CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 22 luglio 2009
207.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Lavoro pubblico e privato (XI)
COMUNICATO

TESTO AGGIORNATO AL 23 LUGLIO 2009

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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 22 luglio 2009. - Presidenza del presidente Silvano MOFFA.

La seduta comincia alle 15.30.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Doc. LVII, n. 2.

(Parere alla V Commissione).
(Seguito dell'esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in titolo, rinviato nella seduta di ieri.

Silvano MOFFA, presidente e relatore, avverte che sono ancora previsti, per la corrente seduta, gli interventi dei deputati che, nella giornata di ieri, hanno fatto richiesta alla presidenza di iscrizione a parlare; al termine di tali interventi procederà, quindi, alla presentazione di una proposta di parere sul provvedimento in esame.

Alessia Maria MOSCA (PD) intende preliminarmente stigmatizzare con forza il metodo legislativo posto in essere dall'Esecutivo, che dall'inizio della legislatura introduce misure disorganiche e che intervengono con notevole ritardo, comprimendo oltremodo i tempi di discussione in Parlamento: ciò avviene anche in occasione dell'esame dell'attuale DPEF - presentato a ridosso della sospensione estiva dei lavori parlamentari - che, a suo avviso, rappresenta l'ennesimo provvedimento di natura economica che il Governo ha adottato senza avere la minima consapevolezza del quadro effettivo di crisi in atto nel Paese. Fa presente che, rispetto a tale modo di procedere, il suo gruppo non intende abituarsi, ma vuole, al contrario, continuare a battersi per affrontare con serietà e rigore i seri problemi esistenti.
Rileva quindi che, a dispetto della volontà della maggioranza di mascherare il reale andamento dei conti pubblici, da una lettura più attenta del Documento emergono dati inquietanti in ordine al deficit pubblico e al tasso di disoccupazione -

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più volte messi in evidenza dai gruppi di opposizione (che, per questo, sono stati accusati di essere dei «catastrofisti») - che non potranno che peggiorare negli anni a venire, atteso che autorevoli istituti di ricerca e importanti soggetti istituzionali giudicano molto improbabile una ripresa della crescita. Ritiene, pertanto, che l'aggravarsi della crisi, unitamente all'inefficacia dei provvedimenti disorganici e frammentati del Governo, rischi di mettere in pericolo la coesione sociale, che andrebbe salvaguardata attraverso interventi più strutturali di sostegno ai consumi o con interventi di recupero del potere di acquisto dei redditi e delle pensioni, in luogo delle parziali «misure-tampone» introdotte, tra le quali cita le norme sulla Cassa integrazione guadagni. Osserva, peraltro, che tale situazione appare ancor più grave se si pensa che il Governo non spiega in che modo si intende intervenire per riavviare il tasso di crescita, che nel 2010 si fermerà attorno allo «zero».
Giudica notevolmente lacunosa la parte del DPEF relativa al welfare, che opera un vago rimando al «Libro bianco» del Ministro Sacconi, il quale, già di per sé, reca un contenuto ampiamente generico e prettamente teorico, oltre che, in alcuni suoi aspetti, largamente non condivisibile, soprattutto quando lascia intravedere una sorta di privatizzazione del sistema di protezione sociale o quando affronta, in modo totalmente confuso ed inadeguato, il tema del lavoro femminile e della formazione, ambiti nei quali, comunque, il Governo non ha intrapreso ancora alcuna valida politica attiva.
In conclusione, ritiene che il Governo abbia fornito l'ennesima dimostrazione di una politica miope e incapace di imprimere un'accelerazione all'azione di contrasto della crisi economica e di rimedio alla disastrosa condizione dei conti pubblici, la cui soluzione viene demandata, di fatto, alle decisioni che saranno prese dai futuri Governi.

