CAMERA DEI DEPUTATI
Mercoledì 25 febbraio 2009
144.
XVI LEGISLATURA
BOLLETTINO
DELLE GIUNTE E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI
Attività produttive, commercio e turismo (X)
COMUNICATO
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SEDE CONSULTIVA

Mercoledì 25 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI. - Interviene il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio, Aldo Brancher.

La seduta comincia alle 14.10.

Delega al Governo in materia di federalismo fiscale.
C. 2105 Governo, approvato dal Senato, e abb.

(Parere alle Commissioni V e VI).
(Seguito esame e rinvio).

La Commissione prosegue l'esame del provvedimento in oggetto, rinviato nella seduta di ieri.

Ludovico VICO (PD) sottolinea che l'IRPEF rappresenta lo strumento per attuare la politica redistributiva di un Paese sia federato sia non federato, sulla quale si fonda la questione etica di tutti i Paesi occidentali. Frammentare l'IRPEF significa creare un grande problema per lo Stato centrale con la possibile conseguenza di accrescere il drenaggio fiscale sulle regioni. Evidenzia che l'Italia, nel periodo compreso tra il 1995 e il 2006, è l'unico Paese europeo in cui le entrate tributarie delle amministrazioni locali sono cresciute dal 15 al 44 per cento; nell'elenco dei tributi propri degli enti decentrati, senza il federalismo - a suo avviso comunque necessario - vi sono tredici voci per le regioni cui si aggiungono le compartecipazioni IVA e le accise sulla benzina per quanto concerne la Sicilia; vi sono cinque tributi propri per le province, cui si aggiungono le compartecipazioni IRPEF; sono previsti, infine, nove tributi propri affidati ai comuni, cui si aggiunge la compartecipazione IRPEF. Sottolineato che la tassazione centrale deve garantire le sicurezza, la difesa e il welfare su tutto il territorio nazionale, ritiene che un passo in controtendenza sia stato rappresentato dall'abolizione dell'ICI, che ha reso necessario destinare parte delle risorse dello Stato ai comuni.

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Ritiene inoltre necessario sciogliere il nodo delle regioni a statuto speciale.
Con riferimento al quinto comma dell'articolo 119 della Costituzione, osserva che le politiche di coesione, in cui si riconosce il valore etico di un Paese, rappresentano uno strumento essenziale per garantire il principio di uguaglianza.

Andrea GIBELLI, presidente, ringrazia il deputato Vico per il suo intervento che ha toccato molti aspetti della riforma costituzionale in materia di federalismo fiscale.

Andrea LULLI (PD) sottolinea che il provvedimento in discussione affronta questioni di grandissima rilevanza che richiedono anche notevole prudenza. Rileva che dall'articolato non emergono i costi del federalismo fiscale che, a suo avviso, richiede un modello di gestione molto diverso rispetto a quello proposto nel disegno di legge delega in esame. Si dovrebbe realizzare un federalismo fiscale reale che consenta di individuare le responsabilità dei vari centri di spesa del Paese. Si tratta di un tema importante di modernizzazione che è difficile affrontare senza procedere ad una riorganizzazione delle autonomie locali: attualmente vi sono in Italia oltre otto mila comuni e le funzioni delle province sono molto discusse; con le norme in esame si rischia di complicare ulteriormente la situazione che già presenta aspetti caotici e spesso paradossali, se si considera che i trasferimenti dallo Stato alle municipalità spesso finiscono per premiare i comuni meno virtuosi. Osserva che i meccanismi di compartecipazione alimentano le difficoltà di gestione e ritiene che lo standard dei servizi locali dovrebbe essere più chiaramente definito soprattutto per comprendere il livello di autonomia nell'utilizzo delle risorse da parte dei comuni. Paventa che le norme in esame possano favorire meccanismi, per un verso, rigidi, per altro, eccessivamente frammentati che potrebbero aggravare i problemi di gestione dell'amministrazione locale. A suo avviso, sarebbe preferibile cedere una quota dell'IRPEF pro capite ai cittadini, a seconda delle diverse esigenze e situazioni regionali, piuttosto che ricorrere ai complicati e discrezionali meccanismi della compartecipazione. Pur nella consapevolezza della difficoltà della materia, ritiene che una scelta netta a favore del federalismo sia la strada da seguire, anche attraverso la definizione di un codice delle autonomie. Ritiene necessario evitare l'introduzione di meccanismi più complicati rispetto a quelli del passato. A questo fine, sarebbe utile una riflessione più libera e costruttiva sulle tematiche del federalismo fiscale, trattandosi di temi decisivi per le riforma della pubblica amministrazione, cui la X Commissione potrebbe sicuramente fornire un utile contributo.

