti gli elementi di informazione e valutazione che potranno risultare utili a consentirci una discussione approfondita e pienamente consapevole.
Nel libro bianco sull'adattamento ai cambiamenti climatici si afferma, appunto, la necessità di un atteggiamento pragmatico, che misuri costi e benefici dell'adattamento e monitori costantemente l'impatto delle misure poste in essere e i progressi registrati.
A questo scopo si prospetta, assai opportunamente, di dedicare la massima attenzione alle iniziative che possono migliorare le conoscenze sui diversi aspetti del tema e a favorire lo scambio di informazioni creando una stretta sinergia tra gli organismi più qualificati, ivi compresa l'Agenzia europea dell'ambiente.
L'Italia ha un interesse primario per le iniziative che potranno aumentare il livello di conoscenza in materia solo se si considerino, in proposito, le difficoltà che sino ad oggi hanno contrassegnato la ricognizione dello stato delle acque nel nostro Paese.
Si dovrà, quindi, partire da una stima attendibile sull'andamento della domanda di energia e sui rischi che possono determinarsi, in relazione all'incremento delle emissioni inquinanti, in termini di perdita delle biodiversità e soprattutto di calamità naturali.
Segnala, in proposito, che nel riesame della politica ambientale dell'UE per il 2008 si prospetta anche il ricorso a strumenti innovativi, quali quello assicurativo, per fronteggiare i costi che le comunità sono chiamate a sostenere in presenza di gravi calamità naturali.
A conferma dell'impegno dell'UE su questi temi, sottolinea l'entità delle risorse stanziate, nell'ambito del quadro finanziario pluriennale, riferito al periodo 2007-2013, a favore di programmi in materia ambientale. Anche i fondi strutturali e di coesione prevedono di assegnare una parte delle risorse disponibili per la tutela dell'ambiente.

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È chiaro che, comunque, le risorse non sono sufficienti; d'altra parte, nei prossimi anni sarà possibile capire, sulla base degli esiti prodotti dall'avanzamento dei programmi che saranno realizzati, quali spazi di manovra si renderanno disponibili anche in relazione ai maggiori redditi prodotti dallo sviluppo di nuove iniziative produttive a minor impatto ambientale.
Ritiene, quindi, che occorra individuare le misure di sostegno e incentivazione in grado di massimizzare i risultati utili non solo in termini di riduzione delle emissioni ma anche dal punto di vista delle prospettive di crescita economica, di allargamento dell'occupazione e di miglioramento dell'efficienza dei sistemi economici, allo stesso tempo riducendo rischi e costi.
L'esperienza, che vari paesi europei hanno vissuto, delle misure per la rottamazione dei veicoli più inquinanti si è dimostrata assai positiva: i vantaggi hanno, infatti largamente superato i sacrifici, assai limitati, sostenuti dalle finanze pubbliche.
Le misure sulla rottamazione si accompagnano alle iniziative, assunte a livello europeo con il positivo riscontro della parte più avanzata e innovativa dell'industria automobilistica, per apportare novità nelle tecniche di costruzione dei motori in grado di ridurre significativamente le emissioni di CO2.
Più in generale, sul tema dei trasporti il nostro Paese deve fare uno sforzo aggiuntivo per allinearsi ai maggiori concorrenti relativamente al riequilibrio tra le diverse modalità; in Italia è, infatti, particolarmente significativa l'incidenza del trasporto su gomma e ancora troppo poco sviluppato il trasporto su ferro e via mare.
Il ritardo è particolarmente vistoso nelle maggiori aree urbane che patiscono, comparate alle grandi città europee, dei disagi derivanti dalla indisponibilità di efficienti reti metropolitane, con conseguente congestione del traffico superficiale e incremento dei livelli di inquinamento atmosferico.
Un altro terreno su cui il nostro paese deve ancora lavorare molto, e in relazione al quale l'Unione europea nei suoi documenti prospetta obiettivi molto ambiziosi, è quello della gestione dei rifiuti, differenziata a seconda delle aree geografiche del Paese, come ben mise in risalto un approfondimento svolto nel corso della precedente Legislatura; è evidente che tutte le amministrazioni competenti dovranno concorrere, con il fattivo coinvolgimento dei privati, cittadini e imprese, per aumentare la quota di rifiuti riciclati e ridurre quella conferita in discarica.
In ogni caso, per ognuna delle possibili misure si dovrà procedere sulla base di una comparazione accurata di costi e benefici.
Soltanto in questo modo, evitando di inseguire soluzioni velleitarie o ipotesi astratte, gli obiettivi che l'Europa si è data e che auspicabilmente con la Conferenza di Copenaghen dovrebbero essere condivisi da tutti i maggiori partner, potranno essere raggiunti.
In questa prospettiva non si deve fare l'errore di sottovalutare il potenziale impatto di politiche che soltanto apparentemente possono sembrare di scarso rilievo. Esemplare in proposito è il tema degli appalti pubblici verdi (GPP), vale a dire degli appalti che promuovano il risparmio energetico o che producano un più ridotto impatto ambientale. L'entità degli appalti pubblici, nell'ambito dell'UE, rispetto al PIL (superiore al 16 per cento) dimostra in termini evidenti la misura in cui una conversione in senso «ecocompatibile» degli stessi appalti può incidere sulla domanda complessiva e, conseguentemente, sulle grandezze economiche dei paesi dell'UE.

