CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 21 luglio 2009
206.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Martedì 21 luglio 2009. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI.

La seduta comincia alle 13.50

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e la Repubblica di Montenegro, dall'altra, con Allegati, Protocolli e Atto finale con dichiarazioni allegate, fatto a Lussemburgo il 15 ottobre 2007.
C. 2539 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano ALLASIA (LNP), relatore, sottolinea che l'Accordo di stabilizzazione e associazione (ASA), concluso il 15 ottobre 2007 tra la Comunità europea e i suoi Stati membri da un lato, e il Montenegro, dall'altro, sul quale la Commissione deve esprimere un parere alla III Commissione, rientra nella categoria degli accordi cosiddetti «misti», in quanto contengono disposizioni che interessano anche gli aspetti più propriamente politici, e quindi gli ordinamenti dei singoli Stati membri, dei quali è necessaria la ratifica. L'Accordo di stabilizzazione e di associazione tra le Comunità europee e i loro Stati membri, da una parte, e il Montenegro, dall'altra, oggetto del disegno di legge di ratifica in esame, è finalizzato ad integrare il Montenegro nel contesto politico ed economico europeo, anche nella prospettiva di una futura candidatura all'ingresso nell'Unione europea.

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L'Accordo è parte del processo di stabilizzazione e di associazione (PSA) previsto dalla comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento europeo del 26 maggio 1999, che contribuisce alla definizione della strategia comune dell'Unione nei confronti di cinque paesi dell'Europa sud-orientale (Bosnia-Erzegovina, Croazia, Repubblica federale di Jugoslavia - ridottasi nel frattempo alla Serbia dopo l'indipendenza del Montenegro e del Kosovo -, ex Repubblica jugoslava di Macedonia e Albania).
Il PSA prevede, oltre all'elaborazione di accordi di stabilizzazione e di associazione (ASA), lo sviluppo delle relazioni economiche e commerciali con la regione e al suo interno; lo sviluppo degli aiuti economici e finanziari già disponibili; l'aiuto al processo di democratizzazione, alla società civile, all'istruzione e allo sviluppo istituzionale; la cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni; lo sviluppo del dialogo politico.
Gli obiettivi principali degli ASA sono, in considerazione della situazione specifica di ciascun paese, il consolidamento della democrazia, dello Stato di diritto, dello sviluppo economico e della cooperazione regionale, la definizione di un quadro ufficiale per il dialogo politico a livello bilaterale e regionale, la formazione, una volta compiuti progressi sufficienti nella riforma dell'economia, di una o più zone di libero scambio, il sostegno alla cooperazione economica, sociale, civile e in settori quali l'istruzione, la scienza, la tecnologia, l'energia, l'ambiente e la cultura.
I princìpi generali concordati tra le Parti per l'attuazione dell'ASA sono: il rispetto dei princìpi democratici e dei diritti umani; il rispetto dei principi del diritto internazionale - con particolare riferimento alla piena collaborazione con il Tribunale delle Nazioni Unite per i crimini nella ex Jugoslavia - e dello Stato di diritto; il rispetto dei principi dell'economia di mercato e di quelli relativi alla promozione della pace e della stabilità a livello internazionale e regionale; lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, queste ultime da perseguire mediante progetti di comune interesse soprattutto nel campo della lotta al crimine organizzato, alla corruzione, al riciclaggio di denaro, all'immigrazione clandestina, ai traffici illegali di persone e di stupefacenti; la lotta contro ogni forma di terrorismo e contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa (Titolo I, articoli da 2 a 7).
Il Titolo II riguarda lo sviluppo del dialogo politico a livello bilaterale, multilaterale e regionale. Il dialogo politico bilaterale è mirato a facilitare la progressiva convergenza di posizioni sulle questioni internazionali, la cooperazione regionale e lo sviluppo di relazioni di buon vicinato, e a favorire la comunanza di vedute sulla sicurezza e la stabilità in Europa. Come più sopra ricordato, l'Accordo impegna il Montenegro a promuovere attivamente la cooperazione regionale, con il sostegno della Comunità (Titolo III). La cooperazione si attua attraverso la stipula di convenzioni con altri Paesi interessati che hanno già firmato un ASA al fine, tra l'altro, di favorire il dialogo politico, di instaurare una zona di libero scambio, di stabilire concessioni reciproche in tema di circolazione dei lavoratori, stabilimento, prestazione di servizi e circolazione di capitali. Il Montenegro si impegna inoltre ad avviare la cooperazione con gli altri Paesi interessati al PSA, oltre che con altri Paesi candidati all'adesione all'Unione europea.
Le disposizioni commerciali - rispetto alle quali va ricordato il precedente articolo 9, in cui si afferma la piena compatibilità dell'ASA con il quadro normativo dell'Organizzazione mondiale del commercio (WTO) - sono contenute nel titolo IV dell'Accordo. Sempre nel Titolo IV, ma con riferimento alle disposizioni comuni, l'ASA vieta naturalmente, a partire dall'entrata in vigore, la reintroduzione di dazi o misure ad effetto equivalente, come anche di restrizioni quantitative e di discriminazioni fiscali. L'ASA, inoltre, sarà compatibile con altri accordi di libero scambio o la partecipazione a unioni doganali