Andrea GIBELLI, presidente, ritiene opportuno intervenire con alcune riflessioni personali sul provvedimento in discussione. In primo luogo, osserva che in Italia vi è un sistema che spesso prevede un molteplice grado di interlocuzione: sono previsti, infatti, diversi livelli istituzionali con una serie di condizionamenti che sovente ostacolano i processi di crescita. Con riferimento alle competenze delle province, ritiene importante definire l'ambito cui attribuire le responsabilità di livello superiore rispetto a quello comunale. Rileva che il modello di federalismo fiscale proposto deve confrontarsi con la situazione esistente e che il rischio è quello di creare meccanismi eccessivamente complicati. Richiama il modello elvetico di federalismo che è estremamente semplice, ma che non potrebbe essere applicato al sistema italiano senza scardinare i meccanismi stessi di funzionamento dello Stato e delle autonomie locali.
Riguardo allo standard dei servizi locali, concorda sul fatto che nel Paese sussiste una molteplicità estremamente variegata di realtà territoriali, tuttavia giudica inaccettabile che, ad esempio, il livello della spesa sanitaria sia enormemente diverso da regione a regione. È necessario garantire il diritto alla salute su

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tutto il territorio nazionale, ma è intollerabile che la spesa sanitaria possa avere costi così diversificati.

Anna Teresa FORMISANO (UdC) osserva che nel Paese sussistono situazioni estremamente variegate e che i gravi fatti accaduti qualche tempo fa in una clinica di Milano possono verificarsi in qualsiasi regione italiana. Ritiene fondamentale, al riguardo, esercitare una costante funzione di controllo della spesa sanitaria ed osserva che dal provvedimento in esame non sembra emergere un disegno organico in un settore così essenziale per il Paese; la materia sembra trattata come se fosse oggetto di una trattativa sindacale sulla quale i diversi soggetti devono giungere ad una mediazione. Osserva che lo strumento stesso della delega limita le prerogative del Parlamento sulla riforma federale dello Stato che, a suo avviso, sarebbe stato preferibile affrontare con una legge ordinaria, soprattutto in relazione ai rapporti finanziari tra Stato e regioni. Il provvedimento in esame non configura chiaramente le responsabilità dei diversi soggetti a livello sia centrale sia locale. Non sono stati individuati i livelli essenziali che lo stato deve garantire a tutti i cittadini né le funzioni degli enti locali. Aggiunge che, al momento, non si dispone di un quadro contabile preciso perché i bilanci degli enti locali non sono sufficientemente chiari. Ritiene che sarebbe stato opportuno operare una ricognizione della situazione attuale delle amministrazioni locali per avere una base dati condivisa tra i diversi soggetti istituzionali sulle spese delle regioni e degli enti locali. Ritiene che, una volta individuate le competenze a livello sia centrale che locale, si potrebbe procedere alla definizione di un quadro generale di finanziamento degli enti locali sulla base quantitativa dei rapporti tra regioni ed enti locali per giungere, infine, all'individuazione dei tributi propri e di quelli derivati dalla compartecipazione da assegnare agli enti locali. Conclude che il federalismo fiscale può essere realizzato solamente avendo chiara la situazione attuale al fine di poter efficacemente individuare gli obiettivi da conseguire.

