CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 28 luglio 2009
211.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Bilancio, tesoro e programmazione (V)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 28 luglio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 9.10.

Aggregazione di comuni alla provincia di Monza e della Brianza.
Testo base C. 2258, approvato dalla 1a Commissione permanente del Senato, e abb.

(Parere alla I Commissione).
(Parere su emendamenti).

La Commissione inizia l'esame della proposta emendativa riferita al provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, avverte che la Commissione affari costituzionali ha trasmesso l'emendamento 1.1 del Relatore, approvato in linea di principio nella seduta del 21 luglio 2009, nel corso dell'esame in sede legislativa dell'atto Camera 2258. La proposta emendativa è interamente sostitutiva del predetto testo, come approvato - in prima lettura - il 3 marzo 2009 dalla 1a Commissione permanente del Senato in sede legislativa. L'atto Camera 2258, sul quale la Commissione bilancio della Camera aveva già espresso parere favorevole nella seduta dell'8 aprile 2009, dispone l'aggregazione dei comuni di Lentate sul Severo, Busnago, Caponago, Cornate d'Adda e Roncello alla provincia di Monza e della Brianza e prevede che, ai fini dei conseguenti trasferimenti di risorse dalla provincia di Milano alla provincia di Monza e della Brianza, si applichino le disposizioni della legge n. 146 del 2004, concernente l'istituzione della medesima provincia. Il testo dell'emendamento 1.1, nel sostituire interamente la formulazione del progetto di legge in esame, riprende la disciplina già contenuta nel testo unificato delle proposte di legge di cui agli atti Camera 63 e 177 - approvato in prima lettura dall'Assemblea della Camera - concernente il distacco di alcuni comuni dalla regione Marche e la loro aggregazione alla regione Emilia Romagna. Osserva che il predetto testo unificato è stato approvato in sede referente dalla Commissione affari costituzionali recependo le condizioni espresse, ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione, dalla Commissione bilancio della Camera nella seduta dell'8 aprile 2009. Su tale testo la Commissione bilancio ha quindi espresso all'Assemblea un parere favorevole nella seduta del 6 maggio 2009. Il testo modificato è attualmente in corso di esame da parte del Senato e su di esso la Commissione bilancio del Senato ha espresso un parere non ostativo nella seduta del 7 luglio 2009. In particolare nell'emendamento 1.1 sono disciplinati gli adempimenti amministrativi a carico dei soggetti pubblici interessati, vale a dire le province di Milano e di Monza e della Brianza; la nomina, da parte del Ministro dell'interno, d'intesa con la provincia di Monza e della Brianza, di un commissario con il compito di promuovere i predetti adempimenti e di individuare l'amministrazione che, nell'ambito dei propri stanziamenti di bilancio, dovrà sostenere gli oneri derivanti dall'attività del commissario stesso; la rideterminazione delle tabelle delle circoscrizioni dei collegi elettorali delle province di Milano e di Monza e della Brianza; la previsione per cui gli atti e gli affari amministrativi pendenti presso organi e uffici dello Stato costituiti nell'ambito della provincia di Milano e relativi a cittadini o enti compresi nel territorio dei comuni distaccati devono essere attribuiti alla competenza dei rispettivi organi e uffici costituiti nell'ambito della provincia di Monza e della Brianza a decorrere dalla data del loro insediamento. Segnala che l'emendamento è corredato di una clausola di invarianza finanziaria volta anche al rispetto dei vincoli stabiliti dal patto di stabilità interno. Al riguardo, tenuto conto che l'emendamento in esame riprende il contenuto di una proposta sulla quale la Commissione

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bilancio ha già espresso un parere favorevole, rileva che esso non appare presentare profili critici sotto l'aspetto delle conseguenze di carattere finanziario. Chiede in proposito una conferma da parte del Governo.

Il sottosegretario Luigi CASERO conferma che il provvedimento non presenta profili problematici di carattere finanziario.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, propone di esprimere un parere favorevole sul provvedimento.

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 9.15.

SEDE REFERENTE

Martedì 28 luglio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 9.15.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Doc. LVII, n. 2.

(Seguito dell'esame e conclusione).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento, rinviato nella seduta pomeridiana del 23 luglio 2009.

Massimo BITONCI (LNP), relatore, intervenendo in sede di replica, rileva, in risposta alle osservazioni svolte nel corso del dibattito da parte dei colleghi dei gruppi dell'opposizione, che la gravità della crisi che il documento descrive non è imputabile al Governo italiano. Al riguardo, con riferimento all'efficacia delle politiche anticrisi poste in essere, ricorda, ad esempio, che la Banca centrale europea si è mossa in ritardo nella riduzione dei tassi di interesse rispetto alla Federal Reserve. Più in generale, ritiene che la crisi sia stata determinata dall'eccessiva lontananza tra finanza ed economia reale, mediante il ricorso a strumenti come i derivati e gli swap. In questo quadro, il sistema bancario italiano ha dimostrato una maggiore solidità, evitando pratiche che hanno determinato in altri contesti le gravi difficoltà a tutti note.
Rileva poi che il Governo ha posto in essere interventi fin dal decreto-legge n. 112 del 2008, sostenendo il sistema creditizio, le imprese, le famiglie.
In risposta alle critiche avanzate sull'aumento del debito pubblico, rileva che lo stesso deve essere attribuito principalmente alla diminuzione del PIL; in proposito ritiene centrale la crisi del sistema delle piccole e medie imprese, specie nel Nord-Est, rispetto alla quale è necessario predisporre ulteriori interventi.
Esprime poi dubbi sul fatto, rilevato da colleghi dell'opposizione, che la riduzione delle entrate sia dovuta ad un maggiore lassismo rispetto all'evasione fiscale. In questo ultimo anno, l'azione di contrasto dell'evasione fiscale da parte della Guardia di finanza e dell'Agenzia delle entrate è aumentata d'intensità ed anzi alla medesima Agenzia delle entrate sono stati posti degli obiettivi da raggiungere maggiormente impegnativi rispetto al passato. Quindi la diminuzione delle entrate deve essere attribuita essenzialmente alla registrata caduta del PIL.
Ricorda peraltro che l'evasione nelle regioni del Nord è in linea con i livelli europei, mentre molto più alta è l'evasione al Sud ed è rispetto a queste realtà che si dovrebbe intervenire.
Osserva, quindi, che il problema reale rimane piuttosto quella di garantire credito alle imprese.
Ritiene poi che il Governo sia stato impegnato in riforme strutturali come la semplificazione normativa, e soprattutto il

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federalismo fiscale, a cui si accompagnerà presto la riforma del codice delle autonomie.
Condivide invece con le opposizioni l'esigenza di allentare i vincoli eccessivamente stretti del patto di stabilità interno per i comuni virtuosi. Insieme chiede la riapertura dei termini per la rinegoziazione dei mutui degli enti locali, stipulati dalla Cassa depositi e prestiti, rendendo disponibili ulteriori risorse per interventi infrastrutturali.
Dichiara infine di concordare sull'esigenza di un rapido sblocco delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, richiamando allo stesso tempo l'esigenza di non trascurare il deficit infrastrutturale rispetto agli altri Stati europei delle regioni del Nord in cui si concentrano le attività produttive italiane.