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del Montenegro, qualora ciò non alteri le condizioni commerciali dell'ASA stesso.
Nel Titolo V, riguardante la circolazione dei lavoratori, l'ASA stabilisce che i lavoratori cittadini di una Parte legalmente occupati nel territorio dell'altra Parte, nonché i loro familiari, non siano soggetti ad alcuna discriminazione basata sulla nazionalità, per quanto riguarda le condizioni di lavoro, di retribuzione e di licenziamento.
Al fine di avvicinare il Montenegro all'acquis communautaire, l'ASA prevede un graduale ravvicinamento della legislazione montenegrina a quella comunitaria (Titolo VI). Inizialmente, l'attenzione si concentrerà sul ravvicinamento negli elementi fondamentali del mercato interno e su alcune questioni commerciali. Con l'ausilio della Commissione europea, in un secondo momento il Montenegro si attiverà per colmare le restanti lacune, con particolare attenzione agli aspetti legislativi e applicativi delle leggi.
Il Titolo VII disciplina la cooperazione nel settore della giustizia e degli affari interni (GAI), mentre in materia di cooperazione finanziaria (Titolo IX) vengono stabilite norme per consentire al Montenegro di beneficiare di assistenza finanziaria da parte della Comunità sotto forma di sovvenzioni e di prestiti, compresi quelli concessi dalla Banca europea per gli investimenti.
A norma dell'articolo 133, la durata dell'Accordo è illimitata, salva la facoltà delle Parti di denunciarlo, con effetto sei mesi dopo la notifica, ovvero di sospenderne l'applicazione con effetto immediato, in caso di non applicazione di uno degli elementi essenziali di esso.
Il disegno di legge di ratifica dell'accordo in esame, infine, si compone di tre articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica e l'ordine di esecuzione dell'Accordo di stabilizzazione e associazione CE-Montenegro.
L'articolo 3 del disegno di legge, infine, dispone l'entrata in vigore della legge di autorizzazione alla ratifica per il giorno successivo alla sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.
Propone quindi di esprimere un parere favorevole.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri e il Regno del Marocco, fatto a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
C. 2541 Governo.

(Parere alla III Commissione).
(Esame e conclusione - Parere favorevole).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Stefano ALLASIA (LNP), relatore, illustra il provvedimento in esame, che dispone l'autorizzazione alla ratifica di un Accordo di cooperazione relativo a un Sistema globale di navigazione satellitare (Global Navigation Satellite System-GNSS) ad uso civile tra la Comunità europea e i suoi Stati membri, da una parte, e il Regno del Marocco, dall'altra, stipulato a Bruxelles il 12 dicembre 2006.
L'Accordo appartiene alla categoria degli accordi «misti», cioè conclusi nei settori di competenze concorrenti dalla Comunità europea e sottoposti successivamente per la ratifica anche agli Stati membri. L'Accordo Ue-Marocco è, in ordine cronologico, l'ultimo dei sei accordi stipulati nella stessa materia dall'Unione europea, nessuno dei quali fino ad ora entrato in vigore. L'Accordo risulta a tutt'oggi ratificato da 18 Stati membri della UE; mancano le ratifiche sia della controparte marocchina sia della Comunità europea.
Ricorda che la politica europea di navigazione satellitare è finalizzata a mettere