Teresio DELFINO (UdC) ritiene di poter affermare, da un'analisi oggettiva dei dati che emergono dal DPEF, che la manovra finanziaria messa in campo dal Governo sia ancora una volta inefficace e poco avveduta, a fronte di un debito pubblico in grande ascesa e di un tendenziale calo del PIL. Fa notare che l'Esecutivo continua nella sua strategia dei «piccoli passi» - celebrata con toni entusiastici da alcuni esponenti della maggioranza - che non può che portare a risultati molto parziali, dal momento che le misure predisposte non si collocano in un quadro più complessivo e lungimirante, che tenga conto della particolari esigenze delle famiglie e dei lavoratori, soprattutto di quelli precari. Rispetto a questi ultimi, pur riconoscendo che il Governo, anche recentemente, ha predisposto interventi in materia di sostegno al reddito di una qualche efficacia, che hanno raggiunto talune categorie di lavoratori prive di qualsiasi forma di tutela, sottolinea che essi non hanno assunto quella dimensione universalistica invocata dal suo gruppo.
In ordine al tema delle pensioni, ritiene essenziale procedere al più presto - d'intesa con le parti sociali e nella scia dell'accordo quadro raggiunto tra le stesse il 22 gennaio di quest'anno - ad una riforma strutturale del sistema previdenziale, come prospettato dallo stesso «Libro bianco» del Ministro Sacconi, al fine di riequilibrare la spesa pubblica e di porre fine a quel conflitto intergenerazionale iniziato nel 1995 con la «riforma Dini», garantendo altresì una migliore ripartizione delle risorse da destinare ad altri interventi di stampo sociale, a vantaggio di alcune categorie di soggetti particolarmente svantaggiati, come, ad esempio, i disabili ed i loro familiari, per la cui tutela non si è ancora riusciti ad individuare risorse finanziarie adeguate a sostenere l'intervento normativo in corso di esame da parte della XI Commissione.
Pur riconoscendo la necessità di rendere maggiormente sostenibile dal punto di vista finanziario il sistema di welfare, ritiene opportuno intraprendere valide politiche attive a favore del lavoro femminile, sottolineando come la recente decisione del Governo di innalzare i limiti di età pensionabile delle donne nel pubblico impiego

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debba essere collocata in un quadro più generale di revisione del mercato del lavoro, che accresca il sistema di tutele nei loro confronti.
Sul tema della riforma della pubblica amministrazione, pur riconoscendo alcuni positivi effetti prodotti nel breve termine dalla riforma posta in essere dal Ministro Brunetta, portata avanti nel segno dell'etica e della produttività del lavoro nel pubblico impiego, sottolinea che si è ancora in attesa di una sua più puntuale applicazione, soprattutto per quanto concerne la parte relativa ai riconoscimenti economici e normativi nei confronti dei pubblici dipendenti più capaci.
In conclusione, ritiene che il Governo prosegua ostinatamente in una sorta di «navigazione a vista», predisponendo interventi poco incisivi, dai quali si desume la volontà di attendere, in sostanza, gli eventi esterni futuri, come una eventuale ripresa economica, che tuttavia, almeno allo stato, appare assai improbabile.

Elisabetta RAMPI (PD), nel concordare con i rilievi svolti dai deputati del suo gruppo intervenuti nel dibattito, intende rilevare talune contraddizioni che ritiene si riscontrino all'interno del DPEF. In primo luogo, osserva che i dati sul deficit costringono, di fatto, il Governo ad ammettere la drammaticità della situazione, che era stata sinora negata anche con sterili accuse di catastrofismo nei confronti dell'opposizione. Sottolinea, inoltre, come le dichiarazioni rese in passato dal Ministro Tremonti, che garantiva che non avrebbe mai accettato ipotesi di condono fiscale, siano state clamorosamente smentite dall'approvazione di un emendamento al decreto-legge n. 78, che ha introdotto il cosiddetto «scudo fiscale».
Giudica, pertanto, molto seria la situazione di crisi in atto, che il Paese sconterà a partire dal 2010, come dimostrano i dati sul crollo del PIL, di fronte ai quali il Governo non appare opportunamente attrezzato ad intervenire. Rimarca, poi, come si registri una chiara ripresa dell'evasione fiscale, che genera un peggioramento dei conti pubblici ed una crescita delle disuguaglianze sociali: a suo avviso, pertanto, senza uno sforzo concreto, l'Esecutivo rischia di non riuscire a frenare il declino del «sistema Paese» nel suo complesso. Invita, dunque, la maggioranza a riflettere sulle misure da mettere in campo per rendere un servizio utile al settore produttivo ed occupazionale, puntando anche a risultati di breve respiro, soprattutto nel settore delle opere pubbliche, dove giudica preferibile realizzare piccole opere sul territorio piuttosto che opere «faraoniche» di dubbia utilità sociale.
Dopo avere espresso dubbi sull'opportunità della detassazione degli utili reinvestiti, che appare incongrua rispetto alla generalizzata mancanza di utili da parte delle imprese in questa fase di crisi, giudica insufficienti ed inadeguate le proposte contenute nel DPEF, che non si occupa neanche del rilevante problema dell'accesso al credito, il quale rappresenta uno dei pochi strumenti per consentire alle piccole e medie imprese di agganciare il «treno della ripresa» quando questo si presenterà. In conclusione, auspica che il Governo sappia invertire la rotta, puntando ad una ripresa duratura, che a suo avviso passa anche per il reperimento di risorse con il rafforzamento della lotta all'evasione fiscale e l'avvio di una seria politica di riduzione degli sprechi, soprattutto nella pubblica amministrazione.

