CAMERA DEI DEPUTATI
Martedì 7 luglio 2009
198.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Giunta per le autorizzazioni
COMUNICATO
Pag. 8

Martedì 7 luglio 2009. - Presidenza del presidente Pierluigi CASTAGNETTI.

La seduta comincia alle 13.

ESAME DI UNA DOMANDA DI DELIBERAZIONE IN MATERIA D'INSINDACABILITÀ

Richiesta di deliberazione in materia di insindacabilità avanzata dal deputato Andrea Ronchi nell'ambito di un procedimento civile pendente presso l'autorità giudiziaria di Milano (atto di citazione dell'U.CO.I.I.).
(Seguito dell'esame e conclusione).

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, prima di dare la parola al relatore fa presente che l'avvocato difensore dell'UCOII, del foro di Milano, ha fatto pervenire del materiale documentale volto a dimostrare le pretese inesattezze nelle dichiarazioni del ministro Ronchi. Tale documentazione è a disposizione del relatore e dei componenti. Da essa si evince, secondo il predetto avvocato, che in realtà l'U.CO.I.I. sarebbe un'organizzazione tutta dedita alla promozione del dialogo interreligioso e all'integrazione pacifica delle comunità musulmane nel tessuto sociale italiano. Personalmente non ha motivo di dubitare dell'autenticità del materiale proposto e della verità dei contenuti. La dialettica politica e sociale che ha coinvolto l'U.CO.I.I. non è sussumibile sotto un solo segno.
Deve tuttavia ricordare che, con riguardo al caso della collega Souad Sbai - ben presente ai componenti perché citato anche nella scorsa seduta - fu svolta un'istruttoria che portò all'acquisizione della relazione del Ministero dell'interno sull'Islam in Italia. A pagina 30 di tale relazione si legge testualmente, a proposito dell'adesione dell'U.CO.I.I. alla Carta dei valori, che: «Dopo ripetute richieste [all'U.CO.I.I.] esplicite da parte del Consiglio scientifico della Consulta per l'Islam in Italia, perché avesse luogo una presa di posizione ufficiale - di qualunque tipo - l'U.CO.I.I. ha elaborato e diramato un comunicato ufficiale nel quale si rivendicava il ruolo dell'organizzazione nell'elaborazione della Carta dei valori ma si aggiungevano rilievi che riflettevano un consenso parziale e delle riserve esplicite. Si diceva nel comunicato che la Carta dei valori non sostituisce i principi costituzionali e, non essendo testo sacro "riteniamo che in futuro la si possa migliorare, integrare e modificare". In altri termini se ne sminuiva il significato complessivo evitando

Pag. 9

accuratamente di pronunciarsi in modo adesivo ai suoi contenuti. Ciò ha posto l'U.CO.I.I. in una posizione di ulteriore polemica con altre associazioni islamiche e con componenti della Consulta e ha comportato la sua autoesclusione dal progetto di diffusione e distribuzione della Carta dei valori che intanto si andava dispiegando a livello nazionale».
Tanto gli pare doveroso ricordare a tutela della reputazione di serietà e rigore istruttorio dei lavori della Giunta, l'oggetto del cui esame resta comunque solo il nesso con le funzioni parlamentari delle dichiarazioni contestate e non il loro merito.