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a disposizione dell'Unione europea due sistemi di navigazione satellitare (GNSS). Tali sistemi sono realizzati rispettivamente dai programmi EGNOS e GALILEO. Ciascuna delle due infrastrutture comprende satelliti e stazioni terrestri. Il programma GALILEO mira a realizzare la prima infrastruttura mondiale di navigazione e posizionamento via satellite concepita espressamente per scopi civili ed è completamente indipendente dagli altri sistemi già realizzati o che potrebbero essere sviluppati nel resto del mondo. Il programma comprende una fase di definizione, una fase di sviluppo, una fase costitutiva e una fase operativa. La fase costitutiva concludersi nel 2013 di modo che il sistema possa essere operativo a metà di quell'anno. Le fasi di definizione e sviluppo, che rappresentano la parte del programma dedicata alla ricerca, sono state finanziate dal bilancio comunitario per le reti transeuropee. La fase costitutiva dovrà essere finanziata integralmente dalla Comunità europea in mancanza di un impegno concreto del settore privato. La fase operativa di sfruttamento del sistema potrà essere oggetto di contratti di concessione di servizi o di appalti pubblici di servizi con il settore privato.
Il programma EGNOS punta a migliorare la qualità dei segnali del sistema statunitense GPS e del sistema russo GLONASS al fine di garantirne l'affidabilità su una vasta area geografica.
La relazione illustrativa sottolinea che GALILEO consentirà la collaborazione tra Unione europea e Marocco in molteplici ambiti quali scienza, tecnologia, ambiente, energia, industria, agricoltura e pesca, che sono gli stessi previsti nell'Accordo euro-mediterraneo di associazione (in vigore dal 1o marzo 2000) che rappresenta la principale cornice di riferimento delle relazioni bilaterali.
L'Accordo tra la Comunità europea e il Regno del Marocco è composto da 18 articoli.
L'articolo 1 dichiara che scopo dell'Accordo è quello di facilitare e migliorare la cooperazione fra le due Parti in riferimento al sistema di navigazione satellitare civile. L'articolo 2 fornisce la definizione di alcuni termini contenuti nell'Accordo. L'articolo 3 elenca i principi che le Parti si impegnano ad applicare nella cooperazione, tra i quali: il reciproco vantaggio basato su un equilibrio generale di diritti e obblighi, compresi i contributi e le remunerazioni; la partnership nel programma GALILEO; la reciprocità nell'offerta di opportunità per realizzare attività di cooperazione per usi civili; lo scambio di informazioni attinenti alle attività di cooperazione e la tutela dei diritti di proprietà intellettuale; il libero accesso ai servizi di navigazione satellitare e il libero scambio di apparecchiature GNSS nei territori delle Parti.
L'ambito e la tipologia della cooperazione nel settore della navigazione e della sincronizzazione satellitare sono definiti negli articoli 4 e 5. Si tratta di ricerca scientifica, produzione industriale, formazione, sviluppo dei servizi e del mercato, commercio, aspetti legati al sistema, certificazione e protezione dello stesso. L'eventuale estensione della cooperazione ad altri settori specifici - quali beni sensibili sottoposti a misure di controllo dell'esportazione, crittografia e tecnologie di sicurezza dell'informazione, scambio di informazioni classificate sulla navigazione satellitare - potrà essere oggetto di accordi separati tra le Parti.
L'articolo 6 impegna le Parti a continuare nella cooperazione, già avviata in seno all'UIT (Unione internazionale delle telecomunicazioni) nel campo dello spettro-radio, con particolare riguardo alla ricerca e all'eliminazione delle interferenze. Con l'articolo 7 le Parti si impegnano a promuovere attività comuni di ricerca nel campo del GNSS, soprattutto per i suoi futuri sviluppi per uso civile, anche attraverso l'utilizzo del programma-quadro della Comunità europea per la ricerca e lo sviluppo e dei programmi di ricerca dell'Agenzia spaziale europea, nonché dei programmi a cura delle competenti agenzie marocchine.
In base agli articoli 8 e 9, le Parti si impegnano a sostenere la cooperazione tra le rispettive industrie, anche ricorrendo