Giuliano CAZZOLA (PdL) premette che il suo intervento, finalizzato sostanzialmente alla difesa del DPEF presentato dal Governo, intende dimostrare come la maggioranza non conti soltanto sulla forza dei numeri, ma abbia anche significativi argomenti di merito per sostenere la propria politica economica. In tal senso, osserva che il Documento traccia un percorso di lungo periodo, che tuttavia si fonda soprattutto sulla politica dei «piccoli passi», non essendo necessario pensare esclusivamente ai grandi interventi, in un quadro macroeconomico a legislazione invariata, sul quale peraltro impatta anche il decreto-legge n. 78, in corso di conversione da parte delle Camere. Fa notare, infatti, che gli effetti di tale decreto non prospettano

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un particolare mutamento del quadro macroeconomico, per cui contribuiranno a quella politica di sostegno ai settori vitali dell'economia, che l'Esecutivo sta perseguendo con serietà e senso di responsabilità. Nel prospettare, peraltro, l'opportunità che il Governo in autunno delinei la migliore strategia per adeguarsi alle modalità con le quali, nel frattempo, la crisi avrà esplicato i suoi effetti, osserva anche che appaiono non corrette le osservazioni svolte ieri da taluni deputati dei gruppi di opposizione in merito al presunto sforamento del deficit ereditato dal Governo Prodi nel 2006, in quanto quei dati includevano anche la cosiddetta «IVA auto», che fu messa in conto di quell'anno a causa di una sentenza comunitaria di condanna, al netto della quale l'incidenza sul PIL del deficit sarebbe stata molto più bassa.
Si sofferma, quindi, sui dati prodotti in questi giorni in ordine all'evasione fiscale, che devono indurre l'opposizione - a suo avviso - ad una maggiore cautela nelle dichiarazioni pubbliche, atteso che quei dati sono riferiti al 2007 e non al 2008. Ritiene, inoltre, non condivisibili le posizioni assunte ieri dal alcuni deputati in merito alla riforma del pubblico impiego, considerato che essa è frutto di una legge di delegazione che scade a fine anno e, pertanto, non appare errato prevederne gli effetti sin dal corrente DPEF. Invita, altresì, la Commissione a concentrarsi sugli effetti che lo stesso DPEF attribuisce all'IPCA, il nuovo indice di inflazione definito con l'accordo del gennaio scorso tra Governo e parti sociali, che dimostra che la scelta della sua introduzione non è stata punitiva per i lavoratori, il cui potere di acquisto risulta, semmai, ulteriormente salvaguardato.
Quanto alla questione della riforma previdenziale, dichiara il proprio convinto assenso rispetto all'iniziativa assunta dal Governo con la presentazione di un proprio emendamento al decreto-legge n. 78, rivendicando tuttavia il merito di avere presentato, la scorsa settimana, degli emendamenti meno rigorosi sotto il profilo normativo e che tutelavano maggiormente le donne. Nel ritenere positiva anche la soluzione strutturale individuata dal Governo con l'aggancio delle pensioni alle attese di vita, afferma di credere con forza nelle forme di pensionamento flessibile, giudicando opportuno che la stessa riforma si faccia carico di assicurare un carattere di solidarietà del sistema pensionistico, che è ormai venuto meno a seguito della cosiddetta «riforma Dini». Ritiene, peraltro, opportuno ristabilire principi di verità sull'innalzamento dell'età pensionistica delle donne nel pubblico impiego, evitando di portare portando all'attenzione pubblica - come avvenuto nella scorsa settimana - i dati riferiti alle pensioni INPS, ma citando anche quelli dell'INPDAP (oltre che di CTPS e CPDEL), più utilmente riferiti ai lavoratori dell'amministrazione pubblica. Nel rilevare come, da questi ultimi dati, emerga che la pensione delle donne nel pubblico impiego è mediamente più decorosa rispetto al settore privato, osserva che le vere differenze nel regime dell'INPS sono riconducibili alla diversità dell'anzianità contributiva media delle donne, di ben 15 anni inferiore a quella degli uomini. Per questa ragione, dunque, si dichiara contrario all'ipotesi di elevare l'età pensionistica delle donne nel settore privato, intervento peraltro non richiesto dall'Unione europea. Infine, ritiene poco utile intraprendere una battaglia ideologica sugli interventi in materia previdenziale e, in particolare, sui meccanismi di «aggancio automatico», atteso che la legge n. 247 del 2007, approvata nella scorsa legislatura in attuazione del Protocollo del luglio 2007, ha anch'essa introdotto finestre per la pensione di vecchiaia, che in precedenza non esistevano, e ha dimezzato le finestre di anzianità rispetto alla legislazione in quel momento vigente.