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, ringrazia il Presidente per la citazione del documento ministeriale e premette che l'atto di citazione notificato al ministro Ronchi gli pare infondato nel merito, giacché in esso ci si duole di due affermazioni vere, quella per cui l'UCOII non riconosce la legittimità dello Stato di Israele e quella secondo cui la medesima unione islamica non ha sottoscritto pienamente la Carta dei valori. Al proposito cita un ulteriore passo della menzionata relazione, secondo cui «l'UCOII è al centro di polemiche e discussioni dentro e fuori l'area islamica. Se ne è contestata in primo luogo l'asserita rappresentatività, perché non se ne conoscono le effettive dimensioni, e perché l'organizzazione cui i suoi dirigenti fanno riferimento sembra essere una tipica 'organizzazione leggera', con adesioni generiche, e senza quegli organismi solidi e verificabili che certifichino la consistenza dell'insediamento sociale. Inoltre, l'UCOII è contestata per l'ambiguità dei suoi orientamenti su problemi centrali nei rapporti tra Islam, Stato e società civile in Occidente, e su questioni internazionali soprattutto relative al conflitto tra Israele e mondo arabo. Vi sono state prese di posizione dell'UCOII, come un manifesto pubblicato nell'agosto del 2006, che assimilava Israele al nazismo e negava la unicità della Shoà e che il Ministero dell'interno ha giudicato 'potenzialmente produttivo di ostilità e intolleranza nei confronti della comunità ebraica'. Ciò ha rafforzato le voci che da più parti indicano nei Fratelli Musulmani una delle organizzazioni di riferimento dell'UCOII. Più in genere l'UCOII, stando anche alle critiche di altre organizzazioni musulmane, si è dimostrata spesso orientata verso un Islam poco moderno, su temi come quelli del burqa, dell'eguaglianza tra uomo e donna, sulla poligamia, sull'educazione dei giovani, e via di seguito. Queste tendenza hanno provocato polemiche e contrasti non soltanto nella società civile, contribuendo ad accrescere la diffidenza verso l'Islam, ma anche con altre organizzazioni islamiche che individuano nell'UCOII il punto debole che impedisce una integrazione piena e leale dei musulmani nella società italiana». Peraltro e più in generale, ritiene che il ministro Ronchi non avrebbe potuto precostituirsi atti parlamentari tipici il cui contenuto poi divulgare: un membro del Governo infatti non può attribuirsi proposte di legge o emendamenti né, com'è ovvio, presentare atti di sindacato ispettivo. È per questo che, al fine di non incorrere in paradossali discriminazioni rispetto a parlamentari senza incarichi di governo, al ministro Ronchi deve essere riconosciuta l'insindacabilità per affermazioni che in questo caso, oltretutto, attengono a critiche oggettive.

Marilena SAMPERI (PD) torna, come già fece nella scorsa seduta, a sottolineare che nell'istanza di insindacabilità il ministro Ronchi cita atti tipici del suo mandato di deputato. Lo stesso ministro Ronchi, nel corso del suo intervento in questa sede, riconobbe l'inesattezza di quell'indicazione.

Antonino LO PRESTI (PdL), relatore, interloquendo, osserva che si tratta di una contraddizione solo apparente, giacché evidentemente l'interessato si riferiva agli atti della collega Sbai e alla relazione ministeriale acquisita agli atti parlamentari.

Marilena SAMPERI (PD) non riesce a trovare probante il chiarimento testé offertole

Pag. 10

dal relatore. Il caso della deputata Sbai è del tutto diverso, poiché costei aveva condotto in Parlamento la sua battaglia contro l'integralismo islamico con proposte di legge, interrogazioni e interventi in Assemblea. Non è poi vero che un ministro parlamentare non possa svolgere atti tipici: può ad esempio sottoscrivere disegni di legge governativi, per i profili di competenza del proprio dicastero, e relazioni al Parlamento, nonché esprimere pareri su emendamenti e quant'altro. Anche in ossequio allo spirito del documento sui criteri generali di applicazione dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, approvato dalla Giunta lo scorso gennaio, voterà contro la proposta del relatore.

Federico PALOMBA (IdV) osserva che non si tratta in questa sede di condividere o meno le opinioni del ministro Ronchi: personalmente le trova in gran parte esatte. I rapporti tra Islam e democrazia sono complessi e incerti; l'UCOII è certamente un'associazione che deve assumere posizioni più chiare; la situazione del mondo islamico è densa di elementi di preoccupazione, dall'Afghanistan all'Iran, al fondamentalismo pakistano e a quello iracheno. Ma non è questo il tema dell'odierna discussione, altrimenti di qui si potrebbe passare all'analisi di ulteriori profili politici di merito, che non sono invece in discussione. Come sempre, all'ordine del giorno c'è l'applicazione, richiesta dall'interessato, dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Evidentemente, non basta l'attualità politico-parlamentare dell'argomento né basta la generica comunanza d'argomenti con una precedente istanza di insindacabilità. Voterà contro la proposta del relatore.

Donatella FERRANTI (PD), sottolineando che un ministro ha molte possibilità di intervento in Parlamento, si dichiara comprensiva dello sforzo del relatore di ricondurre i fatti all'insindacabilità parlamentare ma non può condividerne gli argomenti giuridici. Voterà per la sindacabilità.