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allo strumento della joint venture, nonché il commercio e gli investimenti nelle infrastrutture di navigazione satellitare. Le parti, inoltre, sono impegnate a sensibilizzare il pubblico nelle attività di navigazione satellitare e a individuare e rimuovere gli ostacoli che si possono frapporre all'espansione delle applicazioni GNSS. Più in particolare, poi, il comma 2 dell'articolo 8 prevede una efficace tutela dei diritti di proprietà intellettuale industriale e commerciale correlati allo sviluppo del sistema GALILEO, conformemente agli standard internazionali più elevati; il comma 3 dell'articolo 8, stabilisce che le esportazioni di beni e tecnologie «sensibili» dal Marocco verso Paesi terzi siano sottoposte, ove previsto, all'autorizzazione preventiva dell'Autorità per la sicurezza del programma GALILEO.
In base all'articolo 10, le Parti riconoscono il valore di un approccio coordinato in seno agli organismi internazionali di normalizzazione e certificazione. Esse sostengono lo sviluppo di norme GALILEO e ne promuovono l'applicazione su scala mondiale; le Parti sono chiamate a cooperare in tutte le questioni attinenti al GNSS nell'ambito dell'Organizzazione internazionale dell'aviazione civile, dell'Organizzazione marittima internazionale e dell'Unione internazionale comunicazioni e ad adottare le misure che permettano la piena utilizzazione di Galileo nel proprio territorio.
Ai sensi dell'articolo 11 le Parti collaborano nello sviluppo di sistemi terrestri di potenziamento GNSS che garantiscano l'integrità del segnale. Con l'articolo 12, sulla sicurezza, le Parti si impegnano a proteggere i sistemi globali di navigazione satellitare contro ogni abuso, interferenza, interruzione ed atto ostile e prendono tutte le iniziative praticabili per garantire qualità, continuità e sicurezza dei servizi di navigazione satellitare e delle relative infrastrutture sul loro territorio. Dopo l'articolo 13, dedicato alla cooperazione delle Parti in materia di responsabilità e di recupero dei costi, l'articolo 14 indica nel Governo marocchino e nella Commissione europea le istituzioni preposte al coordinamento delle attività di cooperazione di cui all'Accordo, incaricandole di definire i meccanismi di cooperazione per la sua gestione, secondo i princìpi dell'Accordo di associazione euro-mediterraneo del marzo 2000. L'articolo 15, stabilisce che l'entità e le modalità del contributo del Marocco al programma GALILEO saranno oggetto di un accordo distinto. Ai programmi di cooperazione, conclusi in virtù dell'Accordo, si applicheranno i princìpi della libera circolazione di merci, persone, servizi e capitali, sulla base del predetto Accordo euro-mediterraneo di associazione del marzo 2000.
Ai sensi dell'articolo 16 le Parti incoraggiano lo scambio di informazioni - anche tra imprese - e si impegnano a istituire punti di contatto allo scopo di dare effettiva attuazione alle disposizioni dell'Accordo.
In ordine alle eventuali controversie inerenti l'interpretazione o l'applicazione dell'Accordo le Parti, ai sensi dell'articolo 17, privilegiano una soluzione in via amichevole; è altresì previsto il ricorso eventuale al meccanismo di composizione di cui all'articolo 86 del più volte ricordato Accordo di associazione o a quello previsto dall'Organizzazione mondiale del commercio.
L'articolo 18, infine, contiene le clausole finali sull'entrata in vigore, la denuncia e la durata dell'Accordo, prevista in cinque anni, e con possibilità di proroga automatica per ulteriori periodi di cinque anni. L'eventuale denuncia dell'Accordo dovrà essere inoltrata per iscritto con almeno tre mesi di preavviso. L'Accordo potrà inoltre essere modificato mediante intesa scritta tra le Parti.
Il disegno di legge di ratifica dell'Accordo consta di tre articoli: i primi due recano, rispettivamente, l'autorizzazione alla ratifica dell'Accordo tra Comunità europea e Regno del Marocco relativo a un sistema globale di navigazione satellitare ad uso civile, e il relativo ordine di esecuzione; l'articolo 3 dispone l'entrata in