Il sottosegretario Luigi CASERO, intervenendo in sede di replica, rileva che, ragionevolmente, il dibattito sul Documento di programmazione economico-finanziaria quest'anno si è incentrato, più che su singoli aspetti delle politiche pubbliche, sull'analisi complessiva della congiuntura economica e del quadro previsionale e programmatico delineato dal Documento. Si tratta, a suo avviso, di una scelta ampiamente condivisibile, in quanto nella presente congiuntura, il Documento di programmazione economico-finanziaria rischia di dimostrarsi uno strumento inutile, trattandosi di un documento pensato per una evoluzione graduale della situazione economica e finanziaria, che potrebbe risultare inadeguato ad una situazione, come quella attuale, nella quale è estremamente difficile formulare previsioni credibili anche per periodi temporali di relativa brevità. Rilevando come particolare attenzione sia stata dedicata nel dibattito all'analisi del quadro internazionale, sottolinea la necessità di non fare acritico riferimento alle misure adottate da altri Paesi, in quanto, ovviamente, le scelte assunte non possono che essere determinate dalla complessiva situazione economica e finanziaria del diversi Paesi. Nel ribadire quanto già più volte evidenziato nei precedenti dibattiti sulle misure adottate dal Governo per far fronte alla situazione di crisi economica, evidenzia che tutte le azioni finora adottate dal Governo si sono poste l'obiettivo di preservare, comunque, gli equilibri di bilancio e di frenare l'incremento del debito pubblico. Sottolinea che, in questo contesto, anche il Documento di programmazione oggi in esame conferma tale obiettivo di fondo e che, nonostante il peggioramento del complessivo quadro economico e finanziario, gli obiettivi di bilancio fissati a suo tempo sono stati sostanzialmente raggiunti, al netto degli effetti derivanti dal ciclo economico. Ritiene, in ogni caso, assolutamente essenziale tenere fermo anche nell'attuale congiuntura economica l'obiettivo strutturale di riduzione del debito, che l'attuale Governo condivide con il precedente Esecutivo, al fine di ridurre l'ingente stock di debito accumulatosi negli anni '80, proseguendo nell'azione di risanamento avviata negli anni '90 del secolo scorso. Entro i margini consentiti dal perseguimento di tali obiettivi, il Governo ha adottato interventi volti, da un lato, a sostenere, nell'attuale congiuntura, il sistema economico e, dall'altro, a consentire il proseguimento di politiche di sostegno strutturale alla crescita. In particolare, con riferimento alle misure di immediato sostegno all'economia, ricorda le disposizioni in materia di ammortizzatori sociali, a partire da quelle contenute nel decreto-legge n. 185 del 2008, nonché le numerose iniziative che recano agevolazioni al sistema imprenditoriale. Sottolinea come diversi e più incisivi interventi avrebbero potuto, ovviamente, essere adottati, ma ciò avrebbe con ogni probabilità posto a rischio il rispetto degli obiettivi di finanza pubblica, con possibili strascichi negativi sul futuro della politica di progressivo contenimento del debito pubblico. Per quanto attiene agli interventi di carattere strutturale, richiama, in particolare, le misure volte ad accelerare la realizzazione di infrastrutture strategiche.
Quanto al tema del prelievo fiscale e della lotta all'evasione, sottolinea che l'obiettivo prioritario del Governo è quello

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di ridurre la pressione fiscale sulle imprese e sui cittadini e che, in tale ambito, un ruolo essenziale dovrà essere svolto dalla lotta all'evasione e all'elusione, che si manifestano con diversa intensità all'interno del nostro Paese. A tale ultimo riguardo, ritiene che l'azione del Governo sia stata particolarmente incisiva, come dimostrano i dati sull'andamento degli accertamenti che ha avuto modo di esporre in Assemblea rispondendo ad un atto di sindacato ispettivo illustrato dal deputato Di Pietro, e che sia fuorviante attribuire l'incremento degli accertamenti all'abbassamento del livello di contrasto dell'evasione fiscale, come fatto ieri dal deputato Borghesi. Rileva, in proposito, che anche l'opposizione dovrebbe contribuire a non alimentare erronee interpretazioni delle disposizioni adottate, segnalando come si sia ingenerata l'opinione che il cosiddetto scudo fiscale determini un condono per tutti i reati riferibili ai capitali rimpatriati, mentre l'unica esclusione della punibilità si riferisce ai reati relativi alla dichiarazione infedele e all'omessa dichiarazione. Inoltre, con riferimento alle osservazioni di quanti hanno richiamato il diverso tenore delle disposizioni adottate in altri Paesi, e in particolare negli Stati Uniti, rileva che la regolarizzazione prevista nel decreto-legge n. 78 del 2009 ha un ambito di applicazione assai limitato, applicandosi solo all'esportazione valutaria. Sempre con riferimento al contrasto all'evasione, segnala, altresì, l'impegno del Governo nell'ambito del G8 al fine di introdurre regole comuni a livello internazionale, volte a contrastare i paradisi fiscali e a superare i limiti posti dal segreto bancario internazionale.
Sottolinea, inoltre, che l'Esecutivo presta particolare attenzione alle tematiche connesse allo sviluppo delle Regioni meridionali, evidenziando peraltro la necessità che lo sviluppo economico proceda di pari passo con il rafforzamento della legalità. In ogni caso, nel rilevare come il Presidente del Consiglio abbia assunto in questi giorni precisi impegni in ordine allo sblocco delle risorse del Fondo per le aree sottoutilizzate, richiama l'esigenza di assicurare un efficace e puntuale utilizzo dei fondi stanziati, evidenziando come la destinazione di maggiori risorse alle regioni meridionali non determinerà effetti negativi per le aree produttive del Centro-Nord.
Per quanto attiene, poi, agli interventi a sostegno delle imprese, rileva come molti deputati di opposizione, richiamando una specifica vicenda dell'esame parlamentare del decreto-legge n. 78 del 2009, abbiano denunciato come il Governo non stia intervenendo adeguatamente al fine di favorire la concessione di crediti al sistema imprenditoriale. Osserva, tuttavia, che, mentre le modifiche apportate nel maxiemendamento del Governo intervengono su un aspetto assai circoscritto relativo ai tempi di disponibilità economica di somme derivanti da specifiche operazioni, in questi ultimi mesi il Governo ha adottato numerose disposizioni volte ad incrementare il credito riconosciuto al nostro sistema imprenditoriale e, anche nel decreto-legge n. 78, sono previsti incisivi interventi relativi alla commissione di massimo scoperto. Inoltre, segnala che l'Esecutivo ha agito anche per superare le debolezze strutturali delle piccole e medie imprese, che contribuiscono a determinare la resistenza del sistema bancario alla concessione di crediti, prevedendo, sempre nel decreto-legge n. 78, incentivi alla patrimonializzazione delle imprese di minori dimensioni. Si tratta, a suo avviso, di una scelta di politica economica strategica per lo sviluppo del nostro sistema imprenditoriale e ritiene, pertanto, che essa dovrà essere confermata e implementata anche in futuri provvedimenti.
Con riferimento alle politiche settoriali, dichiara di non condividere le critiche rivolte agli interventi in materia di scuola e università, sottolineando come gli sforzi finora compiuti e le misure fin qui adottate abbiano prodotto comunque buoni risultati, nonostante le forti resistenze incontrate, dimostrate con particolare evidenza, da ultimo, dalle polemiche che hanno accompagnato la decisione di prevedere una migliore allocazione delle risorse destinate al sistema universitario,

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attraverso un sistema che premi gli Atenei che abbiano raggiunto migliori risultati in termini di didattica e di ricerca. Con riferimento alla materia dell'assistenza e della previdenza, segnala, inoltre, di aver ascoltato con grande interesse le aperture di parlamentari dell'opposizione, che si sono detti disponibili ad affrontare un dibattito sulla riforma del sistema pensionistico, auspicando tuttavia che tali aperture non siano successivamente smentite. In questo contesto, giudica particolarmente rilevante il passo compiuto con l'articolo aggiuntivo inserito nel corso dell'esame del decreto-legge n. 78 del 2009, che reca una norma di carattere essenzialmente programmatico volta a legare stabilmente l'età pensionabile all'incremento dell'aspettativa di vita.
Per quanto attiene, infine, al Patto di stabilità interno, condivide l'esigenza, segnalata anche dal relatore, di modificare la disciplina prevista a legislazione vigente, pur mantenendo fermo il rispetto della cornice economica complessiva, al fine di rafforzare le misure premiali previste per i comuni virtuosi e le misure sanzionatorie per gli enti territoriali che non rispettino i vincoli posti dal Patto. Segnala, infatti, come troppo spesso si incontrino resistenze fortissime all'applicazione di misure sanzionatorie per gli enti territoriali che non garantiscano un efficiente utilizzo delle risorse, come dimostrato chiaramente dall'esperienza applicativa delle norme relative al rientro dai disavanzi sanitari.