Matteo BRIGANDÌ (LNP) sottoscrive integralmente e a ogni effetto giuridico le dichiarazioni del ministro Ronchi oggetto del procedimento in titolo.

Fabio GAVA (PdL), sebbene la previa presentazione di atti tipici può essere decisiva per riconoscere l'insindacabilità, non crede viceversa che la loro mancanza deponga necessariamente per la soluzione contraria. In realtà, il documento approvato dalla Giunta dovrebbe essere inteso nel senso che è insindacabile tutto ciò che è stato o avrebbe potuto essere il contenuto di un atto ispettivo o di un intervento in un aula parlamentare. È qui che ravvisa uno spazio per la valutazione di merito delle dichiarazioni del ministro Ronchi: gli sembra per questo di poter votare per l'insindacabilità.

Francesco Paolo SISTO (PdL), nel rispondere al rilievo della collega Samperi, dubita fortemente che la Giunta sia un tipo di giudice innanzi al quale valga la regola dell'onere della prova, tale per cui se l'interessato corrobora la propria istanza in maniera insufficiente o contraddittoria questa poi debba essere rigettata. Non solo crede che la Giunta possa valutare gli elementi del fatto in via autonoma ma critica con decisione il criterio della precedente attività parlamentare quale metro di applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione. Voterà per l'insindacabilità.

Giuseppe CONSOLO (PdL) crede decisivo l'argomento usato da ultimo dal relatore, vale a dire quello per cui se non fosse riconosciuta l'insindacabilità per il ministro Ronchi vi sarebbe un trattamento deteriore per lui rispetto ai parlamentari senza incarichi.

Maurizio TURCO (PD), rammentato che l'associazione Militia Christi è stata di recente condannata in sede civile a risarcire danni per frasi identiche a quelle per le quali invece gli onorevoli Volontè e Binetti sono stati ritenuti immuni, crede che il criterio della precedente attività parlamentare non sia decisivo. Qui vale la considerazione che si tratta di una critica

Pag. 11

oggettivamente politica, il diritto alla quale dev'essere riconosciuto a tutti i parlamentari.

Maurizio PANIZ (PdL), riassumendo la posizione del suo gruppo, si dichiara favorevole alla proposta del relatore.

La Giunta, a maggioranza, approva la proposta del relatore, dandogli mandato di predisporre il documento per l'Assemblea.

Comunicazioni del Presidente su una lettera del Senatore Altero Matteoli in materia di reati di cui all'articolo 96 della Costituzione.