Ermete REALACCI (PD), nel condividere le considerazioni svolte dal relatore in merito all'opportunità di un approfondimento delle tematiche ambientali anche in vista della Conferenza intergovernativa che si terrà a Copenaghen il prossimo dicembre, intende, comunque, sottolineare come il futuro della politica ambientale nel nostro Paese dipenderà anche dalle misure che il Governo si appresta a varare con l'approvazione del disegno di legge finanziaria. In particolare, sottolinea

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quanto sia importante che il Governo confermi gli sgravi fiscali del 55 per cento per gli interventi di ristrutturazione ai fini del risparmio energetico e prosegua nelle politiche di incentivazione della dismissione degli elettrodomestici ad alto consumo energetico e della loro sostituzione con quelli a basso impatto ambientale.
Ribadisce, inoltre, l'interesse del gruppo del PD a partecipare ai lavori della Conferenza di Copenaghen, chiedendo alla Presidenza della Commissione un interessamento affinché la delegazione parlamentare possa essere rappresentata in tale sede nella più ampia composizione possibile.

Sergio Michele PIFFARI (IdV), nel riprendere alcune considerazioni svolte dal collega Realacci, sottolinea come occorre prestare attenzione sia alle azioni che l'Europa sta attuando in campo ambientale, anche in vista della Conferenza di Copenaghen, sia alle politiche che l'attuale maggioranza sta portando avanti nel settore. Sottolinea, in proposito, come occorrerebbe valutare se una risorsa come l'acqua possa essere gestita solo in un'ottica economica dimenticando che è un diritto di tutti e che nei prossimi anni sarà sempre di più un bene scarso. Rileva, quindi, che in tale ambito il Governo sembra perseguire esclusivamente interessi particolari, portando avanti una politica consistente in deroghe o proroghe della legislazione vigente.

Raffaella MARIANI (PD), riservandosi di svolgere un intervento più approfondito nel corso dell'esame degli atti comunitari in titolo, ricorda che, nel corso dell'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria 2010-2013, aveva sottolineato come lo stesso risultasse mancante della nota di aggiornamento che il Ministro dell'Ambiente deve predisporre in merito allo stato di attuazione degli impegni per la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra, in coerenza con gli obblighi derivanti dall'attuazione del Protocollo di Kyoto e sui relativi indirizzi. Chiede, quindi, nuovamente al rappresentante del Governo le ragioni della mancata trasmissione di tale documento, invitandolo ad interessarsi affinché lo stesso possa essere trasmesso nel più breve tempo possibile alle Camere.

Ermete REALACCI (PD), in relazione a quanto rilevato dal deputato Mariani, ritiene opportuno che la Commissione preveda di ascoltare sulle tematiche in esame anche i Ministri competenti in materia.