Maino MARCHI (PD), intervenendo per dichiarazione di voto, in risposta alle considerazioni del relatore, rileva che l'opposizione non ha mai imputato al Governo le origini della crisi, una crisi che, ricorda, è di natura finanziaria, ma, insieme, è anche dovuta alla sottovalutazione dell'economia reale compiuta da parte dell'orientamento di politica economica prevalente. Rileva, in proposito, che ciò che l'opposizione contesta è piuttosto la debolezza della risposta del Governo alla crisi. Infatti, se è vero che il sistema bancario italiano si trova in condizioni migliori di quello di altri paesi, l'economia reale italiana si trova in condizioni ben peggiori di quella degli altri principali paesi europei. Al riguardo, ribadisce che non si tratta di un dato isolato, bensì di una situazione che si va ad aggiungere ad un decennio di crescita assai gracile, quando non nulla. In proposito, segnala peraltro che l'assenza di una politica anticiclica che contrastasse la caduta del PIL ha determinato anche il peggioramento dei dati di finanza pubblica, come rilevato dal relatore con riferimento al debito pubblico.
Osserva poi che, oltre che dal calo del PIL, il peggioramento dei dati di finanza pubblica è stato determinato dalla diminuzione delle entrate, influenzate anche dalla debolezza dell'azione di contrasto dell'evasione fiscale e dall'aumento della spesa pubblica corrente, a dispetto della sofferenza di molti settori, come la scuola e la sicurezza, il che conferma l'inefficacia dei tagli lineari.
In questo contesto, rileva che il Governo propone una manovra correttiva nulla per il prossimo anno, così come non si prevede alcuna azione di riforme strutturali. Osserva che a fianco della semplificazione normativa difesa dal relatore vi è stata in molti casi una «complicazione normativa» come per il meccanismo del «rubinetto», che limitato l'accesso ai crediti di imposta. Non si compiono invece i necessari investimenti in settori innovativi come la green economy.
In questa situazione, ritiene molto difficile raggiungere l'obiettivo di una crescita del 2 per cento prevista dal DPEF per gli anni 2011 e successivi.
Conclusivamente, ritiene che il DPEF non è in grado né di impostare un'azione di miglioramento dei conti pubblici né un'azione di sostegno all'economia. Inoltre rileva la gravità della manovra surrettizia poste in essere con lo strumento improprio dell'assestamento che ha aumentato la disponibilità di cassa, senza che a questo si faccia riferimento nel DPEF. Per questo nel confermare la richiesta di ritiro del disegno di legge di assestamento, esprime un giudizio fortemente negativo sul DPEF in esame.

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Massimo POLLEDRI (LNP), intervenendo per dichiarazione di voto, osserva che il Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013 si caratterizza per una impostazione che pare riprendere le valutazioni espresse dal professor Quadrio Curzio in un articolo recentemente pubblicato nel quale faceva l'elogio della flemma del Ministro dell'economia e delle finanze nell'attuale situazione di crisi. Ritiene, infatti, che giustamente il Ministro abbia resistito alle spinte provenienti da ogni parte che chiedevano, ad esempio, interventi più incisivi sulla disciplina del Patto di stabilità interno e lo stanziamento di maggiori risorse da destinare all'incentivazione del sistema produttivo, senza preoccuparsi delle compatibilità finanziarie complessive. Il Ministro Tremonti ha, infatti, mantenuto un atteggiamento di grande prudenza, che ha contribuito in modo significativo a garantire la credibilità economica del nostro Paese sul piano internazionale, che si è tradotta anche in un differenziale positivo sui tassi di interesse applicati ai titoli del debito pubblico italiano.
Quanto al contesto economico complessivo, rileva come fortunatamente nel nostro Paese il livello di indebitamento delle famiglie fosse piuttosto basso e anche il sistema bancario fosse più solido di quello di molti altri Paesi industrializzati, come dimostrato dalla scarsa incidenza degli aiuti di Stato previsti per il sistema finanziario e bancario, che potenzialmente ammontano al 3,3 per cento del prodotto interno lordo, a fronte del 31,1 per cento stanziato dal Belgio, del 40 per cento stanziato dai Paesi Bassi e dell'81 per cento stanziato dal Regno Unito.
Nel condividere l'impostazione generale del Documento e degli interventi anticrisi fin qui adottati, ricorda come le misure adottate siano state indirizzate in massima parte al sostegno del settore industriale e delle imprese e al miglioramento del funzionamento del mercato del lavoro, mentre una quota più limitata di risorse è stata destinata al sostegno agli investimenti e al potere di acquisto delle famiglie. A tale riguardo, ribadisce l'esigenza, già segnalata nella seduta di ieri, di prevedere nell'ambito della risoluzione approvativi del DPEF il riferimento a più incisive misure fiscali di sostegno alle famiglie, che si muovano nella direzione auspicata dell'introduzione del quoziente familiare.
Osserva, infine, che, pur ritenendo opportuna la destinazione di maggiori risorse al Mezzogiorno, è in ogni caso necessario garantire il mantenimento della capacità produttiva delle imprese collocate nel Centro-Nord, dal momento che il reddito prodotto nelle regioni centrosettentrionali garantisce risorse adeguate agli interventi perequativi in favore delle aree meno sviluppate. Segnala, peraltro, che anche nell'attuale situazione di crisi le regioni del Nord stanno assicurando un rilevante contributo in termini di produzione lorda e, quindi, di gettito fiscale, ricordando che, come già evidenziato nella seduta di ieri, i dati sul gettito IRAP dimostrano come l'evasione registrata nel Sud sia assai più consistente, in termini percentuali, di quella riscontrata nelle regioni settentrionali e, in valore assoluto, sia quasi pari a quella di tali regioni, che fanno registrare livelli di produzione assai più elevati.

Renato CAMBURSANO (IdV) intervenendo per dichiarazione di voto, ritiene che la flemma elogiata dal professor Quadrio Curzio sta in realtà portando il Paese alla catastrofe economica. Nel richiamare le sue considerazioni al riguardo svolte nella seduta di ieri, rileva che se il DPEF dello scorso anno ha fallito tutte le previsioni, a dispetto delle «capacità divinatorie» attribuite al ministro Tremonti; quello di questo anno fa emergere una situazione grave, in particolare per quel che concerne il fallimento degli interventi di contenimento della spesa pubblica, in quanto la spesa corrente aumenta ben oltre le esigenze di sostegno al reddito motivate dalla crisi alle quali è infatti imputabile solo un quarto di tale aumento.
Segnala poi che la ripresa, quando arriverà, potrebbe accompagnarsi all'aumento del costo del denaro, insieme potrebbe aumentare l'inflazione e potrebbe

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tornare ad aumentare il differenziale tra i titoli di Stato italiani e quelli tedeschi. Per questi motivi la situazione italiana potrebbe rimanere assai difficile. Ritiene poi insoddisfacenti le dichiarazioni del Governo e del relatore sulla lotta all'evasione fiscale. Segnala infatti che non risulta vero che la diminuzione delle entrate sia attribuibile solo a diminuzione del PIL. Un ruolo lo ha anche l'indebolimento della lotta all'evasione fiscale, testimoniata dal recente scudo fiscale che in realtà rappresenta l'ennesimo condono.
In sintesi, rileva che la caduta del PIL e la mancata lotta all'evasione fiscale fa venire meno importanti risorse per la ripresa e per potenziale le infrastrutture. Su tutti questi elementi il DPEF non dà indicazioni precise, pertanto annuncia che i gruppi delle opposizioni insisteranno sull'esigenza di interventi per il lavoro e per le piccole e medie imprese che rischieranno la chiusura ovvero di passare sotto il controllo della criminalità organizzata, posto che attualmente sono le mafie tra i pochi detentori di capitali consistenti in Italia. Verrà inoltre sottolineata l'esigenza di intervenire sulle autonomie locali. In proposito ribadisce la necessità di un completo ristoro per i comuni del mancato gettito ICI derivante dall'abrogazione dell'imposta sulla prima casa, mentre concorda sulla proposta del relatore di rinegoziazione dei mutui della Cassa depositi e prestiti. Esprime quindi conclusivamente un giudizio fortemente critico sul DPEF per gli anni 2010-2013.