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, comunica che il Presidente della Camera ha trasmesso alla Giunta, per quanto di sua competenza, una lettera del ministro Matteoli con cui quest'ultimo domanda alla Giunta e alla Camera di deliberare che fatti a lui ascritti in un procedimento penale siano dichiarati attinenti alle sue funzioni ministeriali ai sensi dell'articolo 96 della Costituzione e siano conseguentemente dichiarati scriminati ai sensi dell'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989.
La vicenda cui fa riferimento la lettera del ministro Matteoli, trasmessa dal Presidente della Camera alla Giunta, prende le mosse da un procedimento penale condotto inizialmente dalla procura di Genova (e poi trasferito per competenza territoriale a Livorno) su fatti - ascritti al ministro medesimo - ritenuti dapprima concernenti le sue funzioni di ministro pro tempore. I relativi atti erano stati quindi trasmessi al tribunale dei ministri di Firenze. Successivamente quest'ultimo, non ritenendo i fatti attinenti alle funzioni ministeriali, si era dichiarato incompetente e aveva rimesso gli atti all'autorità giudiziaria di Livorno, la quale attualmente procede. Nel 2005, il ministro Matteoli, allora deputato, si rivolse al Presidente Casini, domandando che la Camera facesse valere le proprie prerogative di sede unica titolata a dare l'autorizzazione a procedere penalmente contro di lui. Secondo il ministro, infatti, l'aver qualificato il fatto come non ministeriale era un modo surrettizio per aggirare la procedura autorizzatoria (prevista dall'articolo 96 della Costituzione e dalla legge costituzionale n. 1 del 1989), ledendo così le prerogative della Camera. Pur approfondita la questione nella XIV legislatura, il suo esame non si concluse prima dello scioglimento delle Camere. Il ministro Matteoli tornò a domandare al Presidente della Camera della XV legislatura un'attivazione della Camera medesima nel senso appena ora illustrato.
La Camera dei deputati giunse a elevare un conflitto tra poteri ai sensi dell'articolo 134 della Costituzione nei confronti degli uffici giudiziari di Firenze e Livorno che si erano pronunciati nel senso della non «ministerialità» del reato. Il conflitto però non era espressamente volto a contestare tale orientamento dell'autorità giudiziaria, bensì a predisporre un giudizio entro il quale potesse sollevarsi una questione di legittimità costituzionale dell'articolo 2 della legge n. 219 del 1989, laddove questo consente al tribunale dei ministri di dichiararsi incompetente per fatti ritenuti non ministeriali senza interloquire con il competente ramo del Parlamento. Tale conflitto è stato dichiarato ammissibile con l'ordinanza della Corte costituzionale n. 8 del 2008. L'udienza di discussione è già fissata.
Come si può comprendere, la situazione è assai complessa e involge profili giuridico-istituzionali tanto intricati e, a tratti, contorti quanto tuttavia delicatissimi sotto l'aspetto della tenuta costituzionale dell'ordinamento.
Proprio il fatto che la Camera si sia pronunciata per la levata del conflitto sulla medesima vicenda nella scorsa legislatura deve indurre tutti alla massima cautela e al massimo rigore nell'affrontare questa nuova domanda del ministro Matteoli.
Ha chiesto che fosse predisposta idonea documentazione sia per memoria storica sia per completezza normativa e - essendo questo materiale stato messo a disposizione di tutti - propone che la questione

Pag. 12

sia esaminata in una prossima seduta dopo che i componenti avranno avuto modo di prendere cognizione di tutti gli aspetti del problema. Ritiene, per dare alla discussione il più completo e accurato apporto, di nominare un relatore che indica nel collega Maurizio Paniz.

Maurizio PANIZ (PdL), relatore, ha già avuto modo di consultare il materiale e si dichiara pronto a riferire. Al riguardo, sintetizzata la vicenda fattuale (relativa a contatti telefonici tra il ministro, allora dell'ambiente, Matteoli e il prefetto di Livorno circa incendi boschivi all'isola d'Elba), ritiene che abbiano errato sia il tribunale dei ministri di Firenze a dichiararsi incompetente sui fatti ascritti al ministro Matteoli, sia il tribunale di Livorno a respingere l'eccezione di incompetenza funzionale proposta dalla difesa del ministro stesso. Ritenuto che in tal caso i due uffici giudiziari avrebbero dovuto interloquire con la Camera dei deputati per chiarire se in effetti si trattasse di un reato ministeriale, dà atto al Presidente Castagnetti che in effetti la Camera ha già elevato un conflitto tra poteri. Questo elemento tuttavia non preclude, a suo avviso, che la Camera oggi possa pervenire a una deliberazione il cui contenuto sarebbe diverso, vale a dire l'applicazione diretta dell'articolo 96 della Costituzione e dell'articolo 9 della legge costituzionale n. 1 del 1989. Osservato che l'udienza di discussione presso la Corte costituzionale è in corso di svolgimento e sottolineato che anche il Senato della Repubblica su un analogo caso (un processo penale che vede contrapposti l'ex ministro Castelli e Oliviero Diliberto) si appresta ad assumere un simile provvedimento, chiede che il Presidente metta ai voti la proposta di deliberazione già in esito all'odierna discussione.

Donatella FERRANTI (PD), intervenendo sull'ordine dei lavori, si dichiara decisamente contraria a terminare l'esame della questione in data odierna. Se è vero che sulla questione è già stato elevato un conflitto tra poteri (ciò che ha appreso or ora) e che l'udienza di discussione si sta svolgendo proprio oggi, altro non v'è che attendere la decisione della Corte costituzionale. Contesta altresì la volontà della maggioranza di forzare i tempi su un argomento che è stato collocato all'ordine del giorno quasi a sorpresa: in simili circostanze e con il volume di documentazione da consultare, il rinvio proposto dal Presidente le pare una soluzione a dir poco obbligata.

Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, prima che si sviluppi un dibattito sull'ordine dei lavori o sul merito degli elementi offerti dal relatore, tiene a offrire alcune precisazioni sul modo in cui interpreta il suo ruolo di Presidente della Giunta. Come è noto, da molte legislature, la Presidenza della Giunta per le autorizzazioni viene affidata a un membro dell'opposizione parlamentare. La ratio di questa, che definisce quasi una consuetudine costituzionale, è quella di consentire all'opposizione parlamentare di avvalersi di alcuni spazi di democrazia e di garanzia. Peraltro, egli interpreta questo suo ruolo di garante a prescindere dagli schieramenti e a beneficio di ciascun membro della Giunta. È chiaro che, con questo spirito, egli ha sempre cercato la mediazione e la convergenza del massimo numero possibile di componenti su ciascuna decisione. In questo caso, osserva che accordi informali nella settimana scorsa avevano portato a fissare orientativamente la seduta di questa settimana per domani, mercoledì 8 luglio. Ha invece accolto sollecitazioni ad un'anticipazione a oggi a motivo della rilevanza della questione, ritenendo giusto che la Corte costituzionale fosse al corrente che la Giunta aveva in animo di tornare sull'argomento. Tuttavia un'ulteriore accelerazione, che portasse a un voto oggi, sarebbe una palese forzatura dello spirito dei rapporti instauratisi presso la Giunta e delle condizioni di conoscenza dei fatti dei vari componenti. Deve ricordare al riguardo che nella scorsa legislatura la Camera esaminò lo stesso caso senza impiegare meno di dieci mesi e che l'analogo e parallelo caso pendente presso

Pag. 13

il Senato, citato dal relatore, è stato discusso per ben cinque sedute dell'organo omologo sull'arco di ben nove mesi. Si rivolge pertanto a tutti e, in particolar modo, al relatore per chiedere loro di concordare sulla sua proposta di rinvio.

Giuseppe CONSOLO (PdL), premesso che si asterrà dal voto in quanto difensore del Matteoli nel processo di cui si tratta, intende intervenire per fornire delle precisazioni di ordine storico. Osservato che la Corte costituzionale ha respinto istanze di rinvio dell'udienza di discussione, confuta l'argomento per cui i presenti non sarebbero a conoscenza dei fatti: la proposta di legge n. 891 a sua firma, il c.d. 'lodo Consolo', è stato oggetto di approfondita discussione presso la Commissione Giustizia, di cui fanno parte molti componenti la Giunta. La richiesta odierna di rinvio è pertanto pretestuosa. Fa presente inoltre che la possibilità di dichiarare de plano determinati fatti come concernenti le funzioni ministeriali e conseguentemente denegare l'autorizzazione a procedere ai sensi dell'articolo 9, comma 3, della legge costituzionale n. 1 del 1989, è ammessa da autorevoli studiosi quali Augusto Barbera e Giorgio Lombardi. Se oggi si arriverà a un rinvio, si augura che alla ripresa dell'esame sul punto non gli vengano opposti gli argomenti della sentenza della Corte costituzionale se questa dovesse nel frattempo intervenire.

Maurizio PANIZ (PdL) tiene a precisare che la sua presenza presso la Giunta già dalla XV legislatura è sempre stata ispirata da uno spirito di strenua difesa della Camera dei deputati e delle sue prerogative. Dalla discussione testé svoltasi emergono esigenze di vario tipo e talora contrapposte che egli giudica tutte legittime. Non si opporrà alla proposta del Presidente a condizione che i prossimi lavori della Giunta siano articolati in modo tale che questa possa pervenire alla proprie determinazioni prima che sia resa nota la decisione della Corte costituzionale: se è giusto che si evitino impropri condizionamenti della Camera verso la Corte, è altrettanto giusto che si evitino quelli della Corte sulla Camera.

Dopo che Anna ROSSOMANDO (PD) ha sottolineato l'urgenza di disporre del tempo necessario a studiare la documentazione del caso, Pierluigi CASTAGNETTI, presidente, rinvia il seguito della discussione ad altra seduta.

La seduta termina alle 14.30.