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vigore della legge per il giorno successivo alla sua pubblicazione in Gazzetta Ufficiale.
La relazione illustrativa al disegno di legge precisa che dalla ratifica dell'Accordo non derivano nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio dello Stato in quanto gli stessi risultano a carico del Programma GALILEO, finanziato da parte italiana attraverso il contributo che l'Agenzia spaziale italiana versa all'Agenzia spaziale europea (ESA).
In relazione a quanto già deliberato dalla Commissione per accordi aventi analogo contenuto, propone di esprimere un parere favorevole sul disegno di ratifica in esame.

Laura FRONER (PD), a nome del proprio gruppo, dichiara voto favorevole.

La Commissione approva la proposta di parere del relatore.

Andrea GIBELLI, presidente, propone di sospendere brevemente la seduta prima di passare al successivo punto all'ordine del giorno.

La Commissione concorda.

La seduta, sospesa alle 14.05, è ripresa alle 14.45.

Documento di programmazione economico-finanziaria relativo alla manovra di finanza pubblica per gli anni 2010-2013.
Doc. LVII, n. 2.

(Parere alla V Commissione).
(Esame e rinvio).

La Commissione inizia l'esame del provvedimento in oggetto.

Enzo RAISI (PdL), relatore, sottolinea che il DPEF 2010-2013, approvato dal Consiglio dei ministri il 15 luglio 2009, reca il nuovo quadro di finanza pubblica per il periodo 2009-2013, aggiornato alla luce delle nuove previsioni di carattere macroeconomico, nelle quali, pur in un quadro di prospettive tuttora incerte, si evidenziano segnali di attenuazione delle spinte recessive; ciò anche a seguito delle misure adottate tra la fine del 2008 ed i primi mesi del 2009, per fronteggiare la crisi economica.
A tali misure si aggiunge il più recente provvedimento anticrisi, costituito dal decreto-legge 1o luglio 2009 n. 78 con il quale, come precisato nel DPEF, sono previsti impieghi per circa 11,5 miliardi negli anni 2009-2012, mediante utilizzo di quota parte delle maggiori entrate e delle minori spese legate al decreto stesso, con effetti neutrali sulla finanza pubblica.
La contrazione della crescita economica e il deterioramento del clima di fiducia di consumatori e imprese dovuto agli effetti della crisi economico-finanziaria iniziata negli Stati Uniti nel 2007 si è riverberata rapidamente sulle altre economie avanzate nel 2008. La crisi si è acuita all'inizio del 2009, anche a causa del crollo del commercio internazionale, il più profondo registrato dal secondo dopoguerra, che secondo le elaborazioni del DPEF sarà pari a -16,2 per cento. Per contrastare gli effetti della crisi le autorità politiche e monetarie dei paesi industrializzati hanno adottato manovre di bilancio antirecessive e misure straordinarie di iniezione di liquidità dirette a stabilizzare i sistemi bancari e finanziari. Nell'area dell'euro, la Commissione ha adottato il Piano europeo di ripresa economica (European Economic Recovery Plan) nel dicembre 2008, prevedendo interventi di stimolo dell'economia complessivamente pari all'1,5 per cento del prodotto dell'area, volti a rilanciare la domanda anche attraverso l'erogazione di un sostegno di bilancio. La Banca centrale europea ha progressivamente ridotto il tasso di riferimento fino ad abbassarlo all'1 per cento. La riduzione del PIL nell'UEM sarà pari a -4,7 per cento nel 2009, per poi crescere lentamente nel 2010 di un 0,2 per cento e stabilizzarsi su livelli medi prossimi al 2 per cento nel triennio successivo. Nonostante le misure adottate dai vari governi, preoccupante