Bruno TABACCI (UdC), intervenendo per dichiarazione di voto, osserva preliminarmente che l'esame del Documento di programmazione economico-finanziaria costituisce l'occasione per formulare un giudizio non solo sul quadro programmatico esposto in tale documento, ma, più in generale, sull'intera politica economica del Governo. In questa ottica, ritiene non si possa non rilevare che il Ministro dell'economia e delle finanze, dopo aver trascorso gli ultimi mesi a confutare le stime sull'andamento dell'economia fornite dalle più autorevoli Istituzioni e istituti di ricerca italiani ed internazionali, ha dovuto formulare le proprie previsioni, che non hanno potuto che confermare i dati già disponibili, stimando che nel 2009 l'indebitamento sarà pari al 5,3 per cento del PIL, il debito pubblico si incrementerà di circa 10 punti percentuali e il Prodotto interno lordo farà segnare una riduzione del 5,2 per cento. Segnala, inoltre, che, per la prima volta dopo diciotto anni, si prevede un disavanzo primario, rilevando altresì che si stima un incremento della spesa pubblica di 35 miliardi, che testimonia come la politica dei tagli lineari di bilancio seguita dal Governo a partire dal decreto-legge n. 112 del 2008 non ha prodotto gli effetti sperati. A tale ultimo riguardo, nel rilevare che l'incremento previsto non può assolutamente ricondursi al decremento del prodotto interno lordo, in quanto si tratta di dati espressi in termini assoluti e non in termini di rapporto con il PIL, ribadisce che, come ha già avuto modo di evidenziare più volte, i tagli lineari saranno sempre destinati ad un insuccesso. Tali riduzioni di spesa, pur essendo le più facili da operare, sia sul piano tecnico che su quello politico, in quanto applicate a tutte le spese e a tutte le amministrazioni in misura equivalente, non tengono conto dell'effettiva comprimibilità delle spese di cui si prevede la riduzione e della loro qualità, riducendo allo stesso modo capitoli di spesa caratterizzati da una gestione efficiente delle risorse e capitoli per i quali è effettivamente possibile una migliore allocazione delle risorse. Ritiene, infatti, che se si volesse veramente operare una più efficiente distribuzione delle risorse e una riqualificazione della spesa, si dovrebbe avere il coraggio di assumere decisioni impopolari e ridurre in modo motivato e selettivo le appostazioni di bilancio, senza temere le reazioni negative che sicuramente ci sarebbero, come dimostrato dalla recente vicenda del finanziamento delle università. Rileva, peraltro, che il Ministro dell'economia e delle finanze non è incline a fornire i chiarimenti che gli vengono richiesti,

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ostentando un atteggiamento di superiorità che è stato sempre smentito dalla successiva evoluzione del quadro economico e finanziario italiano e mondiale. Ritiene, quindi, che, di fronte a questi disastrosi risultati, non si possa chiedere all'opposizione, come è stato fatto, di plaudire all'azione del Governo, che giudica del tutto inadeguata a fronteggiare la situazione di crisi economica e finanziaria.
Per quanto attiene al contrasto dell'evasione fiscale, sul quale in passato ha condotto una battaglia pressoché solitaria, osserva che le valutazioni del collega Polledri contengono una contraddizione logica, in quanto postulano che, nonostante il Nord contribuisca in misura maggiore al prodotto interno lordo del nostro Paese, in valore assoluto l'evasione nelle regioni meridionali sia pari a quella che si registra nelle regioni del Nord. Con riferimento, inoltre, all'economia sommersa, segnala che l'ISTAT ha stimato che essa possa valutarsi in misura pari a circa il 28 per cento del Prodotto interno lordo: circa il 18 per cento corrisponde all'economia irregolare, circa il 5 per cento è attribuibile all'economia propriamente malavitosa, che non è peraltro limitata alle sole aree dell'Italia meridionale, e un ulteriore 5 per cento corrisponde all'area fisiologica della cosiddetta economia informale. In questo quadro, giudica particolarmente allarmanti i dati relativi alle dichiarazioni dei redditi recentemente divulgati, che hanno evidenziato la presenza di situazioni assolutamente paradossali, dimostrando come il carico fiscale sia profondamente squilibrato e gravi sostanzialmente su una ridotta platea di contribuenti.
Ritiene, infine, profondamente insoddisfacente la sezione del Documento relativa all'attuazione del programma di Governo, che si dilunga in una elencazione autocelebrativa delle iniziative assunte dall'Esecutivo, richiamando tra l'altro provvedimenti, come quelli in materia di sicurezza e di giustizia, che non appaiono suscettibili di determinare apprezzabili effetti sull'andamento dell'economia e della finanza pubblica. Da un lato, infatti, le misure in materia di sicurezza appaiono suscettibili di produrre solo effetti dannosi per la nostra società, come dimostrato dai recenti episodi di cronaca che hanno visto coinvolti appartenenti alle cosiddette ronde, e, dall'altro, gli interventi in materia di giustizia si sono preoccupati più di assicurare l'immunità al Presidente del Consiglio dei ministri che di garantire una reale accelerazione dei tempi della giustizia civile e una maggiore certezza del diritto. Nel rilevare, inoltre, che nel documento si vantano i benefici effetti del federalismo fiscale, sottolinea come al momento sia stata solo approvata una legge-manifesto, ancora tutta da attuare, e come pertanto sia assolutamente impensabile che essa possa produrre effetti di sorta sulla finanza pubblica.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, dichiara concluso l'esame del documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013. Pone quindi in votazione la proposta di conferire al relatore il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul documento medesimo.

La Commissione delibera quindi di conferire al deputato Bitonci il mandato a riferire favorevolmente all'Assemblea sul Documento di programmazione economico-finanziaria per gli anni 2010-2013.

La seduta termina alle 10.30.

SEDE REFERENTE

Martedì 28 luglio 2009. - Presidenza del vicepresidente Giuseppe Francesco Maria MARINELLO. - Interviene il viceministro dell'economia e delle finanze Giuseppe Vegas.

La seduta comincia alle 13.45.

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Rendiconto generale dell'Amministrazione dello Stato per l'esercizio finanziario 2008.
C. 2632 Governo.

Disposizioni per l'assestamento del bilancio dello Stato e dei bilanci delle amministrazioni autonome per l'anno finanziario 2009.
C. 2633 Governo.

(Esame congiunto e rinvio).

La Commissione inizia l'esame congiunto dei provvedimenti.

Pietro FRANZOSO (PdL), relatore, rileva, in via preliminare, che l'esame dei disegni di legge di rendiconto e di assestamento prende l'avvio alla Camera in una fase in cui l'attenzione è concentrata su provvedimenti di notevole rilevanza politica che investono direttamente la competenza della Commissione bilancio, quali il DPEF ed il decreto-legge anticrisi. Pertanto segnala il rischio che, come già accaduto nella scorsa legislatura, non vi sia uno spazio sufficiente per quell'analisi approfondita che documenti come l'assestamento e il rendiconto richiederebbero.
Osserva, in primo luogo, che il rendiconto, in particolare, fornisce una «fotografia» della situazione reale del bilancio dello Stato ben più attendibile di quella del bilancio di previsione e dovrebbe, almeno in teoria, costituire la base essenziale sulla quale impostare il nuovo ciclo di programmazione economico-finanziaria.
Il rendiconto è pertanto un documento contabile che andrebbe assai più valorizzato sul piano parlamentare ed in questa prospettiva si inseriscono le novità recentemente introdotte nella struttura di classificazione del bilancio dello Stato, articolato in missioni e programmi. Tale nuova classificazione funzionale del bilancio, concentrando l'attenzione sulle finalità e sui risultati dell'azione amministrativa, favorisce l'auspicata valorizzazione del ruolo del rendiconto, che diventa in tal modo una sede privilegiata per la valutazione delle politiche pubbliche, in quanto consente di tener conto dei risultati della gestione in vista dei processi di autocorrezione e di effettuazione delle nuove scelte.
Fatte queste premesse, ritiene utile, in sede di analisi del rendiconto generale, riepilogare i dati di consuntivo di alcuni saldi di finanza pubblica realizzati nello scorso esercizio.
Ricorda, quindi, che l'indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni è passato dall'1,5 per cento, registrato nel 2007 al 2,7 per cento del 2008. Nel dettaglio delle componenti, sempre in rapporto al PIL, il risultato 2008 rispetto all'anno precedente è interamente ascrivibile all'aumento delle spese correnti, la cui incidenza ha raggiunto il 45,5 per cento.
Segnala, poi, che la spesa per interessi, cresciuta del 4,8 per cento rispetto al 2007, ha registrato una netta decelerazione, in virtù del repentino calo dei tassi di interesse intervenuto nell'ultima parte dell'anno. Tuttavia, per effetto della limitata espansione del PIL nominale il rapporto della spesa per interessi sul PIL è leggermente salito dal 5 per cento del 2007 al 5,1 per cento.
Per quanto concerne l'avanzo primario, fa presente che esso segna un decremento, passando dal 3,5 per cento del PIL del 2007 al 2,4 per cento.
Passando ai dati di cassa, per quanto concerne il solo settore statale il relativo fabbisogno si è attestato nel 2008 a 54.287 milioni di euro, quasi raddoppiando il valore attinto nel 2007 (29.528 milioni di euro) e tornando quasi sul livello raggiunto nel 2005 (pari a circa 60 miliardi di euro).
Per quanto attiene, infine, al debito pubblico, segnala che la sua incidenza sul PIL ha registrato nel 2008 un valore del 105,8 per cento, ritornando così ai livelli del 2005, dopo che nel 2007 tale valore era disceso al 103,5 per cento, livello minimo registrato nel corso del processo di rientro del debito pubblico avviato nel 1995.
Per quanto concerne i risultati differenziali, in termini di competenza, il saldo netto da finanziare ha fatto registrare un disavanzo di oltre 37,9 miliardi di euro, come differenza tra l'ammontare complessivo