Silvano MOFFA, presidente e relatore, alla luce dell'articolato dibattito svolto sul DPEF, presenta una proposta di parere favorevole (vedi allegato 1), che illustra diffusamente.

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Comunica, inoltre, che è stata testé depositata una proposta alternativa di parere da parte dei deputati Damiano ed altri (vedi allegato 2).

Cesare DAMIANO (PD) preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere favorevole formulata dal relatore, mettendo anzitutto in luce una modalità di lavoro che, a suo giudizio, umilia il Parlamento, costringendolo a comprimere in poche ore un dibattito su temi di assoluto rilievo, anche a causa di un evidente ritardo nella presentazione del DPEF alle Camere. Fa presente, peraltro, che la contrarietà del suo gruppo si fonda su solide ragioni di merito, tra le quali richiama l'incapacità del Governo nel fronteggiare una situazione di difficoltà connessa alla crisi economica in atto, oggi drammaticamente evidenziata dal rapporto del CNEL, che ha prospettato il rischio che entro l'autunno si perdano circa 500 mila posti di lavoro. Pur rilevando che il Governo sembra finalmente accorgersi dell'attuale, grave, fase di crisi, paventa il rischio che esso non voglia tenerne conto nella propria azione di politica economica, in quanto appare incapace di dettare una visione di lungo periodo che fornisca risposte adeguate. Teme, pertanto, che per la stagione autunnale possano essere in arrivo brutte sorprese, non soltanto per il tessuto delle piccole e medie imprese, che risultano sempre più in difficoltà, ma anche per i grandi settori industriali, per i quali - senza un intervento che raddoppi la durata della CIGO - sembra ormai in via di definitiva conclusione l'utilizzo degli ammortizzatori sociali. Osserva, quindi, che il Governo ha finora inseguito una filosofia basata sul perseguimento della tenuta dei conti pubblici a detrimento di una politica di spesa espansiva; i dati del DPEF, tuttavia, sembrano dimostrare che la difesa dei saldi di bilancio è fallita e che si assiste a un grave deterioramento degli indicatori finanziari, pur in assenza di investimenti e di misure strutturali destinate allo sviluppo.
Passando al problema delle pensioni, ritiene che la politica dei «piccoli passi» evocata dal deputato Cazzola sia poco credibile di fronte all'emendamento che il Governo ha presentato per l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne nel pubblico impiego, il quale ha, di fatto, deriso la concertazione con le parti sociali. Ritiene che tale tema debba essere trattato con grande cautela, atteso anche che la Corte di giustizia europea non ha posto una questione di equiparazione dell'età tra uomini e donne, bensì di sostanziale parità nel trattamento economico di pensione. Riconosce, inoltre, che la cosiddetta «riforma Dini» ha fatto venir meno un elemento di solidarietà nel sistema previdenziale, sottolineando tuttavia che il Protocollo del luglio 2007 ha cercato di fronteggiare questa situazione, introducendo una serie di misure specifiche a tutela delle categorie più svantaggiate. Osserva, infatti, che per recuperare la flessibilità del sistema occorre avere una visione moderna del sistema pensionistico, che non si basi su uscite anagrafiche precostituite, bensì sulle condizioni concrete di vita dei soggetti interessati. Nell'augurarsi, pertanto, che il recente intervento del Governo non invogli ad un allargamento della riforma al settore privato, segnala altresì che la previsione di un adeguamento automatico delle pensioni sulla base delle aspettative di vita prescinde da qualsiasi forma di concertazione sociale e scarica in avanti il problema della tutela delle condizioni dei lavoratori coinvolti. In sostanza, giudica impensabile che un «colpo di mano» come quello realizzato dal Governo sarebbe stato accettato in passato senza un coinvolgimento delle parti sociali e ritiene che ciò possa arrecare soltanto un danno al sistema previdenziale, soprattutto se si sostiene di avere a cuore un sistema dinamico e non statico.
Ricorda poi che il suo gruppo, a più riprese, ha richiesto interventi efficaci per la tutela dei lavoratori precari; in questo senso, ritiene che il Governo debba domandarsi se la norma che ha previsto la copertura del 20 per cento della retribuzione dei collaboratori a monocommittenza