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permane la situazione del mercato del lavoro: nell'area dell'euro il tasso di disoccupazione ha fatto registrare un ulteriore peggioramento congiunturale. Il DPEF peraltro sottolinea come la velocità di peggioramento della crescita possa aver raggiunto il picco nel primo trimestre dell'anno in corso. Vi è pertanto una attenuazione delle spinte recessive, pur in un quadro caratterizzato da elevata incertezza sulle prospettive economiche. Per il 2009 il PIL è stimato ridursi del -5,2 per cento, rispetto al -4,2 per cento indicato nella Relazione unificata sull'economia e la finanza pubblica (RUEF) presentata nell'aprile scorso.
Una inversione del ciclo è prevista a partire dal 2010, anno nel quale il prodotto dovrebbe ricominciare a crescere ad un tasso pari allo 0,5 per cento; i consumi finali sono complessivamente previsti in calo dell'1,5 per cento, cui tuttavia dovrebbe seguire una crescita dello 0,3 per cento nel 2010, che continuerà negli anni seguenti.
La contrazione della crescita attesa per il 2009 è ascrivibile altresì alla riduzione degli investimenti fissi lordi (-11,6 per cento). La riduzione stimata tiene conto delle agevolazioni fiscali di detassazione degli acquisti dei beni di investimento delle imprese previste dal decreto-legge n. 78 del 2009 con effetti dalla seconda metà del 2009, che contribuirebbero a un rialzo degli investimenti a partire dal 2010; il tasso di disoccupazione subirà un aumento sia nel 2009 (+8,8 per cento) che nel 2010 (+8,9 per cento).
Il DPEF sottolinea come l'economia italiana si presenti meno esposta ai fattori specifici della crisi finanziaria, grazie ad alcune caratteristiche strutturali quali il ridotto indebitamento delle famiglie rispetto alla media dell'area dell'euro; la minore vulnerabilità del settore immobiliare; una redditività del settore bancario superiore agli altri paesi dell'area dell'euro.
Rispetto alle strategie di contrasto adottate negli altri paesi industrializzati, il DPEF afferma che in Italia, vi è stata una minor necessità di intervenire a sostegno del sistema finanziario. In ragione di ciò il piano in funzione anticrisi, attivato con una pluralità di strumenti e sviluppato in fasi successive, ha operato secondo una pluralità di linee di indirizzo: normalizzazione delle condizioni operative del sistema finanziario e del credito all'economia; allargamento della copertura degli ammortizzatori sociali per ridurre l'impatto negativo della crisi; rafforzamento degli investimenti pubblici e sostegno al sistema sociale e produttivo.
Secondo quanto riportato dal DPEF, in termini finanziari, escludendo gli interventi a favore del settore bancario e il più recente decreto-legge n. 78 del 2009, il piano anticrisi ha reperito un ammontare di risorse lorde pari a circa 27,3 miliardi per il quadriennio 2008-2011; in considerazione dei vincoli di bilancio gravanti sul nostro Paese, tali interventi sono stati adottati curandone un impatto finale il più possibile neutrale sui saldi di finanza pubblica, attraverso l'utilizzo di coperture recate nei provvedimenti di intervento, ovvero con riallocazione di risorse già disponibili.
In conseguenza del protrarsi della situazione congiunturale negativa, il DPEF 2010-2013, oltre a stimare una ulteriore contrazione della crescita del PIL nel 2009 (-5,2 per cento), rivede al ribasso anche l'obiettivo di indebitamento netto, fissandolo al 5,3 per cento del PIL per il 2009. Il valore dell'indebitamento netto stimato per il 2009 risulta da un peggioramento del saldo primario, che scende ad un valore negativo di 0,4 per cento del PIL. La spesa per interessi si mantiene sostanzialmente stabile, pari al 5,0 per cento.
Il Documento evidenzia inoltre che sul peggioramento del deficit 2009 rispetto alle stime della RUEF ha inciso, in parte, anche l'impegno assunto da parte del Governo di accelerare i pagamenti dei debiti della Pubblica Amministrazione nei confronti delle imprese, che ha comportato un incremento delle dotazioni di cassa nel disegno di legge di assestamento per il 2009.