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degli accertamenti di entrata finali pari a 497,7 miliardi di euro, e quello degli impegni di spesa finali, pari a 535,7 miliardi di euro.
Rispetto alle previsioni definitive, tale saldo a consuntivo ha fatto registrare un miglioramento di oltre 26 miliardi di euro; tuttavia il saldo, rispetto ai risultati positivi registrati nel 2006, anno in cui si era invertito il trend negativo, e nel 2007, presenta un aumento di oltre 47,3 miliardi di euro rispetto a tale ultimo anno, tornando, pertanto, ai livelli del 2005. Esso in ogni caso rientra nel limite massimo fissato dalla legge finanziaria per il 2008, pari a complessivi 41.905 milioni di euro, dei quali 34.000 milioni di euro, al netto delle regolazioni debitorie e 7.905 milioni di euro per regolazioni debitorie.
Il saldo delle operazioni correnti, il cosiddetto risparmio pubblico, pari a oltre 22,8 miliardi di euro nel 2008, ha fatto registrare una diminuzione in termini assoluti di oltre 33,4 miliardi di euro rispetto al valore del 2007. Tale saldo fa tuttavia registrare un valore maggiore rispetto alle previsioni iniziali e a quelle definitive. Con riferimento a queste ultime, in particolare, segnala che il risparmio pubblico risulta negativo per oltre 3 miliardi di euro.
L'avanzo primario di bilancio, vale a dire il saldo netto da finanziare al netto degli interessi, pari ad oltre 41,8 miliardi di euro, diminuisce di oltre 35,6 miliardi di euro rispetto al 2007, quando era pari a 77,5 miliardi di euro.
Il ricorso al mercato si è attestato intorno a 222,8 miliardi di euro, evidenziando un incremento di oltre 67,9 miliardi di euro rispetto al 2007, restando comunque inferiore al limite massimo di 245.000 milioni di euro, fissato dalla legge finanziaria per il 2008.
Rileva che gli articoli 2, 3 e 4 stabiliscono, rispettivamente, i risultati delle entrate, con accertamenti per oltre 720.236 milioni di euro, delle spese, con impegni di oltre 720.544 milioni di euro, e della gestione di competenza, come differenza tra i predetti risultati, che registra un disavanzo di circa 308 milioni di euro.
I medesimi articoli danno conto altresì della gestione di cassa, da cui risulta che le entrate complessive sono pari a oltre 677.853 milioni di euro ed i pagamenti a circa 771.874 milioni. Tali importi sono entrambi inferiori ai corrispondenti valori sia delle previsioni iniziali che di quelle definitive.
L'articolo 5 del disegno di legge di rendiconto espone la situazione finanziaria del conto del Tesoro ed il conto dei residui attivi e passivi derivanti dall'esercizio 2007. La situazione finanziaria del conto del Tesoro alla fine dell'esercizio 2008 presenta un disavanzo di 302.578 milioni di euro.
Con riferimento ai residui di nuova formazione derivanti dalla gestione di competenza dell'esercizio finanziario 2008, evidenzia un rallentamento della formazione dei nuovi residui. Per i residui passivi di nuova formazione, la riduzione di oltre 1,7 miliardi di euro è da ascrivere, da un lato, al volume raggiunto dagli impegni e, dall'altro all'incremento dei pagamenti in conto competenza. In rapporto al volume complessivo degli impegni, i residui di nuova formazione rappresentano il 7,9 per cento del totale, percentuale in diminuzione rispetto al precedente esercizio.
Conformemente a quanto rilevato nella relazione illustrativa, sottolinea, al riguardo, come il fenomeno dei residui rimanga, anche nel 2008, a livelli considerevoli, specialmente con riferimento a quelli passivi, benché con un lieve decremento del 2,5 per cento rispetto al 2007. Sul punto, auspica che il Governo e la Commissione possano svolgere ulteriori approfondimenti, al fine di rimuovere in radice le cause, sia di natura legislativa sia amministrativa e contabile, che determinano un volume ancora così elevato di residui.
Per quanto attiene al disegno di legge di assestamento, ricorda che esso reca le variazioni che, a metà dell'esercizio, il Governo ritiene opportuno adottare in relazione alle previsioni di bilancio, in termini di competenza e di cassa.

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Anche in relazione all'assestamento, segnala come questo anno il provvedimento assuma una particolare rilevanza. Il decreto-legge n. 78, che la Camera ha testé licenziato, rinvia infatti al disegno di legge di assestamento il reperimento delle risorse finanziarie necessarie al fine di dare soluzione a due questioni di grandissima rilevanza politica ed economica.
Si tratta, in particolare, dell'articolo 9 del decreto-legge, che stanzia risorse necessarie per il pagamento di crediti vantati dalle imprese e dell'articolo 9-bis, relativo all'esclusione dal Patto di stabilità interno dei pagamenti per spese in conto capitale effettuati da enti locali virtuosi. Le risorse per tali interventi sono, infatti, reperite nei limiti delle risorse rese disponibili dalla legge di assestamento e, in particolare, a valere sulle disponibilità di alcuni fondi di riserva, segnatamente i Fondi per la riassegnazione di residui perenti ed il Fondo di riserva per le autorizzazioni di cassa, che il disegno di legge in esame provvede ad integrare.
Più nel dettaglio, il disegno di legge in esame propone un aumento delle autorizzazioni di cassa relative a spese finali pari a 14.145 milioni di euro, principalmente legato all'aumento dei trasferimenti agli enti locali a compensazione del minor gettito derivante dall'ICI dei fabbricati rurali, pari a 1.500 milioni di euro, e all'incremento dei fondi di riserva, in particolare, del Fondo per riserva per l'integrazione delle autorizzazioni di cassa, che viene incrementato di 5,5 miliardi di euro di cassa, e per quanto concerne la parte in conto capitale, all'incremento di 4 miliardi di euro del Fondo per la riassegnazione dei residui perenti della spesa in conto capitale.
Per quanto attiene alle misure volte ad accelerare i pagamenti della pubblica amministrazione, già la relazione illustrativa del disegno di legge presentato al Senato evidenziava che l'importo complessivo delle integrazioni di cassa, pari a 18 miliardi di euro, di cui oltre 14 miliardi derivanti dalla proposta di assestamento, avrebbe dovuto consentire il pagamento di una quota considerevole di residui passivi iscritti in bilancio e lo smaltimento dei crediti, prefigurando in tal senso la correlazione tra l'incremento delle dotazioni di cassa proposto dal disegno di legge di assestamento e la misura contenuta all'articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2009, che affronta la problematica della tempestività dei pagamenti della Pubblica Amministrazione.
Per quanto concerne le misure in materia di patto di stabilità interno, gli effetti finanziari in termini di fabbisogno e di indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni, da esse derivanti, vengono compensati mediante il mancato utilizzo, nel limite massimo di 2.250 milioni di euro, delle maggiori risorse finanziarie iscritte nel provvedimento in esame a integrazione dei Fondi relativi ai residui passivi perenti della spesa sia di parte corrente che di conto capitale.
In relazione a tali interventi osserva, in via generale, come il rilevante importo delle integrazioni delle dotazioni di cassa operate con l'assestamento, che accentua, in aggiunta a quanto deriva dalle correzioni sul lato delle entrate, l'impatto negativo sui saldi prodotto dal disegno di legge in esame, sia stato oggetto di una ampia discussione nel corso dell'esame del provvedimento presso il Senato, durante il quale il rappresentante del Governo ha ribadito come il disegno di legge rientrasse pienamente nel perimetro delineato dalla legislazione contabile. Si tratta, del resto, di una valutazione, confermata dall'approvazione del disegno di legge in esame da parte del Senato medesimo, che dichiara di condividere, anche in considerazione del fatto che anche alcune delle più recenti leggi di assestamento hanno comportato peggioramenti dei saldi finanziari.
Passando allo specifico delle variazioni proposte in sede di assestamento, ricorda, anzitutto, che l'articolo 2, lettera a), del disegno di legge novella l'articolo 2, comma 3, della legge di bilancio per il 2009, aumentando il limite massimo di emissione di titoli pubblici, stabilito nella legge di bilancio, da 23.000 milioni di euro a 90.100 milioni di euro.