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non sia così restrittiva da produrre, alla fine, soltanto un numero limitato di richieste, che hanno riguardato circa 1.800 lavoratori. Al riguardo, infatti, teme che il Governo preferisca sostenere che il fenomeno dei lavoratori precari riguardi pochi casi, piuttosto che impegnarsi per affrontare il nucleo centrale del problema, che è rappresentato da una effettiva tutela di tali lavoratori.
Si sofferma, infine, sulla norma relativa alla chiusura forzosa del contenzioso nelle aziende partecipate, la cosiddetta norma «ammazza-precari», giudicando inaccettabile che una disposizione di legge possa sostituirsi ad un accordo raggiunto dalle parti sociali con la società Poste italiane, che aveva previsto la stabilizzazione dei lavoratori in cambio della rinuncia al contenzioso stesso.
In conclusione, ribadisce la valutazione negativa del suo gruppo sul DPEF nel suo complesso e sulla proposta di parere favorevole del relatore, rilevando come il confronto di questi giorni abbia avuto scarso successo, se è vero che nessuna delle proposte dei gruppi di opposizione è stata presa in considerazione dalla maggioranza.

Giovanni PALADINI (IdV) ritiene che la crisi in atto a livello mondiale abbia delle ricadute molto forti sull'Italia, dove si registrano i dati più pesanti dal dopoguerra ad oggi. Si tratta, a suo giudizio, di una crisi che incide negativamente sul potere d'acquisto dei lavoratori e delle loro famiglie, nei cui confronti il Governo ritiene di intervenire con misure che investono molteplici aspetti e che suscitano notevoli dubbi e perplessità.
Rileva, quindi, l'assoluta insufficienza delle risorse destinate agli ammortizzatori sociali, richiamando i dati forniti oggi dal CNEL, che prospettano la perdita di oltre 500 mila posti di lavoro. Al contempo, osserva che il Paese non ha ancora potuto vedere alcun risultato concreto dell'azione di Governo nei confronti della pubblica amministrazione, sulla cui efficienza lo stesso DPEF punta in modo particolare. Inoltre, restano - a suo avviso - invariati i problemi dei salari, del precariato e degli sprechi nel pubblico impiego, in un quadro che vede l'Italia priva di investimenti e, pertanto, collocata all'ultimo posto in Europa.
Paventa il rischio di una chiusura generalizzata di numerose piccole e medie imprese, che rappresentano il tessuto portante del sistema territoriale italiano, e che - se non sostenute adeguatamente - potrebbero giungere ad una crisi occupazionale di proporzioni drammatiche. Parimenti, invita la Commissione a riflettere sul tema dell'occupazione femminile, che non viene sviluppato coerentemente all'interno del Documento e che, invece, dovrebbe costituire uno dei nuclei centrali dell'azione di Governo. Si sofferma, infine, sull'argomento pensionistico, sottolineando come, in una situazione in cui crescono le disuguaglianze sociali, il Governo pensa di ignorare totalmente il principio solidaristico, presentando un emendamento penalizzante per le donne e che, in prospettiva, non rende assolutamente chiaro verso quale direzione si intende andare.
Per le ragioni esposte, preannuncia il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore.