Salvatore MARGIOTTA, presidente e relatore, prende atto di quanto suggerito dal deputato Realacci, e rinvia il seguito dell'esame dei documenti in titolo ad altra seduta.

La seduta termina alle 13.45.

INTERROGAZIONI A RISPOSTA IMMEDIATA

Martedì 22 settembre 2009. - Presidenza del vicepresidente Salvatore MARGIOTTA indi del presidente Angelo Alessandri. - Interviene il sottosegretario di Stato all'ambiente e alla tutela del territorio e del mare, Roberto Menia.

La seduta comincia alle 13.45.

Salvatore MARGIOTTA, presidente, avverte che si procederà allo svolgimento degli atti di sindacato ispettivo all'ordine del giorno, che, come concordato nell'ambito dell'Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, le interrogazioni a risposta immediata hanno ad oggetto questioni relative alla protezione dell'ambiente e alla tutela del territorio e del mare.
Ricorda, altresì, che, ai sensi dell'articolo 135-ter, comma 5, del Regolamento, la pubblicità delle sedute per lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata è assicurata anche tramite la trasmissione attraverso l'impianto televisivo a circuito chiuso. Ne dispone, pertanto, l'attivazione.

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5-01802 Mariani: misure organiche per la prevenzione di nuove emergenze e per una efficace e corretta politica gestionale dei rifiuti.

Raffaella MARIANI (PD) illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 1).

Raffaella MARIANI (PD), pur comprendendo la complessità della vicenda e la necessità di un raccordo con il Ministro dell'economia e delle finanze sulla vicenda, ritiene importante che il Ministro dell'Ambiente si faccia attore primario della vicenda in esame e si faccia carico delle problematiche che gli enti locali si trovano ad affrontare, apprestando una politica volta a risolvere l'emergenza, indipendentemente dalle modifiche normative che dovranno essere approvate.

5-01803 Piffari: messa in sicurezza e bonifica della falda acquifera inquinata nel territorio di alcuni comuni della bassa bergamasca.

Sergio Michele PIFFARI (IdV) illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 2).

Sergio Michele PIFFARI (IdV), sottolinea la gravità della situazione prospettata nell'interrogazione e la necessità di un intervento immediato del Governo al fine di riportare il livello di inquinamento delle falde acquifere della bassa bergamasca entro i limiti normativi previsti, riducendo la concentrazione di cromo esavalente, anche in considerazione dell'esistenza di nuove tecniche di bonifica.

5-01804 Guido Dussin: rafforzamento della vigilanza sulle attività connesse al ciclo dei rifiuti nella regione Piemonte.

Renato Walter TOGNI (LNP), cofirmatario, illustra l'interrogazione in titolo.

Il sottosegretario Roberto MENIA risponde all'interrogazione in titolo nei termini riportati in allegato (vedi allegato 3).

Renato Walter TOGNI (LNP), cofirmatario dell'interrogazione in titolo, ringrazia il rappresentante del Governo per la risposta fornita, della quale si dichiara soddisfatto. Coglie l'occasione, peraltro, per richiamare l'attenzione della Commissione e del Governo sulla fondatezza delle preoccupazioni che provengono dai territori in ordine alla reale capacità della regione Piemonte e degli enti locali coinvolti, di approntare soluzioni capaci di garantire un'efficace gestione dei rifiuti in Piemonte, se è vero che - come appena confermato dal sottosegretario Menia - la regione Piemonte prevede di completare il nuovo termovalorizzatore solo nel 2014. Nel sottolineare, quindi, la gravità dei dati relativa alla crescita dei reati ambientali in quella regione, invita il Governo a porre in essere un'incisiva azione di vigilanza sul complesso delle attività gestionali del ciclo dei rifiuti in Piemonte, preannunciando la propria intenzione di interessare la stessa Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti.

Angelo ALESSANDRI, presidente, dichiara conclusa la seduta dedicata allo svolgimento di interrogazioni a risposta immediata.

La seduta termina alle 16.15.