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La lettera b), novellando l'articolo 2, comma 7, della legge di bilancio per il 2009, integra, come sopra accennato, le dotazioni finanziarie dei fondi di riserva del Ministero dell'economia e finanze.
Con riferimento ai saldi di competenza del bilancio dello Stato, le previsioni assestate per il 2009, risultanti dalle variazioni apportate per atto amministrativo fino al 31 maggio scorso e da quelle proposte con il disegno di legge di assestamento, evidenziano, rispetto alle previsioni iniziali di bilancio, un aumento del saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, da 32.790 milioni di euro a 69.660 milioni di euro, con un peggioramento di 36.870 milioni di euro, per la gran parte imputabile alle variazioni proposte dal disegno di legge in esame. Tali variazioni sono in buona parte correlate alla riduzione delle entrate tributarie, che registrano lo sfavorevole andamento del quadro macroeconomico, come rivisto in sede di predisposizione del DPEF per gli anni 2010-2013, presentato il 15 luglio 2009, il quale stima per l'anno in corso una contrazione del PIL pari al 5,2 per cento. Un peggioramento si registra altresì per il risparmio pubblico, che espone un valore negativo di oltre 19,6 miliardi di euro, e per il ricorso al mercato, che denota un incremento da 255,1 a 292 miliardi di euro.
Analogo andamento negativo è riscontrabile per il saldo primario, che passa dai 48,5 miliardi di euro inizialmente previsti, a circa 8,5 miliardi di euro.
Per quanto concerne le spese, segnala che l'incremento delle spese finali di oltre 10.670 milioni di euro è essenzialmente legato all'andamento delle spese correnti primarie, che registrano un aumento complessivo di 9.076 milioni di euro, di cui 3.905 milioni derivanti da proposta di assestamento.
Anche le spese in conto capitale evidenziano un incremento di 4.740 milioni di euro, quasi interamente determinato alla proposta di assestamento.
La proposta di aumento della dotazione di competenza della spesa finale è principalmente da attribuire a diversi fattori. In primo luogo, segnala l'incremento di 1.454 milioni di euro dei trasferimenti in favore dei comuni a compensazione del minor gettito derivante dall'ICI, per gli anni 2007 e 2008, dei fabbricati rurali, rispetto a quanto era stato quantificato dall'articolo 2, commi da 29 a 36, del decreto-legge. n. 262 del 2006, in relazione alle modifiche della tassazione di talune fattispecie imponibili. Segnala, poi, l'incremento delle spese per consumi intermedi per 603 milioni di euro e l'adeguamento dei fondi di riserva, in particolare del fondo di riserva per le spese obbligatorie e d'ordine, nella misura di 300 milioni di euro, del fondo di riserva per le spese impreviste, nella misura di 400 milioni di euro, e dei fondi per la riassegnazione dei residui passivi perenti della spesa di parte corrente e di conto capitale, incrementati di complessivi 5 miliardi. La spesa per interessi denota invece, nella proposta di assestamento, una contrazione di 3.147 milioni di euro.
In termini di cassa, il saldo netto da finanziare, al netto delle regolazioni debitorie e contabili, si attesta a 124.974 milioni di euro, con un peggioramento di 45.922 milioni di euro rispetto alle previsioni iniziali. Un peggioramento si registra anche in relazione agli altri saldi.
Rileva che, dal quadro delle variazioni delle autorizzazioni di cassa, si evidenzia, come accennato, una proposta di aumento delle autorizzazioni ai pagamenti finali per 14,1 miliardi di euro, mentre dal versante delle entrate si prevedono minori incassi per oltre 32 miliardi di euro.
Ricorda, infine, che in sede di esame presso il Senato sono stati approvati due emendamenti, recanti variazioni di carattere compensativo, riguardanti gli stati di previsione della spesa dei Ministeri dell'economia e delle finanze, degli affari esteri e delle infrastrutture e dei trasporti.

Massimo VANNUCCI (PD) rileva che il disegno di legge di assestamento, così come il disegno di legge di rendiconto e il DPEF, denuncia la difficoltà della situazione economica. Con riferimento, in particolare, al rendiconto evidenzia la gravità

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dell'incremento dell'8,1 per cento della spesa corrente. Al tempo stesso la ripartizione delle spese tra le diverse funzioni dimostra che di questo incremento ben poco è dovuto alle politiche per il lavoro e per lo sviluppo economico. L'andamento della spesa dimostra quindi il fallimento della politica dei tagli lineari inaugurata con il decreto-legge n. 112 del 2008; anche l'autonomia riconosciuta ai singoli ministeri nella determinazione della riduzione delle dotazioni di spesa ha dimostrato di non funzionare, in quanto i ministeri non hanno compiuto la necessaria selezione della spesa. Sottolinea l'importanza del tema, in quanto sulla spesa si giocano tutti i ristretti margini di manovra della politica economica italiana, data la situazione di forte deficit e di debito elevato. Invita poi ad una riflessione sulla qualità della spesa. Mancano dettagli sulla spesa per la sicurezza e la sanità, mentre ben 80 miliardi di spesa, il 15 per cento del totale, vanno alla spesa per interessi. Rileva che per altri settori, peraltro, quali il sistema penitenziario, i livelli di spesa non si discostano molto dai livelli europei ma la distribuzione delle spesa risulta ineguale, generando inefficienze e sprechi.
Con riferimento alle entrate, osserva che l'unico margine di manovra è dato dalla lotta all'evasione fiscale. Allo stesso tempo, mancano le politiche per lo sviluppo.
Conclusivamente osserva che il quadro complessivo dei disegni di legge di rendiconto e di assestamento conferma che la manovra espansiva richiesta dal suo gruppo è stata attuata in modo surrettizio con l'assestamento attraverso un aumento del debito, mentre non si è fatta una chiara operazione di riduzione della tassazione per il lavoro dipendente. La conseguenza è stata la riduzione dei consumi. Ritiene infine imprescindibile una riflessione sul giudizio di parificazione del rendiconto emesso della Corte dei conti, dichiara pertanto che il suo gruppo si riserva di intervenire al riguardo nel prosieguo dell'esame.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.20.

SEDE CONSULTIVA

Martedì 28 luglio 2009. - Presidenza del presidente Giancarlo GIORGETTI. - Interviene il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze Luigi Casero.

La seduta comincia alle 14.20.

Concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC).
C. 2500.

(Parere alla VII Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizione ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO (PdL), relatore, avverte che la proposta di legge, concernente la concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC), Organizzazione non lucrativa di utilità sociale (ONLUS), si compone di due articoli e non è corredata di relazione tecnica. In particolare, l'articolo 1 autorizza la spesa annua di 300.000 euro a decorrere dall'anno 2009 per la concessione di un contributo in favore della Fondazione, allo scopo di sostenerne il perseguimento dei fini istituzionali. La Fondazione promuove lo studio delle vicende, della cultura e della realtà degli ebrei, con particolare riferimento all'Italia e all'età contemporanea. Le finalità perseguite dalla Fondazione sono di solidarietà sociale nel campo della promozione e valorizzazione delle

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cose di interesse storico e artistico, della ricerca scientifica e della tutela dei diritti civili. L'articolo 2 relativo alla copertura finanziaria prevede l'utilizzo dello stanziamento del Fondo speciale di parte corrente relativo all'accantonamento del Ministero dell'economia e delle finanze. A tale proposito segnala che l'accantonamento del quale è previsto l'utilizzo non reca le necessarie disponibilità.
Ricorda poi che la Fondazione è inserita nella tabella degli istituti culturali sostenuti dal Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi della legge n. 534 del 1996. Nello schema di decreto, recante la predetta tabella per il triennio 2009-2011, si prevede l'assegnazione alla Fondazione di un contributo ordinario annuale pari a 45.000 euro. Si ricorda, tuttavia, che, nella tabella A allegata alla legge finanziaria per il 2008, figurava un accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali destinato alla Fondazione pari a 250.000 euro per ciascuno degli anni del triennio 2008-2010. L'accantonamento non è stato peraltro utilizzato da alcun provvedimento legislativo.