Alberto TORAZZI (LNP) osserva che l'introduzione del federalismo fiscale avrà necessariamente importanti ripercussioni sul quadro costituzionale vigente, in quanto la capacità impositiva è una delle fondamentali prerogative dello Stato di diritto.
Con riferimento alle politiche di coesione richiamate dal deputato Vico, ricorda che l'Italia ha vissuto per oltre centocinquant'anni tentativi di politiche di coesione centralista che, tuttavia, non hanno portato frutti positivi. Il problema del Mezzogiorno è che in quel territorio non si crea lavoro, mentre i meridionali sono perfettamente inseriti nella realtà produttiva quando si trasferiscono in altri territori. Bisogna alimentare processi virtuosi per cui anche nel Sud si crei valore attraverso libertà e responsabilità. Rileva che alla base della riforma federalista dello Stato vi sono fortissime motivazioni etiche: si deve creare coesione nazionale con un processo dal basso verso l'alto e non viceversa. Nella situazione attuale è necessario innescare processi di cambiamento in quanto, non modificando lo status quo vi sarebbero comunque conseguenze negative per il Paese. Ritiene indispensabile individuare le responsabilità dei singoli soggetti istituzionali e ciò è possibile solamente attraverso il federalismo.
Manifesta un orientamento decisamente contrario all'eliminazione delle province che svolgono competenze che non possono essere attribuite ai piccoli comuni. Ritiene infine che i costi standard devono rappresentare una base comune sul tutto il territorio nazionale, atteso che, se gli enti locali vogliono investire su servizi aggiuntivi, possono farlo utilizzando le risorse proprie, senza attingere all'erario dello Stato.

Lido SCARPETTI (PD), esprime anzitutto la sua condivisione in merito agli interventi svolti dai colleghi Vico e Lulli, e non solo perché si tratta di componenti

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del suo gruppo politico; ritiene infatti, nonostante le osservazioni svolte dal collega Torazzi, che l'intervento del collega Lulli individua un dato ineludibile, ovvero che, se si intende attuare una riforma finalizzata a costruire un sistema che funzioni, sia necessaria una seria riflessione sui livelli istituzionali. L'inefficienza complessiva del sistema ha infatti una ripercussione evidente sui costi burocratici: non è ammissibile che nel nostro Paese esistano comuni con meno di 300 abitanti, che comunque sono costretti, al fine di offrire i propri servizi alla cittadinanza a consorziarsi o associarsi con altri comuni; inoltre, in relazione alle province, rileva che senz'altro in alcune situazioni c'è bisogno dell'esistenza di un livello intermedio, ma questo riguarda solo un numero esiguo di province sul totale di quelle esistenti.
Rileva che questo provvedimento vada osservato e considerato con rispetto, ma sottolinea che non si tratta di certo del federalismo a cui si tendeva sin dagli anni '90, caratterizzato dall'autonomia dei territori nell'ambito del quadro nazionale. Ritiene che questo possa essere soltanto l'inizio di una discussione, di un cambiamento, che è però necessario sviluppare.
Sarebbe stato maggiormente opportuno partire da alcuni dati certi: assommando approssimativamente le entrate dello Stato a 430 miliardi di euro, si sarebbe dovuto specificare quanto di questa somma spettasse allo Stato, quanto alle regioni e quanto agli enti locali, e quali fossero le rispettive competenze, in un quadro di reale autonomia; in questo senso anche la definizione degli standard è in parte condivisibile, ma certamente occorre tenere in debito conto le differenze esistenti nel nostro Paese, in relazione agli ambiti territoriali, alle differenze città-campagna-montagna, eccetera.
Inoltre, non sono stati individuati i servizi fondamentali che gli i vari livelli devono garantire; insomma, oggi si sta discutendo sul federalismo fiscale, ma altra cosa è il federalismo tout court, che dovrebbe definire il quadro complessivo nel quale individuare prestazioni e risorse.

Andrea GIBELLI, presidente, rinvia quindi il seguito dell'esame ad altra seduta.

La seduta termina alle 15.25.

INDAGINE CONOSCITIVA

Mercoledì 25 febbraio 2009. - Presidenza del presidente Andrea GIBELLI.

La seduta comincia alle 15.30.

Indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell'economia internazionale.
(Deliberazione).

Andrea GIBELLI, presidente, ricorda che nella riunione dell'ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, del 5 febbraio 2009 si è convenuto di svolgere un'indagine conoscitiva sulla situazione e sulle prospettive del sistema industriale e manifatturiero italiano in relazione alla crisi dell'economia internazionale. Avverte che, al riguardo, è stata acquisita, ai sensi dell'articolo 144, comma 1, del regolamento, la prescritta intesa del Presidente della Camera.
Ricorda che il termine per la conclusione dell'indagine è stato fissato al 31 luglio 2009.
Propone, quindi, di deliberarne lo svolgimento sulla base del programma concordato in sede di ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi (vedi allegato).

La Commissione approva la proposta di deliberazione dell'indagine formulata dal presidente.

La seduta termina alle 15.35.