Massimiliano FEDRIGA (LNP) si dichiara stupito e amareggiato per l'atteggiamento di pregiudiziale contrarietà al contenuto del DPEF, sinora tenuto dai gruppi di opposizione, che ritiene abbiano sollevato sterili obiezioni, senza avanzare alcuna valida proposta concreta, al di fuori di quella del cosiddetto «raddoppio» della CIGO. Ritiene, al contrario, che il Governo abbia saputo fronteggiare con determinazione la crisi in atto, con adeguati provvedimenti in materia di sostegno al reddito dei lavoratori, di aiuto alle imprese, di lotta all'evasione fiscale e di agevolazione nei confronti delle pubbliche amministrazioni locali, in un'ottica rivolta anche al soddisfacimento dei crediti delle piccole e medie imprese. Ritiene, peraltro, che siano necessarie profonde riforme strutturali, che sappiano guardare al di là della congiuntura economica attuale e delle correnti emergenze, soprattutto per

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quanto concerne la tematica degli ammortizzatori sociali, sulla quale occorrono decisioni concertate e largamente condivise. In proposito, intende comunque sottolineare con forza la necessità di rispettare alcune priorità nelle scelte da compiere su tali argomenti, considerato il quadro limitato di risorse finanziarie a disposizione. Per tale ragione, ritiene fondamentale, soprattutto in un periodo di crisi, salvaguardare prioritariamente i diritti dei lavoratori italiani, che, a differenza dei lavoratori immigrati, risultano, a suo giudizio, meno portati ad accettare alcuni tipi di lavori, soprattutto a certe condizioni particolarmente gravose.
In conclusione, nel rilevare l'esigenza di attuare incisivi interventi di riforma in materia di contrattazione territoriale di lavoro, nonché di fiscalità (anche attraverso una revisione degli studi di settore), e preso atto dell'efficacia delle misure d'urgenza predisposte dall'Esecutivo per fronteggiare la crisi, preannuncia il voto a favore del suo gruppo sulla proposta di parere formulata dal relatore.

Teresio DELFINO (UdC), intervenendo per dichiarare il voto del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, torna a ribadire un convinto dissenso sul DPEF presentato dal Governo alle Camere, affermando altresì di non condividere in modo assoluto le considerazioni testé espresse dal deputato Fedriga, secondo il quale i gruppi di opposizione non avrebbero avanzato alcuna proposta di merito. In proposito, rivendica, al contrario, il ruolo altamente propositivo svolto in più occasioni dal gruppo dell'UDC, soprattutto in materia di estensione di interventi a sostegno del reddito a favore dei lavoratori precari e di stabilizzazione dei lavoratori a tempo determinato della pubblica amministrazione. Nel sottolineare che la politica del Governo sembra continuare a svolgersi nel segno dell'assenza di qualsiasi tipo di concertazione, come testimoniato dall'articolo 19 del decreto-legge «anticrisi», rileva che il DPEF brilla per la mancanza assoluta di misure a sostegno delle famiglie, dei lavoratori, delle imprese e delle categorie più svantaggiate.
Nel ribadire, pertanto, il voto contrario del suo gruppo sulla proposta di parere del relatore, stigmatizza, infine, la visione politica complessiva del Documento, che tende a negare la crisi economica, rimandando ad un futuro ancora incerto la soluzione delle questioni più spinose, rispetto alle quali l'Esecutivo non ha fatto altro che adottare provvedimenti contraddittori e dal contenuto eterogeneo.

Silvano MOFFA, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, avverte che sarà ora posta in votazione la proposta di parere del relatore; nel caso della sua approvazione, risulterà conseguentemente preclusa la proposta alternativa di parere dei deputati Damiano ed altri.

La Commissione approva, quindi, la proposta di parere del relatore, risultando conseguentemente preclusa la proposta alternativa di parere dei deputati Damiano ed altri.

La seduta termina alle 17.10.

UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI

Mercoledì 22 luglio 2009.

L'ufficio di presidenza si è riunito dalle 17.10 alle 17.25.