Il sottosegretario Luigi CASERO conferma che l'accantonamento di fondo speciale di parte corrente richiamato dalla proposta in esame non presenta sufficiente disponibilità. Pertanto, segnala che, qualora si ritenesse di dar corso al passaggio in sede legislativa del provvedimento in oggetto, occorrerebbe riformulare il comma 1 dell'articolo 2 nei seguenti termini: «1. All'onere derivante dall'attuazione dell'articolo, pari a 300.000 euro annui a decorrere dall'anno 2009, si provvede mediante corrispondente riduzione della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni,dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307.».

Massimo BITONCI (LNP) ritiene che non siano opportuni provvedimenti che, come quello in esame, prevedono microfinanziamenti a carico del bilancio dello Stato.

Giuseppe Francesco Maria MARINELLO, relatore, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il progetto di legge recante Concessione di un contributo in favore della Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea (CDEC) (C. 2500);
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
esprime

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volta a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
All'articolo 2, comma 1, sostituire le parole da «dello stanziamento» sino alla fine del comma, con le seguenti: «della dotazione del Fondo per interventi strutturali di politica economica, di cui all'articolo 10, comma 5, del decreto-legge 29 novembre 2004, n. 282, convertito, con modificazioni, dalla legge 27 dicembre 2004, n. 307».

La Commissione approva la proposta di parere.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dalla Assemblea generale dell'ONU il 31 ottobre 2003 con risoluzione n. 58/4, firmata dallo Stato italiano il 9 dicembre 2003, nonché norme di adeguamento interno e modifiche al codice penale e al codice di procedura penale.
C. 2551 Governo, approvato, in un testo unificato, dal Senato, e abb.

(Parere alle Commissioni II e III).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, illustra il contenuto del provvedimento, il quale reca la ratifica e l'esecuzione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la corruzione, adottata dall'Assemblea generale con la risoluzione n. 58/4 del 31 ottobre 2003 ed aperta alla firma a Merida dal 9 all'11 dicembre 2003. Per quanto concerne i profili di interesse della Commissione bilancio, ritiene necessario che il Governo fornisca chiarimenti circa l'eventuale impatto finanziario di alcune norme recate dalla Convenzione che appaiono porre obblighi a carico delle pubbliche amministrazioni. I chiarimenti dovrebbero essere finalizzati ad escludere che dall'applicazione delle stesse possano discendere oneri a carico della finanza pubblica. Si tratta, in particolare, delle norme dell'articolo 6 e dell'articolo 36 che prevedono la creazione di organi volti, rispettivamente, a prevenire e combattere la corruzione, nonché dell'articolo 46, che prevede l'assistenza giudiziaria nella raccolta e nella trasmissione di informazioni e documenti con spese a carico dello Stato richiesto, e dell'articolo 60, relativo allo sviluppo e alla promozione di programmi di formazione specifici per il personale incaricato della prevenzione e della lotta alla corruzione. Ritiene altresì opportuno che analoghi chiarimenti siano forniti con riferimento alle disposizioni che prevedono misure di tipo facoltativo. Tra tali norme richiama, a titolo esemplificativo, quelle di cui all'articolo 5, che individua la possibilità di partecipare a programmi internazionali volti a prevenire la corruzione; all'articolo 45, che stabiliscono la possibilità di stipulare accordi sul trasferimento di persone condannate; all'articolo 58, che invitano gli Stati a valutare la possibilità di istituire un'unità di intelligence finanziaria. Segnala poi che l'articolo 8, comma 1, del disegno di legge di ratifica autorizza, per l'attuazione della Convenzione, la spesa annua di euro 29.230 a decorrere dall'anno 2009. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente utilizzo dell'accantonamento del fondo speciale di parte corrente di competenza del Ministero degli affari esteri per il triennio 2009-2011. Al riguardo, segnala che l'accantonamento utilizzato reca la necessaria disponibilità e presenta una apposita voce programmatica.

Il sottosegretario Luigi CASERO si riserva di fornire i chiarimenti richiesti dal relatore una volta completata la raccolta degli elementi istruttori.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, preso atto dell'esigenza evidenziata dal rappresentante del Governo, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

Ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno.
Nuovo testo C. 2411 Governo.

(Parere alle Commissioni III e VII).
(Esame e conclusione - Parere favorevole con condizione ai sensi dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, illustra il contenuto del provvedimento, il quale reca il nuovo testo del disegno di legge di ratifica della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo adottata a Parigi il 2 novembre 2001, nonché norme di adeguamento dell'ordinamento interno. Per quanto concerne i profili d'interesse della Commissione bilancio, ritiene opportuno che il Governo chiarisca con quali risorse preveda di fare fronte agli oneri derivanti dalle eventuali riunioni straordinarie previste dall'articolo 23 della Convenzione. Segnala inoltre che la relazione tecnica, nel quantificare la spesa per l'invio di tre esperti - ai sensi dell'articolo 23, comma 1 - afferma che ogni missione avrà la durata di tre giorni, mentre nell'apposito riepilogo il calcolo dei costi relativi al pernottamento viene basato su

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una durata di quattro giorni. Rileva poi che l'articolo 11 del disegno di legge di ratifica autorizza la spesa di euro 13.455 annui a decorrere dall'anno 2009 e per ciascuno dei bienni successivi. Al relativo onere si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2009-2011, nell'ambito del programma «Fondi di riserva e speciali» della missione «Fondi da ripartire» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2009, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero degli affari esteri. Al riguardo, rileva che l'accantonamento del fondo speciale del quale è previsto l'utilizzo reca le necessaria disponibilità e prevede una specifica voce programmatica. Al fine di garantire l'allineamento temporale tra il verificarsi degli oneri e la relativa copertura finanziaria, ritiene opportuno che il Governo confermi che la prima riunione della Conferenza degli Stati parte e del Consiglio consultivo, previsti, rispettivamente, dall'articolo 23, commi 1 e 4, della Convenzione - si svolga nell'anno 2009.
Rileva infine l'opportunità, dal punto di vista formale, in conformità alla prassi consolidata, di riformulare la copertura prevedendo che la spesa autorizzata di euro 13.455 decorra dal 2009 «ad anni alterni», anziché «per ciascuno dei bienni successivi».

Il sottosegretario Luigi CASERO, nel segnalare che gli emendamenti approvati dalle Commissioni di merito non risultano onerosi, con riferimento alle osservazioni del relatore, fa presente che le riunioni straordinarie della Conferenza di cui all'articolo 23 della Convenzione costituiscono un'ipotesi del tutto eventuale e che la durata delle missioni di cui al comma 1 del medesimo articolo 23 è di quattro giorni, come risulta dalla quantificazione del relativo onere. Con riferimento all'articolo 11 del progetto di legge di ratifica, conferma che la prima riunione della Conferenza e del Consiglio si terrà nel 2009. Concorda, infine, con la riformulazione dalla clausola di copertura proposta dal relatore.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, in sostituzione del relatore, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il nuovo testo del disegno di legge recante ratifica ed esecuzione della Convenzione sulla protezione del patrimonio culturale subacqueo, con Allegato, adottata a Parigi il 2 novembre 2001, e norme di adeguamento dell'ordinamento interno (C. 2411);
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo;
esprime
nel presupposto che la prima riunione della Conferenza degli Stati parte e del Consiglio consultivo, di cui all'articolo 23, paragrafi 1 e 4, della Convenzione, si svolga nell'anno 2009,

PARERE FAVOREVOLE

con la seguente condizione, volte a garantire il rispetto dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione:
sostituire le parole: «a decorrere dall'anno 2009 e per ciascuno dei bienni successivi» con le seguenti: «, ad anni alterni, a decorrere dall'anno 2009».