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Occorre mettere in rilievo che Il peggioramento dei saldi di finanza pubblica nel 2009 coinvolge tutti i paese dell'area dell'euro come si evince dalla tabella:

Indebitamento netto delle P.A. 2009-2010
(per cento del PIL)

 UE
maggio
2009
OCSE
giugno
2009
FMI
aprile
2009
 2009 2010 2009 2010 2009 2010
Italia-4,5 -4,8-5,3 -5,8 -5,4 -5,9
Francia-6,6 -7,0 -6,7 -7,9 -6,2 -6,5
Spagna-8,6 -9,8 -9,1 -9,6 - -
Germania-3,9 -5,9 -3,7 -6,2 -4,7 -6,1
Area euro-5,3 -6,5 -5,6 -7,0 -5,4 -6,1
Regno unito-11,5 -13,8 12,8 -14,0 -9,8 -10,9
Usa-12,1 -14,2 -10,2 -11,2 -13,6 -9,7
Giappone-6,7 -8,7 -7,8 -8,7 -9,9 -9,8

Infine, per quanto attiene al rapporto debito pubblico/PIL, la previsione per il 2009 è fissata al 115,3 per cento.
Il quadro tendenziale dei conti di finanza pubblica prospetta per il 2010 un indebitamento netto pari al 5 per cento del PIL, in miglioramento di 0,3 per cento rispetto al livello di deficit fissato per il 2009.
Il livello dell'indebitamento netto nel 2010 risulterebbe da una previsione di avanzo primario pari allo 0,2 per cento del PIL (in miglioramento di 0,6 punti rispetto al 2009), e da una spesa per interessi pari al 5,1 per cento del PIL. Per gli anni successivi, il quadro tendenziale evidenzia una discesa progressiva dell'indebitamento netto che si mantiene peraltro ampiamente al di sopra del livello del 3 per cento per tutto il periodo. Il DPEF sottolinea che in tale periodo il profilo dell'indebitamento risulta condizionato da un peso crescente della spesa per interessi, la cui incidenza passa dal 5,1 per cento del PIL del 2010 al 6,0 nel 2013.
Il percorso di risanamento finanziario è previsto a partire dal miglioramento della fase congiunturale. Il quadro programmatico di finanza pubblica conferma pertanto per il 2010 il livello di indebitamento tendenziale, mentre per gli anni successivi gli obiettivi programmatici evidenziano una riduzione progressiva del deficit che dal 5,0 per cento del 2010 scende al di sotto della soglia del 3 per cento nel 2012.
Tenuto conto dell'andamento tendenziale, i nuovi obiettivi finanziari individuano dunque una manovra correttiva sul saldo primario pari, in termini cumulati, a circa l'1,2 per cento del PIL nel triennio 2011-2013.
Il DPEF prevede che le manovre correttive dovranno privilegiare interventi non peggiorativi della pressione fiscale verso i settori economici operanti nel rispetto delle regole, nonché interventi non riduttivi del livello dei servizi alla collettività, bensì finalizzati all'efficienza e all'ottimizzazione dell'impiego delle risorse. A tal fine, il DPEF prevede, dal lato dell'entrata, il rafforzamento delle forme di contrasto all'evasione e all'elusione fiscale e, dal lato della spesa, il completamento del risanamento dei budget sanitari delle Regioni in disavanzo, anche attraverso la fissazione di costi standard dei servizi pubblici.
Relativamente alla spesa per prestazioni sociali, il DPEF ritiene necessario un confronto con le parti sociali al fine di possibili percorsi di contenimento della spesa pensionistica.
Infine, per ciò che attiene il bilancio dello Stato, il DPEF fissa l'obiettivo del saldo netto da finanziare, al netto delle

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regolazioni contabili e debitorie, in 61,4 miliardi di euro nel 2010, 48,1 miliardi nel 2011 e 40,6 nel 2012.
Per quanto concerne l'evoluzione del rapporto debito pubblico/PIL, il quadro tendenziale evidenzia, in relazione al ridimensionamento della crescita dell'economia, un incremento più accentuato di quanto stimato ad aprile nella RUEF, attestandosi a 118,2 per cento nel 2010, superiore di quasi 3 punti percentuali rispetto al 2009. A partire dal 2011, nel profilo programmatico, il debito pubblico dovrebbe tornare a ridursi, fino a collocarsi al 114,1 per cento nel 2013.
Per quanto concerne più specificamente gli ambiti di competenza della X Commissione, i dati salienti sulla politica perseguita del Ministero dello sviluppo economico sono forniti dall'allegato 2 al DPEF; il documento segnala che in Italia alla minore dinamica generale dell'economia rispetto alla media europea si aggiunge un permanente divario di sviluppo territoriale nelle aree del Paese, soprattutto in termini di reddito pro capite e tasso di occupazione, con maggiore flessione al Sud del prodotto lordo (-1,3 rispetto al -1 del Centro-Nord) mentre le ripercussioni sul mercato del lavoro nel 2009 hanno cominciato a estendersi anche al centro nord; correlativamente è aumentato notevolmente, a partire dagli ultimi mesi del 2008, il ricorso alla CIG.
Nel corso dell'ultimo anno, quindi, la politica regionale volta allo sviluppo e al riequilibrio dei territori si è dovuta fare carico anche di misure di natura anticiclica.
Le principali misure anticrisi individuate dal Governo italiano si inseriscono nel quadro delineato dal Piano europeo per la ripresa economica; parte della massa complessiva delle risorse per il contrasto alla crisi proviene dalle risorse aggiuntive per il riequilibrio dello sviluppo, riorientate in funzione anticongiunturale. Tra gli interventi che hanno trovato copertura finanziaria nell'ambito del Fondo per le aree sottoutilizzate si trovano l'incremento del Fondo sociale per l'occupazione e la formazione (per 4 mld. di euro) e la creazione del Fondo strategico per il paese a sostegno dell'economia reale (per 9,05 mld. di euro, di cui circa 4 destinati all'Abruzzo).
Tra le misure volte ad agevolare l'accesso al credito delle piccole e medie imprese, si segnala il Fondo di garanzia per le PMI, di recente rifinanziato fino a 450 milioni di euro con il decreto-legge n. 185 del 2009 e quindi con il decreto-legge n. 5 del 2009 per 1,2 mld. di euro, di cui 10 milioni riservati alle imprese operanti nei settori della concia, del tessile e delle calzature.
Lo sforzo in prospettiva per i prossimi anni sarà concentrato nel migliorare la dotazione di infrastrutture e la competitività dei territori, catalizzando le risorse intorno ad azioni bene identificate a causa della carenza di risorse e accrescendo la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti. A tale fine sono disponibili strumenti quali il sistema degli Obiettivi di Servizio che premia con 3 miliardi di euro le regioni del Mezzogiorno che conseguono adeguati livelli di servizio ai cittadini nei quattro ambiti dell'istruzione, cura all'infanzia e agli anziani, rifiuti urbani e acqua, e le cui risorse, stanziate nel 2007, prevedono un'assegnazione intermedia al novembre 2009 e una finale al 2013.
L'istituzione delle zone franche urbane (ZFU) con le leggi finanziarie 2007 e 2008 dota il Paese di aree in cui attivare un regime di forte defiscalizzazione; le 22 ZFU individuate dal MISE sono state approvate nella seduta del CIPE dell'8 maggio 2009 e sono attualmente in fase di notifica alla Commissione europea; il finanziamento disponibile è pari a 50 milioni di euro per il primo biennio.
Il Ministero ritiene infine importante dare continuità all'attività di promozione dei programmi di innovazione industriale nei settori strategici per lo sviluppo del Paese, puntando fortemente sulla valorizzazione degli asset intangibili (alta formazione, brevetti, progettazione e design) e sostenendo la partecipazione alle reti di impresa, anche con idonee misure fiscali.
L'internazionalizzazione delle imprese italiane e il supporto alle esportazioni sono ritenute dal Governo azioni prioritarie per contribuire, con l'apertura di nuovi mercati, all'uscita dalla recessione; infine, il Governo proseguirà la sua

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azione di protezione della proprietà industriale e di contrasto alla contraffazione per perseguire strategie di valorizzazione e tutela del made in Italy.

Andrea GIBELLI, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.10.

AVVERTENZA

Il seguente punto all'ordine del giorno non è stato trattato:

SEDE CONSULTIVA

Legge comunitaria 2009.
Esame emendamenti C. 2449 Governo.