La Commissione approva la proposta di parere.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007.
C. 2539 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

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Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, illustra il disegno di legge il quale reca la ratifica dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007.
Il testo dell'Accordo consta di un preambolo, 139 articoli, 7 allegati e 8 protocolli. Con il medesimo viene istituita una associazione tra le Comunità europee e i loro stati membri, da una parte, e il Montenegro, dall'altra, finalizzata a consolidare la democrazia e lo stato di diritto in Montenegro, a fornire un contesto idoneo per il dialogo politico, sostenendo il Montenegro nello sviluppo della cooperazione economica internazionale.
Gli ambiti di collaborazione coinvolti nell'Accordo concernono il settore commerciale, favorendo l'instaurarsi progressivo della libertà di circolazione delle merci, dei lavoratori, dei servizi e dei capitali (Titoli IV e V). Viene, inoltre, promosso il ravvicinamento delle legislazioni in materia di concorrenza, giustizia, libertà e sicurezza e cooperazione finanziaria (Titoli VI, VII, VIII e IX).
Al riguardo, segnala che l'Accordo riproduce il contenuto di analoghi accordi intercorsi tra la Comunità europea e altri Paesi, quali l'Accordo con la Repubblica di Croazia, del 29 ottobre 2001, ratificato con la legge n. 219 del 2004, e l'Accordo con la Repubblica di Albania del 12 giugno 2006, ratificato con la legge n. 10 del 2008. In proposto, rileva che il disegno di legge in esame, a differenza dei suddetti provvedimenti legislativi, è privo della relazione tecnica, e non reca norme di carattere finanziario.
Nella relazione illustrativa, con riferimento agli oneri derivanti dalle disposizioni di cui all'articolo 7, paragrafo 4, e all'articolo 11 del Protocollo 6, concernenti l'assistenza amministrativa reciproca in materia doganale, si rinvia agli stanziamenti autorizzati dalla vigente legislazione a favore dell'Agenzia delle dogane.
In proposito, segnala che i disegni di ratifica dei due citati Accordi con la Croazia e l'Albania, con riferimento ad identiche disposizioni in materia di assistenza doganale, erano corredati della relazione tecnica che quantificava i relativi oneri e di una conseguente clausola di copertura.
In particolare, la legge di ratifica dell'Accordo con la Croazia autorizza una spesa di 11.500 euro annui, mentre quella di ratifica dell'Accordo con l'Albania autorizza la spesa di 6.970 euro annui. In entrambi i provvedimenti - a fini della copertura - sono utilizzati i fondi speciali di parte corrente del Ministero degli affari esteri.
Alla luce delle considerazioni svolte, ritiene opportuno acquisire un chiarimento da parte del Governo in merito alla quantificazione e al profilo temporale degli oneri derivanti dalle disposizioni sopra indicate, nonché alla loro modalità di copertura.
Con riferimento agli articoli 50, 51, 57 e 80 dell'Accordo concernenti, rispettivamente, la circolazione dei lavoratori, i sistemi di previdenza sociale, il reciproco riconoscimento delle qualifiche professionali ed infine la promozione dell'efficienza e dell'indipendenza del sistema giudiziario - anch'esse previste nei precedenti Accordi - ritiene opportuno che il Governo confermi, analogamente ai precedenti, che le disposizioni rivestono carattere programmatico, e pertanto, non risultano suscettibili di produrre effetti finanziari diretti e che eventuali oneri che dovessero determinarsi verrebbero quantificati e coperti con distinto provvedimento legislativo.
Un chiarimento in questo senso è stato fornito dal rappresentante del Governo nel corso dell'esame presso la Commissione bilancio della Camera del disegno di legge di ratifica dell'Accordo con la Repubblica di Albania.
Ritiene, infine, opportuno che il Governo chiarisca se dall'attuazione del Protocollo 7 relativo alla composizione delle controversie, ed in particolare dalle disposizioni in materia di collegio arbitrale, possano derivare oneri aggiuntivi per la finanza pubblica.

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Il sottosegretario Luigi CASERO, con riferimento alle osservazioni formulate dal relatore per quanto concerne l'assistenza amministrativa reciproca in materia doganale, conferma l'utilizzo delle risorse già autorizzate a legislazione vigente come, peraltro, previsto dalla relazione illustrativa. Con riferimento agli articolo 50, 51, 57 ed 80 dell'Accordo conferma, inoltre, il carattere meramente programmatico delle disposizioni, che sono prive di effetti finanziari diretti. Conseguentemente, fa presente che, qualora si dovesse dar loro attuazione, si provvederà con apposito provvedimento legislativo. Per quanto riguarda, infine, la risoluzione delle controversie, prevista dal Protocollo 7, segnala che si tratta di una spesa del tutto eventuale e che, qualora dovesse concretamente verificarsi, si provvederà a valere sulle risorse dell'Amministrazione competente disponibili a legislazione vigente.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, formula la seguente proposta di parere:
«La V Commissione,
esaminato il disegno di legge recante ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007 (C. 2539);
preso atto dei chiarimenti forniti dal Governo per cui agli oneri derivanti dall'attuazione dell'articolo 7, paragrafo 4, e dell'articolo 11 del Protocollo 6, concernenti rispettivamente lo svolgimento delle indagini nel territorio dell'altra Parte contraente e le spese per deporre davanti all'autorità giudiziaria in qualità di esperto o di testimone, si provvederà con gli ordinari stanziamenti dell'Agenzia delle dogane autorizzati dalla vigente legislazione;
esprime

PARERE FAVOREVOLE».

La Commissione approva la proposta di parere.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
C. 2541 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, illustra il disegno di legge in esame, che, non corredato di relazione tecnica, reca la Ratifica e l'esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile, concluso tra la Comunità europea e il Regno del Marocco il 12 dicembre 2006. La relazione illustrativa precisa che gli oneri per l'attuazione dell'Accordo sono a carico del Programma GALILEO, finanziato da parte italiana attraverso il contributo che l'Agenzia spaziale italiana versa all'ESA. Pertanto, dall'attuazione di tale Accordo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. In proposito, rileva che non c'è nulla da osservare per quanto riguarda i profili di carattere finanziario.

Il sottosegretario Luigi CASERO conferma che il provvedimento non presenta profili problematici di carattere finanziario.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, propone di esprimere parere favorevole.

La Commissione approva la proposta di parere.

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Ratifica ed esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, fra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da un lato, e il Regno del Marocco, dall'altro, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
C. 2542 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, illustra il disegno di legge in esame reca la ratifica e l'esecuzione dell'Accordo Euromediterraneo sul trasporto aereo, stipulato fra la Comunità europea e il Regno del Marocco il 12 dicembre 2006. L'Accordo, composto da trenta articoli e sei Allegati, non è corredato da relazione tecnica. La relazione illustrativa precisa che l'applicazione dell'Accordo non prevede nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato. Si esaminano di seguito le disposizioni che presentano profili di carattere finanziario.
Con riferimento all'articolo 10, ritiene necessario un chiarimento in ordine agli eventuali effetti finanziari derivanti dalle esenzioni in esame, con riferimento alla parte di gettito di competenza italiana, come precisato dalla relazione illustrativa.
Relativamente all'articolo 22, ritiene necessario un chiarimento in ordine alle modalità con le quali si farà fronte agli oneri per le riunioni del comitato - di cui non è specificata la sede - e per la partecipazione al medesimo di rappresentanti italiani, dal momento che la relazione illustrativa precisa che ad esse parteciperanno dipendenti dell'ENAC, ente che rientra nell'aggregato delle amministrazioni pubbliche.
Riguardo all'articolo 23, infine, rileva la necessità che il Governo fornisca indicazioni circa la natura delle spese in questione e della relativa copertura.

Il sottosegretario Luigi CASERO, con riferimento ai chiarimenti richiesi dal relatore in ordine agli eventuali effetti finanziari derivanti dalle esenzioni disciplinate dall'articolo 10 dell'Accordo, segnala che tale disposizione non determina una diminuzione del gettito di competenza dello Stato italiano rispetto alla normativa vigente, in quanto le agevolazioni ivi contemplate riproducono, nella sostanza, disposizioni agevolative già presenti nell'ordinamento italiano. Si tratta, in particolare, degli articoli da 252 a 264 del decreto del Presidente della Repubblica n, 43 del 1973, per quanto riguarda dazi e diritti doganali su provviste e dotazioni di bordo degli aeromobili, della Tabella A del decreto legislativo n. 504 del 1995, relativamente alle accise sui carburanti e dell'articolo 8-bis, primo comma, lettera d) del decreto del Presidente della Repubblica n. 633 del 1972, con riferimento all'IVA sulle dotazioni di bordo.

Giancarlo GIORGETTI, presidente, sostituendo il relatore, propone di esprimere parere favorevole sul provvedimento.

La Commissione approva la proposta di parere.

La seduta termina alle 14.45.